La stagione degli arbitri (Parte 1 di 3)

Per affrontare complessivamente la stagione degli arbitri italiani bisogna tenere in considerazione alcuni punti fondamentali:
giudicare una stagione da un singolo episodio significa vivere in un universo parallelo. Chiunque, in un anno, commette decine di errori e, pertanto, non avrebbe alcun senso etichettare come scadente un intero campionato basandosi su una singola gara. Non ho mai agito in questo modo e mai agirò con tale superficialità:
Il VAR, quest’anno, ha sofferto molto più rispetto alla scorsa stagione perché le direttive estive hanno mandato in confusione gli arbitri. Questa confusione è pian piano scemata nella seconda metà del campionato, nel momento in cui Rizzoli è riuscito a correggere un po’ la rotta (che aveva contribuito a rendere poco chiara). Qualche errore c’è stato ma vi propongo sempre una riflessione: pensate a quello che sarebbe accaduto senza tecnologia.
Detto ciò, sul VAR discuteremo durante l’estate, magari riflettendo su quelle che potrebbero essere innovazioni da introdurre;
Citerò spesso la divisione della CAN. Per chi conosce l’ambiente è un concetto scontato, per molti osservatori esterni potrebbe apparire come una sorta di figura mitologica inspiegabile.
Per facilità di comprensione illustro velocemente cosa è accaduto.
La vicenda inizia nel dicembre 2009. Collina, tra la sorpresa generale, annunciò che era allo studio la divisione degli arbitri in due categorie, A e B. Fino a quel momento, infatti, gli arbitri di serie A e B erano parte di un’unica commissione, ciò che permetteva a coloro che ne facevano parte di essere impiegati in entrambi i campionati.
Nicchi negò decisamente l’ipotesi, più o meno bollando le affermazioni di Collina come fantasie di fine anno.
Collina ha tanti, tantissimi difetti ma ha un pregio: non parla mai a caso. Ovviamente quanto affermato in quell’intervista con la Gazzetta dello Sport aveva un fondamento ben solido, tanto è vero che un paio di mesi dopo Nicchi annunciò (durante una riunione di Lega) la divisione delle CAN a partire dalla stagione 2010/2011. Ovviamente affermò di essere stato il fautore dell’iniziativa, probabilmente pensando che tutti gli altri (giornalisti, arbitri, appassionati) fossero scemi ed avessero dimenticato quel che aveva dichiarato due mesi prima.
Vabbé, è altro discorso che riguarda soprattutto le persone che continuano a sostenerlo nonostante abbia inondato ogni luogo di comunicazione con promesse mai mantenute (avete per caso sentito qualche sua dichiarazione in merito agli arbitri menati? Dopo la riunione col Ministro della Propaganda qualcuno ha saputo qualcosa in merito alla violenza? Boh, probabilmente era troppo impegnato ad organizzare il viaggio a Baku per la finale di Europa League…).
In ogni caso, il successivo 1 luglio 2010, le CAN vennero divise e nacquero la CAN A e la CAN B.
Chi mi frequenta da anni sa perfettamente che ancora prima della divisione e sulla base solo del progetto dissi che questa scelta sarebbe stata un disastro per l’AIA perché avrebbe impedito la crescita graduale degli arbitri più giovani che, alternativamente, sarebbero rimasti a marcire in Serie B per anni oppure avrebbero rischiato di essere delle comparse per un paio di stagioni nella massima serie.
Ciò che è puntualmente accaduto.
Dieci anni fa, al momento della divisione delle CAN, gli arbitri di punta erano Rocchi, Orsato, Tagliavento, Rizzoli, Morganti. Gli ultimi tre si sono ritirati dalle scene per raggiunti limiti ed oggi gli arbitri di punta sono… Rocchi ed Orsato. Certo, ci sono buoni arbitri (Guida) e qualche giovane speranza (appunto: speranza…) ma la categoria è rimasta inchiodata agli stessi nomi. Non a caso la qualità delle direzioni di gara è molto, molto peggiorata negli ultimi anni perché non c’è un ricambio credibile e, soprattutto, i giovani fanno una fatica pazzesca a mantenere standard di rendimento costanti. In questa stagione, per esempio, sono stati “provati” in big match i vari Maresca (Roma-Milan), Abisso (Fiorentina-Inter) e Fabbri (Juventus-Milan), con risultati oggettivamente agghiaccianti. Non che non abbiano delle qualità (e le hanno) ma sono lontani anni luce dagli arbitri che hanno portato la carretta nell’ultimo decennio.
Lo dico chiaramente: non oso immaginare cosa sarebbe stato quest’ultimo campionato senza VAR…
E’ un argomento vastissimo, sul quale risponderò (se volete) nei commenti: per affrontarlo tutto ci vorrebbe un libro ma, in realtà, ho già abusato eccessivamente della pazienza dei lettori.

