Quel che penso degli arbitri di Serie A. Parte 2 di 2

Seconda parte dell’approfondimento sugli arbitri di Serie A (a questo indirizzo la prima), sempre in rigoroso ordine alfabetico.

Gianluca Manganiello, sezione di Pinerolo – prima stagione

Gianluca Manganiello

La sorpresa della scorsa stagione di Serie B, ad inizio anno nessuno (nemmeno il sottoscritto) se lo aspettava. Promozione, per dirla tutta, meritatissima al termine di un campionato praticamente perfetto, con pochi errori ed un rendimento molto costante.
Arbitro acerbo, sebbene 36enne (è del secondo semestre del 1981), deve migliorare sotto molti punti di vista ma proprio questa prospettiva rappresenta un punto di partenza positivo. L’inizio della prima stagione è stato, finora, privo di grandi picchi ma anche di gare particolarmente negative: un buon inserimento, giustamente Rizzoli lo sta utilizzando solo per gare di terza/quarta fascia, evitando rischi che, al momento, risulterebbero inutili, soprattutto in un periodo nel quale pare più saggio recuperare gradualmente arbitri finiti nell’oblio negli ultimi 3 anni. I risultati sono, per ora, positivi sebbene si siano riscontrati problemi sotto l’aspetto disciplinare e tecnico: nulla di preoccupante, è normale che il periodo di ambientamento nella massima categoria possa portar via qualche mese (lo stesso sta accadendo per Abisso e Pasqua, sul quale tornerò più avanti). Troppo presto per un giudizio sulle prospettive ma un risultato lo ha già raggiunto: non essere considerato un UFO in Serie A, come troppo spesso accaduto in passato a neopromossi mai entrati nelle rotazioni importanti (si vedano Gavillucci o Pairetto). Non si avvicina nemmeno al mio modello di arbitro ma ciò non mi impedisce di seguire con curiosità il suo percorso.

Fabio Maresca, sezione di Napoli – seconda stagione

Fabio Maresca

La grande speranza dell’intera Campania e, in particolare, della sezione di Napoli, assente alla voce “arbitri” nella massima serie da decenni.
Un inizio di stagione 2016/2017 scoppiettante, mostrando qualità non usuali per un arbitro al primo anno ma già maturo sotto molti aspetti.
L’inizio aveva illuso molti, tanto che, ad inizio 2017, gran parte degli addetti ai lavori gli pronosticavano una promozione a tempi di record ad internazionale, già per fine anno.
Poi è accaduto qualcosa: non so con certezza il motivo per cui si è letteralmente spenta la luce ma resta il fatto che, ormai da un anno, sembra totalmente perso tra insicurezza, errori più o meno clamorosi (incredibile la svista in Udinese – Genoa alla terza giornata) sintomo di una mancanza di fiducia e, forse, di consapevolezza dei limiti sui quali lavorare. Al momento sembra più destinato ad una partecipazione da comprimario nelle prossime stagioni piuttosto che ad ruolo da giovane di prospettiva: anche Rizzoli, che lo ha designato subito per l’esordio in campionato della Juventus all’Allianz Stadium, pare averlo messo in disparte, destinandolo sempre a gare di marginale importanza. La possibile promozione ad internazionale è letteralmente naufragata: nel giro di pochi mesi è passato da “grande speranza” ad arbitro “marginale”.
Ciononostante, le qualità di base sono notevoli: il problema sarà quello di uscire dal vicolo cieco in cui si è cacciato, offrire prestazioni tali da spingere i responsabili a considerarlo per designazioni più importanti, magari anche ascoltando chi non esalta ogni prestazione a prescindere.
Anzi, in una situazione come la sua è fondamentale che trovi qualcuno in grado di affrontarlo di petto, di dirgli quel che non va nel suo approccio alle gare, di farlo riflettere su quelli che sono gli errori più frequenti (eccessiva autorità in campo, confusione disciplinare, scarsa attenzione all’avvenimento possibile/probabile, ciò che lo fa cadere in errori clamorosi come quello citato ad Udine). E, naturalmente, è importante che l’uomo abbia l’intelligenza di ascoltare e di non liquidare i consigli da parte di veri amici come critiche asettiche.

