Dal danno procurato al fallo da ultimo uomo: tutte (o quasi) le leggende metropolitane sul Regolamento

Se dovessi scrivere qualcosa in merito al VAR ed alla conoscenza del protocollo da parte degli opinion leader che ci circondano, avrei bisogno di un libro, non di un blog personale.

Dato che siamo solo all’inizio, perdoniamo qualche (diciamo qualche, oggi mi sento magnanimo… ) imperfezione, in attesa che certe massime si sedimentino fino a diventare espressioni da bar, come quelle che seguono.

L’argomento di oggi è rappresentato dalle leggende metropolitane, in particolare quelle relative al Regolamento del Giuoco del Calcio (questo sconosciuto).

Fallo da ultimo uomo

In questo caso un minimo di scusabilità la concedo.
All’inizio fu effettivamente il “fallo da ultimo uomo“. Anzi, all’inizio (precisamente nel 1964) era “L’ultimo uomo della Terra”, film straordinario con Vincent Price nei panni del Dottor Morgan.

Ultimo uomo (della Terra) Robert Morgan

Cosa c’entra? Assolutamente nulla però è un film che amo e si trattava anche allora di “ultimo uomo”.

Ma veniamo al dunque…

Son passati più di 10 anni da quando questa espressione venne abbandonata, è arrivata l’ora di aggiornarsi!

Perché venne abbandonata la dizione di “fallo da ultimo uomo”?
Il motivo va ricercato nel gioco stesso.
Nella gran parte degli attacchi le squadre sfruttano le fasce laterali. Non era raro che un attaccante scattasse a 50 metri dalla porta su una delle due fasce laterali e venisse fermato con un fallo da un difensore il quale subiva un’espulsione per il sol fatto di essere l’ultimo uomo, anche se, in mezzo, si trovavano 8 suoi compagni di squadra ma arretrati di mezzo metro rispetto a quel povero cristiano lasciato solo nell’uno contro uno.
Negli anni la lettera del regolamento è stata modificata, dapprima inserendo il concetto di cono d’influenza: si stabiliva che un difendente andava espulso nel caso in cui avesse fermato l’avversario all’interno del cono d’influenza, un’area immaginaria che passava dall’area di porta fino ai vertici dell’area di rigore. Però capitava che l’attaccante si trovasse solo soletto su una fascia dell’area e questo stramaledetto cono ne evitava l’espulsione, anche se il portiere placcava l’attaccante con il primo difendente ancora nei pressi del centrocampo.

Il concetto si è via via affinato: impedire la realizzazione di una rete o il concretizzarsi di una chiara occasione da rete, condotta gravemente sleale e, oggi, DOGSO.
Ah, il DOGSO!
DOGSO non è una parolaccia e non morde nemmeno: è l’acronimo di “Deny an obvious goal scoring opportunity“, null’altro che la condotta gravemente sleale riveduta e corretta.
Non che il concetto di DOGSO, ammettiamolo, sia particolarmente chiaro (per approfondirlo vi rimando all’ottima spiegazione di Max Dotto, qui: https://www.lucamarelli.it/dogso-sembra-un-insulto-un-concetto-base-del-regolamento-conoscono-adeguatamente-cura-massimo-dotto/),  ma il fallo da ultimo uomo è un concetto ormai completamente vetusto, peraltro ancor rimembrato con chiarezza solo nei peggiori bar del porto.

Regola del vantaggio

Per spiegare questa mitologica “regola” dobbiamo rifarci al Regolamento stesso.
Non ci addentriamo nelle fitte pagine di nozioni, figure (sì, ci sono tante figure!) e domande trabocchetto. Ci limitiamo alla pagina 5:

17 regole del calcio

Queste sono le 17 regole del gi(u)oco del calcio.
Trovate qualche cenno della celeberrima “regola del vantaggio”?
Ovviamente no.
E perché mai non c’è questa famosa “regola del vantaggio”?
Semplice: non è una regola, è una norma.
Se viene definita norma del vantaggio e non regola del vantaggio, un motivo ci sarà!
La regola, come dice la parola stessa, è un’azione dovuta, espressamente disciplinata dalla legge o, nel nostro caso, dal Regolamento.
La norma, invece, indica una fattispecie descritta nel Regolamento ma non tale da essere applicata sempre e comunque. La norma del vantaggio, in particolare, è una delle basi su cui giudicare le capacità di un arbitro che, attraverso la sua buona applicazione, dimostra di conoscere il regolamento, le dinamiche di gioco, il gioco del calcio.
In particolare la norma del vantaggio è espressamente definita all’interno del testo relativo alla regola 5, pagina 43:

Vantaggio:
“(l’arbitro) consente che il gioco prosegua quando un’infrazione o un fallo vengono commessi e la squadra avversaria del colpevole beneficia dal vantaggio e sanziona l’infrazione o il fallo se il vantaggio previsto non si concretizza nell’immediatezza o entro pochi secondi”.

