Mondiali 2018, le pagelle degli arbitri impegnati nella fase a gironi

Una premessa è necessaria, anzi due:
1 – alcuni arbitri non li conosco a sufficienza, altri non li ho visti proprio impegnati in questo Mondiale, pertanto non sono in grado di giudicarli;
2 – non sarà un’eccezione, non mi entusiasma giudicare con dei voti gli arbitri. Perciò mi limiterò ad una valutazione di massima (che, essendo soggettiva, è passibile di VAR solo in caso di “chiaro ed evidente errore“…).

Iniziamo da un gruppo di arbitri che, probabilmente, non avete mai sentito nominare.
Si tratta di:
Ryuji Sato (Giappone)
Mehdi Abid Charee (Algeria)
Bamlaku Weyesa (Etiopia)
Ricardo Montero (Costarica)
John Pitti (Panama)
Julio Buscanan (Cile)
Norbert Hauata (Tahiti).

Ebbene, chi sono costoro?
Sono arbitri convocati per il Mondiale con le relative terne e MAI utilizzati. Non essendo stati mai designati per la fase a gironi, hanno già concluso la propria esperienza in Russia senza nemmeno scendere in campo.
Già alla vigilia del Mondiale era parso quantomeno eccessivo portare ben 35 terne a Mosca, con 48 gare disponibili nella fase a gironi. A maggior ragione aumenta il rimpianto per l’esclusione di Orsato, Di Fiore e Manganelli, certamente elementi con infinita esperienza in più e che avrebbero facilmente trovato spazio.
Certo, la concorrenza europea è nettamente superiore a quella delle altre confederazioni (non a caso gli arbitri della UEFA hanno disputato almeno una gara, a differenza di tutti gli altri continenti) ma ciò non toglie che appaia davvero surreale che ben 7 arbitri e 14 assistenti siano stati convocati per almeno una decina di stage tra Italia, Russia e Qatar negli ultimi due anni per poi rimanere a bordo campo in borghese o, nella migliore delle ipotesi, nel ruolo di quarto ufficiale o VAR.
Non è certamente umiliante (nel senso che un Mondiale è sempre un Mondiale e gli arbitri non sono andati in Russia gratuitamente) ma deve avere oggettivamente un retrogusto amaro tornare in patria senza aver mai fischiato la fine di una gara.

Chiusa la parentesi, passiamo agli arbitri impegnati, in ordine alfabetico e secondo la confederazione di appartenenza.

Asia (AFC)

Alireza Faghani (Iran)

Il primo nome della lista corrisponde sicuramente ad una delle conferme più attese per chi conosca il mondo arbitrale e ad una delle più gradite sorprese per chi non abbia approfondita competenza sui direttori di gara extraeuropei.
Due gare dei gironi (Germania-Messico e Brasile-Serbia) dirette in modo perfetto, mostrando una sicurezza tecnica che ha confermato l’ottima impressione già suscitata in occasione della finale del Mondiale per club (River Plate-Barcellona del 2015) e della finale dei giochi olimpici di Rio de Janeiro (Brasile-Germania del 2016). Promosso a pieni voti dopo i primi impegni, sarà subito utilizzato per la prima sfida ad eliminazione diretta, forse il match più affascinante (perlomeno sulla carta): Francia-Argentina potrebbe essere il penultimo impegno della sua competizione. Se superato, potremmo ammirarlo nuovamente per la finalissima, evento per il quale (ad oggi) è il principale favorito.
Per lui giocano almeno due fattori:
– difficilmente, dopo due finali dirette da arbitri europei (Sudafrica 2010, Webb; Brasile 2014, Rizzoli), potrà essere scelto un altro direttore di gara del vecchio continente;
– mai, nella storia dei mondiali, un arbitro asiatico è stato designato per la finalissima.

Valutazione: in netta ascesa, condizione tecnica ed atletica eccellente, qualche difetto (piuttosto evidente, per la verità) sullo spostamento in campo, grande convinzione dei propri mezzi.

