La vicenda Gavillucci è solo il più mediatico dei fallimenti di Nicchi (parte 1 di non so quante)

Che la vicenda Gavillucci potesse essere potenzialmente una chiave di volta per l’associazione era ben chiaro a chiunque avesse un minimo di raziocinio.
Questione che, peraltro, aveva avuto un precedente che avrebbe dovuto portare i vertici a prendere le dovute contromisure (qui l’approfondimento di un anno e mezzo fa): la vicenda Greco (arbitro della CAI che ottenne la revoca della propria dismissione e la promozione “a tavolino” nella categoria superiore) aveva aperto uno squarcio sulla totale mancanza di trasparenza dell’AIA.
Sia chiaro: non si tratta della conseguenza di un’innovazione di Nicchi e degli attuali dirigenti ma di una situazione che esiste da decenni.
Si sapeva che, prima o poi, qualcosa sarebbe accaduto ed il vittorioso ricorso di Greco avrebbe dovuto accendere la lampadina del pericolo imminente.
Lo scrissi un anno e mezzo fa ma, ovviamente, Nicchi ed il Comitato Nazionale se ne sono fregati, lasciando tutto (o quasi) come prima.

Questa mancanza di lungimiranza non è dovuta a incapacità politica.
Anzi, al contrario bisogna riconoscere a Nicchi di essere riuscito a ritagliarsi una notorietà personale ben superiore al peso reale delle sue qualità.
Il problema è che molto spesso chi si ritiene un gradino sopra a dio rischia di cadere rovinosamente.
Dopo la sentenza Greco (sulla quale girano anche leggende metropolitane come un risarcimento tombale di 250mila euro: falso, l’AIA non ha pagato un centesimo, al limite potrebbe essere costretta ad un risarcimento nel futuro prossimo, nel caso in cui Greco decidesse di procedere alla causa civile) un presidente lungimirante avrebbe dovuto intervenire profondamente sulle norme di funzionamento degli organi tecnici, soprattutto per porre rimedio ad un chiaro difetto dell’associazione in tema di trasparenza.

Al contrario si è tracheggiato per mesi, si è messa mano alle norme di funzionamento con piccoli ritocchi che, di fatto, non hanno posto alcun rimedio ai problemi reali dei vari organi tecnici.

Oggi ci troviamo con queste conseguenze: un ricorso che poteva essere una risorsa (cioè la base su cui fondare una nuova regolamentazione interna) è stato “trattato” alla stregua di una puntura di zanzara.
Il problema è che quella zanzara aveva un veleno molto potente nel suo pungiglione e Gavillucci (assieme ai suoi legali Gianluca Ciotti e Leonardo Guidi) ha voluto andare fino in fondo per ottenere non solo giustizia per sé ma anche una procedura più chiara per la selezione degli arbitri.
Di tutti gli arbitri (e tutti dovrebbero essere grati all’arbitro di Latina).

La sottovalutazione della questione la vediamo in questi giorni: il Tribunale Federale d’Appello non ha solo annullato la delibera del Comitato Nazionale dello scorso 30 giugno ma ha creato una voragine nell’ordinamento domestico.
Ad oggi tutti gli arbitri di Serie A e B che, a fine anno, non dovessero essere promossi o confermati, potrebbero a buona ragione ricorrere al Tribunale Federale e vedersi reintegrati oppure anche inseriti nella categoria superiore.
E’ vero che è stato introdotto un metodo di conoscenza diretta delle medie e della posizione in graduatoria ma, ancora oggi, non sono chiari i parametri alla base della formazione della valutazione.
Insomma, una piccola slavina che rischia di diventare una valanga.

Il castello del nulla sta crollando velocemente ma questa vicenda è solo l’ultima di una serie di fallimenti accumulati da Nicchi.
Probabilmente il più mediatico perché riguarda la Serie A ma non certo l’unico.

Soffermiamoci per qualche istante sulla vicenda Gavillucci.
Apprendiamo dalla stampa che Nicchi avrebbe detto, in uno degli ultimi raduni, che Gavillucci non sarebbe mai più rientrato nei ranghi della CAN A.
Ieri, con procedimento d’urgenza, Gavillucci è stato reintegrato (la ratifica avverrà sabato ad Udine, ove è previsto un Comitato Nazionale), non potrà essere utilizzato subito (dovrà sottoporsi prima ai test medici e poi a quelli atletici), tornerà a Coverciano da arbitro e, soprattutto, da uomo.