Maurizio Mariani, sezione di Aprilia – terza stagione

Maurizio Mariani

O comincia ad assumere decisioni nelle aree di rigore oppure rischia di buttare nella differenziata un talento straripante.
Inutile girarci attorno: il VAR è uno strumento che può e deve aiutare gli arbitri ma che non può sostituirsi alle sue scelte. Affidarsi sempre e solo allo strumento tecnologico per qualsiasi episodio (dalla prima giornata in Crotone-Milan fino ad Inter-Udinese per chiudere con Crotone – Napoli) non è accettabile. Certo, non è stato fortunatissimo (e nemmeno troppo ben aiutato in occasione della trasferta calabrese) ma non è certo un caso che sia l’arbitro più volte corretto dal VAR per cambiare sanzioni disciplinari o per assegnare rigori. La conseguenza è che, in caso di mancanze dei VAR, si trova a dover subire (giuste) critiche per non aver sanzionato un fallo di mano gigantesco oppure una trattenuta prolungata nell’una o nell’altra area.
Il ruolo di internazionale potrebbe conquistarlo già al termine di quest’annata (ricordiamo che lasceranno sicuramente Banti e Mazzoleni assieme a Rocchi, sebbene per quest’ultimo sia facilmente prevedibile una deroga anche in ambito UEFA/FIFA, come accaduto per Rizzoli) ma avrà vita difficile se non comincia (da subito) ad essere arbitro su tutto il campo, aree comprese.
Non è dotato di un fisico da corazziere ma brilla per eleganza, preparazione tecnica, conoscenza del gioco, prevenzione disciplinare, maturità ed ascendente su qualsiasi calciatore.
Tutte caratteristiche che si perderanno se non si deciderà ad arbitrare anche nelle aree di rigore, laddove emergono gli Arbitri (non a caso con la maiuscola iniziale).

Davide Massa, sezione di Imperia – sesta stagione

Davide Massa

Potenzialmente un fuoriclasse: tecnica, intelligenza, preparazione atletica, conoscenza del gioco, capacità interpretativa, carattere, ascendente sui calciatori, interpretazione delle gare. C’è stato, in passato, qualche cretino che mi ha accusato di essere troppo critico nei suoi confronti per invidia (anche questa dovevo leggere…) ma, come per tutti gli altri, se critico un arbitro non lo faccio per divertimento ma per pura passione. Stai tranquillo, caro giovanotto, che se lo ritenessi una pippa non avrei problemi a scriverlo a chiare lettere.
Massa è l’elemento su cui si basa la speranza italiana del prossimo futuro: con l’uscita di Rocchi dai quadri internazionali, rimarrà solo Orsato nella categoria Elite a fronte dei quattro su cui potevamo contare solo 12 mesi orsono. A livello europeo è riuscito a farsi apprezzare molto, ottenendo l’attenzione non solo di Collina ma anche dei più stretti collaboratori del responsabile UEFA. In Italia ha faticato molto di più ma ciò non sorprenda: la pressione mediatica nel nostro campionato non è minimamente paragonabile a quella che si trova fuori dai confini. In Italia bastano un paio di gare arbitrate male (e gli è successo, più volte negli anni scorsi) per vedersi incollare addosso l’etichetta di “sopravvalutato” o peggio. Messina, ancora una volta, ha mal utilizzato il ligure, non concedendogli possibilità di emergere e di confermarsi ai livelli più alti. Non so se fidasse poco o se, semplicemente, preferisse scegliere sempre gli stessi per non assumersi rischi: certo è che un designatore che non si prende responsabilità tecniche è meglio che si dedichi ad altro.
Rizzoli, in controtendenza, lo ha subito scelto per la Supercoppa Italiana tra Lazio e Juventus, designazione ripagata con una prestazione eccezionale. Conseguenza facile: Rizzoli ha cominciato da subito a convincere nel ruolo di capo della CAN A e Massa ha preso coscienza di avere la piena fiducia dell’organo tecnico. Forte di questa investitura ad inizio stagione, il giovane ligure ha offerto sempre prestazioni di altissimo livello, tornando a mostrare qualità non comuni. Anzi: rare.
Avanti così, senza mai abbassare la guardia.