Perché si tratta di una norma e non di una regola?
Perché il vantaggio non si assegna sempre. A titolo esemplificativo, non viene mai concesso in caso di falli passibili di espulsione (con qualche rara eccezione), non viene (quasi mai, anche in questo caso esistono rarissime le eccezioni) concesso a 70 metri dalla porta avversaria, non viene concesso se si tratta di azione statica. Se fosse una regola, andrebbe applicata sempre.

Fallo di mano involontario

Su questo argomento la fantasia del Bar Sport si evolve in tanti spin off. Ne elenco alcuni, i primi che mi vengono in mente:
– “non hai mai giocato a calcio, non puoi mica saltare con le braccia basse!!1!”
– “ma dai, cosa deve fare? Tagliarsi il braccio? Sì, ha il braccio sopra la testa ma è involontario!!11!!”
– “dai, si vede che era involontario, calcio di punizione a due!”
– “non si può dare un calcio di rigore per un gesto istintivo, è involontario!”

Se ne potrebbero aggiungere mille.

La volontarietà è e rimane il concetto centrale del fallo di mano punibile.
Due sono le fattispecie:
– tocco di mano involontario (pertanto non punibile)
– tocco di mano volontario (identificabile come fallo e, quindi, punibile).

Il fallo di mano involontario non esiste per il semplice motivo che tale espressione rappresenta una sorta di ossimoro: non può esistere un fallo di mano se involontario.

Chiaro che, nel tempo, il concetto di contatto punibile si sia molto allargato (forse anche troppo) rendendo quasi incomprensibile la punibilità o meno di questa particolare fattispecie.

Il fuorigioco sul calcio di rigore

Un altro grande classico.

L’attaccante prende la rincorsa.
Guarda il portiere.
Lo fissa.
Parte la rincorsa.
Tiro…
PALO!
L’attaccante riprende il pallone e lo insacca!
Ma l’arbitro annulla.
E’ fuorigioco, ha giocato nuovamente il pallone respinto dal palo e nemmeno sfiorato dal portiere.

In realtà il fuorigioco non c’entra un accidente.
Sul calcio di rigore non può esserci un calciatore in posizione di fuorigioco. Al momento della battuta tutti i calciatori (tranne il portiere, ovviamente) devono trovarsi al di qua della linea immaginaria del dischetto del rigore, perlomeno fino al momento in cui il pallone si muoverà chiaramente.

Il motivo per cui la rete segnata dallo stesso rigorista che ha spedito il pallone sul palo (o sulla traversa) viene annullata è molto più immediata: semplicemente perché ha toccato due volte il pallone prima che lo stesso venisse giocato (o anche solo toccato) da un avversario o da un compagno di squadra.
E’ lo stesso concetto che vale su tutti i “calci da fermo”: si pensi al calcio d’angolo, al calcio di punizione, alla stessa rimessa laterale. In tutti questi esempi, in caso di secondo tocco da parte del medesimo calciatore, l’arbitro sanzionerà l’irregolarità con un calcio di punizione indiretto.

Due contro uno

Oh, che meraviglia!
“Arbitro, erano in due contro uno, è fallo!”
Parrà strano ma questa è un’espressione che si ascolta in continuazione in campo più che al bar.
E se al bar, soprattutto dopo il terzo bianchino, possiamo pure soprassedere, in campo la questione diventa un pelo meno comprensibile.
Negli anni ho imparato che il modo migliore per rispondere a chi invoca il fallo per “due contro uno” è il seguente: “scusami ma quando il tuo allenatore ti chiede di raddoppiare su un avversario, ti sta chiedendo di recuperare il pallone o di commettere fallo?”.

Il concetto di due contro uno non solo appare senza senso ma, al contrario, è una delle basi su cui si fonda il calcio attuale: mettere pressione agli avversari raddoppiando sistematicamente le marcature, per evitare giocate aperte e per recuperare velocemente il pallone.