Come ormai sapete non assegno mai voti ai singoli, al limite giudico dalla mia scrivania (facile, sì, lo ammetto…) la stagione ma, per rispetto di chi è arrivato fino alla Serie A, trovo poco corretto assegnare una valutazione numerica.
Posso, però, assegnare un voto alla stagione complessiva degli arbitri.
Il mio voto è un 6 stiracchiato: non sono tanto gli errori singoli ad avermi lasciato perplesso ma, più in generale, la scarsissima coerenza interpretativa osservata in tutto il campionato. Quel che lascia perplessi è che episodi simili siano stati giudicati in maniera completamente opposta. Poi ci sono stati casi di incredibili interpretazioni anche di fronte alle immagini che, oggettivamente, lasciano più di un dubbio sulla capacità di taluni arbitri di valutare quel che accade. Non lo nascondo: in alcune circostanze mi sono chiesto se il regolamento non solo fosse stato capito ma se qualche arbitro avesse idea di quel che stesse facendo in campo. Il rigore di Firenze e quello di Juventus-Milan sono esemplificativi di questo momentaneo senso di smarrimento che ho avvertito.

Rosario Abisso, sezione di Palermo, secondo anno

Scrissi lo scorso anno che Abisso avrebbe avuto bisogno di trovare continuità di rendimento dopo una stagione (la prima nella massima categoria) nella quale aveva offerto risultati eccellenti nel girone di andata per poi calare progressivamente nella seconda parte del campionato.
Obiettivo parzialmente raggiunto in questa stagione, perlomeno fino alla serata di Fiorentina-Inter che ha costretto Rizzoli ad interromperne il “lancio”, prima sospendendolo per alcune settimane e poi relegandolo sempre a partite di seconda/terza fascia.
Quell’errore, anche oggi a distanza di mesi, rimane totalmente inspiegabile ma, come anticipato, sarebbe oltremodo scorretto giudicare un’intera stagione per un solo episodio.
Non so cosa sia accaduto quella sera: stanchezza, scarsa lucidità, tentativo di salvare il salvabile dopo una prestazione così così con tre richiami al VAR. Di certo c’è che quella valutazione non poteva passare sotto silenzio, troppo evidente per poter essere giustificata o sostenuta.
E’ stato davvero un peccato perché Abisso aveva imboccato la strada giusta, raggiungendo uno standard di rendimento elevato, il viatico ideale per poter ambire al ruolo di internazionale (probabilmente ci sarà un posto disponibile, quello ora occupato da Rocchi che, in linea di massima, dovrebbe lasciare la carriera UEFA/FIFA il prossimo 31 dicembre). La corsa per la posizione rimane apertissima ma si è sicuramente complicata.
Il finale di campionato, quella parte che appartiene al dopo Firenze, non ha grande importanza: Abisso ha offerto prestazioni tutto sommato positive ma in gare di scarsissimo interesse. L’anno prossimo dovrà compiere un ulteriore passo in avanti e certamente non commetterà più errori come quello che tutti ricordiamo.