Paolo Silvio Mazzoleni, sezione di Bergamo – quattordicesima stagione

Paolo Silvio Mazzoleni

Mi soffermerò pochissimo su Mazzoleni, per motivi più personali che altro.
Ai tempi della CAN C era considerato (a ragione) un autentico fenomeno: tecnicamente leggermente inferiore al fratello Mario ma superiore per capacità di lettura delle gare e per eleganza.
Nei primi anni di CAN ha sempre offerto prestazioni di eccellente fattura, consentendogli di ottenere designazioni via via più importanti. La promozione ad internazionale è arrivata, in verità, un po’ a sorpresa dato che, all’inizio della stagione 2011/2012, praticamente nessuno lo inseriva tra i papabili (molto indietro rispetto a Valeri e Gervasoni, quest’ultimo dotato di talento infinitamente superiore).
Negli ultimi anni le prestazioni sono via via andate decrescendo, di pari passo con le difficoltà atletiche (non so se per problemi fisici o per scarsa abnegazione al lavoro). In campo internazionale, al di là di un paio di amichevoli di prestigio e qualche rara gara in Europa League, non ha ottenuto nulla, confermando l’impressione di una promozione abbastanza inspiegabile.
Ciò che più balza all’occhio è la mancanza di coerenza (ormai da anni) nella gestione disciplinare delle gare: lo stesso concetto espresso per Giacomelli (vedasi, per esempio, i tanti gialli risparmiati in Verona – Juventus nell’ultimo turno di campionato). Non sono affatto sorpreso che venga scelto per gare di seconda fascia, lontano dai big match (ad esclusione di Juventus-Lazio, gara peraltro originariamente prevista per Orsato, nell’occasione fermato da un infortunio al soleo).

Daniele Orsato, sezione di Schio – dodicesima stagione

Daniele Orsato

E’ lontano anni luce dalla mia idea di arbitro ma ciò non mi impedisce di affermare quel che (quasi) tutti sostengono: è un fuoriclasse. Già ai tempi della Serie C si sapeva di essere di fronte ad un ragazzo che avrebbe scritto la storia dell’arbitraggio italiano.
E’ il prototipo dell’arbitro di talento: nato per arbitrare, con un carattere straripante che, a volte, lo porta ad essere eccessivo nella gestualità ma che ha saputo conquistare negli anni un ascendente straordinario nei confronti di qualsiasi calciatore della nostra Serie A, ben consci che con Daniele è preferibile evitare atteggiamenti sopra le righe. La direzione di Napoli-Juventus fa parte della limitatissima videoteca che conservo gelosamente, nel caso qualcuno mi dovesse mai chiedere conto delle 3 migliori gare di arbitri italiani.
Al momento una sola macchia: rischia seriamente di chiudere la carriera senza un Campionato del Mondo, dato che Russia 2018 rappresenta la sua ultima possibilità e considerando che in Qatar 2022 non potrà essere presente per limiti di età. Non è ancora detto, se dovesse essere promosso il VAR è praticamente certo che si imbarcherà sull’aereo per Mosca, non escludendo la possibilità di essere utilizzato non solo davanti ai monitor ma anche in campo. Sarebbe il coronamento di una carriera straordinaria che, mal che vada, vedrà l’apice con gli Europei itineranti del 2020 (con Meli e Manganelli assistenti, in linea di massima).
Il mese di dicembre 2017 è stato forse il peggiore della sua attività: evidente il contraccolpo della mancata convocazione al raduno premondiale ad Abu Dhabi, mostrando un nervosismo inaccettabile in Verona – Milan. In una gestione sotto altro organo tecnico quanto successo al Bentegodi gli sarebbe valsa una sospensione ma, ancora una volta, la grande intelligenza di Rizzoli gli ha concesso di redimersi immediatamente: non una grande gara ma un viaggio per un incontro non di primo livello come Roma-Sassuolo, l’occasione per capire che il nervosismo era comprensibile. Per una volta…
Per quanto mi concerne continuo a coltivare la speranza di vederlo impegnato al Mondiale, mi auguro che comprenda (in caso di esclusione definitiva a marzo, nel caso in cui venisse rimandata l’introduzione mondiale del VAR) di essere stato sfortunato a capitare tra Rizzoli e Rocchi che, in campo internazionale, hanno meritato traguardi più importanti. Ma non lo criticherò mai se dovesse maledire scelte geopolitiche che prevedono la presenza di arbitrini come Brych o Lahoz invece di due italiani…

