Genova e Roma, tanti episodi ed una certezza: a livello mediatico, sulla VAR, c’è una gran confusione. Facciamo un po’ di chiarezza…

Evitiamo preamboli e passiamo subito alle tre gare di ieri, disputatesi a Genova, Roma e Benevento.

Non mi cimenterò in una moviola classica ma cercherò di rendere chiaro il funzionamento della VAR perché “in giro” c’è una confusione tremenda. Ci vorrà tempo ma proviamo a capirla.

Partiamo da un concetto basilare ma che risulta assolutamente fondamentale per capire la ratio alla base della VAR:

La VAR NON è la moviola in campo.

Sembra una frase buttata a caso ma, in realtà, è il fondamento su cui si basa tutta la sperimentazione e, nel futuro, l’utilizzo standardizzato dello strumento in oggetto.
Se si trattasse di una vera e propria moviola ciò presupporrebbe un utilizzo della stessa in almeno 15 occasioni per partita, spezzettando la gara in un infinito susseguirsi di episodi da rivedere a gioco fermo. La VAR, al contrario, è nata per ovviare a chiari errori commessi in campo dall’arbitro centrale, dagli assistenti e, in alcuni ipotesi, anche dagli stessi quarti ufficiali.

Andiamo per ordine ed analizziamo i vari episodi.

Rigore concesso al Genoa

Premessa d’obbligo. E’ stato commesso un errore di rilevazione (facciamo attenzione ai termini utilizzati, per comprendere la differenza FONDAMENTALE tra rilevazione e valutazione).
L’errore di rilevazione è da individuare nella posizione di Galabinov pochi istanti prima che lo stesso calciatore venga affrontato in modo palesemente irregolare da parte di Rugani.
L’episodio ci consente di chiarire incidentalmente un altro punto del protocollo che non è stato pienamente compreso.
Il fuorigioco può essere sottoposto ad esame da parte della VAR?
La risposta, genericamente, è NO. La risposta è negativa se intendiamo il fuorigioco come fattispecie a sé stante cioè un qualsiasi fuorigioco.
In realtà il fuorigioco deve essere valutato in due specifiche situazioni:
– segnatura di una rete
– episodio sviluppatosi negli istanti immediatamente successivi ad un fuorigioco punibile.

E’ chiaro che, nell’episodio di Genova, il fuorigioco diventa parte stessa di una valutazione complessiva su una fattispecie espressamente prevista dal protocollo: l’assegnazione di un calcio di rigore.

Vediamo l’episodio.

immagine modificata con linea

Un’osservazione: pessimo il posizionamento del secondo assistente nel momento in cui parte il passaggio all’interno dell’area di rigore. Con quella prospettiva è assolutamente impossibile valutare con certezza la posizione di partenza dell’attaccante, se avesse alzato la bandierina si sarebbe trattato di un colpo di fortuna.

I VAR commettono l’errore di non prendere in considerazione la posizione di partenza di Galabinov. Perché? Perché non sono assistenti.
Può sembrare un’affermazione marginale ma, dal mio punto di vista, non lo è. Un arbitro di serie A non valuta un fuorigioco da almeno 10/12 anni (cioè da quando ha cominciato a dirigere gare di Promozione). Ciò significa che non ha mai il proprio focus sull’eventuale posizione irregolare di un calciatore, valutazione da anni delegata (quasi) in toto ai propri assistenti.
Non è certo un caso che, da mesi, sostenga con fermezza che sarebbe stata scelta più opportuna porre davanti ai monitor un arbitro ed un assistente. Se oggi, alla VAR, ci fosse stato un assistente, questo rigore non sarebbe stato mai concesso perché Banti non avrebbe dovuto nemmeno rivalutare la propria decisione iniziale. Infatti avremmo assistito ad un caso di semplice RILEVAZIONE di una posizione di fuorigioco.
Una rilevazione NON necessità di una valutazione soggettiva: la posizione di fuorigioco è oggettiva, va semplicemente rilevata e comunicata. Nel caso in cui, correttamente, fosse stata notata la posizione di partenza irregolare si sarebbe ripreso con un calcio di punizione indiretto a favore della Juventus.

