Mondiali 2018, la seconda parte delle pagelle agli arbitri: Europa e SudAmerica

La seconda parte delle “pagelle” riguarda gli arbitri più impegnati nel Mondiale: europei e sudamericani. Non stupisca che siano i più numerosi sia come elementi a disposizione che come gare dirette: il calcio, almeno per il momento, è uno sport che si esprime ai massimi livelli in questi due continenti. Per il momento e da sempre, per la verità: non è certo una casualità che le vincitrici dei Mondiali siano sempre state espressione dell’Europa o del SudAmerica. Ciò comporta anche un numero maggiore di arbitri di livello sebbene, negli ultimi anni, il vecchio continente viva un periodo di scarsa capacità di proporre direttori di gara di valore assoluto.

Sud America (CONMEBOL)

Enrique Caceres (Paraguay)

Al primo ed ultimo Mondiale, era accompagnato da una certa attesa, dopo essere arrivato a dirigere la semifinale della Copa America del 2016 tra Stati Uniti ed Argentina.
Esordio piuttosto morbido, con una direzione senza particolari criticità in Russia-Egitto.
La seconda designazione, molto più importante ai fini della qualificazione, lo ha visto scendere in campo per la gara tra Iran e Portogallo che, alla fine, rappresenterà la conclusione della sua avventura in Russia. Per usare una definizione il più possibile oggettiva, possiamo definire la serata come disastrosa. Due rigori assegnati con il VAR (il primo incredibilmente non visto in presa diretta, il secondo più complesso), una gestione disciplinare ai limiti dell’incomprensibilità, più volte vicino a perderne completamente il controllo. Per sua fortuna lo ha aiutato (e parecchio) Irrati al VAR che, di fatto, ha diretto al posto del paraguayano, apparso non sufficientemente preparato per una sfida di questo livello.

Valutazione: benché atteso con una certa curiosità, non ha sfigurato nel primo impegno ma è naufragato del tutto nel successivo incontro di qualificazione. Molto discutibile anche la mancata espulsione di Ronaldo in occasione di un episodio che, ancora una volta, gli era totalmente sfuggito dal campo.  Rivederlo in campo sarebbe una sorpresa enorme.

Andres Cunha (Uruguay)

Mi era piaciuto in occasione dei Mondiali Under 20 disputati lo scorso anno in Corea del Sud. Non ha un palmares straordinario come alcuni suoi colleghi sudamericani ma ha mostrato ottime qualità tecniche. Due gare dirette: nella prima non mi ha convinto particolarmente, con un rigore su Griezmann in Francia-Australia che avrebbe dovuto assegnare senza l’aiuto decisivo del VAR. Benissimo, al contrario, nel farsi trovare pronto sul rigore fischiato contro la Francia per fallo di mano di Umtiti.  Molto più convincente nel secondo impegno in Iran-Spagna, gara rivelatasi più complessa di quanto potesse attendersi.

Valutazione: un buon Mondiale ma è difficile che possa essere ancora impegnato. Non lo escludo ma pare essere “indietro” rispetto a tanti (forse troppi) colleghi.

Nestor Pitana (Argentina)

Uno dei più attesi in Russia. Fa parte, fin dalla vigilia, del ristretto gruppo che potrà giocarsi la finale della competizione. Dalla sua parte il criterio non scritto dell’alternanza ma non vanno sottaciuti due condizioni avverse:
– l’ultimo non europeo a dirigere una finale fu Elizondo nel 2006. Arbitro argentino;
– l’Asia presenta due arbitri di livello assoluto e la loro confederazione non ha mai espresso il direttore di gara di una finalissima.
Due gare dirette finora: il match di esordio tra Russia ed Arabia Saudita (invero molto semplice) e Svezia-Messico, direzione eccellente.
Subito riproposto per gli ottavi di finale, è stato scelto per Croazia-Danimarca, incontro che, a mio parere, nasconde molte insidie. Sulla carta sono favoritissimi i croati ma occhio ai danesi che ritengo una nazionale molto sottovalutata.

