Squalifiche Natalizie: l’Aia si muova!

Solo tre giorni fa abbiamo riportato alcuni fatti di cronaca accaduti all’interno dei terreni di gioco in mezza Italia, da Busalla al Molise passando per il Lazio. Cronache di ordinaria follia e di inaudita violenza per le quali si attendevano le decisioni dei vari Giudici Sportivi d’Italia.

Decisioni che sono arrivate e che hanno lasciato impietriti coloro che, da anni, tentato di sensibilizzare l’opinione pubblica su un argomento tanto grave quanto ignorato da tutti, sia dai mass media che, colpevolmente, dall’AIA.

Ho cercato di capire, tra ieri ed oggi, i motivi che possano aver spinto i vari Giudici Sportivi a prendere provvedimenti che lasciano sconcertati.

Partiamo da un episodio che non ha coinvolto l’arbitro della gara. Mi riferisco, pertanto, alla gara Albalonga – Tor Sapienza, allievi Elite:

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In sostanza, per le violenze accadute in campo e protrattesi per più minuti, con ferite accertate, per calci e pugni rischiosissime per la salute degli aggrediti, la squalifica più lunga è di 8 mesi. Considerando che per quattro mesi non si giocherà, alla fine l’aver rischiato di ammazzare un ragazzo con un calcio in testa (come emerge sia dal comunicato che dalle immagini che abbiamo visto) costerà al giovane solo 4 mesi di squalifica. L’aspetto più curioso è che, leggendo le motivazioni, mi aspettavo perlomeno una sospensione di 3/4 anni dato che il provvedimento viene motivato con le seguenti parole: “veniva colpito da (…) con un violentissimo calcio al volto provocandogli una ferita al labbro con copiosa fuoriuscita di sangue che rendeva necessario l’intervento dell’ambulanza per il trasporto al Pronto Soccorso“. Insomma, per avere una pena adeguata (non esemplare, ADEGUATA!) cosa doveva accadere? Il ragazzo colpito avrebbe dovuto finire perlomeno in coma?

Andiamo avanti.

A Busalla l’arbitro viene aggredito per ben due volte ed inseguito per mezzo campo da due figuri che lo colpiscono al volto e con un violento calcio. Non me ne frega nulla di evidenziare la correttezza del rigore assegnato, questi episodi non dovrebbero accadere MAI, anche in presenza di errori tecnici gravi altrimenti giustificheremmo implicitamente chi, dalle pagine dei social, scrive: “Non si può giudicare dall’esterno visto che in categoria ci sono molti arbitri che vengono al campo con l’unico scopo di riscattare le loro frustrazioni dirigendo le partite come poliziotti imbizzarriti magari perché in casa senza l’autorizzazione della moglie/fidanzata/madre non possono neanche andare a pisciare.
Questo spesso rovina le uniche due ore di svago di altre persone nella sua stessa situazione e allora può capitare di prende un paio di sassate. Non dico che sicuramente questo sia il caso da me descritto, ma di arbitri in questo modo se ne trovano tanti in categoria…magari du lacche nei denti gli hanno alzato il livello di buon senso!“.
No, questo post non me lo sono inventato! Al contrario l’ho salvato, ho indagato velocemente scoprendo che si tratta di un calciatore tesserato per una società di terza categoria toscana ed ho inviato gli screenshots al Giudice Sportivo competente dato che il Codice di Giustizia Sportiva prevede espressamente la possibilità di comminare squalifiche per dichiarazioni lesive postate sui social

Ciò non significa aver tempo da perdere oppure volontà di diventare il paladino della Giustizia ma solo per far capire che, se non si inizia a colpire severamente espressioni del genere, si rischia di perdere completamente il controllo disciplinare.
Ricordate il caso del calciatore del Trapani Ciaramitaro, squalificato per due turni per la frase sull’arbitro Pasqua?
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Questo tweet è costato (solo) due giornate di squalifica e 12mila euro di multa. Poco, pochissimo ma la dimostrazione che il Codice di Giustizia Sportiva consente eccome di intervenire per messaggi chiaramente offensivi dei tesserati.

Torniamo a Busalla.
I due calciatori che hanno utilizzato l’arbitro come pungiball per sfogare i propri istinti, sono stati puniti ADDIRITTURA (sic…) con 2 e 3 anni di squalifica.Screenshot_76

Cito: “Sanzione così determinata (…) sia in considerazione della riprovevolezza ed estrema gravità della condotta del calciatore (…) sintomatica di una personalità incline alla violenza e alla minaccia, sia in considerazione dei colpi inferti al Direttore di gara, idonei a cagionare danni all’integrità fisica ancora più gravi“.

In sostanza il Giudice Sportivo cosa aspettava per applicare il massimo della pena o, perlomeno, la sospensione per il periodo più lungo previsto (5 anni)? Che l’arbitro fosse ricoverato in terapia intensiva? Un paio di fratture craniche? Un funerale?

Avanti…

Molise, l’arbitro De Lucia, dopo essere stato colpito al volto, ha riportato la frattura e la deviazione del setto nasale.
Ed il colpevole?

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Avete letto bene: squalificato per SOLI tre anni, per aver spaccato il naso al giovane arbitro e per avergli deviato il setto nasale! 

La domanda che mi pongo con enorme rabbia e con estremo disappunto è la seguente: STIAMO SCHERZANDO?

E l’AIA, in tutto ciò, ha intenzione di alzare la voce, battere i pugni e farsi sentire nelle sedi competenti? Oppure continuerà a starsene in colpevole silenzio? A non sfruttare i passaggi televisivi per sensibilizzare l’opinione pubblica?

E’ mai possibile che, sul sito ufficiale dobbiamo leggere ogni santo giorno SCIOCCHEZZE sesquipedali e notizie che interessano il giusto (cioè ZERO AL CUBO!) mentre regna il più assoluto silenzio sui giovani malmenati da gentaglia che se la cava con squalifiche di questo genere?

E’ ora di muoversi, caro Presidente, passare dalle (tante, troppe, noiosissime, ripetute, inutili) parole ai fatti, perlomeno facendo in modo che queste decisioni venga impugnate (ed i mezzi ci sono!).

Troppo facile andare in televisione e pontificare sugli arbitri di serie A (che, peraltro, non sono di sua competenza ma dell’Organo Tecnico), sulla moviola in campo e su Rizzoli, più difficile far qualcosa per i 34000 associati che non fan parte dei 22 della CAN A e che, ogni santa settimana, rischiano letteralmente LA VITA per poi dover essere ulteriormente UMILIATI da decisioni di questo genere!

Allora, Presidente, Lei ha voglia di LOTTARE per i suoi arbitri oppure dovremo, tra qualche mese, semplicemente vederla nuovamente sul palco a raccontare favole (sì, FAVOLE!) sulla violenza in diminuzione? Saremo tornati di nuovo a meno di 100 casi?

E basta, basta, basta complicità: stare ancora in silenzio significa essere complici, significa avallare implicitamente decisioni del genere che non definiscono la “giustizia” ma, semplicemente, una magnanimità che non può E NON DEVE essere riconosciuta a figuri che si permettono di alzare le mani contro un arbitro, solo in mezzo a 40 persone.

Chi sta in silenzio davanti a sentenze come queste DEVE ANDARSENE, ora!

Vogliate scusarmi per lo sfogo ma rimango basito davanti all’assoluta mancanza di reazioni da parte dei dirigenti dell’AIA, siano essi nazionali, regionali o provinciali. L’assurdità è che NOI senza tessera ci infuriamo per queste assurdità, chi sta all’interno non dice una parola.

Forse perchè noi amiamo l’AIA più di chi la amministra…