Posto ciò, perché i VAR segnalano a Banti l’errore?
Perché in questo caso la dinamica e l’ESPERIENZA del campo ci dicono che questa tipologia di fallo è quasi invisibile per un arbitro.
Fateci caso: il rigore assegnato con la VAR a Genova è IDENTICO a quello assegnato sabato scorso con la VAR a Torino. Dinamiche pressoché in fotocopia: attaccante che copre il pallone, arbitro che vede il piede dell’attaccante e non può scorgere (perché coperto) il piede del difendente che sgambetta l’avversario. Risultato: l’arbitro potrebbe anche aver intuito qualcosa ma, in mancanza di una certezza, non può intervenire. Altro concetto fondamentale: un arbitro NON decide mai su una sensazione ma SOLO sulla base di ciò che vede.
Ovviamente dovete fidarvi del vostro umile ex arbitro: questi contatti, in campo, sono di difficilissima individuazione, la televisione offre una visuale che, in campo, ci possiamo solo sognare.

Secondo episodio, rigore assegnato alla Juventus

Per chi ha un occhio allenato, in questa circostanza, l’accensione della luce rossa è quasi automatica. Un gran numero di arbitri davanti alla televisione, oggi, hanno avuto da subito il dubbio che qualcosa di strano fosse accaduto.
D’altro canto questi episodi fanno parte di quel ristretto numeri di casi per i quali un direttore di gara (passatemi l’espressione) “benedice la luna”, come suol dirsi dalle mie parti.

immagine modificata rigore juventus

Fate attenzione alle linee: la freccia indica la posizione (più o meno) dell’arbitro. La linea trasversale il suo orizzonte visivo.
Tradotto: un eventuale tocco di mano è impossibile da rilevare perché il pallone è completamente coperto dal difensore del Genoa.
Mi si eccepirà: “ma poteva vederlo l’assistente!”.
E’ vero, avrebbe potuto vederlo l’assistente. Però mi consentite di affermare che un assistente può ben affidarsi allo strumento tecnologico per un tocco di mano che si concretizza a 25 metri di distanza, in una frazione di secondo e nel momento in cui si trova in corsa, con pochissime possibilità di focalizzare l’attenzione sul contatto pallone/braccio?

In questo caso, ancora una volta, Banti ricorre alle immagini perché avvertito del fatto che un episodio a lui totalmente invisibile è accaduto in area di rigore. Banti, inoltre, visiona le immagini perché non si tratta di un episodio rilevato semplicemente dai VAR ma di una fattispecie che richiede una valutazione da parte dell’arbitro che è e rimane l’unico che possa assumere la decisione finale.
I più attenti si chiederanno: “perché, allora, potendo intervenire la VAR solo su chiari errori, l’arbitro deve rivedere l’azione?”.
La spiegazione non è banale perché il concetto è molto complesso.
A mio avviso la complessità deriva da un errore di fondo: la definizione scelta per il protocollo è sbagliata, il concetto di “crearly” dovrà essere modificato o, ancor meglio, esteso leggermente sostituendolo con “probably”, probabilmente. Infatti, di fronte ad un chiaro errore, non ci sarebbe motivo di rivedere l’azione perché, di fatto, l’avverbio annulla il successivo utilizzo del video. Se l’errore è chiaro, perché rivedere? Se l’arbitro è chiamato a visionare l’azione, ovviamente, ciò significa che ci deve essere un dubbio fondato altrimenti rischieremmo il paradosso e cioè che nel 99,9% dei casi di rivisitazione video da parte dell’arbitro la decisione sarà cambiata. E’ una sorta di conseguenza logica: se si devono rivedere solo episodi di chiaro errore, allora ogni immagine riversata sul campo certificherà l’errore. Non è questa la ratio della VAR.

Siamo in fase di sperimentazione, anche i termini verranno armonizzati con il principio sotteso all’uso della tecnologia.

Arriviamo, infine, all’episodio accaduto a Roma.

Su questo episodio è emersa la grandissima confusione sul concetto stesso di VAR. I motivi di questa enorme confusione sono molteplici ma non li affronterò oggi: questo scritto, come (penso) molti altri successivi, serviranno per portare un minimo di chiarezza in una materia per molti versi mal compresa.

Poniamo alla base della spiegazione l’immagine:

Presunto rigore Roma

Questa l’immagine (frame colto da Sky e trovato nel web) del contatto tra Skriniar e Perotti.
Irrati, in questo caso, commette un errore: assegna un calcio d’angolo che non c’è dato che il difensore non tocca il pallone. Nulla di male, sono errori marginali che possono capitare.
C’è un contatto tra difendente ed attaccante, sicuramente il braccio sinistro di Skriniar si appoggia ed allarga sulla schiena di Perotti.