Valutazione: la caratteristica principale di Pitana è l’enorme personalità che gli permette di nascondere alcuni limiti fisici evidenti. 193 centimetri di altezza non son facili da “portare a spasso” per il campo ed una struttura del genere comporta spesso problemi tendinei: dopo averlo osservato con attenzione in Svezia-Messico, la sensazione è che ad ogni ripartenza senta delle fitte non proprio marginali. Come lo immagino? Nella mia carriera ho avuto 18 tendiniti e tante volte mi son rivisto in gare dirette con dolori non certo piacevoli. L’ottavo di finale è un buon banco di prova, se superato lo rivedremo in una semifinale oppure in finale (anche se, ad oggi, lo vedo molto indietro rispetto a Faghani).

Sandro Ricci (Brasile)

Non può certo definirsi un fuoriclasse del fischietto ma ha una qualità importantissima: una grande intelligenza. Internazionale dal 2011, è alla seconda esperienza mondiale dopo essere arrivato fino agli ottavi di finale in Brasile, dirigendo la sfida tra Germania ed Algeria. In questa edizione potrebbe andare più avanti, fa anch’egli parte del gruppo nel quale verrà “pescato” l’arbitro dell’ultimo atto. A mio parere ha poche speranze ma certamente lo vedremo andare molto avanti. Due, per ora, le gare dirette: Croazia-Nigeria (molto convincente) e Danimarca-Francia (piuttosto semplice e conclusasi con un pareggio praticamente non quotabile).

Valutazione: in tre anni è riuscito nell’impresa di passare da neointernazionale a selezionato per i mondiali in casa sua. In ciò lo ha favorito anche la defezione di alcuni suoi connazionali, eliminati per problemi tecnici e, soprattutto, per non aver superato i test atletici. Parte molto indietro rispetto a Pitana, nonostante il suo personale palmares si sia parecchio arricchito negli ultimi anni (anche una finale di Libertadores tra San Lorenzo e Nacional).

Wilmar Roldan (Colombia)

Internazionale a 28 anni, con i suoi 38 anni è il più giovane degli arbitri presenti dopo Turpin. Lo rivedremo in Qatar: in Russia chiude la sua esperienza dopo due gare e pagherà la pessima prestazione offerta in Inghilterra-Tunisia, durante la quale si è “perso” due rigori giganteschi su Harry Kane (con la complicità, bisogna evidenziarlo, del VAR Ricci, stranamente mai intervenuto per correggere le sviste del collega. Non mi interessano le dietrologie ma credo che Ricci stesso potrebbe aver pagato con designazioni non eccellenti questi episodi). Non me lo aspettavo nuovamente in campo, non ho ben capito la scelta di selezionarlo per Arabia Saudita-Egitto, gara che non contava nulla e che poteva essere una bella soddisfazione per uno dei 7 arbitri convocati e mai utilizzati.

Valutazione: è giovane, potrà “riprovarci” in Qatar ma, in tutta franchezza, non mi ha convinto per nulla al di là degli episodi di Inghilterra-Tunisia. La scuola sudamericana ha offerto di meglio e non intravvedo grandi margini di miglioramento.

Oceania (OFC)

Matt Conger (Nuova Zelanda)

L’ho seguito più per curiosità che per altro: non lo avevo mai visto prima ed era scontato che venisse trovata una gara per un rappresentante dell’Oceania.
Per lui Nigeria-Islanda, gara da dentro o fuori per entrambe. Un buon test nel quale non ha convinto per nulla, corretto anche dal VAR che gli ha consentito di assegnare un (netto) rigore a favore dell’Islanda. E’ un ’78, potrebbe essere selezionato anche per l’edizione del Qatar.

Valutazione: non lo conoscevo ed una gara non è sufficiente per un’idea chiara. Esteticamente non è male, fisicamente ben strutturato, ha qualche difficoltà nel trovare la posizione in campo (il campionato neozelandese non è esattamente di livello eccelso in una nazione che impazzisce per il rugby più che per il calcio) e tecnicamente ha mostrato qualche pecca.

