VAR o moviola? Guida per orientarsi nella confusione mediatica, partendo da Ronaldo e Iuliano, anno 1998…

Il contatto tra Ronaldo e Iuliano, anno 1998, come sarebbe stato affrontato dal VAR?
Quante volte mi è stata posta questa domanda…

Sono passati ventisei mesi dall’introduzione ufficiale del VAR nel campionato italiano e, dopo 83 giornate di campionato, la confusione regna ancora sovrana.

Non che mi stupisca più di tanto. Nel momento stesso in cui venne introdotta la tecnologia, sostenni che le polemiche non sarebbero affatto diminuite ma, al contrario, aumentate per la duplicazione degli argomenti: prima c’erano solo gli arbitri in campo, adesso ci sono gli arbitri in campo ed il VAR, due piani di discussione. Prima non si conosceva il regolamento, adesso non si conosce né il regolamento né il protocollo…

Questa sorta di guida non è stata pensata per riaprire la discussione su mille episodi (ciò che non fa parte dell’oggetto di questo approfondimento) ma solo per comprendere quando e se il VAR possa intervenire per mostrare ad un arbitro delle immagini, sulla base delle quali cambiare opinione rispetto alla decisione assunta in campo.

Questo perché, anche in questo inizio di campionato, si è notata un’enorme confusione in materia. Quel che lascia perplessi non è tanto il caos nel tifoso da bar (dal quale sarebbe quantomeno innopportuno pretendere una preparazione specifica) ma il fatto che una gran parte degli addetti ai lavori ancora fatichi a comprendere i limiti e l’applicabilità del protocollo.

Il protocollo VAR è stato pensato volutamente entro rigidi limiti di applicazione per evitare che venisse trasformata in una sorta di moviola in campo. La moviola in campo non è e non è mai stato l’approdo ipotizzato dall’IFAB che, anzi, nella premessa stessa della tecnologia esprime il concetto del “minimo impatto sul gioco“, il che significa che la stessa deve essere utilizzata solo in circostanze particolari.

Risultato raggiunto?
Non proprio.

In realtà, e soprattutto nell’ambito italiano, il VAR è stato utilizzato molto più di quanto previsto in sede puramente teorica e, in alcune circostanze, completamente a sproposito.

Per cercare di illustrare quanto possibile le linee di intervento del VAR, mi baserò su una serie di esempi. Esempi che non hanno come scopo la riapertura della discussione (e cancellerò senza preavviso qualsiasi commento inconferente con l’oggetto) ma solo l’individuazione dei parametri che consentono o meno l’utilizzo della “on field review”.

Partiamo da… 21 anni fa.
E’ più una curiosità ma, dato che me lo avete chiesto, mi esprimo in questa sede, per far comprendere quali sono (o dovrebbero essere) i limiti del protocollo.

Aprile 1998, Juventus-Inter. Le due squadre si giocano il campionato, sono distanziate di un solo punto (66 a 65), la squadra di casa è in vantaggio e si arriva al minuto 70.
Dopo un contrasto tra Birindelli e Zamorano il pallone arriva a Ronaldo che se lo allunga sulla propria destra e cade dopo un contatto con Iuliano:

Immagini viste un miliardo di volte. Episodio visivamente abbastanza semplici da decifrare (è rigore, non c’è discussione possibile, tutte le teorie su fallo di sfondamento o punizione a due in area per ostruzione sono delle sciocchezze su cui non vale nemmeno la pena perdere pochi secondi) ma che lascia aperta una domanda: Ceccarini, se avesse avuto a disposizione il VAR, avrebbe potuto essere richiamato alla “on field review“?
La risposta è molto facile: no, un eventuale VAR non sarebbe potuto intervenire. Il motivo? La risposta deve essere ricercata nel fatto che si trattò di un contatto tra due calciatori, che Ceccarini era in controllo visivo dell’azione e che la valutazione soggettiva di quanto accaduto non poteva essere posta in discussione da un eventuale VAR. Il contatto Ronaldo/Iuliano, pertanto, non sarebbe stata una fattispecie VAR ma sarebbe rimasta nell’ambito della moviola, come tale escluso dai confini del protocollo.

Torniamo al presente.
Come detto, in campo internazionale, il VAR è utilizzato con un’asticella altissima. Non è un caso che, nella seconda giornata dei gironi di Champions’, non ci sia stata nemmeno una “on field review” a dimostrazione del fatto che il limite imposto da Rosetti agli arbitri tende a limitare al minimo indispensabile l’utilizzo della tecnologia.

Prendiamo, ad esempio, il calcio di rigore assegnato all’Atalanta nella sfida contro lo Shakhtar Donetsk:

Molto difficile comprendere se un minimo contatto ci sia stato tra il difensore della squadra ucraina ed Ilicic.
Molto complesso individuare un tocco anche se ciò non toglie che siamo di fronte più ad una simulazione che ad un calcio di rigore. Il VAR, però, non è intervenuto e proprio perché non c’è certezza del contatto o meno. Potrà sembrare assurdo ma, secondo il protocollo, è giusto così: per quanto il contatto tra i piedi sia minimo (e sempre che ci sia), la valutazione dell’intensità dello stesso non può essere posto in discussione dal VAR. Viene confermato, al contrario, quanto deciso sul terreno di gioco, nonostante sia più che discutibile la concessione del calcio di rigore (che non c’è, per onor di cronaca).

