Clattenburg – Parigi è dolceamara

Minuto 8 del primo tempo. Cristiano Ronaldo, a centrocampo, difende un pallone da Evra. Situazione statica come se ne sono viste migliaia.
In soccorso di Evra arriva il compagno di squadra Payet. Il centrocampista transalpino raggiunge a gran velocità la zona, entra con decisione e colpisce poco pallone e parecchio Ronaldo. Fallo evidente con giallo chiarissimo (nulla di più, non c’è volontarietà di far male), Clattenburg non estrae il cartellino ma, soprattutto, non punisce nemmeno tecnicamente l’azione. Di nuovo…

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Già, di nuovo, perchè spesso bastano pochi minuti per rovinarsi una serata. 

Chiariamo subito, a scanso di equivoci: l’infortunio di Ronaldo non può e non deve essere addebitato a Clattenburg. L’inglese è un buon arbitro (non il fuoriclasse che ci viene descritto ma sappiamo che una buona esposizione mediatica spesso contribuisce ad accrescere il valore reale di uno sportivo e non solo), giudicare positiva la gara di ieri sera sarebbe latamente comico ma non è corretto incolpare lo stesso per l’incidente occorso al giocatore.

L’infortunio, anche grave come pare essere quello di Ronaldo (la prima ipotesi riferisce della possibile rottura del legamento collaterale del ginocchio sinistro, se ne saprà di più dopo i controlli clinici. [Edit: un mese di stop per stiramento al collaterale]), impressiona sempre ma è parte del gioco: ne abbiamo viste decine di ginocchia saltare, spesso per scontri fortuiti, a volte per contrasti di normale intensità, molte volte per semplici appoggi sui quali l’articolazione ha ceduto di schianto per le cause più varie.

Il motivo per cui, ieri sera ed in presa diretta, mi sono molto arrabbiato (sportivamente, s’intende) non è stato tanto per la perdita praticamente immediata del giocatore più atteso (assieme al deludente Pogba) ma il fatto di aver visto in soli otto minuti tutto il peggio possibile dell’approccio ad una qualsiasi gara: passività di fronte al gioco, falli evidenti non fischiati, pochissima mobilità (già dopo un paio di minuti Clattenburg sembrava cotto), nessuna opera di prevenzione.

Cerchiamo, una volta per tutta, di chiarire un concetto: arbitrare all’inglese (terminologia che, peraltro, non ho mai capito) non significa sorvolare su tutto ciò che non provochi ferite lacero contuse, sanguinamenti copiosi e traumi cranici.

Arbitrare all’inglese, in sintesi, non ha alcun significato: il regolamento è uno, unico, internazionale, scritto in inglese. Ci sono 17 regole che devono essere applicate da tutti gli arbitri e rispettate da tutti i giocatori. Sorvolare su contatti che, nel regolamento, sono qualificati come irregolari, non significa arbitrare all’inglese ma, semplicemente, sbagliare, non fischiare per uno scopo che non ha nulla da spartire con la tecnica arbitrale o con lo “scorrimento” del gioco (come se fosse compito dell’arbitro quello di rendere fluido e godibile lo spettacolo sportivo).

Prima dello scontro Ronaldo – Payet, Clattenburg non ha fischiato nulla, ma proprio nulla. Il risultato di questo atteggiamento è stato, come naturale che fosse ed a maggior ragione in una finale, l’innalzamento implicito dell’asticella alla voce “soglia di irregolarità”. I calciatori, che stupidi non sono, si accorgono del metro usato e, di conseguenza, si sentono quasi autorizzati ad interventi sempre più “pesanti” e decisi, ben consci che ciò non comporterà sanzioni disciplinari. Se, poi, falli come quello su Ronaldo non vengono nemmeno sanzionati tecnicamente, allora siamo vicinissimi al “vale tutto”.

La fortuna di Clattenburg (non l’unica della serata, per la verità) è stata che le squadre, fors’anche per lo shock dell’infortunio a Ronaldo, nel resto della gara abbiano pensato a superare l’avversario senza ricorrere a particolari scorrettezze.
Ciononostante, ed a dimostrazione della serata non brillantissima dell’arbitro inglese, la finale si è conclusa con DIECI calciatori ammoniti, nonostante una gara sostanzialmente corretta (e discretamente noiosa, a dire il vero).