Europa (UEFA)

A differenza delle altre confederazioni, l’Europa è l’unica che abbia schierato tutti i 10 arbitri convocati per il Mondiale. Non una sorpresa: anche il meno quotato possiede un’esperienza infinitamente superiore a gran parte dei colleghi provenienti da Centro America, Asia, Africa ed, in molti casi, anche dal Sud America.

Felix Brych (Germania)

Il primo nome in ordine alfabetico corrisponde a quella che potrebbe essere una grande sorpresa nella rassegna iridata.
Una sorpresa negativa.
Non lo nego: chi mi conosce sa che si tratta di un arbitro che non mi è mai piaciuto, sotto nessun punto di vista. Se, per essere grandi arbitri, fosse sufficiente essere grandi atleti, allora sarebbe facile pescare qualche mezzofondista dotato di uno buono spunto di velocità.
Brych è un discreto direttore di gara ma, a mio parere, molto sopravvalutato, fors’anche facilitato dalla mancanza di concorrenza interna (la scuola tedesca è parecchio calata negli ultimi 10 anni). Una sola gara diretta nella fase a girone ed una prestazione pessima in Serbia-Svizzera, confronto caratterizzato da una miriade di errori sia sotto il profilo disciplinare che puramente tecnico, con la “perla” di un rigore gigantesco negato alla Serbia su Mitrovic, affossato da due difensori svizzeri. Un episodio che avrebbe potuto cambiare completamente l’esito del girone e, oggi, la Serbia potrebbe essere ancora in terra russa e non in vacanza.
Quasi impossibile che possa essere ancora considerato per una qualsiasi gara ad eliminazione diretta: sarei molto sorpreso e, soprattutto, andrebbe a farsi “benedire” il concetto di meritocrazia. Così come per le nazionali, una competizione breve si basa anche sulla condizione del momento: la sfida tra Serbia e Svizzera ha mostrato un arbitro in grave difficoltà.

Valutazione: secondo il mio parere (pertanto, per definizione, opinabile) ha già ottenuto molto più di quanto meritasse. Ha fallito totalmente l’appuntamento russo e sarei sorpresissimo se venisse nuovamente impiegato. Piccole speranze, al limite, per la finalina terzo/quarto posto, sebbene veda favorito il senegalese Diedhiou.

Cuneyt Cakir (Turchia)

Il turco è stato un grandissimo arbitro ma, dal mio punto di vista, è in fase calante da almeno due anni. Il top della condizione lo ha raggiunto tre stagioni orsono, culminata con la finale di Champions’ tra Juventus e Barcellona (non mi interessa l’episodio Pogba, non concerne minimamente l’oggetto di tale approfondimento). Da quel momento l’ho sempre visto in difficoltà, non più naturale e spesso all’inseguimento delle partite.
Dopo un inizio piuttosto morbido (Marocco-Iran, ben diretta), tale sensazione è emersa nitidamente in Argentina-Nigeria. Non solo scarsa attenzione a norme conosciute (impossibile giustificare Mascherano insanguinato e mai invitato ad uscire: a nulla vale l’eccezione che il sangue fosse secco, sappiamo che non si può giocare nemmeno con macchie di sangue sulla divisa che, nel caso, va cambiata) ma anche un episodio molto, molto discutibile. Mi riferisco, naturalmente, al rigore concesso alla Nigeria (a mio parere inesistente) che è passato sotto silenzio solo grazie alla rete di Rojo a cinque minuti dal termine. Se non avesse vinto la gara, in Argentina e non solo si sarebbero scatenate polemiche infinite.

Valutazione: rimane un bell’arbitro ma è lontanissimo parente di quello che ha letteralmente incantato per almeno un lustro tra il 2010 ed il 2015. Non lo vedo in lizza per le semifinali ma, al limite, per un buon quarto di finale.