Rashvan Irmatov (Uzbekistan)

Secondo nome della lista e secondo nome “di rilievo”, soprattutto alla vigilia di Russia 2018.
Al terzo Mondiale, 41enne che si fece conoscere al mondo durante l’edizione di Sudafrica 2010, manifestazione nella quale arrivò fino alle semifinali. Una sorpresa straordinaria e che lasciava intravvedere un autentico fuoriclasse della categoria. Il Mondiale successivo in Brasile fu molto sotto le attese, nonostante fosse partito (come oggi) con i favori del pronostico. Dovette lasciare spazio a Rizzoli per due motivi:
– veto più o meno espresso dell’Argentina, dalla cui federazione subì molte critiche per la direzione in terra sudafricana contro la Germania (gara persa per 0-4)
– rendimento non eccezionale (e, probabilmente, questo fu il vero motivo di un Mondiale anonimo rispetto alle attese) ed un Rizzoli in condizioni strepitose.
Anche in questa edizione era molto atteso (e lo è tutt’ora, per la verità), non ha diretto male i primi due impegni (Argentina-Croazia e Spagna-Marocco) ma ha lasciato un’impressione non completamente positiva. La sensazione è che quel progetto di fenomeno di arbitro visto in Sudafrica non sia mai esploso e che, oggi, sia iniziata precocemente la fase calante (fors’anche per i tanti anni ai massimi livelli).
Difficile prevedere il futuro in Russia di Irmatov ma la finale pare essersi allontanata di parecchio, soprattutto per merito dell’iraniano Faghani, asiatico anch’egli ed apparso in condizione nettamente migliore.

Valutazione: in calo rispetto alle attese, rimane un grande atleta ma troppo spesso ha dovuto “aggrapparsi” ai cartellini per riuscire a mantenere la disciplina in campo. Era il grande favorito per la finale, è diventato un outsider di lusso.

Mohammed Mohammed Abdulla (Emirati Arabi Uniti)

Un illustre sconosciuto per la gran parte dei “calciofili”. Non rappresento un’eccezione, non lo conoscevo minimamente e l’ho osservato con curiosità nell’unica gara diretta: Francia-Perù. Qualche palese problema sullo spostamento (a volte troppo centrale, spesso in difficoltà nel leggere lo sviluppo dell’azione), non ha però lasciato una cattiva impressione generale, sebbene sia incappato in un errore poco comune, ammonendo un giocatore per un altro. Per fortuna è stato corretto dal VAR, sebbene dimenticando di indicare l’utilizzo della tecnologia ed il “suggerimento” di Orsato.

Valutazione: alla prima esperienza, nonostante qualche errore non proprio marginale lascia una buona impressione. Con ogni probabilità sarà presente anche in Qatar, essendo un classe ’78.

Nawah Shukralla (Bahrein)

Per quanto anche questo nome possa apparire come appartenente alla categoria “ma chi è?”, non è una novità sulla scena internazionale. Già selezionato per Brasile 2014 (due presenze), è sceso in campo in due occasioni anche in Russia: dapprima Polonia-Senegal (buona prestazione nel complesso), poi Panama-Tunisia. Proprio il secondo impegno, in una gara insignificante per la qualificazione agli ottavi di finale, lascia presagire la conclusione anche di questa seconda ed ultima esperienza nella fase a gironi. Non è un arbitro capitato per caso a questi livelli ma non rappresenta certo il top della propria confederazione, chiuso com’è da due colleghi di assoluto valore (non solo continentale) come Irmatov e Faghani.

Valutazione: quattro gare ai Mondiali non sono proprio da tutti (anche Rizzoli, per fare un esempio, si è fermato a quattro gettoni, sebbene con “lievi” differenze qualitative), può dirsi decisamente soddisfatto della propria carriera.

Africa (CAF)

Malang Diedhiou (Senegal)

Per quanto la corsa della nazionale si sia conclusa in malo modo, con un’eliminazione amara nonostante elementi di assoluta qualità in rosa, l’edizione russa rimarrà nella storia del paese africano anche per la presenza non marginale di Diedhiou, forse la sorpresa positiva di questa rassegna iridata, tanto da essere indicato come possibile presenza della CAF nella seconda fase.
In tutta franchezza non ci credo molto: le due gare dirette (Costarica-Serbia ed Uruguay-Russia) sono state molto positive, sebbene non di primissima fascia.
Trattandosi di un classe ’73, è ormai agli sgoccioli della carriera che potrebbe forse concludere con un’altra designazione, sebbene “lo veda” più come candidato alla finale per il terzo/quarto posto che per una gara ad eliminazione diretta.

Valutazione: un buon arbitro che potrebbe trovare una designazione di prestigio personale come la “finalina”, utile anche a “sistemare” politicamente l’equilibrio tra confederazioni.

Bakary Gassama (Gambia)

Fisico da maratoneta, ci si aspetterebbe una figura elegante in campo. In realtà è tutt’altro che elegante: dinoccolato, magrissimo e spesso sgraziato, ha denotato gli stessi difetti emersi in Brasile, in particolare una sorta di timore nel prendere decisioni importanti. Strano per un arbitro che, negli ultimi sei anni, ha diretto per ben cinque volte la finale della Champions’ d’Africa (che, rispetto alla cugina nobile europea, viene assegnata con gare di andata e ritorno). Selezionato per una sola gara, Perù-Danimarca, contrassegnata da un rigore “consigliato” dal VAR Zwayer utile per modificare una scelta completamente sbagliata di Gassama.

Valutazione: forse eccessivamente penalizzato per l’errore commesso non assegnando il rigore al Perù, ha chiuso il suo Mondiale non proprio positivamente. Classe ’79, probabilmente arriverà anche alla sua terza rassegna iridata in Qatar.

Ghead Grisha (Egitto)

Una sola designazione per l’arbitro egiziano, peraltro considerata da subito come la classica gara con un risultato prevedibilmente da “tanto a poco”. Così è stato, tanto che il primo tempo di Inghilterra-Panama si è chiuso addirittura con 5 reti e 2 rigori per gli inglesi. Pochi spunti di giudizio, era poco considerato e non verrà riproposto.

Valutazione: classe ’76, era al suo primo ed ultimo Mondiale. Potrà raccontare di aver raggiunto un risultato non certo banale (il 99% degli arbitri venderebbe un rene per arbitrare Inghilterra-Panama).

Janny Sikazwe (Zambia)

Altro illustre sconosciuto, non lo avevo mai visto in precedenza. Rappresenta una gradevole sorpresa: esordio così così (perlomeno sotto il profilo disciplinare) in Belgio-Panama, trova una seconda designazione per la non proprio scontata Giappone-Polonia, conclusa con una vergognosa melina durata oltre 10 minuti. Non lo rivedremo in campo ma, con ogni probabilità, lo ritroveremo in Qatar, forte della sua giovane età (classe ’79).

Valutazione: esordiente che potrebbe trovare più spazio nella prossima rassegna iridata. Difficile che non conquisti anche il Qatar, stante la limitata concorrenza di arbitri validi del suo continente.

CentroNord America (CONCACAF)

Joel Aguilar (El Salvador)

Secondo Mondiale anche per il salvadoregno ma un passo indietro rispetto al Brasile: due gare nel 2014, una sola nel 2018. Spiace sempre dover evidenziare delle prove negative ma la prestazione in Svezia-Corea del Sud non rimarrà certamente tra i ricordi indimenticabili: fischi come se non ci fosse un domani, ha chiuso il solo primo tempo con oltre 30 falli in una gara per nulla scorretta. A coronare la giornataccia un rigore assegnato solo con l’aiuto del VAR e decisivo per il risultato.

Valutazione: non aveva impressionato in Brasile, ha convinto ancor meno in Russia. Ultima apparizione, non ci sarà in Qatar.

Mark Geiger (Stati Uniti)

Arbitro di grande esperienza (classe ’74), internazionale da 13 stagioni, in Brasile trovò un ottavo di finale tra Francia e Nigeria.
Convincente in questo inizio di campionato del Mondo, ha diretto (bene) due gare di gran valore: prima Portogallo-Marocco, gara che, per molti versi, è stata una delle più complicate della prima fase (42 falli fischiati) e successivamente la decisiva Germania-Corea del Sud, diretta con piglio deciso e mai sfuggita di mano. Molto considerato dalla commissione FIFA, è stato impegnato 6 volte come VAR (negli USA la tecnologia viene utilizzata ufficialmente come in Italia) ed ha qualche concreta possibilità di essere inserito nella limitata lista degli arbitri candidati per la finale. Possibilità non elevatissime ma già essere in quel gruppetto è un risultato enorme.

Valutazione: 44 anni, tantissima esperienza internazionale ed una caratteristica fondamentale nell’essere riuscito a migliorare anno dopo anno. In Brasile era un buon arbitro, oggi è un eccellente arbitro, molto sicuro di sé e, non a caso, gode di grande fiducia da parte di Busacca e Collina. Lo vedo nei quarti di finale, difficile oltre. Vedremo.

Jair Marrufo (Stati Uniti)

Lo dico subito onde evitare facili accuse di cerchiobottismo: trovo assurdo che Daniele Orsato sia stato lasciato fuori dalla rosa dei titolari per una non ben chiara regola del “massimo un rappresentante per nazione” per poi dover vedere in campo due statunitensi. E Marrufo, rispetto ad Orsato, è inferiore di due spanne abbondanti.
Una sola gara, Belgio-Tunisia, senza episodi di particolare difficoltà. Continuerà come VAR per la fase ad eliminazione diretta.

Valutazione: Ex enfant prodige della scuola americana (internazionale a soli 29 anni), è stato relegato ad un ruolo marginale soprattutto dalla concorrenza interna di Geiger, arbitro di tutt’altra classe. Potrebbe essere presente in Qatar ma, in tutta franchezza, non ho intravisto nulla di particolare.

Cesar Ramos (Messico)

Erede della gloriosa scuola messicana (Brizio Carter, Archundia, Rodriguez) non ha deluso le attese. Assieme a Faghani inaugurerà gli ottavi di finale dirigendo una gara che, per le caratteristiche delle due nazionali, non si preannuncia per nulla banale: Portogallo-Uruguay potrebbe essere una sfida noiosissima ma senza dubbio molto combattuta fisicamente. Dovrà porre molta attenzione ai confronti Pepe-Cavani e Godin-Ronaldo in una partita che si preannuncia complessa sotto ogni punto di vista. Ottima la fase dei gironi: Brasile-Svizzera (con il pareggio degli elvetici considerato regolare) e Polonia-Colombia, confronto da dentro o fuori per entrambe.

Valutazione: è un arbitro che mi è piaciuto molto in entrambe le gare dirette, in particolar modo la seconda. L’ottavo di finale tra Uruguay e Portogallo è un gran segnale che potrebbe anche annunciare un altro impegno futuro, in caso di buona prestazione. Da non sottovalutare sebbene non lo veda oltre un ipotetico quarto di finale.

Domani la seconda parte, con gli arbitri europei e sudamericani. E Conger, l’unico oceanico impegnato.

17 commenti
  1. GIORGIO GILIOLI
    GIORGIO GILIOLI dice:

    Buonasera, sono già uscite tutte le designazioni degli ottavi? Mi manca Belgio-Giappone, Svezia-Svizzera e Inghilterra-Colombia. Grazie

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