Il fatto che due calciatori contrastino un avversario, non rappresenta di per sé una scorrettezza ma una tattica legittima di gioco. Il contrasto dei due difendenti diventa irregolare nel momento in cui uno di loro od entrambi si rendano colpevoli di una scorrettezza, come tale punibile con un calcio di punizione diretto o di rigore.

Nell’area piccola il portiere non può essere toccato

Secondo questa espressione pare quasi che chiunque tocchi il portiere all’interno dell’area di porta sia passibile di pena capitale o fucilazione senza processo.
Non so come sia potuta nascere questa leggenda: ciò che so è che si tratta di una sciocchezza.

La Regola 12, in merito, è molto precisa (casistica, numero 10): “La contesa del pallone è consentita. E’ sanzionata solo se nel contrasto l’attaccante salta addosso al portiere, lo carica o lo spinge in modo negligente, imprudente o con vigoria sproporzionata“.

Tradotto: il portiere, anche nella sua area, è un calciatore come tutti gli altri, con la differenza che si tratta dell’unico giocatore autorizzato all’uso delle mani. E’ tutelato ma non più né meno rispetto agli altri, compagni od avversari che siano.

Danno procurato
Siamo ai livelli massimi, lo definirei un classico oppure un sempreverde, fonte di innumerevoli risate per i cultori del regolamento o, più semplicemente, per chi non si ferma al bar. L’invenzione delle invenzioni…

Capita che, uscendo dal bar, si venga fermati ad un posto di blocco, con il rischio di dover soffiare all’interno di un tubicino. Con la conseguenza che il secondo bianchino potrebbe produrre questi effetti:

Multa

Qualcuno si starà chiedendo: ma non avrà bevuto proprio lui prima di scrivere un delirio del genere?
Può essere (sebbene sia quasi astemio, adesso…) ma questo breve excursus è utile per spiegare che, uscendo dal bar un po’ alticci, potrebbe capitare di risultare positivi ad un alcool test. Ciò, oltre a qualche punto perduto sulla patente di guida, porterà ad un altro effetto:

Portafogli

Questo sì che è un grave danno procurato.
Ma questo danno procurato non è illegittimo. Al contrario, questo danno procurato al portafogli di chi guida in stato di ebbrezza è volto alla rieducazione del reo, il quale sarà conscio del fatto che ogni infrazione di questo genere dovrà essere pagata con denaro e punti.

Lo stesso codice civile, all’art. 2043, ci ricorda che “Qualunque fatto colposo o doloso, che cagioni ad altri un danno ingiusto, obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno“.
Il punto, anche nel codice civile, è che non tutti i danni procurati sono conseguenza di un fatto punibile.

Vi chiederete: ma che c’entra col Regolamento?
C’entra c’entra.
Dato che il Regolamento non è stato scritto dal primo viandante che passava per strada, ciò comporta che il legislatore non ha omesso l’utilizzo di questo fantomatico danno procurato per caso.
Poichè il regolamento è una roba seria, il legislatore ha deciso di non punire ogni danno procurato per il semplice motivo che, nella gran parte dei contrasti, il calciatore che esca vincitore procura sempre un danno all’avversario: in alcune occasioni gli impedisce di segnare una rete, in altri casi si frappone ad un passaggio, in altri ancora si impossessa del pallone, lo devia in angolo, in rimessa laterale. Sono tutti danni procurati ma, allo stesso tempo, tutti “danni” legittimi. Come la multa all’alticcio che guida: è certamente un danno procurato alle sue finanze ma legittimo. Anzi: doveroso, come per un calciatore evitare (correttamente) profitti sportivi all’avversario.

Il Regolamento divide i falli in tre grandi gruppi, differenti anche per sanzioni disciplinari che li accompagnano (tra parentesi):
– falli negligenti (nessun provvedimento);
– falli imprudenti (ammonizione);
– falli connotati da vigoria sproporzionata (espulsione).

Questi sono i falli da sanzionare, non certo quelli che procurano un danno.
Danno procurato, nel calcio, è un concetto che non ha alcun senso.
Per fare un paragone il danno procurato è quella dizione che toglie dall’imbarazzo, così come accade per chi usa termini come “cosa” o verbi come “fare”, classiche espressioni di chi ha limitata dimestichezza con sinonimi e verbi complessi (pensate a quanto siano fastidiose espressioni come “per prima cosa”: ma cosa che? Quale cosa?).