Luca Banti, sezione di Livorno, quindicesima stagione

Una carriera che si chiude con un minimo di amarezza: è semplicemente incredibile che un arbitro di questo livello non abbia mai esordito perlomeno nella fase a gironi della Champions’ League. Merito di Collina che lo ha scelto solo raramente per qualche gara di Europa League, consentendo ad altri arbitri oggettivamente impresentabili di assaporare la massima competizione europea.
Negli ultimi anni Banti è stato parte di quel ristretto gruppo di direttori gara a cui affidare qualsiasi tipo di partita. Ha chiuso con Inter-Empoli, prestazione di altissimo livello nonostante un errore evidente (ma sul quale ha responsabilità da dividere col VAR, molto impreciso nello scegliere le immagini da proporre) dopo aver ottenuto (meritatamente) anche la finale della Coppa Italia.
Al di là delle simpatie personali (può piacere o meno) Luca è stato un grande arbitro sebbene non particolarmente appariscente. Non è mai stato un personaggio (non è nella sua indole, trattandosi di uomo riservato e poco propenso al “one man show”), probabilmente non lo sarà mai ma è difficile ricordare prestazioni che siano state oggetto di critiche feroci. Certo, ha commesso errori come tutti ma la sua costanza, la sua meticolosa (ed a volte quasi fastidiosa) attenzione alla preparazione atletica, la sua conoscenza dell’ambiente gli hanno consentito di rimanere sempre tra i più affidabili senza mai essere oggetto di particolari contestazioni.
Mancherà.
Mancherà tantissimo la sua qualità tecnica e, soprattutto, umana.
Mi auguro che la sua esperienza non vada persa, magari utilizzata per il VAR e per la crescita dei giovani (perlomeno di quelli che hanno voglia di ascoltare e che non pensano di essere dei fenomeni che non sono e, probabilmente, non saranno mai). Tutto è nella mani di Nicchi (e perciò sono preoccupato…): per una volta mi auguro che ai proclami seguano azioni concrete e che Banti (assieme a Mazzoleni) possa rimanere nell’organico come VAR. Sarebbe fondamentale.

Gianpaolo Calvarese, sezione di Teramo, settimo anno

La vera, grande sorpresa della stagione.
Dopo anni passati nel quasi completo anonimato e seguenti ad una promozione che aveva creato non pochi malumori (c’erano oggettivamente arbitri più meritevoli in quel 2012), in questo campionato Calvarese ha offerto un rendimento clamoroso e che lo ha portato a trovare partite sempre più importanti, fino al derby di Genova (sicuramente il più complesso tecnicamente). Non so cosa sia scattato, forse la sicurezza di non rischiare la dismissione perché certo di arrivare alla fine naturale della sua permanenza in Serie A.
Già, perché tra le varie assurdità del sistema attuale, tutto è già scritto: quest’anno usciranno dalla CAN A Banti e Mazzoleni, il 30 giugno 2020 chiuderanno la propria esperienza Rocchi, Calvarese e Giacomelli. In pratica si sa già tutto, non esiste un ricambio meritocratico ma solo per limiti di età e di permanenza. Una roba agghiacciante solo a pensarla.
In ogni caso questa tranquillità dovuta alla certezza di rimanere in organico per altre due stagioni potrebbe aver rappresentato una sorta di bolla di sicurezza che ha consentito all’abruzzese di scendere in campo con una serenità mai vista prima. Non è nemmeno un caso che anche il suo atteggiamento in campo sia stato molto differente: non è mai caduto negli eccessi comportamentali degli anni passati, non si è mai lasciato andare ad urla contro i calciatori (uno dei suoi più evidenti difetti), ha raggiunto una qualità tecnica che era oggettivamente impensabile fino a dodici mesi fa.
Come detto si prepara ad affrontare la sua ultima stagione (a meno di improbabilissime deroghe): la speranza è che possa confermarsi da subito a questi livelli per offrire a Rizzoli (sempre che rimanga, ovviamente) una valida alternativa anche per qualche big match.

