Oltre i Mondiali, con Ronaldo ed Elliott una giornata da ricordare per i tifosi di Juventus e Milan

Un qualunque martedì 10 luglio è diventato il 10 luglio, giornata campale per Juventus e Milan.
L’aspetto curioso è che sia quasi passata sotto silenzio la prima semifinale del Mondiale di Russia tra Francia e Belgio, dalla quale comincio.

Francia – Belgio 1-0, arbitro Cunha (Uruguay)

Gara senza alcun episodio di particolare interesse, né moviolistico né da VAR. Per fortuna di Cunha, arbitro scelto nell’assoluta sorpresa dopo aver arbitrato benino nei gironi eliminatori due gare di medio livello come Francia-Australia ed Iran-Spagna.

Cunha

Lo scorso anno in Corea del Sud, nei Mondiali Under 20, non mi era dispiaciuto. In Francia-Australia è stato aiutato dal VAR per evitare un clamoroso errore per un gigantesco calcio di rigore su Griezmann non visto, nonostante la dinamica ed il campo aperto non lasciassero alcun dubbio nemmeno in presa diretta.
Paradossale che Gassama, altro arbitro atteso in questo Mondiale, sia stato fermato dopo una sola gara per non aver fischiato un calcio di rigore in Perù-Danimarca, peraltro un po’ più complesso da individuare. Gassama arbitrò bene quella gara in generale, un po’ come Cunha la sua. Nella seconda gara, di pari livello (se non leggermente inferiore, stante l’ipotetico differenziale di valore tra Iran e Spagna), ha convinto maggiormente, tanto da poter ipotizzare un suo utilizzo negli ottavi di finale: trovate qui la sua “pagella” dopo la prima fase.
Nessuno poteva aspettarsi che venisse riproposto addirittura in una semifinale del calibro di Francia-Belgio, gara di tutt’altro livello rispetto alle prime due anonime esibizioni. Chiaro che nessuno se lo attendesse, soprattutto considerando le prove di almeno altri due sudamericani, nettamente superiori sia per curriculum che per prestazioni nella manifestazione iridata: Pitana e Ricci.
Considerando che perlomeno uno tra Pitana e Ricci rimarrà fuori dall’ultima designazione (la finale per terzo e quarto posto non conta assolutamente nulla), dobbiamo pensare che Cunha sia superiore ai citati? Non scherziamo: tra Cunha e Ricci c’è un abisso, tra Cunha e Pitana c’è più o meno la distanza tra la Terra e Marte.
Tradotto: qualcosa non quadra…

Ieri sera Cunha è uscito benino a livello mediatico grazie alla fortunata coincidenza che non ci sono stati episodi di particolare rilievo.
Se dal punto di vista mediatico la prestazione dell’uruguagio può anche passare agli archivi in forma pressoché anonima, ciò non può essere dal punto di vista arbitrale.
Mi fanno sorridere taluni personaggi caratteristici che giustificano la prestazione sulla base della provenienza geografica dell’arbitro (“il modello arbitrale europeo è solo uno dei modelli arbitrali”: frase senza alcun senso), peraltro citando il “fallo tattico” che, ormai da due anni, è sparito dal regolamento, essendo convogliato nel concetto di SPA. Gente che pretende di insegnare agli altri come si debba arbitrare…