Perché Irrati pone la domanda via microfono “Che faccio?”?
Semplicissimo: l’arbitro è un essere umano.
In questi casi è impossibile che un minimo di dubbio non passi per la testa del direttore di gara. Avendo a disposizione due colleghi davanti ai monitor, è naturale se non ovvio che chieda conferma della propria decisione avvalendosi di altri ufficiali di gara nelle condizioni di rivedere l’azione.
Orsato, l’elemento con più esperienza nell’utilizzo del mezzo, provvede al check dell’azione, non rileva alcun errore chiaro e comunica al collega di far riprendere il gioco con un calcio d’angolo.
Due osservazioni:
– NON viene annullato il calcio d’angolo perché NON è nei poteri dei VAR cambiare una decisione su un calcio d’angolo;
– i VAR non sottopongono le immagini all’arbitro perché lo stesso era nel pieno controllo dell’azione, ha visto l’episodio, lo ha valutato secondo il soggettivo metro tecnico. Non si tratta di un chiaro errore. Certamente Skriniar si aiuta col braccio, certamente si prende un rischio ma altrettanto certamente non siamo di fronte ad un episodio sfuggito alla valutazione dell’arbitro.

Ultimo episodio, che uso come una sorta di chiosa, ancora per chiarire la differenza tra rilevazione e valutazione.
Benevento-Bologna.

var benevento

Perché Chiffi (subentrato all’81esimo minuto a Calvarese, a cui invio un augurio di prontissima guarigione dall’infortunio occorsogli) non rivede le immagini?

Perché in questo caso il gol è stato annullato per fuorigioco.
La posizione di fuorigioco NON E’ una valutazione soggettiva ma una semplice rilevazione oggettiva. Una volta accertato che il calciatore autore della rete si trova i fuorigioco al momento del primo tiro, l’annullamento diventa una sorta di “atto notarile”: accertamento della posizione irregolare, comunicazione, calcio di punizione indiretto in favore della difesa.

Mi si obietta: “ma questo non è calcio!”.

Rispondo con un dato di fatto: questa sera il Bologna torna a casa con 3 punti. Senza VAR ne avrebbe raccolto solo uno per “colpa” di un gol palesemente irregolare.

E’ calcio, senza ombra di dubbio…

23 commenti
  1. Davide
    Davide dice:

    Bene la Var, ma non dimentichiamoci di tutti quegli episodi che confliggono con le leggi della fisica.
    Il rigore per la juve mi pare uno di questi: ai recenti mondiali di atletica a Londra non mi pare di aver visto alcun corridore sfrecciare con le braccia distese lungo il corpo. Evidentemente ci sono delle posizioni più naturali per agevolare la corsa e, soprattutto, garantire il corretto equilibrio.
    E poi occorre considerare i tempi di reazione del difensore: davvero Lazovic avrebbe potuto ritrarre il braccio su quella sassata tirata da pochi metri?
    Per non parlare, poi, di tutti quei piccoli contrasti che generano reazioni spropositate: sarebbe ora di finirla anche con queste sceneggiate.

  2. Simone
    Simone dice:

    Su due inquadrature su tre sembra che Skriniar schiacci leggermente la palla con la punta del piede facendola guizzare in avanti.
    Io sospetto che Orsato non abbia dato più credito ai due replay frontali (in cui il tocco sembra esserci) che a quello alle spalle dei giocatori, dove il rigore sembra solare.

    • LUCA MARELLI
      LUCA MARELLI dice:

      Concordo.
      peraltro non escludo che il NON intervento venga considerato un errore. Non pensiamo che Orsato sia immune da errori. Certamente, fino ad ora, è l’episodio più controverso, ne convengo.

  3. Clesippo Geganio
    Clesippo Geganio dice:

    per Riccardo,
    le valutazioni tecniche del webmaster ex arbitro sono condivisibili perchè limita le considerazioni in tenicismi e regolamenti esplicati alla lettera, ciò che invece cerco di evidenziare da quando ho scoperto questo interessante e coraggioso blog sono le problematiche legate all’organizzazione del “sistema arbitrale” alle “politiche” della loro federazione chiusa in se stessa come se fossero al di sopra del gioco Calcio, ma che stranamente rivendicano il loro ruolo essenziale, trincerandosi dietro motivazioni irrazionali riguardo a critiche e giudizi rendendosi antipatici, scontrosi spesso dai caratteri suscettibili ipersensibili e permalosi quando gli si fa notare l’errore compiuto in buonafede.