Sergei Karasev (Russia)

Avvocato di Mosca, avrà la sua vera occasione nel 2022 in Qatar. Scoperto da Rosetti nel corso della sua esperienza a capo degli arbitri russi, è stato preferito ad altri per la sua nazionalità ed era scontato che sarebbe stato utilizzato per una singola gara. Il suo Mondiale è finito, perlomeno da arbitro centrale (molto poche le possibilità di vederlo nella finalina), dirigendo Australia-Perù, più o meno un’amichevole all’ultima giornata. Non ho visto la gara e non posso esprimermi in merito.

Valutazione: è ancora un oggetto misterioso. Mostra qualche buona capacità tecnica ma ha ancora tanta strada da percorrere per entrare nella vera elite arbitrale. Alterna qualche discreta gara a disastri epocali (su tutte: la semifinale di Europa League tra Salisburgo e Marsiglia, durante la quale ha imbroccato il fischio d’inizio ed il fischio finale), è favorito dall’essere relativamente giovane (classe ’79). Potrebbe recitare un ruolo meno marginale nel prossimo Mondiale ma deve compiere passi in avanti. E parecchi…

Bjorn Kuipers (Olanda)

Non è mai stato un arbitro che abbia catturato la mia passione. Ciò non toglie che si tratta di un elemento di spessore e di assoluta affidabilità. Anche per lui due gare nei gironi eliminatori: molto positivo in Egitto-Uruguay, meno in Brasile-Costarica, incontro caratterizzato dal rigore prima assegnato e poi revocato per la simulazione di Neymar (e con una forzatura non da poco del protocollo, sul quale mi sono già espresso in questo articolo qualche giorno fa). Non certo una gran figura ma, come ho sempre affermato, non è un episodio singolo a poter qualificare un’intera gara. Nel complesso anche Brasile-Costarica è stata una buona prestazione.
Trova subito un ottavo di prestigio tra i padroni di casa della Russia (sorprendenti nella prima fase) e la Spagna, nazionale (per ora) indecifrabile.

Valutazione: non tra i miei preferiti ma certamente un elemento di valore. E’ tra gli europei più considerati da Collina (non a caso è il primo arbitro ad aver diretto due finali della medesima Coppa, impegnato in maggio nelle sfida tra Atletico Madrid e Marsiglia), probabile che, in caso di buona direzione di Russia-Spagna, lo si possa rivedere più avanti. Potrebbe essere anche la sorpresa per la finale anche se credo che la commissione non si farà sfuggire l’occasione del primo asiatico della storia.

Szymon Marciniak (Polonia)

Ai suoi esordi ai massimi livelli europei in Champions’ League mi impressionò. L’ultima stagione è stata una sorta di calvario prima tecnico e poi fisico. I primi segnali negativi li abbiamo notati a Wembley nella sfida tra Tottenham e Juventus, durante la quale negò un rigore enorme (e facile da vedere) alla squadra italiana. Poi un infortunio che gli ha impedito di dirigere la semifinale tra Salisburgo e Marsiglia e, infine, l’arrivo in Russia ove è apparso molto cresciuto (anche troppo) a livello muscolare ma totalmente fuori condizione sotto il profilo tecnico. Due gare anche per lui: poco convincente in Argentina-Islanda, pessimo in Germania-Svezia, partita nella quale ha negato un rigore evidentissimo (con ammonizione) di Boateng su Berg, episodio per il quale ha subito l’attacco diretto da parte dell’allenatore scandinavo per molti giorni a seguire.

Valutazione: deve ritrovarsi e, forse, sarà necessario un bel bagno di umiltà per tornare ad essere un arbitro di primissimo livello. Se conosco bene il Collina-pensiero, Marciniak è giunto al capolinea in Russia, quasi impossibile che venga considerato per altri impegni da arbitro centrale.