Il primo tempo è scorso via senza grandi problemi, grazie anche alla grande correttezza dei calciatori. Due ammonizioni mancate: ricordiamo che le ammonizioni mancate non sono ammonizioni risparmiate ma errori. In particolare è ingiustificabile che non siano stati ammoniti per SPA Vertonghen (fallo su Mbappè) e Dembele (fallo su Pogba). Nel secondo tempo la gara è fisiologicamente cresciuta di livello, gli scontri si sono accentuati e Cunha ha rischiato in più circostanze di perdere completamente di mano l’incontro: fischi invertiti da una parte e dall’altra, alcuni falli nemmeno individuati (incredibile una pedata subita da Hazard al limite dell’area e rimasta impunita), altre ammonizioni risparmiate per chissà quali motivi (Witsel e Fellaini). Oltre a ciò uno spostamento che avrebbe creato grossi problemi di digestione ad un qualsiasi osservatore in eccellenza: sempre centrale, spesso di intralcio all’azione (ha rischiato un paio di volte di essere centrato da tiri dal limite dell’area), non ha quasi mai intuito lo sviluppo del gioco, mai visto anticipare l’azione ma sempre e solo partire all’inseguimento del pallone.
Insomma: tatticamente un disastro.
Passi per un giornalista, tenuto a giudicare troppi protagonisti per accorgersi di difetti così evidenti ma un “tecnico” dell’attività arbitrale non può scrivere o anche solo pensare che la prestazione sia stata positiva perché “parco nei fischi e nell’uso dei cartellini” (giuro, qualcuno lo ha scritto!).
La verità è che questa designazione appariva senza alcun senso prima ed appare senza alcun senso a posteriori: siamo in un campionato del Mondo, non ci si attendono direzioni “accettabili” ma, al limite, prestazioni inficiate da un errore (che può capitare a chiunque, ci mancherebbe). Il problema, in questo caso, è che abbiamo visto una prestazione arbitrale di medio livello da parte di un arbitro che, in Italia, farebbe una gran fatica a trovare un posto in Serie B. La sua fortuna (e di chi ha operato questa scelta inspiegabile) è che non sia accaduto nulla di clamoroso e, soprattutto, che il paracadute VAR avrebbe potuto ovviare ad una scelta che non aveva e non ha nulla di meritocratico. Non è certo un caso che, come VAR, sia stato scelto il migliore, Irrati, alla 13esima presenza in sala VOR.

I tifosi del Milan

Diciamolo chiaramente: finalmente è finita questa commedia dell’assurdo in salsa cinese. Questo tal Yonghong Li, spuntato dal nulla assieme alle sue inesistenti cave di chissà cosa, rimarrà nella storia del Milan come il primo presidente ad aver buttato nei servizi igienici 400 e rotti milioni di euro, tutti persi dopo aver rifiutato 500 milioni di euro da un acquirente italo-americano. Una storia talmente senza senso che anche l’UEFA, non esattamente un luogo popolato da ominidi con l’anello al naso, ha deciso di estromettere il Milan dalla prossima Europa League. Scelta non certo banale, considerando che il Milan delle 7 Champions’ esercita un appeal non indifferente sulla seconda competizione europea. La sentenza della UEFA non è uno schiaffo ai tifosi, non è una mancanza di rispetto per milioni di supporters rossoneri: è la certificazione ai massimi livelli che questa operazione aveva troppi punti oscuri, soprattutto sulle reali capacità di questo tal mister Li.
Molti non si sono accorti che la sentenza della UEFA ha sancito che non dev’essere il massimo organismo europeo a dover rispettare la società ma la società a rispettare i tifosi offrendo un progetto non fondato sulle favole ma sulla concretezza. Un solo dato: tra maggio 2017 e novembre 2017 (6 mesi) le previsioni di incasso dagli sponsor cinesi sono passate da 229 milioni circa di maggio ai 42 milioni di novembre. In soli 6 mesi il business plan differiva per 187 milioni di euro alla sola voce “China”, con un decremento del 75% circa: come poteva fidarsi la UEFA di una società che presenta dati del genere?
E’ totalmente falso che la scelta della UEFA si sia basata sui bilanci dal 2014 al 2017: è solo una parte dei 108 punti (sì, CENTOOTTO!) affrontati dalle motivazioni che hanno ricostruito passo per passo tutta la vicenda degli agreement tentati dal Milan.
Come sempre c’è un solo modo per accertarsi di quanto stia realmente accadendo: informarsi, leggere, nel caso attendere la pubblicazione delle motivazioni che hanno restituito un quadro ben più drammatico rispetto a quello intuito dai titoli veicolati da un dispositivo che, per sua stessa funzione, non è certo esaustivo come una motivazione completa.

