Di Canio, perbenismo ed ipocrisia a tonnellate

No, non sono mai stato fascista, non ho mai tollerato gli ideali del fascismo, non ho mai nemmeno preso in considerazione centinaia di post demenziali che riportano quanto di buono sarebbe stato fatto in quel periodo.
Il solo ricordo delle leggi razziali basta ed avanza per sotterrare qualsiasi altra valutazione sul ventennio. Non ho alcun problema a scriverlo: il fascismo fa schifo e chi cavalca quel periodo è, per la gran parte, una fascia (estremamente limitata, per fortuna) di persone di scarsissima cultura e discutibile intelligenza. Non è certo un caso che la figura di Mussolini venga esaltata assieme a presunte riforme introdotte in quegli anni, dimenticando totalmente la repressione delle libertà personali, l’oblio imposto agli ebrei, i massacri cirenaici ed etiopi.

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Sono solo alcuni esempi della propaganda fascista e delle misure di discriminazione imposte nel nostro paese in quel periodo. Non credo ci sia altro da aggiungere.

Francamente non ho la minima idea del livello culturale di Di Canio. L’ho conosciuto personalmente una decina di anni fa, durante l’ultimo periodo della sua carriera. In campo un rompipalle di dimensioni colossali, sempre pronto alla protesta sebbene mai offensivo. Fuori dal campo, al contrario, ho conosciuto una persona assolutamente cortese, disponibile al dialogo, capace di parlare in un italiano apprezzabile (merce rara tra i calciatori).

Del fatto che Di Canio sia stato e sia chiaramente schierato per la destra sociale (come definisce egli stesso la sua appartenenza politica) non è certo un mistero. Non era un mistero quando alzava il braccio destro all’Olimpico, non era un mistero quando scriveva della sua vita in uno dei pochi libri autobiografici che ho trovato interessante e, nello stesso tempo, detestabile per le convinzioni politiche dell’autore.

La vicenda di questi giorni, per quanto marginale per la storia del paese, ha messo in mostra tutta l’ipocrisia che pervade non solo il popolo italiano ma l’intera comunità mondiale.

Paolo Di Canio, probabilmente senza nemmeno rifletterci o, forse, per un qualche accordo commerciale (non credo sia casuale il marchio ben conosciuto sulla sua polo in occasione della trasmissione che ha originato tutto il caos mediatico) ha esposto un tatuaggio vergognoso, inutile girarci attorno. Vergognoso non tanto per il messaggio che reca con sé ma per il fatto che contiene una parola che fa parte della nostra storia ma non può essere veicolata in alcun modo per fini propagandistici.

Di Canio voleva porre in essere propaganda politica mostrando quel tatuaggio? Direi proprio di no, chi afferma ciò sta forzando oltre l’estremo un episodio molto marginale ma che è stato giusto evidenziare. E c’è una bella differenza tra condannare un gesto e condannare l’autore: condannando l’autore finiremmo nel gruppo di coloro che cavalcano il giustizialismo anche per le più marginali sciocchezze.

In questi giorni ho letto autentiche idiozie sull’episodio: si è passati dal “non fa male a nessuno” a “il fascismo da soli non è un reato, bisogna essere almeno in 5”, dal “ognuno è libero di tatuarsi quel che vuole” a “Di Canio alzava il braccio per convinzioni personali ma per sentirsi più vicino alla curva”. Insomma, un vasto spettro di opinioni degne del miglior esemplare di “diversamente intelligente”.

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Di Canio, in questi atteggiamenti, non ci stupiva nemmeno più. Ed è questo il vero errore: Di Canio, da calciatore, ha potuto farsi notare in varie occasioni per un gesto chiaramente evocativo e chiaramente inneggiante all’orribile ricordo del ventennio fascista. Ha potuto farlo perchè, nei suoi confronti, non è mai stata aperta nemmeno un’indagine, non è mai stato squalificato, non è mai stato sottoposto ad alcun procedimento per un gesto chiaramente, indiscutibilmente, palesemente passibile di sanzione penale (per chi fosse interessato, questo il link della norma di riferimento: http://lombardia.anpi.it/media/blogs/lombardia/documenti/1-7-legge_3_1952_L645_Scelba.pdf ).