Daniele Chiffi, sezione di Padova, primo anno

Ad inizio anno, negli ambienti, veniva ripetuto questo concetto: dei due arbitri promossi in Serie A, La Penna è pronto, Chiffi no. La promozione di Chiffi è stato un azzardo basato sull’età del padovano e su una sorta di scommessa sulla possibilità di evolversi velocemente.
Nulla di più vero.
Come spesso affermato Chiffi ha delle qualità tecniche eccezionali che si esprimono pienamente soprattutto nel corso di gare magari anche complesse sul piano agonistico ma che non si incendiano disciplinarmente.
Il vero problema di Chiffi è proprio la personalità: non appena una gara tende a salire di tono, ci si ritrova sempre ad incrociare le dita sperando che non si perda completamente.
La prima parte della stagione è stata terrificante: una serie infinita di partite mediocri e non è stato certo un caso che venisse utilizzato col contagocce e sempre per gare di terza/quarta fascia.
Insomma, quel che si temeva è puntualmente accaduto: enormi difficoltà di inserimento in una categoria per la quale non era pronto. Chiffi è l’esempio perfetto per spiegare l’importanza di una CAN unita e non sciaguratamente divisa: avrebbe avuto l’opportunità di crescere gradualmente alternando una media Serie A con una medio/alta Serie B, avrebbe pian piano assunto convinzione dei propri mezzi, avrebbe potuto aumentare gradualmente la sicurezza nei propri mezzi.
Nel finale di stagione ha offerto prestazioni migliori rispetto all’inizio ma denota ancora grandi limiti caratteriali che ne stanno rallentando molto la crescita.
I segnali positivi ci sono stati ma non sarà facile acquisire una sicurezza tecnica e disciplinare che pare ancora lontana. Oltre a ciò c’è un aspetto sul quale Chiffi deve lavorare molto (anche se non è affatto facile): il linguaggio del corpo. Spesso lo abbiamo visto quasi impaurito di fronte alle proteste dei calciatori ed è un problema molto grave perché lascia trasparire debolezza, ciò che un arbitro non può e non deve mai lasciar intuire. Il miglior arbitro è quello che viene accettato anche nel momento in cui sbaglia. Chiffi, ad oggi, non viene rispettato nemmeno nel momento in cui assume una decisione indiscutibile. E’ il concetto di “accettazione”, fondamentale per un arbitro e che, per ora, a Chiffi manca del tutto.
Si può fare ma non sarà facile.

Marco Di Bello, sezione di Brindisi, quinto anno

Oggettivamente una stagione talmente anonima che più anonima non poteva essere.
Non ho idea di cosa abbia in mente Rizzoli su Di Bello, arbitro internazionale con un rendimento non propriamente eccezionale e che è stato impiegato sempre per partite di medio livello.
Non lo nascondo: era ed è un arbitro che considero in possesso di eccellenti qualità ma è oggettivo che la sua crescita si sia “piantata” da ormai un paio di stagioni. Sembra quasi che la promozione ad internazionale lo abbia inconsciamente convinto a rimanere seduto, non trovando più gli stimoli per migliorarsi.
Non possiamo parlare di una stagione negativa: non si ricordano disastri epocali ma, al contempo, non si ricorda una singola prestazione che possa definirsi entusiasmante. Tante gare nella media, pochissimi picchi, nessun big match in stagione. Se pensiamo che la partita più importante diretta è stata forse Milan-Bologna, ci rendiamo conto del tipo di stagione ha “trovato” Di Bello.
Sinceramente non so nemmeno cosa aspettarmi nel prossimo campionato: è escluso che, dopo decine di designazioni mediocri, possa venir considerato affidabile per i big match. Probabilmente il suo obiettivo, perlomeno per la prima parte, dovrà essere di offrire un minimo di continuità e, soprattutto, mostrare la voglia di riprendere a crescere, ciò che oggettivamente è mancato negli ultimi diciotto mesi.
Il rischio è che la sua carriera diventi un lento trascinarsi fino al limite di permanenza dato che, con un rendimento del genere, è difficile che conservi il pass da internazionale fino al 2026…