Detto ciò, la giornata di ieri è stata fondamentale per il Milan ma, soprattutto, per i suoi milioni di tifosi: il fondo Elliot ha escusso il pegno non avendo ricevuto il rimborso dei 32 milioni di euro il cui termine scadeva proprio ieri. La proprietà è, pertanto, passato al fondo gestito da Paul Singer, 74enne americano che potrà, nelle prossime ore, indicare dettagliatamente come agire sulla società e nella società.

Singer

Certamente un passo in avanti, il migliore ipotizzabile dopo aver dovuto constatare la spesa di 250 milioni un po’ a caso per rafforzare una squadra che, dal sesto posto del 2016/2017 si è ritrovata, nel 2017/2018… al sesto posto. Di nuovo. Un fallimento tecnico che si è concretizzato passando dall’esonero di un allenatore che aveva appena rinnovato il contratto per tre anni e finito con una dichiarazione surreale del direttore sportivo sul mercato incentrato su caviale e panino alla mortazza: francamente avvilente per un club con una tal storia e di cui tutto il calcio italiano ha bisogno come l’aria.

Se fino ad ieri il futuro sembrava meno chiaro di una strada non illuminata a mezzanotte e col cielo nuvoloso, oggi la situazione appare perlomeno più leggera dal punto di vista finanziario, con la certezza che non si dovrà più raccattare da chissà dove qualche milione all’ultimo momento ma, al limite, attingere dalla cassa del fondo Elliott che, dalle ultime stime, ha nel proprio portafoglio di 34 miliardi di patrimonio gestito, tal da consentire una certa libertà di azione, sia economica che finanziaria. Il primo provvedimento (iniezione di 50 milioni in contanti) lascia ben sperare e non escludo affatto che, con un management serio, riconoscibile, stanziale in un paese come gli Stati Uniti, anche il TAS possa riconsiderare l’esclusione dall’Europa League, manifestazione fondamentale per poter contare su un minimo di budget in più per migliorare una squadra che necessità di essere quantomeno ritoccata (soprattutto in attacco).

Ronaldo alla Juventus

Non nascondiamocelo: ben pochi credevano alla trattativa, sembrava una delle tante boutade estive per riempire le decine di pagine che quotidianamente vengono pubblicate sui giornali sportivi.
Tra quei tanti che non ci credevano c’ero anche io, inutile negarlo: troppe volte, in passato, abbiamo letto di improbabili trattative per portare in Italia Messi, Cavani, Verratti, Ibrahimovic e chi più ne ha, più ne metta.
Qualcosa sta cambiando: prima di addentrarsi nella riflessione (assolutamente personale, sia chiaro) su Ronaldo, dobbiamo registrare il ritorno (per nulla banale) di Ancelotti in Italia e l’approdo di Pastore alla Roma (dopo anni di presunte trattative con l’Inter). Sembra poco ma sono piccoli segnali che vanno registrati, dopo quasi un decennio in cui abbiamo visto solo partire grandi (o presunti tali) campioni verso l’estero. Forse accadrà di nuovo, non è da escludere, ma pare che un minimo di fascino per il campionato italiano stia tornando.

Ronaldo è un capolavoro di tutti: di Mendes, della Juventus, del Real Madrid, di Cristiano Ronaldo stesso.

Jorge Mendes.

