Crisi di vocazione oppure errori di programmazione? Perché il livello degli arbitri italiani sta calando



Difendere la classe arbitrale, tentando di spiegare le decisioni adottate, lo ritengo onesto prima ancora che eticamente corretto.
Diffondere un minimo di regolamento è doveroso perché tutti ne parlano ma nessuno lo conosce realmente. Ogni giorno mi tocca scontrarmi con definizioni inventate, concetti senza senso, paragoni insensati, richiami alla notte dei tempi, magari per confrontare episodi che, ai tempi, sono stati giudicati sulla base di regolamenti diversi.
E’ un compito che dovrebbe spettare all’AIA ma non nego che il ruolo che mi sono ritagliato non mi spiace affatto: se l’associazione volesse il mio blog, è qui a disposizione. Naturalmente a ben precise condizioni, non regalo due anni di lavoro per vederlo distruggere.

Detto ciò, sarebbe quantomeno comico non affrontare il problema vero, troppe volte nascosto da autoreferenzialità e prese di posizione polemiche: la qualità degli arbitri sta calando e non di poco.

Non è necessario doversi scervellare per cercare paragoni insensati col passato: non ha alcun senso pensare al periodo di Collina (che ha smesso da quasi 15 anni) o di Braschi (che ha smesso prima di Collina), Borriello e compagnia.
Per rendersi conto di quanto accaduto basta tornare indietro di cinque stagioni scarse, non un’era geologica: era l’anno del Mondiale in Brasile la cui finale venne affidata a Rizzoli, Stefani e Faverani, l’anno in cui l’Italia poteva annoverare quattro rappresentanti nella categoria Elite europea (oltre allo stesso Rizzoli c’erano Tagliavento, Rocchi ed Orsato), in Serie A c’erano ancora Giannoccaro, De Marco, Bergonzi, Celi, Damato e quell’autentico fenomeno mai totalmente espresso di Gervasoni (per demeriti anche suoi, leggasi “clamorosa mancanza di continuità”).
Sono passate meno di cinque stagioni e questi arbitri non sono stati in alcun modo sostituiti. Nella categoria Elite Europea siamo scesi da quattro rappresentanti a due, Rocchi ed Orsato (il primo avrebbe potuto essere accantonato al 31 dicembre scorso per limiti di età ma Rosetti non ha avuto alcuna intenzione di privarsene), tra gli internazionali abbiamo Massa (esordiente con ottime risultanze in Champions’ ma molto, molto in difficoltà nel campionato italiano) e Guida che, nella prossima stagione, con ogni probabilità troverà a sua volta l’esordio nella massima competizione continentale.
Dietro di loro, il deserto.
C’è qualche buon prospetto (Pasqua e La Penna su tutti, sempre che non perdano troppo tempo a guardarsi allo specchio) ma, in generale, una qualità media che non è nemmeno paragonabile a quella di pochissimi anni fa.
Ed alcuni arbitri giovani pensano di essere talmente bravi da poter affrontare gli impegni come se fossero delle scampagnate…

Naturalmente il problema, all’interno dell’AIA, non viene affrontato.
E non è nemmeno sbagliato che si difenda pubblicamente la qualità media del gruppo. Ciò sarebbe ancor più comprensibile se, dopo le dichiarazioni di rito a microfoni e telecamere, si lavorasse concretamente per porre rimedio a quello che è senza alcun dubbio un disastro tecnico palese.

Ma quali sono i motivi di tale decrescita (non felice) della qualità arbitrale?
Cercherò di illustrare i problemi consolidatisi e per i quali non si è posta in essere alcuna innovazione.

La perdita di un’intera generazione di arbitri

Con l’avvento di Nicchi l’AIA decise di svecchiare i ranghi arbitrali.
Nessuno se ne ricorda più perché sono passati ormai dieci anni ma dal 2009 in poi vennero abbassati i limiti di età per poter accedere alle varie categorie.
Centinaia di ragazzi si sono trovati, da un giorno all’altro, dalla prima fascia di selezionabilità alla fascia dei “non proponibili” alla categoria superiore. Non proponibili non per qualità arbitrali ma per la carta d’identità.
Un obiettivo peraltro nemmeno nascosto, dato che spesso Nicchi ha annunciato gli anni “dei giovani”:

Sempre Nicchi, parlando alla stampa (Corriere dello Sport, 4 luglio 2010) disse che le carriere sarebbero state più veloci, solo i migliori sarebbero rimasti in Serie A (qui trovate il testo dell’articolo).