Daniele Doveri, sezione di Roma 1, ottavo anno

Non è un mistero: non è il mio arbitro preferito, non lo è mai stato e non lo sarà mai, troppo lontano dal mio ideale. Ciò, però, non mi impedisce di definire la sua stagione eccezionale, connotata da grandissima costanza di rendimento, da pochissimi errori e da una continuità tecnica di primissimo livello.
Diciotto mesi fa circa venne inserito (un po’ a sorpresa, peraltro) tra gli internazionali ed in deroga rispetto ai canoni italiani: aveva infatti già compiuto 40 anni da un pezzo e, ovviamente, le sue aspettative fuori dall’Italia erano e sono praticamente nulle.
Perché, dunque, venne nominato internazionale nonostante queste premesse?
Per il solito motivo: la divisione della CAN ha creato un disastro tecnico epocale. La scelta si può sintetizzare in questo modo:
– non c’erano altri arbitri giovani che potessero offrire le medesime garanzie del romano;
– nominandolo internazionale non avrebbe avuto la spada di Damocle sulla testa rappresentata dal limite di permanenza. Doveri, senza la nomina, sarebbe stato dismesso tra 40 giorni, essendo arrivato all’ottavo anno di serie A, il massimo consentito per un non internazionale. Ed infatti, l’anno prossimo, sia Calvarese che Giacomelli dovranno lasciare la Serie A, non avendo ottenuto quel “salvacarriera”.
Scelta sbagliata? No, sarei sciocco se lo affermassi: un arbitro come Doveri serve eccome, soprattutto nella prossima stagione, periodo nel quale Rizzoli sarà costretto a veri e propri salti mortali per far “quadrare i conti”.
Ma il fatto che non sia stata una scelta sbagliata non può dissipare la deprimente constatazione che questa divisione della CAN A ha creato dei danni incredibili, addirittura costringendo un organo tecnico a forzare una promozione per evitare la perdita di un arbitro, non sostituibile per mancanza di ricambi credibili.
E l’artefice di questo macello vuole ripresentarsi per il quarto mandato. E non escludo che troverà ancora gente che lo voti. Boh…
Tornando a Doveri, l’anno prossimo sarà una delle risorse principali della CAN, verrà spesso utilizzato per le classiche, a lui toccherà qualcuna delle designazioni quest’anno riservate a Banti e Mazzoleni. Sperando che il rendimento rimanga quello offerto in questa stagione, nel complesso estremamente positiva.

Michael Fabbri, sezione di Ravenna, quarto anno

E’ sbagliato giudicare tutta la stagione del ravennate dall’ormai celeberrima Juventus-Milan. E’ inutile soffermarsi ulteriormente su quella serata, durante la quale Fabbri azzeccò il fischio d’inizio, il fischio finale e poco altro. Il rigore (gigantesco) negato al Milan dopo “on field review” rimarrà negli occhi di molti per parecchio tempo ma fu tutta la direzione ad essere colma di lacune, errori, imprecisioni, scelte incomprensibili. Il rigore fu solo l’apice di una serata storta.
In verità molti (me compreso) furono sorpresi dalla scelta di Fabbri per la partita dello Stadium, perché rappresentava il primo big match in carriera ed arrivato dopo alcune direzioni anonime e ben lontane dal poter essere considerate “preparatorie” ad una classica del genere (sebbene, purtroppo, non importante come nel passato).
Non nascondo il fatto che Fabbri, secondo il mio modestissimo parere, ha buone potenzialità ma che rischia di non riuscire mai ad esprimere perché mi da sempre la sensazione di sentirsi già perfetto.
In realtà Fabbri ha qualità ma è un arbitro ancora molto lontano dal potersi considerare completo. Quel che lascia davvero perplessi è una sorta di pigrizia sul terreno di gioco che lo porta spesso a comportarsi come uno spettatore privilegiato, sperando che non accada nulla. Sintomatico uno dei più grandi difetti di Fabbri (e che, prima o poi, dovrà provare ad emendare): sui calci da fermo è sempre statico, non prova nemmeno a garantirsi la miglior linea di visione. Ciò lo porta spessissimo a dover decidere… senza aver visto nulla. La staticità è uno dei grandi nemici dell’arbitro, soprattutto in un’epoca nella quale il gioco del calcio è basato sulla velocità e sulla vigoria atletica. In queste condizioni rimanere coperti da un calciatore e non cercare la miglior visuale rappresenta un limite enorme che può portare a decidere solo sull’intuito. Il miglior arbitro si fa guidare dall’intuito una volta ogni tanto, un arbitro che deve affidarsi spesso all’intuito per proprie mancanze non ha un gran futuro davanti.
Pigrizia che, peraltro, non ha mostrato solo in campo: ricordiamo ancora il caso Roma-Inter, con un rigore clamoroso non assegnato alla Roma per fallo su Zaniolo. Ebbene, in quel caso l’arbitro non vide nulla (era coperto da mille calciatori in un’azione confusissima) e solo Fabbri avrebbe potuto salvarlo. Non lo fece perché diede segnale di continuare prima di vedere le immagini che avrebbero consentito all’arbitro di ovviare al suo errore. Tale superficialità non può essere accettata in terza categoria, figuriamoci in serie A.
Non so cosa aspettarmi per l’anno prossimo. Nel campionato appena concluso Juventus-Milan è arrivata all’improvviso, seguita da una sospensione e da tre partite uguali (come valori) a quelle precedenti al classico dello Stadium.
Certo è che, se non si darà una mossa, lo status di internazionale rischia di essere solo un trofeo da esporre…