Jorge Mendes

Ha continuato ad incassare milioni di euro a palate anche in paio di annate prive di grandi trasferimenti. Qualche rinnovo, qualche movimento minore, nulla di eclatante.
Oltre a ciò lo schiaffo morale ricevuto dal suo nemico mai dichiarato ma giurato nei fatti: Mino Raiola.
Raiola che, nel 2016, gli soffiò il premio come miglior agente dell’anno ai Globe Soccer Award. Premio che Mendes aveva vinto fin dalla prima edizione e per sei anni di fila dal 2010 al 2015. L’ha perso per un anno nel 2016 ma l’ha riconquistato (senza apparenti motivi) nel 2017. Quello smacco, però, non gli è mai andato giù. L’operazione Ronaldo vale come grimaldello per tornare ad essere il numero 1 agli occhi di tutti: spostare “il migliore” dal Real Madrid non è solo un’operazione di enorme impatto ma anche una fonte di guadagno gigantesca per l’agente. Perché è vero che il cartellino di Ronaldo è costato 112 milioni ma è anche vero che la “provvigione” di Mendes la conosceremo solo l’anno prossimo, al momento della lettura del bilancio depositato dalla Juventus (a cui è obbligata trattandosi di società quotata in borsa). Difficile che tale somma sia inferiore ad una ventina di milioni mal contati…
Splendido, in merito, l’articolo pubblicato dal sito Lettera43, che trovate a questo link.

La Juventus

Non sono dei pazzi: sanno benissimo che Cristiano Ronaldo non è un’assicurazione per vincere la Champions’, così come i dirigenti sono perfettamente consci del fatto che un singolo giocatore non può spostare completamente gli equilibri. Il Real Madrid non era solo Ronaldo ma anche Marcelo, Sergio Ramos, Modric, Casemiro, Kroos ed altri 10 fuoriclasse che in Italia non possiamo far altro che sognare (per il momento, almeno).
Il campionato? Non cambia un granché: la Juventus era nettamente favorita per la conquista dell’ottavo titolo consecutivo prima di Ronaldo, è nettamente la favorita dopo l’acquisto più oneroso della sua storia.
La Champions’? Certamente accorcia nel breve periodo lo scarto con le altre concorrenti ma non c’è alcuna sicurezza che ciò possa bastare. Pensiamo al PSG: può vantare in rosa uno dei migliori difensori del pianeta (Thiago Silva, come confermato anche dal recente mondiale), alcuni straordinari centrocampisti (Rabiot, Draxler, Di Maria), un attacco atomico. Ha speso 400 milioni per Neymar e Mbappè eppure ha preso bastonate dal Real Madrid: una buona gara al Bernabeu, un dominio madridista al Parco dei Principi.
La Juventus è più forte con Ronaldo? Beh, solo uno sciocco potrebbe pensare il contrario.
E’ vero, ha 33 anni ma la vita degli sportivi non è più quella di 10 anni fa. Certo non dobbiamo far l’errore di esasperare il concetto contrario: affermare che l’età biologica sia di 25 anni è un’autentica cretinata, soprattutto di chi non ricorda cosa fosse Ronaldo 8 anni fa, alla sua seconda stagione al Real Madrid. Oggi Ronaldo è ancora un fuoriclasse ma siamo su un altro livello rispetto al 2010.
Non mi dilungo sui discorsi del merchandising, sul ritorno economico (e non solo per la Juventus), su tanti altri concetti  affrontati mille volte: rischierei solo di cadere nel banale.
Non mi soffermo su concetti latamente ridicoli come “rosicate” dei tifosi altrui od altre stupidate del genere: non mi sono mai interessate.

Credo solo che Ronaldo abbia scelto la Juventus per un paio di motivi (vedi più avanti) ma che sia stato di fondamentale importanza l’applauso dello Stadium in occasione della sua (meravigliosa) rovesciata nella vittoria del suo Real per 3-0: in quella circostanza l’attaccante portoghese apparve davvero commosso per  il riconoscimento, ancor più prezioso perché inatteso.