In quel giorno l’AIA si presentò alla stampa presentando anche la suddivisione della CAN A/B che rappresenta lo snodo cruciale per spiegare la debacle attuale, con pochissimi prospetti e tante scommesse sulle quali si dovrà basare la categoria nel prossimo futuro.

La divisione della CAN A/B

Un giorno d’inverno 2009 (28 dicembre) Collina rilasciò un’intervista alla Gazzetta dello Sport in cui ventilava l’ipotesi di dividere gli arbitri della Serie A e della Serie B, distribuendoli in due commissioni separate ma con interscambio limitato solo tra B ed A (in sintesi: qualche arbitro di Serie B poteva essere proposto in A durante la stagione, nessun arbitro di Serie A poteva scendere ad arbitrare in Serie B).
A stretto giro di intervista Nicchi replicò che la CAN non sarebbe stata divisa. Poi, qualche settimana dopo (27 febbraio 2010, se la memoria non mi inganna, durante la trasmissione Stadio Sprint) disse: “Sto lavorando a un progetto del genere. Lo presenterò a fine stagione al presidente della Federcalcio Abete, prevede due commissioni arbitrali, in vista di questo sdoppiamento della Lega. Bisognerà valutare il numero dei direttori di gara, degli assistenti, dei preparatori, i ritiri. Noi siamo pronti, starà alla Federcalcio valutare”.
Insomma: Collina annunciava, Nicchi smentiva e poi se ne prendeva la paternità.
Tutto bellissimo se non fosse che la divisione della CAN A/B si è rivelata una tragedia, soprattutto alla voce “competizione interna”.

Partiamo da un dato di fatto: nel momento in cui la CAN A venne creata, l’età media degli arbitri era di 36 anni e mezzo. Oggi l’età media degli arbitri CAN A è di 39 anni e 3 mesi. In sostanza, nel breve volgere di nove stagioni, l’età media si è alzata addirittura di quasi 3 anni.
Il motivo?
Semplice: ormai la CAN A, a parte pochissime eccezioni, si lascia solo per raggiunti limiti di permanenza o d’età, con la conseguenza che anche elementi di non eccelse qualità tecniche rimangono in organico per anni, togliendo spazio ad altri ed accogliendo altri arbitri senza esperienza e spesso di età non verdissima.
Pensiamo a quanto accadrà quest’anno: usciranno dalla CAN A Banti e Mazzoleni (entrambi del ’74), rimarrà in deroga Rocchi (secondo semestre del ’73), entreranno due tra Abbattista (37 anni), Piccinini (36 anni) e Sacchi (35 anni). Morganti potrebbe rischiare Giua (31 anni). Peraltro il sardo, prospetto interessante, è sicuramente il meno pronto tra i quattro nominati ma, stante l’incomprensibile investitura di Nicchi due anni fa, periodo nel quale militava ancora in serie C (boh…),

potrebbe essere la sorpresa di fine stagione.
Mi auguro di no: Giua ha un bel talento ma rischia solo di “bruciarsi” perché non è pronto per la Serie A.
Ci sarebbe da aprire una lunga parentesi sulle dichiarazioni (mai smentite) di Nicchi: è tutto da capire in quale modo il presidente dell’AIA potesse immaginare un traguardo così importante per l’arbitro sardo due anni prima, prima ancora che venisse promosso in Serie B. Curioso che il 21 marzo 2017 (quasi quattro mesi prima della fine di stagione) un presidente nazionale abbia di fatto annunciato una promozione, con il campionato ancora in corso e, soprattutto, con altri ottanta arbitri in corsa per un posto in B.
Evito di aprire questa pagina.
Peraltro stiamo parlando di Nicchi, non esattamente l’icona della coerenza, come dimostra questa dichiarazione del 5 febbraio 2014:

Pensate solo a quello che dice oggi del VAR…

Torniamo alla CAN A.
La decisione di dividere la categoria è ancora un mistero oggi, a dieci anni di distanza.
Era un sistema che funzionava perfettamente: gli arbitri di punta dirigevano quasi sempre in A con qualche apparizione in B in occasione di big match o per rientrare dopo partite negative nella massima categoria, gli arbitri giovani potevano affacciarsi con calma in A senza dover affrettare la crescita (io stesso venni scelto due volte in A nel primo anno, per poi salire a sette nel secondo), gli arbitri più in difficoltà potevano salire gradualmente le gerarchie in B per cercare di convincere il designatore a sceglierlo per un esordio od una presenza in Serie A.

La divisione della CAN in A e B ha portato a questi benefici:
– nessuno

La divisione della CAN in A e B ha portato a questi problemi:
– un arbitro della CAN A, dopo una gara negativa, può rientrare solo in Serie A, senza poter riacquistare fiducia in campi meno esposti mediaticamente;
– gli arbitri CAN B hanno una ventina di finestre ogni anno per affacciarsi in Serie A. Gli arbitri della CAN B sono 27…
– i soli due posti a disposizione dei CAN B per il passaggio in CAN A vengono riservati ad arbitri di età non verdissima, proprio per evitare che possano eccessivamente subire il cambio di categoria. E perché non ci sono giovani in grado di essere convincenti per un passo così importante (e Giua sarebbe un rischio per tal motivo: bravo, sì, ma molto acerbo)…
– arbitri di grandi qualità (a volte straordinarie qualità) non hanno potuto compiere il passaggio alla categoria superiore. Alcuni sono “marciti” in B per anni prima di essere dismessi per limiti di permanenza (Pinzani, Baracani, Ciampi, Velotto), altri stanno “marcendo” in B (Nasca, per esempio, arbitro di grandissimo talento, superiore ad almeno mezzo organico di A).

Oltre a ciò l’organico della CAN B è talmente vasto che oggi un direttore di gara della cadetteria esce in media una volta ogni tre settimane (27 arbitri per 9 partite di Serie B).
Torniamo al primo articolo (peraltro presente ancor oggi sul sito ufficiale della FIGC).
Nicchi, in quell’occasione disse: “La riduzione dell’organico parte da un progetto ben preciso: con 37 arbitri significa che avremo più spazio per utilizzarli: l’arbitro è come il giocatore, più dirige e meglio si esprime“.
Giuro, lo disse Nicchi il 1 luglio 2009:

Oggi, tra Serie A e Serie B, ci sono 48 (quarantotto) arbitri per 19 partite. Nel 2009/2010 le gare settimanali erano 21 e gli arbitri 37.
Insomma, Nicchi diceva che gli arbitri devono scendere in campo più spesso, si è arrivati ad avere un numero spropositato di arbitri soprattutto in B con alcuni che vedono il campo una volta al mese. Come si faccia a crescere arbitrando 15 volte sì e no in tutta la stagione, me lo devono spiegare…

Le prospettive

Non sono affatto rosee.
Quest’anno usciranno Banti e Mazzoleni.
Potranno piacere o meno ma bisogna essere bacati per pensare che si tratti di arbitri scadenti. Porteranno via dalla CAN A qualcosa come 500 partite della massima categoria. Non sappiamo se ci sarà un terzo avvicendamento ma cambierà poco.
Lo scorso anno hanno salutato Tagliavento con Damato: altre 400 gare di A, con l’umbro addirittura dimissionario dall’AIA per approdare alla Ternana, non avendo Nicchi potuto offrirgli nulla di tecnicamente accettabile.
L’anno prossimo saluteranno Rocchi (che avrà una deroga) e Calvarese (per limiti di permanenza).
Insomma, non ci saranno avvicendamenti per motivi tecnici: praticamente non esiste concorrenza, tutti si salvano e tutti finiscono alla scadenza ipotetica dell’attività. Tutto senza alcun senso logico.
Ciò ha portato ad una scelta paradossale: l’anno scorso Doveri è stato promosso internazionale in deroga, cioè oltre il limite previsto dalle norme UEFA/FIFA, perché non c’era nessuno tra i giovani che potesse ambire a ricoprire quel ruolo. Inoltre venne scelto Doveri per evitare di perderlo per limiti di permanenza: se non avesse ottenuto il ruolo di internazionale (per il quale i limiti di permanenza vengono eliminati e sostituiti col limite di età) avrebbe dovuto essere dismesso quest’anno, essendo transitato alla CAN A nel 2011 (otto stagioni è il limite di permanenza).