Luca Pairetto, sezione di Nichelino – seconda stagione

Luca Pairetto

Passare da Orsato a Pairetto non è proprio facilissimo.
Partiamo da un presupposto: è il figlio di Pierluigi Pairetto ma non c’entra nulla con suo padre.
Non c’entra nulla sotto due differenti punti di vista:
– le vicende dei genitori non possono e non devono essere la base per un giudizio;
– suo padre, al netto delle vicende note e di alcuni disdicevoli episodi accaduti negli ultimi anni, era un autentico fenomeno dal punto di vista tecnico. Luca non lo è.
Il problema di Pairetto è che il suo modo di stare in campo è irritante. Se pensiamo che gli spettatori (me compreso) si irritano a vederlo arbitrare, possiamo immaginare i calciatori che devono con lui rapportarsi per 90 minuti almeno.
La sensazione che trasmette è di un arbitro supponente, con un atteggiamento eccessivamente aggressivo, una tecnica arbitrale basata solo sull’autorità e non sull’autorevolezza. Non è certo un caso che si tratti di uno degli arbitri con il maggior numero di sanzioni disciplinari comminate.
E’ normale, accadeva anche a Farina, con la differenza che Stefano era un arbitro straordinario: non a caso anch’egli ben poco amato da calciatori e dirigenti.
Pensate alla vita di ogni giorno: se una persona si presentasse con atteggiamenti aggressivi, come reagireste? A meno che la controparte non sia un prete od un santo, come minimo si innervosirebbe. Il nervosismo può portare a qualche fallo di troppo od a proteste più sostenute. Il problema di Pairetto è esattamente l’opposto di Giacomelli: da una parte un arbitro eccessivamente aggressivo (e pertanto mal sopportato da calciatori e tecnici), dall’altra un arbitro troppo permissivo (e non a caso adorato dai calciatori). Due eccessi differenti ma due approcci che, con l’arbitraggio di alto livello, non c’entrano nulla a meno che non si sia in possesso di qualità d’eccellenza come Rizzoli o Farina (due nomi non certo sparati a caso…).

Fabrizio Pasqua, sezione di Tivoli – prima stagione

Fabrizio Pasqua

All’inizio della scorsa stagione era indicato come il favorito numero 1 per la promozione nella massima categoria. Non ha deluso le attese, disputando un campionato di Serie B di altissimo livello, pienamente meritando il passaggio in Serie A.
Vale lo stesso discorso di Manganiello: oculata gestione della crescita da parte dell’Organo Tecnico, gara (per ora) di terza/quarta fascia, ottimi riscontri tecnici e pochissimi errori.
E’ un predestinato ma, come per tutti i predestinati, il rischio è di sedersi sulle lodi, interrompendo inconsciamente la crescita. Come sempre affermo, gli arbitri hanno bisogno di una guida vera, leale, sincera, senza secondi fini proprio in questo momento della carriera per evitare di cadere nelle trappole di chi non vede l’ora di gustarsi le disgrazie altrui.
Vi starete chiedendo: perché questa affermazione?
Perché ci son passato. Di errori ne ho commessi una marea negli anni di A e B, il più grande cruccio è stato quello di circondarmi di leccaculo che, una volta chiusa la carriera, sono spariti come le zanzare d’inverno.
Pasqua ha tutto per diventare un top non solo in Italia ma anche oltre frontiera. E’ tutto nelle sue mani.

Gianluca Rocchi, sezione di Firenze – quindicesima stagione

Gianluca Rocchi

Assieme a Tagliavento l’arbitro più “anziano” della CAN A, presente sui campi del massimo campionato fin dal 2005 (anno dell’esordio dopo la promozione in CAN A/B ottenuta nel 2004).
Per quanto abbia superato le 220 presenze in serie A, le soddisfazioni maggiori sono quelle che stanno per arrivare: il Mondiale in Russia quest’estate (praticamente certa la presenza, si tratta di uno dei tre migliori arbitri europei assieme a Skomina e Marciniak, a mio parere), una finale di Europa League o di Champions’. In Serie A ha diretto tutto e più volte, compresa una finale di Coppa Italia ed una Supercoppa, oltre alla recente Supercoppa Europea tra Real Madrid e Manchester United.
La miglior qualità di Rocchi è senza ombra di dubbio una capacità di continuare a migliorare col tempo: il Rocchi di oggi è infinitamente superiore a quello del 2013. Nelle ultime stagioni ha modificato parzialmente il suo modo di stare in campo, mitigando l’animo eccessivamente aggressivo ed introducendo un dialogo più pacato coi calciatori, guadagnando in personalità, ascendente, credibilità anche nell’errore. Ha superato, nella sua carriera, situazioni critiche e polemiche, facendo tesoro anche delle esperienze negative, riuscendo a trasformare momenti bui in opportunità per fare un passo avanti ogni volta.
Ad oggi è certamente il miglior arbitro italiano assieme ad Orsato, facendosi preferire di parecchio a quest’ultimo in ambito internazionale, come dimostrano ampiamente le gare che gli sono state e che gli vengono affidate con costanza da anni. Rispetto ad Orsato gode di maggior credibilità in ambito UEFA/FIFA, grazie proprio a quella capacità di smussare angoli caratteriali che sono fondamentali al di fuori dei confini. Rocchi, passata la frontiera, è Rocchi; Orsato, al contrario, è un arbitro italiano.
Chiudo evidenziando un altro particolare: Rocchi ha quasi 44 anni ma ha una condizione atletica superiore a gran parte dei (più giovani) colleghi della CAN A. Non basta madre natura per regalare una prestanza atletica di questo genere ma la certosina cura giornaliera dei particolari.
Dovrebbe chiudere la carriera il 30 giugno 2019 ma non escludo affatto che possa ottenere una deroga per la stagione successiva (trattandosi di un Elite, peraltro, non si tratterebbe tecnicamente di una vera e propria deroga, essendo espressamente prevista come possibilità nelle Norme di Funzionamento degli Organi Tecnici). E pensare che un Organo Tecnico, una ventina di anni fa, non voleva promuoverlo alla categoria superiore perchè aveva “le gambe troppo grosse“…