22 commenti
  1. attento
    attento dice:

    dalle designazioni per le finali play off di serie b mi pare evidente che ormai si vada verso la promozione di giua oltre il certo da un bel po’ piccinini , credo che per giua sia un errore madornale una precoce promozione con il rischio di seri problemi che gli puo’ creare l’impatto con la serie a stabilmente , dispiace che abbattista e sacchi vengano ormai destinati a fare la serie b sino a fine carriera , la migliore soluzione sarebbe o la riunificazione come auspichi da sempre tu oppure piu’ dismissioni a fine dei campionati visto che ormai si va a casa solo per raggiungimento della permanenza massima nella categoria grazie che ne pensi ?

  2. Cesare
    Cesare dice:

    Tra i diversi argomenti che condivido, quelli prioritari e sotto gli occhi di tutti gli addetti ai lavori sono la nefasta divisione degli organici CAN A/B e il cimitero degli elefanti che è diventato il ST.
    Questo “circolo degli iniziati” ha raggiunto livelli di necrosi ormai inguaribile se non tramite una drastica amputazione .
    Trasformatosi inesorabilmente in un il “reservoire per contentini” ,quando i senatori del C.N non riescono a collocare in ruoli più dignitosi i dismessi a loro vicini. Questo organismo che dovrebbe far crescere in ambito tecnico il movimento degli effettivi, ormai si è chiuso tra le mura amiche e custodisce gelosamente come le Sacre Vestali dell’impero romano “il sapere” che non viene divulgato a pioggia perché questi “umanel ” sono gelosi delle loro conoscenze e le centellinano al fine di dare un senso alla loro sopravvivenza incuranti dell’interesse collettivo. Risultato sempre maggiori strafalcioni tecnici in tutte le categorie e impossibilità di fare un’adeguata selezione al fronte di un gregge sempre più esteso di “arbitri normali” che esaltano i pochi fenomeni della natura come esempio Pasqua che nascono tali in quanto madre natura ancora è viva .

    • Luca Marelli
      Luca Marelli dice:

      Direi che conosci molto bene l’ambiente ed i problemi dell’associazione.
      Inutile dirti che condivido il fatto che, ad un decremento della competenza media del settore tecnico, è seguito un decremento terrificante della qualità media.
      E non mi riferisco solo alla serie A.
      In Serie B ci sono elementi che, dieci anni fa, avrebbero faticato a mettere il naso in C/1…

  3. Giuseppe
    Giuseppe dice:

    Ciao Luca.

    Mi chiedo se dalla CAN di C o di D ci sia qualche prospetto che possa inizia a fare partite di B o di A (terza fascia) già dal prossimo anno, visto che il ricambio generazionale è ancora in fase d’essere?

    • Luca Marelli
      Luca Marelli dice:

      In che senso?
      Ovviamente gli arbitri di Serie D o vengono promossi oppure arbitrano solo in D. Idem per gli arbitri di C.
      Per quelli di B, dipende dal rendimento. In questa stagione hanno esordito 4 dei 5 promossi dalla C ed hanno convinto (ad eccezione di Massimi, autore di un esempio pessimo a Genova).
      Non vorrei essere troppo pessimista ma il ricambio non lo vedo in fase d’essere. Il ricambio non esiste proprio, in Serie B non c’è praticamente niente.