Real Madrid

Florentino Pere

Così come la Juventus ha compiuto un capolavoro (per immagine della società, per merchandising, per il livello tecnico immediato della squadra), anche il Real Madrid non ha certo portato a termine un’operazione banale. Anzi, per dirla tutta, Florentino Perez ha dimostrato ancora una volta di essere il presidente perfetto.
Nel 2009 il Real Madrid acquistò il giocatore dal Manchester United per la cifra (allora) record di 94 milioni di euro. Aveva 24 anni.
Dal 2009 al 2018 una storia di oltre 400 reti, rendimento che ha ampiamente ripagato l’investimento. Ovviamente quei 94 milioni non sono stati l’unica spesa: il contratto di Ronaldo è cresciuto esponenzialmente, fino a toccare i 21 milioni di euro netti col rinnovo sottoscritto nell’inverno del 2016.
Oggi il Real Madrid ha rivenduto Ronaldo 33enne a 112 milioni. Tutto denaro che verrà registrato a bilancio come plusvalenza. Esiste un giocatore che valga 112 milioni di euro a 33 anni?
Ovviamente, se parliamo di un giocatore qualsiasi, la risposta è no.
Ma Ronaldo non è solo un giocatore: è un’azienda che fattura per sé e per altri quantità di denaro inimmaginabili e la cui potenzialità commerciale in Italia è tutta da scoprire.
Il Real Madrid, di colpo, ha liberato per il suo mercato altri 150 milioni (mal contati anche in questo caso) tra stipendio del calciatore e vendita in plusvalenza del cartellino. Se dovesse arrivare ad acquistare Harry Kane, tra 17 giorni 25enne attaccante inglese, siamo sicuri che ANCHE il Real Madrid (e per motivi diversi) non abbia fatto un affare?
Altro aspetto non banale: Ronaldo ha dovuto scrivere una lettera ammettendo di aver chiesto lui stesso la cessione. In tal modo Florentino Perez ne è uscito da signore: non ha voluto cedere il calciatore ed ha compreso umanamente il ragazzo. Probabilmente non è vera né l’una né l’altra affermazione ma siamo nel mondo dei social, “bellezza”…

Cristiano Ronaldo

I motivi del suo desiderio di trasferirsi alla Juventus credo non li sapremo mai. Perlomeno non quelli reali.
Ci saranno parecchi avventori del bar che abbozzeranno le tesi più assurde: lascio a loro l’onore.
Probabilmente Ronaldo era alla ricerca di una nuova avventura dopo aver vinto tutto e più volte. Non è argomento marginale nemmeno il clamoroso ingaggio strappato alla Juventus (31 milioni di euro netti all’anno, secondo per ora solo al contratto mostruoso [e senza alcun senso] di Messi al Barcellona).
Avrebbe potuto scegliere qualche altra strada?
Difficile dirlo ma credo che lunedì, nel corso della conferenza stampa, il riferimento a quell’applauso non mancherà.

Ultimo argomento.
Il campionato italiano.
Ne trarrà giovamento?
A livello assoluto no, perlomeno nell’immediato. Ci saranno alcune conseguenze come, per esempio, un aumento degli abbonati su Sky ed un tentativo disperato di Mediaset di acquisire qualche gara della serie A. Probabilmente aumenteranno anche i giocatori che vorranno venire in Italia, attratti proprio dalla scelta del portoghese.
Nel lungo periodo un vantaggio ci sarà, nel breve no, considerando che i diritti tv (sia interni che esteri) sono stati venduti fino al 2021. E, nel 2021, non sono disposto a scommettere che Ronaldo sarà ancora in Italia, per tanti motivi…

22 commenti
    • LUCA MARELLI
      LUCA MARELLI dice:

      La scelta di Faghani per una gara che non conta assolutamente nulla è incredibile. Se poi pensiamo a tal Cunha in semifinale, non c’è una scelta che abbia senso…

  1. Federico
    Federico dice:

    Luca, le designazioni per le finali dicono:
    Finale a Pitana, quarto uomo Kuipers
    Finale terzo posto a Faghani, quarto uomo Diedhiou.
    Cosa ne pensi?

  2. Federico
    Federico dice:

    Buonasera dott. Marelli, le ultime due designazioni (arbitro – IV uomo)
    Finale: Pitana – Kuipers
    Finalina: Faghani – Diedhiou
    ***
    La mia domanda è questa: c’è qualcosa nell’ultima prestazione di Faghani che non ha convinto la commissione?