  4. Riccardo
    Riccardo dice:

    Le Sue valutazioni sono sempre interessanti. Però le decisioni IFAB del marzo di quest’anno, e vigenti dal campionato in corso mi sembra dicano il contrario, nel caso della valutazione del fuorigioco del genoano. Che ne pensa?

    In situazioni in cui:
    un calciatore che si stava spostando da, o si trova in, una posizione di fuorigioco viene a trovarsi nella traiettoria di un avversario ed interferisce col suo movimento verso il pallone, c’è infrazione se c’è impatto sulla capacità dell’avversario di giocare il pallone, o se c’è contesa per il pallone; se il calciatore si sposta lungo la sua traiettoria ed impedisce la progressione dell’avversario (ad es. bloccandolo), l’infrazione deve essere sanzionata come fallo della Regola 12;
    un calciatore in posizione di fuorigioco si muove verso il pallone con l’intenzione di giocarlo, e subisce un fallo prima di giocare o provare a giocare il pallone, o di contendere il pallone ad un avversario, il fallo dovrà essere punito poiché è avvenuto prima dell’infrazione di fuorigioco;
    un’infrazione è commessa contro un calciatore in posizione di fuorigioco che sta già giocando o tentando di giocare il pallone, o contendendo il pallone ad un avversario, l’infrazione di fuorigioco dovrà essere punita poiché è avvenuta prima del fallo.

    http://static-3eb8.kxcdn.com/documents/228/073948_200317_Website_LoG_2017_18_Law_PG_changes_v1.0.pdf

    • LUCA MARELLI
      LUCA MARELLI dice:

      La prima parte della tua eccezione riguarda il calciatore in fuorigioco che non partecipa attivamente all’azione (cioè non tocca il pallone pur facendo parte dell’azione).
      La seconda riguarda un calciatore che viene ostacolato irregolarmente lontano dal pallone. Esempio: un calciatore in fuorigioco cerca di correre verso il centro dell’area ma viene sgambettato da un difendente. In tal caso il difendente dovrà essere punito poiché ostacola un avversario certamente in posizione di fuorigioco ma che non partecipa all’azione, perciò libero di trovarsi nella posizione che preferisce all’interno del terreno di gioco.

      Nel caso di Genova il calciatore di fuorigioco partecipa attivamente all’azione, si trova nella cosiddetta posizione di fuorigioco di rientro e subisce fallo quando GIA’ in possesso del pallone. Nel momento in cui il pallone viene calciato verso di lui, il calciatore si trova in posizione di fuorigioco. Considerando, dunque, che il FG si concretizza nel momento in cui il pallone viene toccato dal compagno di squadra, è evidente che Galabinov non rientra nei casi da te citati che riguardano altre fattipecie.

  5. Claudio Brignone
    Claudio Brignone dice:

    Se sul calcio d’angolo assegnato sbagliando (Nulla di male, sono errori marginali che possono capitare) fosse partito un contropiede con gol (tipo quello successo in Olanda qualche settimana fa) si poteva andare a rivedere l’assegnazione dell’angolo?

  6. Remo Schiavone
    Remo Schiavone dice:

    Buonasera signor Marelli, vorrei riportare la sua attenzione sull’episodio di Genova in merito al rigore contro la Juventus. Ho ritenuto un po’ “forzata” la sua spiegazione in merito al fatto che nel “gabbiotto” del VAR mancasse un assistente di ruolo. Io sono stato uno scarso arbitro, nel ’94 arbitravo nell’eccellenza lombarda, ormai sono vecchiotto e sono anni che non vedo da vicino un campo di calcio. Eppure quando ho rivisto il replay dell’azione c’è stato subito qualcosa che non mi quadrava, un po’ come una nota stonata in uno spartito. Ora, io non riesco ad accettare che ben 3 arbitri di questo livello, per quanto non abituati a valutare un fuorigioco, non abbiano rilevato la posizione dell’attaccante del Genoa. Il mio dubbio, e arrivo alla domanda, è che non siano state fornite le immagini che tutti noi abbiamo visto. Non ritiene che bisognerebbe fare chiarezza su questo punto? cioè quali e quante immagini vengono proposte a chi poi deve valutare? La ringrazio per la sua attenzione. Continuerò a seguirla su questo blog.