Mateu Lahoz (Spagna)

Non l’ho mai nascosto e non riesco proprio a cambiare idea: ritengo lo spagnolo un arbitro mediocre, favorito dalla crisi del movimento spagnolo, crisi da cui sta cominciando ad uscire da un paio d’anni con l’affacciarsi di elementi di medio valore con buone possibilità di crescita. Elemento da sempre poco dinamico in campo, altalenante e poco coerente sia a livello tecnico che disciplinare, ha finora avuto un utilizzo marginale con due gare di secondo piano: benino sia in Danimarca-Australia che in Croazia-Islanda, senza però lasciare grande impressione.

Valutazione: credo che anche per lo spagnolo stiano scorrendo i titoli di coda. Difficile che possa trovare un’altra designazione, la sua assenza al Mondiale non mi avrebbe creato alcuna delusione.

Milorad Mazic (Serbia)

E’ l’arbitro dell’ultima finale di Champions’ League, oggettivamente diretta bene. Anch’egli giunto a fine carriera, ha trovato in extremis la grande soddisfazione personale ed una partecipazione di prestigio in Russia. Due le gare anche per il serbo: bene in Corea del Sud-Messico, pessimo in Senegal-Colombia, probabilmente tratto in inganno dal VAR Makkelie in occasione del rigore prima assegnato e poi revocato a favore del Senegal. Rigore che, tecnicamente, doveva essere assegnato (poco importa che il difendente abbia colpito anche il pallone dopo aver travolto l’avversario).

Valutazione: temo che anche per lui l’avventura in Russia sia conclusa. E’ un buon arbitro, molto dinamico in campo e con la caratteristica (positiva) di essere sempre coerente ed equilibrato. Non ha convinto per niente nell’ultima gara diretta, motivo per cui sarà necessaria una lunga riflessione per Collina e Busacca sull’opportunità di riproporlo.

Gianluca Rocchi (Italia)

Sono di parte, lo anticipo.
Assieme a Faghani, secondo il mio parere, è stato il migliore in assoluto fino ad oggi. Due gare finora: la gara con più attese dell’intera prima fase, il derby iberico tra Portogallo e Spagna, diretta in modo eccezionale (al netto dell’episodio del primo pareggio spagnolo). In seguito altra prestazione magnifica in Giappone-Senegal, fors’anche migliore della prima.
Trova subito un ottavo di finale di grandissimo prestigio: Brasile-Messico potrebbe essere una gara molto più in bilico di quanto non si pensi. Sarà fondamentale, per lui, mettere in chiaro la “questione” con Neymar, già troppe volte citato alla voce “simulatore” da giocatori ed allenatore del Messico.

Valutazione. Lo ripeto da anni e lo ripeto di nuovo: Rocchi è un autentico fuoriclasse che, per motivi che non riesco minimamente a comprendere, non è mai stato designato per una finale europea. Se dovesse uscire positivamente dall’ottavo di finale, lo rivedremo di nuovo più avanti. Quasi impossibile la finale, chiuso virtualmente dalla designazione di Rizzoli al Maracanà di quattro anni fa ma, nel corso della manifestazione russa, ha portato sempre più avanti la sua prospettiva: prima si pensava ad un quarto di finale come un ipotetico capolavoro, oggi una semifinale sembra tutt’altro che una chimera. Oltre alle sue qualità può contare sulla coppia di assistenti migliore in assoluto: Tonolini e Di Liberatore stanno rappresentando l’AIA sui livelli di Stefani e Faverani che rimangono, oggettivamente, di un altro pianeta nel raffronto con chiunque.

Damir Skomina (Slovenia)

La “storia” di Skomina è sintomatica di quanto siano importanti gli assistenti: per un paio d’anni è finito quasi ai margini del movimento europeo perché non trovava due assistenti di valore. Addirittura, per alcuni impegni nelle coppe, gli venne affiancato Cariolato, grazie anche alla sua perfetta conoscenza della lingua italiana.
Giunto in Russia sull’onda di una stagione di grandissimo livello, si sta confermando ai suoi livelli anche nella rassegna iridata. Due gare non banali per lui finora: benissimo in Colombia-Giappone, con la perla dell’espulsione al terzo minuto del primo tempo (e conseguente rigore per fallo di mano), perfetto (e forse un po’ sprecato) in Inghilterra-Belgio.