Il vero vulnus di questa vicenda è proprio la mancanza di coerenza: Di Canio non è diventato sostenitore della destra estrema sabato durante la trasmissione, Di Canio lo è sempre stato. Per quanto mi riguarda, ad esempio, lo ascoltavo perchè lo trovavo piacevole, competente, decisamente differente dal piattume dell’opinionismo sportivo a cui siamo abituati. D’altronde il calcio è da sempre spiegato e trattato da persone con le idee più diverse, oltre che da una miriade di mezze figure che non capiscono nulla dell’argomento o che hanno solo due cosce da far mostrare a spettatori che hanno bisogno di televisione o pc per vedere una donna mezza svestita (spiace essere duri ma la presenza di donne mezze “biotte” in televisione è da sempre motivato da questioni di ascolto).

La decisione di SkySport, che ha optato per la sospensione (anche se, in realtà, si tratta di un vero e proprio allontanamento), è francamente imbarazzante. E non per un motivo particolare ma per una serie di motivi che andrò ad elencare brevemente:
– Sia i dirigenti di Sky che gli spettatori (in gran parte esperti di calcio o, comunque, conoscitori del calcio) sapevano perfettamente chi fosse Di Canio e quali fossero le sue idee;
Si crea un precedente pericolosissimo a meno che non si voglia punire solo Di Canio per un tatuaggio (peraltro osceno). Che si fa da ora in poi? Non si mandano più in onda le dichiarazioni di Salvini? Si sorvola su manifestazioni dell’estrema destra? Si allontana dallo schermo chiunque venga scoperto a pronunciare mezza frase fuori posto?
– Mi fa ridere il comunicato con cui l’azienda si scusa per il problema occorso, come se fosse apparso per sbaglio Rocco Siffredi alle 22 che spiegava come accedere ai canali porno di Sky. Ah no, scusate, la pubblicità dei canali porno di Sky è passata anche ieri sera alle 22.30…

In sostanza ritengo abbastanza normale che si sia scatenato un dibattito enorme sulla questione perchè il motivo è molto importante e troppo spesso sottovalutato. Sottovalutato perchè in varie occasioni abbiamo assistito ad espressioni estremiste e molto raramente si è proceduto alla punizione di tali gesti mediante l’applicazione di una legge vetusta ma perfetta sia nella struttura che nelle disposizioni penali.
Talmente normale il dibattito che, in tutta franchezza, mi aspettavo una multa salata a carico di Di Canio per aver involontariamente (no, non credo alla premeditazione) messo in mostra un segno di chiara esaltazione di un periodo oscuro. Vent’anni, non dimentichiamolo mai, che sono stati vissuti sotto la guida di un partito che seminato sangue e vittime in Africa ed in Europa, distrutto migliaia di famiglie, perseguitato centinaia di migliaia di persone colpevoli di non essere di origine “ariana” (tra virgolette perchè le stupidaggini vanno ricordate ma isolate…).
Di certo non mi aspettavo addirittura l’allontanamento che mi “suona” più come chirurgia “estetica” per ricostruire un imene vergineo che una scelta ponderata a fondo, con ogni probabilità sulla scia della sollecitazione dall’opinione pubblica che, come sempre, ha analizzato il problema “ora e subito” senza riflettere sul contesto generale, sul passato di Di Canio e sull’effettiva gravità dell’episodio.

Da parte mia spero che si arrivi ad una ricomposizione della vicenda e la soluzione, alla fine, è veramente molto semplice:
– consentire a Di Canio di partecipare alla sue trasmissioni in audio ed in video (ruoli nei quali è oggettivamente bravissimo);
– far passare per qualche tempo un messaggio di scuse dello stesso Di Canio (attenzione: solo scuse per aver mostrato quella scritta; non deve rinnegare le sue idee, altrimenti diverremmo fascisti noi ad imporre un tal comportamento);
– presenziare negli studi in camicia o magliette a maniche lunghe. E’ stato imposto a Clattenburg (che arbitra con le maniche lunghe anche con 93 gradi all’ombra per coprire tatuaggi di dubbio gusto sulle braccia), potrà farlo anche Di Canio.

Ricordandoci sempre che, in televisione, la competenza è merce rara. In Italia, poi, la qualità è praticamente solo a pagamento e sarebbe veramente un peccato non poter più ascoltare la competenza di un personaggio atipico come Di Canio per farlo diventare il capro espiatorio di qualche effimera tonnellata di ipocrisia.