Ecco perché, in queste prime giornate, ho più volte evidenziato la questione del protocollo, sia per sottolineare il corretto “silenzio” del VAR sia per confermare il corretto utilizzo della tecnologia.

Per semplicità utilizziamo “coppie” di episodi decisi in modo differente.
Partiamo da uno dei più problematici utilizzi che si concretizza nel momento in cui viene commesso un fallo precedente alla realizzazione di una rete. Prendiamo, dunque, due episodi molto noti, Atalanta-Juventus del campionato 2017/2018

e Torino-Milan di qualche settimana fa:

Due episodi che sono stati decisi in modo differente e che possono sembrare molto simili.
In realtà nessuna delle due dinamiche è stata decisa in modo erroneo. Per semplicità partiamo dal secondo: contatto nel pieno controllo di Guida e sul quale, ovviamente, il VAR non ha alcun margine di intervento. Si può discutere sull’irregolarità o meno del tackle di Rincon (e per me è assolutamente irregolare) ma non sulla correttezza del comportamento del VAR: valutazione soggettiva, completo controllo dell’arbitro, nessun elemento che possa portare a pensare ad un abbaglio. Si può essere d’accordo o meno sulla decisione di Guida ma di sicuro sappiamo che non si tratta di un episodio “perduto” dall’arbitro.
Diverso quanto accadde a Bergamo: Damato, arbitro di quella gara, non vide assolutamente la gomitata (non violenta ma certamente imprudente, perciò da cartellino giallo) di Lichtsteiner su Gomez. Il motivo per cui, a differenza dell’episodio sopra citato, l’intervento del VAR fu corretto è dovuto alla circostanza che la prospettiva dell’arbitro aveva impedito completamente allo stesso di vedere il braccio largo, trovandosi in posizione parallela ai due giocatori. Non una svista, non un abbaglio ma un fallo del tutto sfuggito per una dinamica molto particolare dell’azione.

E poi ci sono gli errori. E sono questi che creano dei precedenti e, soprattutto, una gran confusione perché vengono portati come “esempi” di intervento VAR.
Un errore (a mio parere molto grave) è stato quello accaduto nel recente Parma-Sassuolo:

Marinelli in controllo dell’azione, non ci sono contatti che possano essere sfuggiti, per quanto difficoltosa la linea di visione dell’arbitro è buona. Il VAR, in questo caso, non aveva un motivo reale per interferire sulla valutazione soggettiva del direttore di gara. Episodio interessante perché la rete venne annullata dopo “on field review“, con un’applicazione moviolistica del protocollo.
E’ interessante per un motivo ben preciso. Preso atto del fatto che il protocollo è stato forzato dal VAR e che la rete andava concessa (per quanto dubbia), ciò rafforza l’idea che il challenge per le società sia l’unico modo per superare questa (voluta) rigidità del protocollo. Il paradosso, infatti, è che tale rete è stata annullata per un errore di applicazione del protocollo e ciò è oggettivamente inaccettabile. O, meglio, più che inaccettabile possiamo definirla una situazione paradossale.

Passiamo ad episodi di ancora maggior criticità. Anzi, per la precisione, i fatti più difficili in assoluto sul terreno di gioco: i tocchi di mano.
Come ormai ben sappiamo i tocchi di mano (non solo in area ma in generale) sono i più complessi in assoluto. Un arbitro deve sempre attendersi l’inatteso (per esempio un fallo da rosso, una gomitata violenta, una mass confrontation ecc.) ma, per quanto preparato, difficilmente riuscirà a trovarsi pronto su un tocco di mano. Ciò per una questione quasi banale: il gioco del calcio non prevede l’utilizzo delle braccia e, pertanto, l’attenzione dell’arbitro è correttamente rivolto ad altro.

Sempre per capire la differenza tra episodi da VAR ed episodi da moviola, prendiamo dei casi a campione. A tal proposito prendiamo due tocchi di mano “risolti” con decisioni specularmente contrarie l’una all’altra: rigore assegnato dopo review in Cagliari-Brescia

e rigore non assegnato in Lecce-Roma, senza review:

E’ vero, sono due episodi differenti ma sui quali si sono dette ed ascoltate versioni senza alcun fondamento.
Scendendo nei particolari, il rigore assegnato a Cagliari per il tocco di mano di Cerri è un errore evidente sia del VAR (che, ovviamente, non doveva chiamare l’arbitro alla “on field review“) sia dell’arbitro che, vedendo le immagini, non doveva assegnare il calcio di rigore per un tocco di mano che più casuale non poteva essere. A peggiorare il tutto ci si mise anche Nicchi che, alla Domenica Sportiva, sostenne la correttezza del calcio di rigore “in virtù delle nuove regole”. Nuove regole che, per la cronaca, non esistono: l’interpretazione dei tocchi di mano in difesa è IDENTICA a quella degli scorsi anni. Purtroppo una falsa informazione come questa (dovuta a scarsa attenzione o, più probabilmente, a mancata comprensione del testo relativo ai falli di mano) ha portato per settimane ad una confusione pazzesca, poi parzialmente rientrata grazie alla corretta interpretazione di arbitri e VAR in campo.
E proprio in questo senso ci aiuta il secondo episodio. Per quanto di difficile interpretazione (e, come sapete, mi sono espresso per la punibilità anche se si tratta di fattispecie estremamente al limite), ci restituisce una certezza: non è detto che qualsiasi tocco di mano debba essere sempre punito, più o meno come ha incredibilmente affermato Nicchi alla Domenica Sportiva. Il VAR, infatti, in questo caso non intervenne. Non ci importa, in questa sede, affermare che la decisione sia stato giusta o sbagliata ma ci interessa capire che anche sui tocchi di mano il VAR può intervenire solo nel caso in cui sia chiaro ed evidente un errore valutativo dell’arbitro. In questo caso l’errore valutativo non è per nulla chiaro, considerando il pallone inatteso (arriva da una maldestra deviazione del portiere Gabriel), la distanza minima (forse un metro), il fatto che Lucioni abbia tentato in ogni modo di togliere il braccio.

Sempre in questo solco, ci spostiamo a Genova, la scorsa settimana:

In area di rigore, voltato di spalle, Pinamonti colpì il pallone spiovente dalla destra. Se fosse automatico, come ha detto Nicchi, l’assegnazione del calcio di rigore anche per un contatto casuale, sabato il Milan avrebbe usufruito del calcio di rigore. Ovviamente il VAR Mazzoleni non ci ha pensato nemmeno di chiamare Mariani alla “on field review“, per il semplice motivo che i tocchi di mano non sono tutti punibili.

Ma qual è la differenza con il calcio di rigore assegnato al Cagliari domenica per un episodio simile? Per quale motivo la Roma non ha ottenuto il rigore di Lecce ma si è vista assegnare contro il rigore causato dal tocco di mano di Mancini?

Il rigore di Lecce si poteva anche assegnare ma la mancata review tutto è tranne che una scelta scandalosa: come abbiamo visto ci sono parecchi elementi che possono far propendere per la non punibilità anche se, oggettivamente, permangono dei fortissimi dubbi.
La differenza rispetto all’episodio di domenica è che quest’ultimo è indiscutibile: il braccio larghissimo, il pallone spiovente da almeno 15 metri di distanza, la velocità dello stesso non certo elevata, il fatto che Smalling non devii nemmeno di un centimetro il pallone (e, secondo me, senza nemmeno toccarlo). Il fatto grave, in questo caso, è che Massa non sia intervenuto senza dover ricorrere al VAR: va bene l’evento inatteso ma un fallo di mano così plateale non può essere individuato solo con la tecnologia.

Sempre in tema di tocchi di mano, un altro interessante argomento: i cartellini da utilizzare.
Anche su questo argomento c’è una confusione diffusa, forse generata dalla mancata conoscenza dei motivi per cui un fallo di mano possa essere sanzionato disciplinarmente. Prendiamo tre esempi differenti e poniamo che per tutti e tre gli arbitri siano dovuti ricorrere al VAR.
Inter-Juventus, De Ligt su Lautaro:

Bremer in Parma-Torino:

Leao / Biraschi in Genoa-Milan:

Episodi scelti non a caso perché hanno portato alla medesima sanzione tecnica (calcio di rigore) ed a tre differenti conseguenze disciplinari.
E tutte e tre sono corrette.

Partiamo da San Siro. De Ligt colpisce il pallone col braccio destro su un cross proveniente dalla fascia. Rocchi assegna il calcio di rigore senza ammonire il difensore. La scelta è corretta perché da anni, su un fallo di mano su cross al centro, non è prevista ammonizione. La ratio è peraltro semplice: nessuno, su un pallone sospeso per aria, ha il possesso del pallone, pertanto è difficile ipotizzare anche solo un’azione potenzialmente pericolosa. Perciò si punisce semplicemente l’infrazione commessa.

Spostiamoci a Parma.
Bremer venne punito dopo “on field review” con un calcio di rigore e l’ammonizione. Tralascio volontariamente eccezioni che non hanno alcun senso (alzare il braccio per ripararsi, braccio aderente al volto ecc.) per focalizzarmi sul concetto centrale: in questo caso l’ammonizione è corretta perché il difensore del Torino ha intercettato un pallone diretto in porta. La motivazione di tale ammonizione è “per aver interrotto un’azione potenzialmente pericolosa”. Chiaro che non si potesse andare oltre: non è per nulla certo che il tiro sarebbe finito in rete. Su un tiro in porta l’espulsione è prevista solo in caso di deviazione con le braccia o con le mani sulla linea di porta.

Ultimo episodio a Genova e sul quale si è discusso a lungo, principalente riguardo alla severità della sanzione.
Biraschi fu protagonista di episodio non uguale ma simile nell’ultimo derby di Genova, aprile 2019:

In quella circostanza definii la decisione di Calvarese in tal modo:
scelta che lascia qualche dubbio ma che, nel complesso, può anche essere sostenuta: Defrel pare avere il controllo di pallone e corpo, in mancanza del fallo di mano di Biraschi avrebbe potuto trovarsi davanti al portiere genoano, apparendo molto complesso un recupero di altri difendenti“.
Se qualche dubbio ci poteva essere in quella posizione del campo, nessun dubbio ci può essere per quanto avvenuto sabato, con un fallo di mano concretizzatosi non al limite dell’area ma molto più vicino alla porta difesa da Radu.
Nell’un caso e nell’altro quel che conta è un principio che spesso si dimentica: con le braccia non si può giocare e, pertanto, la depenalizzazione per il tentativo di contesa non può essere applicata.
Se, per esempio, Biraschi avesse tentato di intercettare il pallone con le gambe, colpendo con le stesse Leao (sabato) o Defrel (nel derby di aprile), il difensore non sarebbe stato espulso ma ammonito: espulsione per aver fermato irregolarmente una chiara occasione da rete (DOGSO) depenalizzata in cartellino giallo per il tentativo di contesa del pallone con una parte del corpo utilizzabile (la gamba/il piede).

Capitolo “fallo grave di gioco” e VAR.
Per comprendere i limiti di intervento, altri due esempi che hanno provocato grandi discussioni (ed anche in questo caso del tutto fuori luogo).
Milan-Fiorentina, Musacchio su Ribery:

Inter – Udinese, Barella su De Paul:

Quale la differenza?
La questione del tifo pro o contro in queste circostanze “gioca” un ruolo fondamentale.
Molti vedono due dinamiche molto simili, quasi sovrapponibili. In realtà si tratta di due fattispecie molto differenti anche se, come già detto, molta parte è stata giocata dalla “fortuna” (che serve sempre, anche nel calcio).  Sono due episodi sui quali il VAR si è comportato in modo differente: su Musacchio è intervenuto, su Barella no.
Perché?
Su questi episodi la diversa gestione è dovuta ad un particolare non certo insignificante, anzi due. Barella effettua il tackle dopo essersi allungato il pallone, ciò significa che la velocità era molto limitata. Inoltre la gamba è leggermente sollevata da terra e colpisce solo di striscio la parte superiore dello stinco di De Paul.
Totalmente diverso il fallo di Musacchio: la gamba è altissima, colpisce in pieno la tibia di Ribery, il tutto avviene dopo una rincorsa a velocità elevata del difensore nel tentativo di fermare l’avversario. La sintesi è la seguente: il fallo di Barella, punito col cartellino giallo, è una lettura che è supportabile senza alcuna difficoltà, il fallo di Musacchio è impossibile da declassificare ad una semplice imprudenza, vista anche la lontananza del pallone e l’altezza del piede “a martello”.

Altra questione di battutissima: VAR e calci rigore, VAR e simulazioni.
E’ probabilmente il capitolo meno compreso, soprattutto perché si pongono sullo stesso piano episodi al limite con errori chiari del VAR. Gli esempi sono ben conosciuti.

Fiorentina-Napoli, Mertens:

Napoli – Liverpool, Callejon e Robertson:

Genoa – Milan, Reina e Kouamé:

Tutti questi episodi hanno un tratto comune, dal mio punto di vista: nessuno di questi è da calcio di rigore.

Però ci sono alcune differenze fondamentali.
Nel primo caso tra Mertens e Castrovilli non c’è nemmeno contatto. Questo, come ormai sappiamo, è stato un errore (e la dimostrazione è data dalla sospensione tecnica sia dell’arbitro che del VAR). Non rientra, perciò, nel novero degli esempi da seguire per l’applicazione della tecnologia ma tra gli errrori.

Il secondo ed il terzo caso sono episodi sui quali il VAR non poteva intervenire, per il motivo già più volte esposto: non si tratta di chiari ed evidenti errori, un contatto c’è (innegabile, anche tra Reina e Kouamé, nel riquadro), la valutazione soggettiva in campo non può essere messa in discussione dal VAR. In questi casi, se l’arbitro non avesse sanzionato i contatti col calcio di rigore, i VAR NON sarebbero intervenuti, esattamente per il medesimo motivo: un contatto c’è ma l’entità rientra tra i casi di valutazione soggettiva.

Un po’ come il calcio di rigore reclamato dall’Inter a Barcellona per il contatto tra Arthur e Sensi: Skomina ha giustamente lasciato correre un contatto minimo ed il VAR ha semplicemente avallato la decisione. Quel contatto minimo, se avesse portato Skomina a fischiare e concedere il calcio di rigore, non sarebbe stato oggetto di review ma sarebbe stato egualmente sostenuto dal VAR, proprio per il carattere soggettivo della decisione.

Ultimo capitolo: le spinte in area.

Anche per quanto concerne questa parte, tre esempi da gare dell’ultimo turno.
Roma – Cagliari, Kalinic e Pisacane:

Inter – Juventus, Bonucci e Lukaku:

Inter – Juventus, Brozovic e Bentancur:

Tre casi di spinte più o meno simili (ma ci interessa poco), di entità più o meno simili (e ci interessa un po’ di più), decise in due modi differenti.

Cos’hanno in comune questi tre episodi?
Tutti sono stati decisi senza ausilio del VAR (no, nemmeno quello di Roma: la segnalazione decisiva è stata di Tegoni) e tutte le decisioni non sono state poste in discussione dalla tecnologia.
Anche in queste circostanze la spiegazione è quasi banale: si tratta di contatti sulla cui valutazione ha importanza solo ed unicamente la valutazione soggettiva dell’arbitro. Qualunque fosse stata la decisione assunta in campo, il VAR avrebbe supportato la decisione perché in nessuno di questi casi c’è un errore oggettivo.
Il VAR, pertanto, avrebbe supportato una rete convalidata a Roma e due rigori assegnati a Milano.

Il punto, come avrete notato, è che non è affatto difficile comprendere quando e perché il VAR abbia spazio di intervento. I parametri sono rigidi ma nemmeno così oscuri da comprendere. Il vero problema (e di ciò sono consapevole) è che molto spesso “le idee” generali vengono poste nel dubbio da decisioni cervellotiche che, in realtà, sono dei veri e propri errori.
Un esempio?
Eccolo:

Torino – Lecce, minuto 97.
Chiamare l’arbitro alla review per questo episodio significa non aver capito un granché del protocollo.
C’è una trattenuta? Sì.
Ma di chi? Di entrambi, anche se possiamo ammettere che quella di Rispoli sia più accentuata. E’ dunque un chiaro ed evidente errore? Ovviamente NO ed una “on field review” in questa situazione è solo un problema enorme creato all’arbitro. La definizione restrittiva del protocollo, in fondo, è stata pensata proprio per evitare queste situazioni imbarazzanti…

39 commenti
  1. Amilcare Bluntasi
    Amilcare Bluntasi dice:

    Da giovane tifoso juventino che non ha vissuto quella stagione, posso chiederLe cosa pensa di quel campionato, probabilmente il più controverso nella storia della Serie A? So che (giustamente!!) non le interessano i complottismi, ma siccome in questo caso era coinvolta una dirigenza, la stessa condannata per fatti di qualche anno dopo, sulla base di intercettazioni e non di chiacchiere, mi incuriosiva sapere da Lei, che è un professionista, e che lavorava proprio in quell’ambito, come ha vissuto quell’annata, e qual è il suo pensiero sulla vicenda Calciopoli, che da tifoso juventino mi riguarda da vicino (mi perdoni se ha già scritto articoli a riguardo…). La ringrazio!

    • Luca Marelli
      Luca Marelli dice:

      Vuoi la verità?
      Non ricordo un granché di quel campionato, allora arbitravo già ma seguivo soprattutto il basket, mio grande amore.
      Su calciopoli trovi qualcosa sul blog ma non è argomento su cui voglia tornare.
      Ciao.

  2. Gianluigi
    Gianluigi dice:

    Prima di tutto grazie per il bellissimo articolo, è sempre un piacere leggere quel che scrivi, soprattutto perchè la confusione che viene generata dagli addetti ai lavori, per quanto mi riguarda, è enorme. Ho solo una curiosità da chiederti, vista la tua esperienza: il VAR ha reso più semplice o più complicato il lavoro dell’arbitro? Senza neanche pensarci propenderei per la prima ipotesi, ma ora non ne sono più così sicuro.

  3. ilario
    ilario dice:

    Luca ma quindi non ho capito, Rocchi li farà gli Europei 2020 oppure no?
    E la finale di Champions a Maggio la potrà disputare?
    A mio avviso il fiorentino sta attraversando una fase di forma strepitosa.

    • Luca Marelli
      Luca Marelli dice:

      Le possibilità che venga confermato internazionale, ad oggi, sono nulle.
      Mi auguro che Nicchi pensi serenamente alle conseguenze, cioè di essere il presidente che ha negato all’Italia la possibilità di schierare due rappresentanti agli Europei.
      Non sarebbe una medaglia di cui vantarsi…

  4. Axel
    Axel dice:

    Quello che mi dispiace è che con la VAR viene a decadere la magnifica frase di Vujadin Boskov:
    “Rigore c’è quando arbitro fischia”
    Chissà se fosse ancora tra noi quali nuove frasi avrebbe coniato, in epoca di VAR.
    Genio.

  5. Sascja
    Sascja dice:

    Grazie come al solito per il tuo tempo e spero che gli spunti seguenti, possano essere interpretati in maniera costruttiva.

    – Secondo te sarebbe sbagliato introdurre le “chiamate” per le squadre ed eliminare invece la possibilità, da parte del VAR, di richiamare azioni giudicabili soggettivamente (con la prima mi pare tu sia abbastanza d’accordo)?
    Se il VAR è stato introdotto anche per eliminare la possibilità di sbagliare in dinamiche giudicabili oggettivamente (il fuorigioco) perché non eliminare dal protocollo qualcosa che, volente o nolente, ha creato e creerà sempre polemiche?
    Non ci vedrei niente di male a introdurre le chiamate e permettere al VAR quello che gli riesce meglio: mano / non mano, fuorigioco / non fuorigioco (e spesso neanche così immediate da discernere) ecc ecc

    – Le decisioni degli arbitri e su questo tu ne sai sicuramente più di me, non potranno mai essere inconfutabili. Ci saranno sempre decisioni opinabili quindi il problema della “soggettività”, se problema è, rimarrà sempre e comunque irrisolto.
    Anzi mi pare che introdurre una seconda persona, tranne in rari casi quali magari la Champion o comunque tornei con un numero limitato di partite, non può che portare a situazioni dove l’arbitro dietro al monitor potrebbe giudicare male la situazione (non certo volontariamente ma su centinaia di episodi che avvengono ogni giornata, qualcuno prima o poi sbaglierà).
    Sicuramente le situazioni in cui si sbaglia saranno minori di quelle in cui non si sbaglia, ma quanto pesa un episodio giudicato in maniera errata in una finale di Champion e quanto in una partita fra due squadre di metà classifica? Senza neanche inventarsi situazioni strampalate, basti pensare a qualche arbitraggio non troppo esemplare negli ottavi/quarti contro il PSG ma sicuramente gli esempi saranno tanti.

    – A monte, probabilmente, bisognerebbe porsi il problema di quale è lo scopo del VAR.
    Si vuole un secondo giudizio in campo? Non mi pare sia questo il caso, visto che l’ultima parola dovrebbe essere dell’arbitro;
    Si vuole che errori macroscopici, come il fuorigioco in MU – Arsenal, vengano eliminati? Sicuramente.
    Allora perché aggiungere un ulteriore possibilità di essere indotti ad errare? Si vuole cercare di rendere l’arbitraggio “perfetto”? Non penso che ci si riuscirà mai, almeno per come sono scritte le regole ora come ora.
    Se si vuole cercare di elevare il giudizio e renderlo il più corretto possibile, parer mio, a questo punto non ci resta che mettere dietro a uno schermo l’arbitro ma come hai giustamente detto tu, non si vuole una moviola in campo.
    Attualmente non saprei dare un voto complessivo, all’utilizzo del VAR ma di errori se ne commettono ancora molti e temo se ne commetteranno sempre.

    Non sono mai andato a controllare le statistiche dietro all’utilizzo del VAR in seria A (se sono pubbliche) ma sarebbe un buono spunto per un tuo articolo futuro.
    Chissà in quanti episodi soggettivi è stato giustamente usato il VAR e in quanti non.

    Mi spiace se sono stato prolisso.
    Sascja

    • Sascja
      Sascja dice:

      Come pensi possa migliorare il VAR rispetto ad adesso? Un cambio di protocollo? O credi che il protocollo vada bene ma siano gli interpreti a usarlo male in alcune circostanze.

      Se dovessero introdurre la possibilità per le squadre di richiamare l’arbitro, secondo te avrebbe senso limitare l’utilizzo del VAR? O lasceresti tutto così?

  6. Lorenzo
    Lorenzo dice:

    Ciao Luca, complimenti per il lavoro che fai. Avrei due domande riguardo il fuorigioco, non sono strettamente inerenti all’articolo ma spero che potrai rispondermi.
    – Quando un difensore devia volontariamente un pallone diretto ad un giocatore in fuorigioco la sua posizione viene sanata automaticamente? (mi ricordo ad esempio una situazione in Brescia-Juventus in cui su un lancio lungo per Higuain,che é in fuorigioco, interviene un difensore del brescia respingendo sul cerchio di centrocampo, a questo punto Higuain va sul pallone e viene fischiato fuorigioco; la deviazione del giocatore del Brescia non dovrebbe “rimettere in gioco” Higuain?)
    – Quando una posizione di fuorigioco di un giocatore che non tocca il pallone viene considerata attiva? é sufficiente che il giocatore attaccante tenti la giocata oppure che effettivamente ci sia un effetto sul difendente (o il portiere) e in questo caso come si fa a stabilire se ci sia effettivamente un disturbo?
    Grazie

    • Luca Marelli
      Luca Marelli dice:

      – Sinceramente non ho presente l’azione, dovrei vederla per capire a cosa ti riferisca.
      – Deve tentare la giocata ED influenzare l’avversario. Esempio: il tentativo di Lautaro nel derby è ininfluente, perché oltre Donnarumma che non venne influenzato dal tentativo di deviazione. Il tentativo di (nonmiricordochi) del Bologna su tiro di Svanberg è punibile perché era sulla traiettoria del pallone ed influenzò la giocata del portiere della Lazio (che si tuffò in netto ritardo proprio per questo motivo).

  7. Dario
    Dario dice:

    Salve luca Marelli, lei asserisce che il contatto tra Ronaldo e iuliano sia da punire con il calcio rigore , mi spiega come mai in episodi analoghi, vedasi Manchester united Manchester City del 10 09 2016 non venne sanzionato , avendo la medesima dinamica?Non capisco perché molti asseriscono che sia iuliano ad andare verso Ronaldo e non viceversa , qual ‘e il discrimine? Grazie anticipatamente per la risposta ad entrambe le domande 🙂

    • Luca Marelli
      Luca Marelli dice:

      Addirittura un episodio simile in 21 anni…
      Non ti è mai venuto il dubbio che si sia trattato di un errore dell’arbitro? E che in una milionata di partite trovare un episodio simile (od anche dieci) potrebbe voler dire errore dell’arbitro oppure errore di dieci arbitri su episodi simili?
      In ogni caso non è l’oggetto del concetto che stiamo affrontando (ed è questo il motivo per cui molti non capiscono come funzioni il VAR) e trovo abbastanza assurdo che si cerchi una giustificazione per un episodio di 21 anni fa.
      Io non vorrei essere sarcastico ma è veramente deprimente, per me e per quello che cerco di far comprendere.

  8. Nicola
    Nicola dice:

    Salve, avrei piacere di sapere cosa prevede il protocollo VAR in merito a ciò che successe nel periodo che intercorse fra il contatto Ronaldo-Iuliano ed il rigore concesso alla Juventus (a memoria dico per fallo sul Del Piero), ovvero il proseguimento del gioco con l’allenatore dell’Inter, Simoni, all’interno del terreno di gioco (sempre a memoria, credo nei pressi se non addirittura dentro il cerchio di centrocampo). Grazie

  9. grigio
    grigio dice:

    Ha visto la gara dell’under 21 di ieri sera?
    Lo spintone dell’irlandese a Tonali e lo spintone di Ken all’irlandese in cosa non erano meritevoli della stessa sanzione?
    Nel secondo caso è una reazione allo spintone subito, nel primo caso un giocatore terzo interviene nel “dibattito” tra due giocatori, a me pare addirittura più grave il primo del secondo…
    Oppure si tratta del fatto che il primo è successo all’inizio della gara e il secondo nel secondo tempo inoltrato, magari dopo che era già stato fatto qualche richiamo collettivo?
    Oppure ancora può aver influito la “fama” che si è creato Kean?

  10. Alessandro
    Alessandro dice:

    Che dopo 20 anni si parli ancora di quell’episodio è abbastanza grottesco (nonostante l’errore sia stato veramente clamoroso), ma credo sia ancora più strano che Ceccarini, nel corso del tempo, abbia continuato imperterrito ad affermare di aver preso la decisione giusta. Come è possibile che un professionista arrivato a quei livelli – quindi, suppongo, una persona intelligente e preparata- non abbia l’onestà di dire “scusate, ho sbagliato”?

  11. Gabriele S
    Gabriele S dice:

    Buonasera Luca.
    Una curiosità che mi sorge perché casualmente poco tempo fa mi sono imbattuto in un articolo che riportava varie dichiarazioni dei protagonisti del “fattaccio” del 98.
    Ceccarini dichiarò di non aver visto bene la dinamica in quanto (comprensibilmente) concentrato su Zamorano. Mi chiedo quindi se alla luce di questo un eventuale var avrebbe potuto intervenire, magari su richiesta dello stesso Ceccarini.

    “Dalle immagini vedreste che io ero concentrato sul contatto in area tra Birindelli e Zamorano e solo all’ultimo ho spostato l’attenzione su Ronaldo: quando ho girato la testa, Iuliano era già fermo e dunque io non gli ho visto fare quei due passi verso il brasiliano. Quindi non ho avuto il minimo dubbio. Altrimenti non avrei mai avuto la forza e il coraggio di dare, venti secondi dopo, un rigore alla Juventus: chi è stato in campo queste cose le sa”

    Grazie

    • Luca Marelli
      Luca Marelli dice:

      Se avesse detto “non ho visto nulla” al VAR, probabilmente si sarebbe potuta aprire una finestra di intervento.
      Ma siamo comunque al limite per poterlo definire un chiaro ed evidente errore.

  12. Giulio Ongaro
    Giulio Ongaro dice:

    Mamma mia! Lei e’ piu’ unico che raro! Che pazienza. Solo due parole sull’utilizzo VAR. Per ragioni logistiche guardo molte partite della Premier dove e’ stato inculcato a tutti (anche la maggioranza dei commentatori) il concetto che il VAR interviene solo per errori evidenti dell’arbitro sui contrasti di gioco in area, ecc. Devo dire che li’ e’ proprio cosi’ e vorrei far saltar fuori le statistiche, ma a naso il VAR viene usato molto meno per quanto riguarda le on-field reviews. E anche i semplici check, senza che l’arbitro vada a guardare il replay, sono in genere brevi e decisivi. E’ visto che ci sono eccezioni, ma mi pare che sia usato meglio, con meno interruzioni. All’inizio sono stati un po’ piu’ propensi a usarlo, ma dopo la prima pausa del campionato mi pare che abbiano deciso di usarlo in maniera piu” “lieve”. Ad esempio, Newcastle-ManU, gol del Newcastle con l’impressione di un fuorigioco durante l’azione. Il silent check e’ durato piu’ o meno il tempo che i giocatori stavano festeggiando e l’arbitro (Mike Dean) ha subito concesso il gol.

    • Luca Marelli
      Luca Marelli dice:

      In realtà in Inghilterra le polemiche sul VAR si sprecano, Guardiola ne ha già sollevato un paio in otto giornate.
      Ma si sa, tutto il mondo è paese.

      Grazie dell’apprezzamento.

    • Giulio Ongaro
      Giulio Ongaro dice:

      E’ vero, le polemiche le fanno, ma mi sa che in campo viene usato meno e con un’asticella un po’ piu’ alta. I commentatori lo ricordano spesso, guardate che deve esserci un errore evidente dell’arbitro…

  13. Gianluca
    Gianluca dice:

    A questo punto la mia domanda è… Siccome in quel juventus-inter poi venne segnato un rigore alla Juventus nell’azione seguente, ciò avrebbe potuto indurre il var a guardare tutta l’azione fino al fallo su Ronaldo?

  14. G. Signo
    G. Signo dice:

    Io sono sempre più convinto che il var doveva imitare il protocollo del TMO rugbistico.
    Il dubbio è, quanto è difficile per la VAR individuare se l’arbitro sia in grado di vedere o meno l’accaduto ? ci sono momenti dove la prospettiva inganna, l’arbitro magari è coperto da qualche giocatore, l’arbitro corre, quanto è distorta la visione in corsa ?
    Allora, non sarebbe stato più facile stile TMO ? l’arbitro chiede del VAR quando non è sicuro di quel che ha visto e vuole rivedere.
    Questo nel rugby succede principalmente sui i fuorigioco, nelle palle in avanti, nei tackle scomposti, comportamento antisportivo.

  15. Ivan
    Ivan dice:

    Buonpomeriggio, grazie per l’approfondimento, dal mio punto di vista non avendo l’esperienza di chi ha arbitrato risulta complesso valutare l’intenstià di un contatto o trattenuta, sarei per una semplificazione: Arthur sbaglia i tempi dell’intervento, prende Sensi con il piede con la palla che è già sfilata, rigore. Ti trattengo: rigore, ecc. Anche perchè in caso di challange non cambierebbe nulla: il Milan chiama il fallo su Calhanoglu, l’arbitro già sostiene di averlo visto e giudicato come non abbastanza intenso, va a rivederlo e non lo giuidica irregolare lo stesso anche perchè al rallentatore i falli risultano più intensi di quello che sembrano sul campo.

    • Luca Marelli
      Luca Marelli dice:

      Se dovesse essere applicata una roba del genere (perdona i termini), ogni partita dovrebbe finire con 35/40 rigori in media.
      Sui challenge ti sbagli: era la stessa, identica eccezione che si avanzava negli USA per l’instant replay nella NFL. In realtà gli arbitri non sono degli idioti come li pensate, sono persone che hanno la consapevolezza di essere fallibili.
      Il problema sai qual è?
      Che gli arbitri sanno di essere fallibili, chi li commenta pensa di non sbagliare mai ma, in realtà, non ha un decimo del bagaglio di conoscenze di un arbitro 😉

    • Ivan
      Ivan dice:

      Buongiorno, per prima cosa specifico che personalmente non ritengo arbitri degli idioti. Sui 35/40 sa che mi sembra una generalizzazione, farò caso al prossimo incontro che vedrò e secondo non ci saranno molti casi di interventi netti sui piedi senza prendere il pallone non sanzionati, diverso invece per le trattenute perchè sono in parte tollerate, anche se probabilmente non arriviamo a 35..
      Sui challenge per i quali sono d’accordo con l’introduzione, parto dal concetto che se c’è una logica nel protocollo attuale nel non intervenire quando l’arbitro è in pieno controllo dell’azione, potrebbe non cambiare idea in situazioni che ritiene di aver già giudicato sul campo. Buona giornata e grazie per l’attenzione.

    • Luca Marelli
      Luca Marelli dice:

      Sul challenge: ti assicuro che gli ultimi a voler sbagliare sono gli arbitri e che anche loro sono consapevoli che una “rivoluzione” del genere sarebbe un aiuto soprattutto per loro (sia in campo sia in quelle circostanze nelle quali sono impegnati come VAR).

  16. Roberta
    Roberta dice:

    Caro Luca grazie per la precisione con cui spiega, grazie ad esempi concreti, il regolamento ed il protocollo VAR. E soprattutto grazie perché mostrandoci gli errori nell’applicazione dell’uno o dell’altro riesce a chiarire ancora meglio le cose: gli errori però ci stanno e nessuno pensa alla malafede se un giocatore sbaglia un gol clamoroso o un intervento in area. Quello che mi lascia perplessa è invece l’incapacità di accettare la discrezionalità dell’arbitro, intendo in caso di contatto o di cartellini: Lei stesso mi pare propenda per una certa vigoria nei contrasti rispetto ad altri suoi colleghi e trovo assolutamente legittime entrambe le visioni e comincio a comprendere meglio le dinamiche arbitrali riuscendo più facilmente ad accettare le decisioni (Non sempre sempre visto che son tifosa).

    • Luca Marelli
      Luca Marelli dice:

      E’ normale che chiunque abbia una sensibilità diversa di fronte ad un’azione: vale per un atto di bullismo, per un gesto ineducato, per una spinta in campo. E’ impossibile quantificare una spinta ed è ovvio che ci si basi su un metro personale.
      Non si accetta la discrezionalità perché ormai siamo abituati a vivere come in un videogame: se non ci piace come sta andando, si spegne e si ricomincia la partita.
      Ebbene, non funziona così nel vita reale…

    • Roberta
      Roberta dice:

      Grazie per la risposta! Il punto ancora più grave è che se la regola non ci piace diciamo che è sbagliata, pretendiamo insomma di piegare la realtà a come la vorremmo ora e secondo il nostro giudizio del momento, salvo cambiare sponda se riguarda altri. E purtroppo non vale solo per il calcio: del resto se alcuni giustificano il razzismo come mezzo per innervosire l’avversario questo cosa ci dice della nostra sensibilità? non accettiamo l’errore altrui ma siamo estremamente indulgenti con i nostri e non ritengo tutto ciò segno dei tempi ma semplicemente espressione dell’essere umano in generale.

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