Valutazione: lo rivedremo, probabilmente in un quarto di finale. Oltre è difficile che possa andare, se non (al limite) sfruttando qualche svarione dei competitors europei. Rimane uno dei miei preferiti in assoluto per tecnica, ascendente, coerenza disciplinare, spostamento in campo.

Clement Turpin (Francia)

Arrivato in Russia con le stigmate del “francese che doveva esserci per forza” ha superato le mie attese: immaginavo per lui una singola gara come per Karasev, in realtà si è guadagnato sul campo la seconda presenza dopo aver diretto in modo convincente Arabia Saudita-Uruguay, gara rimasta (sorprendentemente) in bilico fino alla fine. Bene anche nella seconda gara Svizzera-Costarica, sebbene poco significativa in prospettiva qualificazione.

Valutazione: è l’arbitro più giovane in assoluto presente al Mondiale (classe ’82), sarà quasi certamente selezionato anche per il Qatar ove potrà recitare un ruolo da protagonista. Per essere considerato tra i top, però, dovrà lavorare molto sulla precisione tecnica e sull’ascendente sui calciatori, aspetti sui quali spesso è andato in difficoltà. In linea di massima ha chiuso con Svizzera-Costarica la sua esperienza russa come arbitro centrale.

10 commenti
  1. Michele75
    Michele75 dice:

    Buonasera Luca. Condivido per gran parte le tue valutazioni. Sono rimasto deluso da Roldan. In Spagna Hernandez Hernandez e Manzano sono molto meglio di Lahoz mentre in Germania forse solo Zwayer può competere con Brych. Fandel Stark e Merk erano un altra cosa. Per quanto riguarda le promozioni e le dismissioni della Can A e B non sono del tutto d’accordo con i nomi ma ci tengo ad esprimere il mio pensiero. A mio parere per la prossima stagione bisognava rischiare di più: fare uscire anche Calvarese e Pairetto e far salire altri 2 arbitri dalla B. Grazie per l attenzione.

  2. Luciano Mott
    Luciano Mott dice:

    Sempre molto chiaro e lucido. Purtroppo nessun altro parla di arbitri con la tua competenza.

  3. Luca
    Luca dice:

    Luca non ti ha sorpreso la dismissione degli arbitri Martinelli e Saia nel can b?
    Sei d accordo sulle altre scelte?

    • LUCA MARELLI
      LUCA MARELLI dice:

      Martinelli mi ha sorpreso ma, soprattutto, mi ha deluso: era un progetto di grande arbitro ma si è completamente perso in serie B. La stagione è stata orribile e non posso affermare di essere stupito. Lo stesso vale per Saia sebbene avesse un talento molto inferiore a Martinelli.
      Su La Penna e Chiffi sono d’accordissimo con una precisazione: il primo deve riprendere ad arbitrare, ultimamente ha troppo amministrato. Chiffi deve fare il salto di qualità altrimenti rischia di essere una meteora. Ma il talento è straripante.

  4. Federico
    Federico dice:

    Buonasera Luca, solo un’osservazione. Turpin è arbitro che fino a qualche tempo fa non mi piaceva per nulla, sia tecnicamente che come atteggiamento in campo. Devo però essere sincero, quest’anno ha iniziato a convincermi, e l’ho rivalutato completamente in Arsenal-Atletico Madrid, con l’espulsione (corretta) di Vrsaljko dopo 10 minuti e l’allontanamento di Simeone, una direzione che mi è sembrata eccellente. Anche come comportamento mi sembra “maturato”, e in questi mondiali, seppur in due gare non di prima fascia, mi ha convinto. Pensi sia ancora troppo poco per parlare di salto di qualità?

    • LUCA MARELLI
      LUCA MARELLI dice:

      Sono sulla tua stessa linea: anche a me piaceva pochissimo ma, nell’ultima stagione, ha fatto passi avanti notevoli. Sono curioso di vederlo nelle prossime stagioni: come ben sai non ho alcuna remora a cambiare idea.

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