Ancor peggio quanto accaduto in questa stagione: l’AIA aveva a disposizione due posti da internazionale e la scelta era limitata a tre arbitri.
In sostanza, esclusi Pairetto reduce da stagioni opache, Abisso, Chiffi, La Penna, Pasqua e Manganiello (tutti promossi da meno di due anni) rimanevano tre arbitri per due posti: Maresca, Mariani, Fabbri.
Buoni arbitri, per carità, e con buone potenzialità ma nessuno che abbia assaggiato anche solo lontanamente un incontro di vertice in Serie A. Oggi, dopo tre mesi, Rizzoli sta riflettendo su come utilizzare Maresca (provato in Roma-Milan con esito non propriamente brillante), Fabbri (sappiamo tutto) e Mariani che, al momento, fatica a trovare spazio anche per partite di seconda fascia.
Insomma, “ieri” perdevano il treno da internazionale Christian Brighi (arbitro eccezionale) ed Emidio Morganti (lui sì un autentico fenomeno), Andrea Gervasoni (talento sconfinato ma poca continuità) e Danilo Giannoccaro (emerso troppo tardi), oggi Rizzoli è costretto a scegliere facendo delle autentiche scommesse.

Rizzoli

Lo cito alla fine ed in modo totalmente slegato dalle cause che hanno provocato questo disastro.
Rizzoli sta compiendo degli autentici salti mortali, con un organico ridotto all’osso alla voce “qualità” e limitato anche da tante preclusioni (Orsato per Napoli ed Inter, i laziali per Roma e Lazio, Rocchi per la Fiorentina, i campani per il Napoli ecc.) e con pochissimi elementi selezionabili per i big match.
Ha dimostrato enormi qualità umane riuscendo a rilanciare arbitri che sembravano persi come Guida (straordinario in questa stagione) o irrimediabilmente seduti sugli allori come Mazzoleni (che ha smesso di amministrare proprio dopo l’arrivo di Rizzoli).

Nicola non ha colpe.
Anzi, ha tanti meriti.
Ha combinato un po’ di casino con il VAR e con le linee interpretative imposte ai suoi arbitri.
E’ giusto riconoscere i meriti ma è doveroso anche evidenziare gli errori: per i primi cinque mesi abbondanti di questo campionato non si è capito niente del VAR e del suo utilizzo, tra review per contatti di mano inspiegabili e mancate review per falli giganteschi non rilevati. Ultimamente si è tornati ad un utilizzo più coerente, con una frequenza accettabilissima e su episodi che non si limitano ai tocchi di mano.
Poi ci sono gli errori degli arbitri ma fan parte del gioco.

Il futuro?
Spero che almeno Rizzoli non decida di farsi da parte.
All’AIA manca solo di perdere Nicola…

12 commenti
  1. Tommaso Stefanini
    Tommaso Stefanini dice:

    Ciao Luca! Ti volevo fare una domanda più tecnica che inerente alla discussione. Secondo te che che cosa è la sezione per un arbitro?

  2. riccardo
    riccardo dice:

    Buongiorno Luca,
    non menziona mai Irrati tra coloro che potrebbero ambire alla categoria Elite. Perchè? oltre ad essere il migliore al mondo sul VAR (non lo dico io, lo dicono i fatti) è sicuramente ottimo anche sul campo: autorevole, si muove poco ma con grande efficacia, ha il senso del giuoco (come era scritto sul vecchio regolamento). Ha avuto, sicuramente, limiti fisici negli ultimi anni.
    Lasciarlo però a “marcire” (termine azzeccatissimo, bravo) sarebbe un peccato.