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Frutto, questa sovrabbondanza disciplinare, della stanchezza dei calciatori (ineccepibili le ammonizioni di Pogba, Guerreiro, William Carvalho) ma anche dell’incoerenza di Clattenburg che, per esempio, ha ammonito il difensore francese Umtiti per una spintarella ad un avversario in un’azione sulla trequarti e senza alcuno sviluppo immediato, estraendo successivamente un altro giallo nei confronti di Matuidi per un motivo che, ancora adesso, mi risulta totalmente ignoto.

Clamorosa, dal mio punto di vista, la punizione concessa al Portogallo al minuto 107: nelle vicinanze dell’area di rigore si contendono il pallone Koscielny ed Eder. Il pallone stesso viene palesemente toccato di mano dall’attaccante del Portogallo. Arriva puntuale il fischio di Clattenburg che punisce il difensore francese per un fallo non commesso, aggiungendo un’ammonizione totalmente infondata. Didatticamente avrei potuto pensare ad una svista dovuta al posizionamento, al contatto diretto tra i due calciatori, alla stanchezza di un arbitro apparso poco mobile fin dall’inizio.
Tutto è possibile. Però, in tutta franchezza e volendo essere magnanimi il più possibile, difficile comprendere come abbia potuto confondere il braccio di Koscielny con quello di Eder…

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La fortuna vuole che Guerreiro (autore di un’eccellente finale) calci fin troppo bene la punizione conseguente colpendo in pieno la traversa. Clattenburg dovrà ringraziare la sua buona stella perchè, in caso di vittoria portoghese in seguito a questo episodio, la finale sarebbe stata ricordata per sempre come quella decisa da un incredibile errore arbitrale.

Ulteriore aspetto da affrontare, la questione atletica. Clattenburg non si è mai particolarmente distinto per qualità e quantità di corsa ma ieri sera è stato molto deludente anche in questo particolare: mobilità quasi assente, assoluta mancanza di cambio di passo, spostamento limitatissimo. Probabilmente il motivo principale per il quale, nel corso della serata, è incappato in una lunga serie di valutazioni errate sia tecniche che disciplinari.

Inoltre consideriamo il fattore climatico: già respirare in luglio non è sempre facilissimo, se poi si è costretti a dirigere con la divisa a manica lunga…
Il motivo della manica lunga? Presto spiegato: un evidente tatuaggio che Clattenburg si è concesso dopo la finale delle Olimpiadi di Londra 2012, un vistoso simbolo olimpico che lo costringe (oppure è stato costretto?) ad utilizzare le maniche lunghe anche in piena estate.
Probabilmente la dimensione di quel tatuaggio non è stata la più grande pensata del secolo…

Ultimo particolare.

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Posso capire l’adrenalina, posso capire la tensione, posso capire tutto ma queste immagini, a questi livelli, non sono tollerabili.
Si fosse trattato di un episodio circoscritto avrei probabilmente evitato pure di parlarne. Il problema è che, per tutta la durata dei tempi supplementari, abbiamo visto la panchina del Portogallo fare quello che voleva: allenatori fuori dall’area tecnica, spesso addirittura in campo, componenti della panchina in piedi, Ronaldo stesso che (almeno in un paio di occasioni) ha mandato platealmente a cogliere margherite sia Kassai che l’assistente numero 1.
Spiace per Kassai ma non si può rimanere passivi davanti a comportamenti del genere. E la posizione del (bravo) arbitro ungherese nella prima foto non è stata episodica.

Nel complesso, pertanto, una prestazione modesta per un arbitro che, anche in questo Europeo, ha mostrato buone qualità. Ma difenderlo oggi sarebbe veramente ridicolo…

 

 

1 commento
  1. DIMITRI
    DIMITRI dice:

    Ho già commentato sulla tua pagina facebook che se un episodio come quello del fallo non fischiato su Ronaldo fosse successo ad un arbitro della nostra Can D, sarebbe stato fermato! Proprio non capisco! Mi sembra di essere tornati al fallo (chiarissimo) non fischiato da Ceccarini di Iuliano su Ronaldo: incomprensibile!

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