  4. Gianluca
    Gianluca dice:

    Ciao Luca, mi chiedevo se non sarebbe possibile promuovere un terzo arbitro dalla CanB senza eliminarne una dalla CanA.
    Non ho capito bene quante squadre saranno presenti nella prossima serie B, ma ricordo un tuo post dove facevi notare l’esagerato numero di arbitri di CanB rispetto al numero esiguo di partite settimanali a causa della riduzione da 22 a 19.
    Grazie

    • Luca Marelli
      Luca Marelli dice:

      Non avrebbe senso, secondo me 21 arbitri di A sono già troppi.
      Se poi, come sembra, dovesse esserci centrale VOR unica con utilizzo di ex arbitri, sarà difficile mantenere così tanti arbitri. L’organico della B è enormemente sovradimensionato ma, casualmente, verrà introdotto il VAR anche in B.
      Non erano pronti un anno fa, adesso sono prontissimi.
      A te le conclusioni…

  5. Riccardo
    Riccardo dice:

    Buongiorno Luca. Tempo fa (correggimi se sbaglio) avevi accennato alla possibilità che le due CAN potessero essere riunite nel giro di pochi anni. Ci sono novità in merito? A me sembra davvero assurdo che il Presidente di un associazione, quale che sia, non riesca neanche lontanamente a vedere che una decisione da lui presa si stia rivelando così dannosa e che quindi non voglia intervenire. Detto ciò, spero che almeno Rizzoli resti designatore, se non altro perché ha voluto (o capito di dover) rischiare qualcosa, come designare arbitri giovani per partite non secondarie o designarli per squadre della loro stessa provincia.
    Grazie mille per lo splendido blog, detto da uno che vuole lavorare nel mondo della divulgazione e che quindi ama tutto ciò che è di qualità che la riguarda

    • Luca Marelli
      Luca Marelli dice:

      E’ una speranza che nutro ogni giorno.
      La base stessa dell’AIA dovrebbe spingere per la riunificazione perché la divisione è stata un fallimento clamoroso (e prevedibile). Purtroppo la base è prigioniera di una dirigenza che pensa solo a confermarsi al vertice e che ha perso totalmente di vista il vero obiettivo dell’associazione: creare arbitri, farli crescere, renderli sicuri di sé.
      Ti ringrazio per i complimenti, sono sempre enormemente graditi.

  6. Paolo
    Paolo dice:

    Ottima analisi, condivisibile nella stragrande maggioranza delle argomentazioni precise, quasi definirei chirurgiche, da te elaborate e proposte.
    Grazie per il tempo che dedichi a questo blog

    Avevo scritto una lunghissima 2º parte con questa raccomandazione:
    TI PREGO DI NON PUBBLICARLA (tu sei avvocato e sai usare le parole giuste per non farti querelare, io ho una formazione ingegneristica (non laureato) invece e una struttura o si regge o crolla!, e mi beccherei querele a ripetizione… e non voglio che qualcuno paghi indirettamente per ciò che penso, so, e dico)

    Alla fine ho deciso di non inviartela ma con un indirizzo email privato mi piacerebbe esporti altre problematiche che, per me, affondano le radici 10/13 anni fa, con Calciopoli che non ha fatto la pulizia che doveva seguire allo scandalo (Trefoloni docet…)
    Oggi raccogliamo i frutti (avvelenati) di quelle scellerate decisioni e le scelte degli uomini eletti per guidare l’associazione (Lanese Gussoni e Nicchi) e l’aver tollerato aspetti extracalcistici che hanno deciso carriere e promozioni

    Io sono oss all’ots (in Italia e non mi interessa entrare in dinamiche di voti in tasca, occhi di riguardo col talent del designatore regionale, ecc) di C5, ma in Spagna sono stato oss al nazionale la scorsa stagione sportiva (impensable qui da noi dopo solo 2 anni, scatenando risolini e solite invidie), ma io gli arbitri li ho sempre visti subito (anche da giocatore avendo iniziato ad arbitrare a 24 anni), non ho bisogno di scrivere una relazione “congrua” col voto… come te osservo l’aspetto posturale, il dettaglio di un movimento e non ho difficoltà a condividere i giudizi di 2 colleghi che hai “valutato” nel tuo articolo

    Il problema sono gli osservatori, e un Settore Tecnico (a mio modesto avviso), INADEGUATO E IMPREPARATO che organizza inutili OADay ma non seleziona osservatori capaci (sempre a mio modesto avviso)
    Come posso inviarti alcune riflessioni?
    Con stima

  7. Daniele S.
    Daniele S. dice:

    Buonasera Luca.
    Bell’articolo, grazie tante del contributo.
    Vorrei farti una domanda:
    Sento spesso dire che l’arbitro più bravo è quello che fischia meno falli, che tendenzialmente lascia giocare.
    Anche scondo te è così?
    Perché a parer mio il numero di falli in una partita non dipende dall’arbitro, o perlomeno, non principalmente dall’arbitro.
    Tu cosa ne pensi?
    Mille grazie.