Paolo Tagliavento, sezione di Terni – quindicesima stagione

Paolo Tagliavento

Trattandosi di arbitro appartenente da parecchie stagioni alla categoria Elite, avrebbe potuto ottenere una deroga ed essere confermato internazionale anche per quest’anno.
Gli è stato preferito Doveri, 40enne senza alcuna prospettiva concreta. Una scelta che ha una spiegazione logica (prolungare di quattro anni la permanenza del romano) ma che rimane assolutamente non condivisibile. Paolo sta benissimo a livello fisico, sta esprimendo il meglio proprio in questa stagione, lascerà a giugno nonostante sia in grado di offrire un rendimento enormemente superiore a gran parte dei colleghi.
Promosso al secondo anno di Serie C, si è confermato da subito ai massimi livelli, riuscendo a superare anche il coinvolgimento (totalmente infondato, come dimostrato prima dalla giustizia sportiva e poi da quella ordinaria) nella vicenda Calciopoli. Una mazzata che avrebbe abbattuto chiunque ma che, al contrario, gli ha dato la forza per rialzarsi ed offrire un rendimento sempre al top, al netto di alcuni fisiologici passaggi a vuoto.
Mi spiace non vederlo più sui campi da luglio in poi, sarà cura del presidente dell’AIA trovargli una collocazione adeguata per trasmettere la sua esperienza ai più giovani.

Paolo Valeri, sezione di Roma 2 – undicesima stagione

Paolo Valeri

Fino ad oggi il primo, autentico capolavoro di Rizzoli. Dopo tanti anni di buio tecnico, dovuto a gestioni incomprensibili da parte di Braschi prima e di Messina poi, gli sta restituendo quella fiducia di cui aveva assoluta necessità per riprendere in mano una carriera che stava scivolando pericolosamente verso l’anonimato.
E’ bastata una gestione oculata, fors’anche un discorsetto ben centrato, per fargli arrivare un messaggio ben chiaro: “credo in te, dimostrami che ho ragione ed avrai grandi responsabilità“. Un inizio con gare di medio livello, poi una classica diretta perfettamente (Milan-Juventus) ed il rilancio completato affidandogli il cosiddetto derby d’Italia, Juventus-Inter (diretto in modo impeccabile). Un arbitro pienamente recuperato, tornato ad essere affidabile per qualsiasi impegno con prospettiva da numero 1 italiano nel momento in cui l’anagrafe escluderà i vari Orsato e Rocchi.
E’ ancora piuttosto giovane (40 anni a maggio), internazionale dal 2011 ma sempre ai margini anche a causa di un complesso rapporto con il campionato di Serie A, per i motivi sopra evidenziati (a cui ci ha aggiunto del proprio, sia chiaro: la colpa non è mai di una sola persona). Non è da escludere che possa rientrare in gioco per il mondiale del 2022 (che si disputerà in inverno, in corrispondenza della sua ultima stagione in CAN A), unica opportunità (assieme a Massa) per una presenza del nostro movimento in Qatar.
Difficile? Sì, parecchio.
Ma questa dimensione ritrovata in patria lo potrà aiutare molto anche in ambito internazionale dove, però, deve ancora dimostrare tutto. Animo, ragazzo, c’è luce!

6 commenti
  1. roger green
    roger green dice:

    Per me Marelli e’ superlativo ed ha un misto di giacobina intransigenza unitamente ad umanita’ e intelligenza che lo rende senza dubbio uno tra i commentatori piu’ affascinanti…e misteriosi

    • LUCA MARELLI
      LUCA MARELLI dice:

      Ti ho inviato via mail il mio numero di cellulare.
      Chiamami quando vuoi, sono pronto a discutere personalmente.
      Tranquillo, so che non mi chiamerai, alle persone come te ho fatto l’abitudine da anni.
      Un abbraccione

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