  3. GIORGIO GILIOLI
    GIORGIO GILIOLI dice:

    Buona sera, prima di tutto vorrei ringraziarla per gli approfondimenti che ci ha regalato durante questo mondiale, successivamente le espongo una considerazione personale sulla questione Rocchi. Il nostro in questa Coppa del Mondo ha dimostrato tutto il suo valore, con tre direzioni eccelse. A mio avviso l’unica cosa che gli è mancata è stato il palmares personale, ma questo non è certo colpa sua. Ci sarebbe da domandarsi perché si sia arrivati a questa situazione ingiusta, paradossale e che penalizza tutto il movimento arbitrale italiano. Quedto tira in ballo molti fattori, AIA in primis.
    In relazione alla designazione di Pitana, la ritengo più che meritata. Un grandissimo arbitro “vecchia maniera”. In bocca al lupo a lui per la finale.

  4. Alberto
    Alberto dice:

    La regola specifica che le due squadre devono avere egual numero di giocatori quindi, a mio parere, nello spirito della regola, la Croazia avrebbe dovuto esentare un rigorista

  5. Luigi
    Luigi dice:

    Luca, scriverai qualcosa sull’arbitraggio di ieri di Cakir? La domanda sui possibili arbitri delle due finali me la risparmio dopo le oscene designazioni, per ciò che avevano fatto, delle due semifinali.
    Analisi sempre bellissimi Complimenti.

  6. Giorgio
    Giorgio dice:

    Buonasera sig. Marelli, le vorrei porre una domanda che mi è sorta stasera durante la semifinale dei mondiali…durante i tempi supplementari, il giocatore inglese trippier si infortuna e, avendo esaurito i cambi l Inghilterra, ha abbandonato il campo sedendosi in panchina… Se la partita fosse andata ai rigori, e si fosse andati a oltranza, trippier avrebbe dovuto tirare il rigore obbligatoriamente prima di iniziare il “secondo giro” oppure no? Le chiedo questo perché se non l avesse dovuto tirare obbligatoriamente allora i 2-3 peggiori tiratori di ogni squadra potrebbe fingere degli infortuni negli ultimi secondi di gioco così da far tirare i rigori ai soli specialisti..

    • LUCA MARELLI
      LUCA MARELLI dice:

      Non si può per chi non è parte dei contatti.
      Scelta resasi necessaria per impedire a diversamente intelligenti di infestare di commenti idioti la mia bacheca.

      Purtroppo…

  7. Francesco Basini
    Francesco Basini dice:

    La designazione di Cunha in semifinale fa male, è uno schiaffo alla meritocrazia e un pugno in faccia al lavoro di tanti ragazzi (Rocchi, Kuipers, Pitana, Ricci, Skomina) che hanno dimostrato tutto il loro valore sul campo. La finale sarà giustamente di Fahgani e a Rocchi rimarranno tre prestazioni memorabili nelle partite più difficili del mondiale, ma si sarà fermato agli ottavi….Grazie di tutto

  8. Riccardo
    Riccardo dice:

    Ciao Luca. Parlando dei diritti televisivi già venduti: non credi che l’arrivo di Ronaldo possa portare a ridiscutere i contratti, visto che si parla del trasferimento di un vero e proprio marchio mondiale?
    E sulle designazioni: Cakir in semifinale? Chi sono ora i favoriti per le due finali (sperando che almeno una sia assegnata al nostro grande rappresentante Rocchi)?

    • LUCA MARELLI
      LUCA MARELLI dice:

      Per ridiscutere un contratto deve essere l’accordo dei contraenti: Sky si ritrova un deposito aureo ben superiore al valore pagato, non ridiscuteranno mai il contratto.
      E fanno bene…

      Sulle finali inutile esprimersi, le designazioni delle semifinali non hanno alcun senso perciò possono scegliere chiunque.

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