Solo il capitano può protestare

ouch

In campo nessun calciatore può protestare. Così come non è autorizzato a protestare un dirigente oppure un allenatore in panchina.
Durante una partita di calcio nessun partecipante può protestare: chi viene colto in atteggiamenti oltre le righe può essere punito con un’ammonizione o, nei casi più gravi, con l’espulsione.

Ciò vale anche per il capitano.
Anzi: ciò vale a maggior ragione per il capitano che è l’unico autorizzato a chiedere educatamente eventuali chiarimenti all’arbitro, assumendosi inoltre la responsabilità per il comportamento dei compagni di squadra e dei componenti della panchina.
Come affermato nel Regolamento (Regola 3, pagina 29) “il capitano di una squadra non gode di uno status speciale o di privilegi ma ha un grado di responsabilità per il comportamento della propria squadra“.

Allenatore espulso (variazione sul tema: espulso il dirigente, od il massaggiatore, ecc.)

Possono essere espulsi solo i calciatori (anche quelli in panchina).
Allenatori, dirigenti, membri dello staff presenti in panchina non vengono espulsi ma allontanati.
Non pensiate che sia un caso che i membri dello staff vengano allontanati dal campo senza esibizione di cartellini, un motivo c’è ed è proprio nella differente qualità con la quale scendono in campo i tesserati delle varie società.
Come dite?
Ricordate Collina espellere un allenatore con il cartellino rosso?
Passiamo alla prossima domanda. Ciao, neh…

Non si può fischiare rigore perché l’attaccante ha già tirato (new entry, rispolverata dopo Udinese-Juventus)

Se fosse vera un’affermazione di questo genere o se venisse avallata una teoria siffatta, è facile prevedere nel prossimo futuro una serie di tibie e peroni saltare per aria.
Pensiamo a quale soddisfazione non essere più ammoniti od espulsi per i cosiddetti “interventi in ritardo”. Che sono gli interventi in ritardo? Per farla breve si tratta di falli commessi da giocatori che arrivano tardi al contrasto, atterrando o colpendo avversari che si erano già liberati del pallone. Si pensi al centrocampo: un pallone viene passato dal centro alla fascia destra, un avversario effettua un tackle in ritardo commettendo un fallo nonostante l’avversario si sia già liberato del pallone.
Quale sarebbe la differenza tra questo episodio (sempre punito almeno con un calcio di punizione) ed un fallo commesso su un calciatore che ha già tirato in porta?
Nessuna?
Già, nessuna…

Non si può giocare il pallone a terra

Anche questo concetto sembra essere stato sdoganato non solo dall’opinione pubblica ma anche da parte degli arbitri. Fateci caso: quando un calciatore gioca il pallone da terra, l’arbitro fischia quasi sempre fallo contro il calciatore a terra.
Allora cosa dobbiamo pensare? Che l’arbitro non conosca il regolamento? Oppure che il vostro modesto scribacchino dovrebbe aggiornarsi?

C’è una terza ipotesi.
Quando capitavano episodi del genere, tendevo io stesso a fischiare calcio di punizione indiretto contro il calciatore a terra. Ciò non perché mi fossero antipatici i calciatori a terra ma per il semplice motivo che il calciatore a terra, proprio per la sua posizione non privilegiata nel contrasto, rischia di prendere pedate ovunque ed essere il bersaglio di colpi che originano parapiglia inutili. E pericolosi.
Ecco, ammettiamolo: in circostanze come questa, soprattutto a centrocampo, anche gli arbitri si comportano un po’ da paraculi, fischiando falli di confusione per evitare che possa “scappare” qualche pedata più o meno volontaria… Ricordiamo, per inciso, che il calciatore a terra commette un fallo solo nella circostanza in cui trattenga il pallone sotto le gambe, impedendo agli avversari di entrarne in possesso.

Se ha toccato il pallone, non può essere fallo

Affermazione che ha un fondo di verità ma che è espressa (spesso) male, portando al fraintendimento del concetto.
Il regolamento non distingue mai tra un contrasto con pallone colpito ed un contrasto con pallone non colpito: il regolamento distingue tra contrasto regolare e contrasto irregolare.
E’ chiaro che esistono anche fattispecie particolari. Ricordate l’espulsione di Acquah nel derby dello scorso anno?

acquah

Ecco, questo episodio dimostra che un calciatore può prendere il pallone nettamente come in questo caso ma non può ignorare totalmente le conseguenze per l’avversario. Nel caso citato Acquah, dopo aver deviato il pallone oltre la linea laterale, abbatté Mandzukic che salvò caviglie, tibie, peroni e pellaccia per puro miracolo. In casi come questo si può anche prendere pieno il pallone, calciarlo sulla corsia di sorpasso della Milano-Torino ma il fallo dovrà essere sempre sanzionato.
Torniamo al “danno procurato“: ci sarà un motivo per cui il legislatore ha definito il fallo imprudente, no?

Attenzione, dunque, alla prossima leggenda, strettamente collegata alla precedente:

La disponibilità del pallone

Una dizione senza alcun senso. Proviamo a cercarla nel Regolamento:

La disponibilità del pallone...

Nel quadratino rosso il numero di volte in cui viene citato (nel Regolamento) il termine “disponibilità” (ho tralasciato “del pallone”, tanto cambiava nulla).
Quante volte si trova il termine “disponibilità del pallone” nel Regolamento?
ZERO.
Ovviamente.

Anche in questo caso, ci sarà un benedetto motivo per cui il legislatore si esprime in termini di possesso, no? Che diavolo significherebbe “disponibilità“?
Anche nella fattispecie del DOGSO (vedi sopra, cercalo!) si afferma che tale ipotesi si concretizza nel caso in cui il calciatore abbia il pieno possesso del pallone o possa entrare facilmente in possesso del pallone. Chissà perché non troviamo il termine disponibilità…

Concludiamo in bellezza:

I guardalinee

Ora, capisco i settantenni che non riescono a distaccarsi dalle vecchie abitudini ma sono ormai 15 anni almeno che si chiamano assistenti.

Una volta c’erano i segnalinee (altra versione: segnaligne)

Segnalinee

Poi vennero i guardalinee

Guarda linee

portando con sé guerre civili in coppie e famiglie.

Infine arrivarono loro, gli assistenti:

Assistant referee

E non sono assistenti di volo o assistenti alla poltrona del dentista.
Sono assistenti dell’arbitro, perchè non hanno mai segnato le linee del campo e perché (da tempo) devono far ben più che guardare le linee di delimitazione del campo. Le rimesse laterali, oggi, sono la parte più marginale del loro (enorme e difficilissimo) compito.

Conclusione: a che servirà questo scritto?
Probabilmente ad una mazza però, da oggi, ho la certezza di poter scrivere “VE L’HO GIA’ SPIEGATO!”

23 commenti
  1. Tonino
    Tonino dice:

    Ciao Luca, finalmente una persona che spiega chiaramente il regolamento del calcio, al contrario di tanti strilloni, senza fare nomi, che in televisioni a pagamento, s’inventano un regolamento tutto loro.

  2. Riccardo
    Riccardo dice:

    Buonasera Luca,
    una domanda forse banale: come mai il fallo di ostruzione (quello senza contatto) non viene mai sanzionato nei campionati maggiori? Eppure sono deleteri per il bel gioco.

  3. Alfio
    Alfio dice:

    Grazie,sono delucidazioni che nelle discussioni da bar,come dici tu,vanno presentate e discusse con fatti e non solo chiacchiere.

  4. Alberto
    Alberto dice:

    Però a meno che non mi sia sfuggita nella lettura e in tal caso chiedo scusa troppo spesso si sente dire” l attaccante non poteva più raggiungere il pallone perciò è giusto non fischiare il fallo” altra frase fatta….

  5. Emilio
    Emilio dice:

    Sei certosino, puntuale ed esaustivo su ogni tematica regolamentare che affronti, sempre con dovizia di particolari. Ma questo è un dato dato di fatto che non scopro certo io. Grazie a nome di tutti i tuoi lettori, Luca! L’AIA è molto più povera senza elementi del tuo calibro.

    • LUCA MARELLI
      LUCA MARELLI dice:

      Ti ringrazio.
      Ma forse hanno ragione (tanti) associati con cui sono in contatto: son più utile da “esterno” che da associato. Il fatto che i vertici mi detestino mi interessa il giusto (diciamo attorno allo zerovirgolapoco), l’importante è essere di aiuto ai giovani, sono loro il mio target di riferimento.

  6. Lele
    Lele dice:

    La metà di questi errori si possono ascoltare in una qualsiasi telecronaca di Caressa quando vuole farsi passare da esperto del regolamento

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