    • Luca Marelli
      Luca Marelli dice:

      No, fa parte dell’ampia categoria delle leggende metropolitane.
      Non si può paragonare una partita ad un’altra, figuriamoci se si possa anche solo pensare di paragonare il nostro campionato con altri.
      Un esempio: si sente spesso parlare di arbitri all’inglese. Ebbene, gli arbitri inglese sono letteralmente scomparsi dalle competizioni europee. Forse sarà un caso, o forse no.

    • Daniele S.
      Daniele S. dice:

      Però, ad esempio, dicono che Banti è (era) uno dei migliori perché fischia poco. Mi sembra anche Orsato abbia una media falli a partita bassa.
      E spesso sento dire anche che gli arbitri più bravi usano poco i cartellini (non danno tante ammonizioni).
      Questo mi sta un po’ condizionando quando vado ad arbitrare…anche perché se non fischi le partite si incendiano.

    • Luca Marelli
      Luca Marelli dice:

      Hai citato due degli arbitri top della categoria. Peraltro non sono gli unici: anche Pasqua e La Penna fischiano poco ma dipende dalle gare. E’ ovvio che Torino-Lazio all’ultima giornata prevede poche interruzioni, difficile che Inter-Juventus possa essere uguale.
      In ogni caso non esiste una tipologia di direzione perfetta: Mazzoleni non fischiava mai ed arbitrava male, nelle ultime due stagioni ha fischiato di più arbitrando divinamente.

  8. lamberto
    lamberto dice:

    Grande Luca, questa cosa di descrivere la stagione arbitro per arbitro è un’idea strepitosa!
    Davvero interesdante.
    Sono di curioso ora di leggere le parti due e tre…
    Complimenti!

  9. Giovanni
    Giovanni dice:

    Caro Luca, complimenti per la Disamina sugli arbitri. Davvero benfatta. Ho trovato interessante il miglioramento di Calvarese in seguito alla tranquillità per la sua conferma. Forse non avere ansia per la ricerca della prestazione
    perfetta aiuta ad arbitrare meglio? Grazie

  10. Giorgio Gilioli
    Giorgio Gilioli dice:

    Caro Luca, innanzitutto grazie per questo primo articolo di analisi globale che dimostra ancora una volta, se mai ce ne fosse bisogno, il tuo amore per la categoria, per il regolamento e la sua corretta diffusione. La mia domanda prende lo spunto dal tuo commento, totalmente condiviso, su Chiffi, ma ha la pretesa di essere più generale. Un tempo, diciamo una ventina di anni fa, la personalità era la caratteristica principale che un arbitro doveva avere per fare carriera, un’autentica conditio sine qua non. In secondo piano venivano la capacità tecnica e la preparazione atletica. Era l’era dei Lo Bello, degli Agnolin, dei D’Elia, arbitri di assoluto riconoscimento internazionale. Alla base vi era, credo, la convinzione che fosse più facile lavorare in itinere, categoria dopo categoria, sulla conoscenza tecnica e sulla condizione atletica piuttosto che sulla personalità. Personalmente sono convinto di questo, anche se oggi può sembrare una convinzione antiquata. Mi chiedo, come può un arbitro timido, insicuro e che trasmette titubanza e paura con il suo linguaggio del corpo, affermarsi ad esempio nelle splendide e accesissime gare nel Meridione alla CAI, alla CAND? Come può riuscire ad emergere, essere promosso ed arrivare fino alla serie A?
    Un caro saluto e scusa se mi sono dilungato troppo.

    • Luca Marelli
      Luca Marelli dice:

      Perché non c’è nulla di meglio.
      Ed è questo il vero dramma: se guardi alla serie B di personalità ne hanno da vendere arbitri come Nasca o Di Paolo che non potranno essere promossi. Oppure come Abbattista che sta per prendere l’ennesima fregatura proprio sulla linea del traguardo.
      La divisione della CAN ha provocato giganteschi problemi e ne stiamo vedendo i frutti.
      E per evidenziare l’incredibile errore, Nicchi verrà probabilmente rieletto…

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