    • LUCA MARELLI
      LUCA MARELLI dice:

      Probabilmente ci conosciamo almeno di vista, il mio esordio in Eccellenza Lombarda risale a quel periodo, più o meno.
      Sulle immagini: non solo gli arbitri davanti alla VAR vedono le nostre immagini ma anche altre che non vengono trasmesse. Nel caso specifico ti posso assicurare con assoluta certezza che gli arbitri VAR si sono totalmente fatti sfuggire il fuorigioco di partenza perché non ci hanno prestato attenzione, avendo focalizzato solo ed esclusivamente sul contatto.
      Un errore grave ma che rimarrà isolato: da oggi possiamo star certi che controlleranno sempre la posizione di partenza.

    • Remo Schiavone
      Remo Schiavone dice:

      Allora almeno in un paio di raduni ci siamo conosciuti. Io poi venni dismesso dopo appena un anno (quando si dice della stima dell’OT). Lo fecero con una lettera, con te più avanti con un sms (all’epoca i cellulari erano ancora uno status). Non meritai nemmeno una telefonata da A. Curti. Vedo che sono passati gli anni, cambiate le categorie, ma lo stile è rimasto immutato 🙂 Ma non divaghiamo. Innanzitutto grazie per la risposta, credo che quello delle immagini sia un tema di comunicazione importante. Ho letto con attenzione la tua spiegazione sul VAR, cosa è e cosa non è, quando non deve essere utilizzato. Se un arbitro ha il controllo dell’episodio, lo rileva e lo giudica, il VAR non deve intervenire (Ti prego spiegalo a gran voce anche a QSVS perché non lo hanno ancora capito. Va bene dover riempire le trasmissioni e fare un po’ di teatrino, ma l’ informazione e la comunicazione vengono massacrate) Come ci si comporta nel caso in cui l’arbitro assegna un rigore a seguito di simulazione? Anche in questo caso l’arbitro rileva e giudica. Stando al protocollo si creerebbe quindi il paradosso che il VAR non potrebbe intevenire a correggere un palese errore. E’ stato affrontato questo tema? o potrebbe essere elegantemente aggirato dicendo che l’arbitro non può aver rilevato qualcosa che non è successo? Grazie

    • LUCA MARELLI
      LUCA MARELLI dice:

      Il rigore a seguito di simulazione viene “trattato” come un errore chiaro: revisione, eventuale cambio della decisione e, se del caso, ammonizione del simulatore.

  7. Leonardo
    Leonardo dice:

    Non trovo comunque giustificabile il fatto che non sia stato ravvisato il fuorigioco a Genova, anche se si tratta di due arbitri a non di due assistenti. Dato che la stragrande maggioranza delle persone nel mondo, non sono assistenti di linea ma si sono comunque accorte del fuorigioco al replay. Domanda: ma gli addetti al VAR rischiano sanzioni e/o stop in caso di errori evidenti, come accade alla quaterna arbitrale? Grazie.

    • LUCA MARELLI
      LUCA MARELLI dice:

      Ho il timore (da arbitro lo vivo come un timore, mi sia consentito) che questo errore non passerà “in cavalleria”. L’errore è oggettivamente grave.

    • Leonardo
      Leonardo dice:

      Noto che i due VAR di Genova, Fabbri e La Penna, non sono stati affatto fermati, ma anzi riconfermati in Juve-Chievo. COn Fabbri arbitro e La Penna ancora al Var…

    • LUCA MARELLI
      LUCA MARELLI dice:

      Non sono stupito.
      E’ un problema che ho sollevato da tempo: ci sono arbitri che vengono impegnati in due gare in due giorni, i numeri sono troppo ristretti per potersi permettere degli stop tecnici.
      Peraltro sono stato, sono e sarò sempre contrario agli stop tecnici, a maggior ragione in questi casi per i quali non conosciamo le esatte dinamiche degli (eventuali) errori.

  8. Rinaldo
    Rinaldo dice:

    Buongiorno,
    nell’episodio di Roma non riesco a comprendere perché non si sottopone all’arbitro la possibilità di vedere il video dato che è lo stesso arbitro che ha un bubbio circa la propria decisione di non aver visto e quindi concesso il rigore, dato che è l’arbitro che deve decidere in ultima analisi.

    • LUCA MARELLI
      LUCA MARELLI dice:

      E’ un’eccezione che ho affrontato: a mio parere c’è un errore di fondo nel protocollo VAR, l’avverbio “clearly” è troppo restrittivo e non permette revisione di episodi oggettivamente dubbi.

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