Come lo accoglieranno gli arbitri?
Quelli intelligenti gli stringeranno la mano, ben consapevoli che Gavillucci ha ottenuto un risultato anche per loro e non solo per se stesso.
Quelli più stupidi tenderanno ad emarginarlo
. Ripeto: quelli più stupidi.

Insomma, Nicchi aveva giurato e spergiurato che Gavillucci non sarebbe tornato, Gavillucci è tornato.
Un qualsiasi dirigente, preso atto della figuraccia rimediata, avrebbe la decenza di schiodarsi dalla poltrona e lasciare spazio ad altri.
Nicchi non si muoverà dalla sua sedia e forse è meglio così: le conseguenze di questo disastro dovrà affrontarle lui, in primis alla voce “risarcimenti” perché la sentenza Gavillucci, se confermata in terzo grado, aprirà le porte del tribunale per danni, in primo luogo di immagine.

Se l’uomo fosse più umile, si sarebbe già dimesso.
Non lo farà.
D’altronde è quello stesso presidente che, per non mollare la cadrega, ha cercato in ogni modo di modificare il regolamento elettorale, abbassando per se stesso il limite dei voti necessari per la terza elezione dal 75% al 66%. Il tutto senza che il Comitato Nazionale muovesse un dito.
A proposito: qualcuno di voi conosce anche un solo membro del Comitato Nazionale? Se volete ve li elenco ma sono tutti nomi di personaggi che, fuori dall’AIA, nessuno conosce mediaticamente. Non è un caso, sebbene un paio di essi siano uomini di valore.

A proposito di Comitato Nazionale: va da sé che anche i vari dirigenti sono responsabili della questione in oggetto esattamente come Nicchi e, pertanto, dovrebbero avere l’umiltà di farsi da parte. Ma vale lo stesso discorso: quella seggiola gliela devono sottrarre, da soli non ne faranno mai a meno.

In ordine di tempo ha lasciato allibiti, all’interno dell’associazione, la questione relativa all’arbitro campano accusato di aver proferito un’espressione razzista nei confronti di un calciatore di colore.

Un presidente degno di questa definizione, di fronte ad una questione di tale gravità, sarebbe intervenuto subito con una comunicazione chiara volta a rendere edotti tutti di quel che potrà accadere.
Un comunicato che avrebbe dovuto essere più o meno di questo tenore:

Sulla vicenda aspettiamo le risultanze delle indagini avviate dalla Procura Federale competente.
Nel caso in cui dovessero emergere responsabilità da parte dell’associato, l’AIA procederà come da regolamento per le sanzioni conseguenti. Nel caso in cui, al contrario, dovesse emergere una realtà fattuale differente dalle ricostruzioni del dirigente e del calciatore, l’associazione si tutelerà in ogni sede per ottenere il ristoro degli eventuali danni di immagine propri e, soprattutto, del proprio tesserato
“.

Nicchi, ti autorizzo a copiarlo…

Invece come si comporta l’AIA di fronte ad una vicenda gravissima come questa?
Se ne sta in silenzio.
Ricordate Inter-Napoli ed i cori razzisti contro Koulibaly?
E vi ricordate, per caso, un Nicchi silente?
Macché!
Nei giorni successivi rilasciò interviste a chiunque, mancava solo la radio vaticana. Ma volete mettere correre in difesa di un arbitro di serie A?
Ma chi se ne frega di un diciottenne di Ariano Irpino che, in questo momento si starà chiedendo: ma l’AIA dove diavolo è?

Intanto, in questi giorni, stiamo silenziosamente osservando il massacro mediatico di un ragazzo di 18 anni, messo alla berlina da servizi di dubbia etica e di pessima qualità (è così difficile informarsi dall’altra parte del ponte, magari chiedendo delucidazioni a qualcuno presente ma non tesserato per quella squadra?). Un ragazzo etichettato come un razzista senza contraddittorio. Un ragazzo che ha dovuto chiudere i canali social per i motivi che qualsiasi persona di media intelligenza può immaginare.
Se ha sbagliato pagherà ma vogliamo concedergli quantomeno il beneficio del dubbio? Oppure si pensa solo alla diffusione della “notizia”?

Da parte dell’AIA, silenzio.
Non un comunicato, non una mezza intervista, niente di niente.
Però si trova il tempo per scrivere questa roba:

“In esecuzione del dispositivo della decisione n.067/Cfa della Corte Federale di Appello di data 23-1-2019 e fatta salva ogni più ampia riserva di impugnazione avverso tale pronuncia e, dunque, senza alcuna acquiescenza ad essa, con la presente si prende atto dell’annullamento, ivi disposto, della delibera di data 30.6.2018 di dismissione dell’a.e. Claudio Gavillucci dall’organico della CAN A e, per l’effetto, si delibera, ai sensi dell’art.11, comma 6 lett. a, del Regolamento AIA, la reintegra dell’a.e. Claudio Gavillucci nel predetto organico.
Attesa la sussistenza di comprovati motivi di urgenza, la presente delibera è assunta ai sensi dell’art. 8, comma 6 lett. a) del Regolamento AIA, dopo aver sentito il Vice Presidente ed è, pertanto, sottoposta a ratifica da parte del Comitato Nazionale alla prima riunione successiva.
Alla luce di quanto disposto nel presente atto, si dà mandato alla Segreteria di curare, nell’immediatezza, quanto necessario per l’effettuazione, da parte del predetto associato, della prescritta visita medica presso l’Istituto di Medicina e Scienza dello Sport del Coni in Roma, già assolta, prima dell’inizio di ogni attività tecnica, da tutti gli arbitri effettivi inseriti nell’organico della CAN A”.

In sostanza Nicchi dispone il reintegro (e non poteva far altro) annunciando l’impugnazione del provvedimento della Corte Federale d’Appello.
Pertanto, in sintesi, Nicchi vuole ricorrere contro il tribunale federale che è nato per tutelare gli interessi degli associati. Insomma Nicchi vuol ricorrere contro se stesso per tutelarsi da un SUO associato.
Meraviglioso.

Invece di modificare norme dichiarate implicitamente (e forse nemmeno tanto implicitamente…) illegittime, Nicchi ricorre in terzo grado per tentare di mantenere lo status quo, tra trasparenza inesistente, valutazioni formatesi su parametri aleatori, graduatorie segrete o quasi.

Ah, quasi dimenticavo: anche De Remigis, ex arbitro della CAN PRO, potrebbe ottenere il reintegro dopo aver seguito la medesima strada di Gavillucci.

Ma torniamo alla comunicazione dell’AIA.
Oltre a mancare qualsiasi accenno alla vicenda Gavillucci (strano, però, che fu sparata la notizia in homepage quando venne respinto il primo ricorso dell’arbitro…), il sito dell’AIA è una roba senza alcun senso: assomiglia più ad un profilo Instagram che ad un luogo istituzionale. Mancano giusto le foto di Nicchi al mare mentre sorseggia una gaZZosa…

La mancanza assoluta di comunicazione dell’AIA (nemmeno una riga sulle vicende di cui sopra nemmeno sui canali social, peraltro perennemente deserti quanto il Sahara in pieno agosto…) è il segno dei tempi: il mondo è andato avanti con grande velocità, l’AIA è rimasta al diciottesimo secolo. E’ già positivo che per comunicare le designazioni non si mandino piccioni viaggiatori nelle varie redazioni.
D’altronde ciò è una conseguenza: Nicchi ha accentrato tutto nelle sue mani, si avvale di collaboratori totalmente sconosciuti e che stanno dimostrando il loro valore sui profili social dell’AIA. Come detto: un deserto.

Un trionfo…

Sui fallimenti di Nicchi potremmo andare avanti per ore ma sarebbe sbagliato sottacere che qualcosa di buono c’è.
I designatori sono il meglio che si potesse scegliere: Rizzoli e Morganti sono due fuoriclasse e potrebbero dimostrarlo anche a livello mediatico se avessero un presidente più lungimirante. Per esempio non sarebbe male se, invece di farsi intervistare da chiunque gli piazzi un microfono davanti alla bocca, delegasse alla discussione tecnica gli organi tecnici che ha individuato egli stesso. Invece no: persone di grandi qualità culturali e comunicative le ascoltiamo ogni sei mesi mentre, al contrario, dobbiamo sorbirci quasi quotidianamente le banalità narrative di un presidente che passa quantità enormi di tempo tra pranzi, cene e feste sezionali.
Ah, ovviamente non ha avuto il tempo di recarsi a Novi Ligure per l’inaugurazione della sezione intitolata a Stefano Farina, aveva impegni improrogabili.
Ripeto: il presidente dell’AIA non ha presenziato all’inaugurazione della sezione in memoria di Stefano Farina…

Per ora mi fermo qui ma c’è ancora molto di cui parlare a partite dalla scellerata divisione della CAN A/B del 2010 (e le conseguenze le stiamo vedendo oggi).
Ci torneremo.
A breve.

23 commenti
  1. Giuseppe
    Giuseppe dice:

    Da tifoso juventino, mi permetto sommessamente di non essere in accordo con lei riguardo all’intervento del VAR sui due episodi da rigore, alla luce dell’obbrobrioso protocollo del quale non comprendo ancora il senso.

    Premesso che, con riguardo all’episodio Gagliolo/Khedira, lei ha ricordato che l’intervento del VAR era da escludersi in quanto avrebbe riguardato non “un chiaro errore” ma una valutazione sull’entità del contatto, cosa di esclusiva pertinenza dell’arbitro, lo stesso concetto – a mio giudizio – può essere applicato anche nel primo episodio (Iacoponi/Caceres), riguardo al quale lei ha testualmente affermato: “Probabile che Giacomelli sia stato ingannato dalla maglia di Caceres che, effettivamente, è stata leggermente e per un momento tirata dal difensore del Parma.”
    Dato che tale “leggero” tiro di maglia precede nel tempo o, tutt’alpiù, è contemporaneo all’inizio della tirata di braccio da parte di Caceres, e poiché non credo che il tirare la maglia di un avversario sia contemplato dal regolamento come condotta lecita, se – come lei ritiene – l’arbitro ha visto tirare la maglia ed ha per questo assegnato il rigore, ha compiuto non “un grave errore” (la tirata di maglia c’è), bensì un errore di valutazione sulla reale intensità della trattenuta, soprattutto se commisurata alla corrispondente tirata di braccio da parte di Caceres; e su questo (assurdamente) il VAR non poteva intervenire.

    • Luca Marelli
      Luca Marelli dice:

      Sono due episodi completamente differenti.
      Avrei preferito veder assegnato anche il rigore sul contatto Gagliolo/Khedira ma il rigore su Caceres era completamente inesistente: non si può pensare ad un utilizzo della tecnologia sperando che rigori inesistenti vengano confermati.

  2. Archer
    Archer dice:

    Gentile Marelli, la ringrazio per questo suo intervento da cui ho potuto trarre conclusioni ancora più precise sulla vicenda Gavillucci.
    L’inadeguatezza di Nicchi appare ormai ampia per tanti aspetti e mi chiedo per quanto ancora il calcio italiano (e il mondo arbitrale nello specifico) dovranno sopportare questa situazione. Credo che Rizzoli (decisamente più che Morganti) abbia veramente tutto per poter fare bene in un ruolo di massima responsabilità.

  3. Andrea
    Andrea dice:

    Ho riletto la storia di Pairetto, mi sembra incredibile; condannato dalla federazione, condannato in sede penale in primo e secondo grado, ma prescritto in cassazione, condannato a un mega risarcimento (pare) verso la Federazione, oggi è supervisore degli arbitri;

    • Luca Marelli
      Luca Marelli dice:

      In realtà non è vero, è solo un osservatore degli arbitri per la regione Piemonte/Valle d’Aosta, non ha alcuna responsabilità tecnica.
      Sul fatto che l’AIA abbia voluto mantenerlo in organico non mi esprimo ma mi limito ad una osservazione: sono un avvocato, garantista sempre e, soprattutto, non condannerò alla pena “tutta la vita” una persona perché la vita è una sola.
      Certo, è abbastanza particolare che il sottoscritto abbia chiesto due volte di rientrare nell’AIA senza ricevere nemmeno una risposta, ma questa è un’altra storia…

    • Roberto sinisi
      Roberto sinisi dice:

      Beh Luca proprio perché sei avvocato sai benissimo che Pairetto non è stato assolto in cassazione anzi i giudici hanno confermato l’impianto accusatorio solo che è intervenuta la prescrizione e molti hanno fatto passare il concetto(gli avvocati di moggi in primis)che nessuno fosse colpevole..Ritengo che per motivi di opportunità,di buon senso o di altri termini appropriati che vorrai scegliere tu,l’incarico del sig.Pairetto sia indifendibile..buon lavoro avvocato

    • Luca Marelli
      Luca Marelli dice:

      Mai negato ma, ribadisco, non mi interessa. La legge vale per tutti ed anche la prescrizione, dovrà pagare quanto stabilito ma un uomo può sbagliare, imparare, tornare nella società civile come chiunque: è la Costituzione che lo prevede e, da uomo di legge, non solo rispetto ma apprezzo enormemente questo principio.
      Non difendo Pairetto.
      Difendo il concetto stesso di Stato di Diritto.

  4. marco
    marco dice:

    Luca STANDING OVATION! …sono in trepidante attesa per la continuazione specie se si parla di colui che ha distrutto i valori veri dell’AIA tanto da farmi dimettere dai ruoli.

  5. Sergio
    Sergio dice:

    E’ impressionante quanto Nicchi ti fa incaZZare. A parte tutte le vicende interne all’AIA, delle quali ho letto tante volte pur non essendo mai stato un assiciato, mi ha impressionato il silenzio sui fatti che sarebbero accaduti in Campania. Roba gravissima che che le accuse siano vere sia che siano false. Come si può stare in silenzio su queste cose. Io non so quel che è successo, ma la stampa nazionale ha riportato solo una versione: “Arbitro razzista”. Io detesto il razzismo ed i razzisti ed anche gli accanimenti. Povero Nicchi, l’hai fatto nero.
    […]

    • Luca Marelli
      Luca Marelli dice:

      In realtà Nicchi non mi fa incazzare, per niente.
      Sono tranquillissimo, altrimenti non sarei riuscito ad utilizzare, in tanti passaggi, l’ironia.
      Ormai quello che è successo fa parte del passato, la vita me la sono ricostruita e mi sono dedicato a spiegare le regole (per chi è interessato) ed a far luce sulle vicende note dell’AIA.
      Potrei scrivere tanto altro, anche vicende non conosciute ma ci vuol pazienza perché prima devono venir fuori da canali più diffusi come la carta stampata, magari aggiungendo qualche particolare.
      Ho alcuni documenti che tengo in archivio da anni, consapevole che prima o poi verranno utili nel momento in cui ci saranno le condizioni per cambiare questa dirigenza che ha sicuramente operato alcune buone scelte ma che, nel complesso, ha devastato tecnicamente l’AIA e creato un clima non certo idilliaco.

  6. Francesco Greco
    Francesco Greco dice:

    Vorrei ancora intervenire per dire che la sua penna punge più di un aguzzo pungiglione, ma sempre con una signorilità che lascia il dolce. Il comportamento del Nicchi non sembra essere degno
    di un presidente di una nobile categoria tanto apprezzata anche in campo internazionale. La sua dialettica, caro Avvocato, e’ affascinante, accattivante e coinvolgente. Ma una domanda mi viene da farle: non pensa che Nicchi, se facesse la sbandierata ‘relativa impugnazione’ cadrebbe nel più abietto ridicolo? Si può ricorrere contro le decisioni di un organo superiore? La saluto sempre con immensa stima.

  7. Antonio Cambria
    Antonio Cambria dice:

    Direi, molto sinteticamente: educativo! Grazie per aver informato uno come me, completamente ignaro di tutto quanto concerna l’AIA e il suo funzionamento.

    • Luca Marelli
      Luca Marelli dice:

      Solo fatti.
      Esclusivamente fatti, dimostrati e dimostrabili.
      Dalle chiacchiere di corridoio mi tengo lontano perché non servono a niente se non ad ingenerare una confusione surreale.

  8. Alessandro
    Alessandro dice:

    Ciao Luca, sono uscito dall’AIA da ormai 6 mesi. Ricordo i metodi con il quale il signore in questione cercava di racimolare voti qua e là nelle sezioni per le elezioni, ricordando che avrebbe vinto comunque anche se qualcuno gli avesse votato contro. Parliamo del metodo utilizzato; richiesta esplicita di voto: “presidente sezione lei mi voterà vero?” Le possibilità erano residue, se gli si diceva in faccia che non si sarebbe votato per lui, le conseguenze ricadevano sulla vita di tutti gli associati. