Mondiali 2018, l‘uomo più importante è stato, finora, l’avvocato Irrati del foro di Pistoia…

Massimiliano Irrati, avvocato da ieri 39enne (auguri!), sezione e foro di Pistoia, lo scorso anno e di questi tempi si stava godendo le meritate vacanze dopo un campionato eccezionale e la fresca nomina ad internazionale.
Sdraiato sotto l’ombrellone, nemmeno immaginava che, dodici mesi dopo, avrebbe avuto un ruolo determinante per il buon esito del Mondiale in Russia. Sicuramente pensava di seguirlo tra una pennica al sole ed un mojito prima di cena, magari facendo un sano tifo per la sua squadra di appartenenza: l’AIA. Con un occhio particolarmente attento al compagno di tante trasferte, quel Gianluca Rocchi che tante volte ha aiutato dalla sala VAR nei big match della serie A (ultimo che ricordiamo: Juventus-Napoli alla 34esima giornata) e come addizionale nelle sfide europee.

irrati arbitro serie A

In pochi mesi è passato dalla programmazione delle vacanze, alla speranza di un viaggio in Russia per concludere con un Mondiale durante il quale, finora, ha passato più tempo in sala VAR che in camera propria.

Ormai sappiamo che il calcio al tempo del VAR rappresenta un periodo nel quale la centralità dell’arbitro rimane fondamentale ma il ruolo dell’uomo davanti ai monitor diventa decisiva, soprattutto alla voce “calci di rigore”, spesso decisivi per le sorti di tanti incontri. A maggior ragione se pensiamo che, ad oggi, sono già il 50% in più i rigori assegnati rispetto all’edizione di Brasile 2014. Con la differenza che, in Brasile, vennero assegnato 13 rigori in totale mentre in Russia non si sono ancora conclusi i gironi eliminatori.

Questa sera si concluderà la prima fase e Rosetti, bontà sua, ha deciso di concedere una giornata libera al nostro, dopo averlo impegnato per ben 10 gare, 8 da VAR e 2 da AVAR 3 (una sorta di supervisore). Facendo qualche rapido calcolo, Irrati ha passato circa 30 ore nella stanzetta moscovita, valutando più o meno 100 episodi. Le ore, ovviamente, non sono calcolate solo sulla durata della gara perché dobbiamo ricordare che i VAR si preparano alla gara con un’ora abbondante di anticipo e, dopo il triplice fischio, devono comunque compilare un report per la commissione.

Non che sorprenda particolarmente la frequenza di utilizzo: è un Mondiale molto particolare, nel quale sono impegnati molti arbitri che il VAR non l’hanno mai visto prima, non a caso si è deciso di portare in Russia ben 3 arbitri italiani con tale funzione (Orsato, Valeri ed Irrati), contando sull’esperienza maturata negli ultimi due anni, il primo offline ed il secondo di effettivo uso sul campo.

Che Irrati sia il miglior VAR in circolazione non è un mistero: Rocchi stesso ha potuto usufruire del suo aiuto in varie occasioni durante l’ultima stagione, non privandosene nemmeno come addizionale nelle gare europee (era con lui anche per la semifinale di Europa League tra Atletico Madrid ed Arsenal).
Ciò non significa che Irrati sia più utile davanti al monitor che in campo: è esattamente il contrario. Tutte queste esperienze, che oggi potrebbero apparire sempre di secondo piano, saranno in realtà fondamentali per le prossime stagioni, durante le quali il pistoiese andrà ad occupare le caselle dei big match prendendo il posto dello stesso Rocchi, di Banti (entrambi chiuderanno la carriera il 30 giugno 2019), di Tagliavento e di Damato (che lasceranno tra una settimana). Probabile che, con sei stagioni abbondanti davanti, anche a livello europeo possa affacciarsi alla ribalta delle Coppe, iniziando dalla Europa League (quasi scontato un suo esordio nella fase a gironi) per poi approdare alla Champions’, probabilmente in compagnia di Massa (ormai pronto al grande salto, dopo la promozione in prima fascia di merito, immediatamente a ridosso dell’Elite di cui fan parte Rocchi ed Orsato). Ed attenzione al Mondiale 2022: parte dietro a Massa ma mancano quattro anni…

Torniamo in Russia.
Abbiamo tutti letto, in questi giorni, di direzioni arbitrali generalmente di buon livello.
Ciò è vero in parte.
Anzi, per dirla tutta credo che le direzioni arbitrali in questi mondiali siano sulla linea di Brasile 2014, cioè pessime, soprattutto dal punto di vista disciplinare: decine di ammonizione letteralmente risparmiate in nome di un non ben chiaro principio di “non incidere” sull’esito delle gare. Tradotto: ammonire il meno possibile ed evitare che le nazionali debbano fare i conti con squalifiche ed inferiorità numeriche. Una bestemmia per il calcio e, soprattutto, per gli arbitri: ridurre il ruolo del direttore di gara ad una “spending review” disciplinare si concretizza nello snaturarne il ruolo. Non è certo un caso che, fino ad oggi, abbiamo assistito a proteste inurbane in continuazione, con pochissimi provvedimenti disciplinare per questo motivo (e nessuna espulsione): così abbiamo dovuto assistere ad un Mascherano insanguinato che inseguiva Cakir per 40 metri dicendogliene di ogni, Neymar protestare ad ogni soffio di vento (ed ammonito solo per un gesto talmente plateale da risultare impossibile da ignorare), giocatori chiedere l’utilizzo dello strumento tecnologico 10 volte a partite (ed il protocollo impone l’ammonizione dei calciatori e l’allontanamento dei dirigenti che mimino il gesto dello schermo) senza mai subire alcuna conseguenza.
Sarà un caso ma i migliori visti in campo fino ad oggi sono stati Rocchi, Skomina e Faghani: hanno arbitrato, ammonendo quando necessario. Strano che siano i migliori… (ironic mode: on)

Tale modus operandi, come ho già ribadito decine di volte, non è arbitrare ma amministrare. Le sanzioni disciplinari, così come quelle tecniche, fan parte del gioco: gli allenatori servono anche a trovare soluzioni tattiche alternative in caso di squalifiche o di parti di gara giocate in inferiorità numerica.
Siamo di fronte ad una sorta di paradosso: è stata introdotta la tecnologia per non perdersi più episodio decisivi e si tende, da ormai due edizioni, ad eliminare ogni sanzione disciplinare possibile. Col risultato che i giocatori, tutt’altro che degli stupidi, ne approfittano abbondantemente.

Ad oggi le gare del Mondiale sono state arbitrate mediamente male con alcune eccellenze (sulle quali tornerò domani, con una panoramica sulla prima fase) ed è grazie al VAR che la verità del campo è stata ristabilita. Con qualche eccezione, spesso dovuta più all’assurda rigidità del protocollo che ad errori degli arbitri davanti ai monitor.

Errori che, fino ad oggi, non hanno riguardato nemmeno marginalmente il nostro Irrati. Certo, è vero: 4 delle sue 10 partite sono state nel ruolo di VAR per Rocchi (Portogallo-Spagna e Giappone-Senegal) e per Faghani (Germania-Messico e Serbia-Brasile), i due più positivi  della prima fase e che non hanno avuto bisogno di alcun aiuto.
Da contraltare la recente Iran-Portogallo che, senza VAR, sarebbe stata un disastro epocale. Irrati, nell’occasione, ha giustamente richiamato alla review per tre volte il pessimo Caceres: prima per un rigore enorme su Ronaldo, poi per una condotta violenta dello stesso Ronaldo (punito col cartellino giallo: vedi sopra alla voce “spending review disciplinare“…) ed infine per il rigore dell’Iran (netto, checché ne dicano certi soloni del regolamento virtuale).

L’unico caso particolare sul quale ci potrebbe essere da discutere è il rigore assegnato da Cakir in Nigeria-Argentina.
Giusto avallare la scelta di Cakir? Andava consigliata la review?
In realtà l’episodio rientra nella categoria “rigidità del protocollo”: c’è pochissimo rigore in quel contatto e molta furbizia dell’attaccante nigeriano ma la dinamica impedisce (come ribadito in decine di occasioni) un intervento dei VAR su una scelta soggettiva dell’arbitro.

Quali prospettive per Irrati?
Continuerà ad essere utilizzato con molta frequenza:
il livello di affidabilità nel ruolo è eccezionale e, per quanto la FIFA abbia portato un numero enorme di arbitri ed assistenti, sono pochi quelli che offrano certezze. Non è certo un caso che, anche tra i nostri, sia l’arbitro col numero nettamente più alto di presenze, ben più di Orsato e Valeri.
Prevedere, oggi, se potrà essere il VAR della finale è molto prematuro ma è probabile che sia nel ristrettissimo novero delle scelte possibili.
E non escludo che, in sala VAR, per la finale possano esserci più di un italiano.

13 commenti
  1. Luca
    Luca dice:

    Luca cosa pensi delle designazioni? La prova del 9 per l iraniano in vista della finale invece l arbitro Ramos non mi piace ma non ha sfigurato fin ora

  2. Federico
    Federico dice:

    Buonasera dott.Marelli, ecco le due designazioni:
    * Francia – Argentina: Faghani (IRN)
    * Uruguay – Portogallo: Ramos (MEX)
    Cosa ne pensa? Faghani in vista della finale? Magari con Irmatov 4° uomo?
    ***
    Nel merito dell’articolo, se Irrati sarà il VAR della finale, è possibile che tutta la squadra VAR sia italiana?
    Infine, assumendo Faghani in finale, consideriamo un africano nella finalina, Pitana e un UEFA (Cakir?) nelle semifinali?
    Grazie

    • LUCA MARELLI
      LUCA MARELLI dice:

      Ultima prova generale per Faghani: se esce bene da questo ottavo, lo rivedremo direttamente in finale.
      Ramos era abbastanza scontato.

      Per la finale continuo a pensare che sia difficile la terna italiana. Direi che possiamo cominciare a pensare al primo passetto: Brasile-Messico?

      Per le fasi finali dipende molto da ottavi e quarti.

  3. riccardo
    riccardo dice:

    Sinceramente mi infastidisce vedere gli arbitri, sui calci d’angolo, fare la sceneggiata ai giocatori sul fatto che lui vedrà e sanzionerà ogni trattenuta. Quando arbitrato i giocatori sapevano che c’ero, (attento 3 – occhio 9, gridavo posizionato all’altezza del vertice dell’area piccola, se non a fondo campo) non c’era bisogno di perdere tempo a spiegarlo. Invece ora si evidenzia per poi, spesso, non sanzionare falli vistosissimi.

  4. riccardo
    riccardo dice:

    M’immagino Caceres rincorrere Irrati per la figura cacina che gli ha fatto fare.
    Scherzi a parte Irrati sta diventando, forse proprio grazie al VAR, uno da tenere d’occhio per il futuro.
    Tra l’altro mi risulta sia fiorentino, come Rocchi, ed io quest’anno faccio il tifo proprio per lui quale arbitro della finale. E’ vero, il peso “politico conta”, ma se dev’essere il migliore ad arbitrare…

    • LUCA MARELLI
      LUCA MARELLI dice:

      E’ di Pistoia.
      Su Rocchi abbiamo già detto: dopo Rizzoli in Brasile è molto complesso anche solo immaginare un altro arbitro italiano in finale.
      Sperare è gratuito: facciamolo…

  5. Mirco Morini
    Mirco Morini dice:

    Luca concordo con te sull’affermazione: ammonire il meno possibile ed evitare che le nazionali debbano fare i conti con squalifiche ed inferiorità numeriche. Ieri sera Faghani mi è piaciuto, dopo tanto tempo un arbitro straniero decente. Concordo sul fatto che Faghani sia il serio candidato alla finale per tanti motivi, noi speriamo di iniziare a vedere Gianluca sabato in Francia Argentina. Poi vedremo…..

  6. Paolo
    Paolo dice:

    Ciao Luca,
    Complimenti per l’ottimo articolo. L’importanza del var ,è chiaro abbia evitato errori macroscopici ed abbia messo in secondo piano la pessima gestione disciplinare di molti arbitri.. In aggiunta a Rocchi Faghani e Skomina, ho visto bene i sudamericani Pitana e Cunha.. Che ne pensi?

    • LUCA MARELLI
      LUCA MARELLI dice:

      Bene Pitana, Cunha meno.
      Dei sudamericani mi è piaciuto molto anche Ricci, sebbene sia lontano dal mio modo di intendere l’attività arbitrale.

  7. GIORGIO GILIOLI
    GIORGIO GILIOLI dice:

    Buongiorno, dottor Marelli, complimenti come sempre per la sua disamina. Ai tre direttori di gara da lei ricordati tra le eccellenze di questa prima fase del mondiale, aggiungerei anche Cunha. In relazione al rigore fischiato da Cakir, Me ha ricordato quello fischiato da Coelho nella finale del 1982. A mio modo di vedere era rigore. Cordiali saluti.

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