    • Luca Marelli
      Luca Marelli dice:

      Oddio, non lo cito perché ha già 40 anni e vedo complesso un suo passaggio ad Elite.
      E, secondo me, non gli conviene nemmeno: come VAR si è già imposto, difficile che possa anche solo sfiorare i medesimi risultati internazionali come arbitro centrale.
      Certamente in Italia, per le prossime cinque stagioni, sarà un punto fermo di Rizzoli o di chi ci sarà al suo posto.

    • Amerino
      Amerino dice:

      Relativamente alle qualità di IRRATI, consiglio vivamente Riccardo di rivedere Torino-Cagliari di oggi. Incoerenza e illogicità portate a conseguenze inimmaginabili. Semplicemente DISASTROSO!

    • Luca Marelli
      Luca Marelli dice:

      Giudicare un arbitro da una singola gara è quanto di più sbagliato si possa fare.
      Purtroppo è veramente difficile far capire questo semplicissimo, banalissimo, lapalissiano concetto…

  3. Rocco
    Rocco dice:

    Buongiorno Luca, uno dei motivi per cui leggo volentieri il Suo blog è il fatto di poter trovare articoli come questo. E’ di grande sollievo sapere che c’è qualcuno come Lei che prende l’impegno di far conoscere il mondo arbitrale in tutte le sue sfaccettature! Purtroppo di arbitri si parla (quasi) sempre e solo a proposito di episodi controversi, prova ne è anche il fatto che i Suoi articoli sugli episodi domenicali ricevano più commenti di interessanti contributi come questo.
    Dopo questo doveroso incipit, passo alla domanda. A più riprese Lei ha condannato la divisione tra CAN A/B, ragion per cui ho anche motivo di ritenere che Lei sarebbe per il suo ripristino per cercare di “salvare” la situazione reltiva alla mediocre qualità dei nostri fischietti. Cosa ne pensa invece dei sistemi arbitrali stranieri? Ce ne è uno che pensa possa fare al caso nostro?
    Buona domenica.

    • Luca Marelli
      Luca Marelli dice:

      No, la storia arbitrale ci insegna che il nostro sistema ha funzionato egregiamente per decenni, offrendo decine di arbitri di eccellenza assoluta. Si decise, per chissà quali motivi, di sfasciare un sistema di crescita che ha dato enormi risultati con una divisione che non ha portato alcun beneficio ma solo danni per la categoria.
      L’unica soluzione sensata è tornare indietro, ricostituire la CAN A/B e, in tal modo, consentire ai giovani di esprimersi al meglio e lasciando ai “big” di poter riprendere dalla B in caso di “inciampi” nella massima serie.

    • Riccardo
      Riccardo dice:

      Come è possibile che abbiano smantellato un sistema così longevo senza fornire delle spiegazioni? Possibile che nessuno (tra i dirigenti di alto livello) si sia opposto?

    • Luca Marelli
      Luca Marelli dice:

      Nicchi si oppose in un primo momento per poi cambiare repentinamente idea.
      In tutta franchezza non so esattamente cosa sia accaduto ma rimane il fatto che bisogna tornare indietro. Ed anche in fretta…

  4. Dimitri
    Dimitri dice:

    Gentile Luca,
    Potrei sapere la tua valutazione di quest’episodio?
    In pratica Delph calcia il pallone e poi impatta in maniera molto ruvida su Harry Kane…
    A quanto pare, viste le circostanze, l’intervento di Delph non è punibile in alcun modo (infatti neanche il VAR è intervenuto).
    Tu sei d’accordo? Qual è la tua opinione sulla dinamica?
    Ecco il link qualora non l’avessi già visto…
    https://www.youtube.com/watch?v=phFgeJ82P5I&t=0m6s
    Grazie infinite,
    Dimitri

    • Luca Marelli
      Luca Marelli dice:

      Episodio particolare perché, in questa circostanza, non c’è nemmeno fallo: è un contatto totalmente casuale perché è Kane che mette il proprio piede sotto quello dell’avversario che non fa assolutamente nulla per impattare l’attaccante del Tottenham.

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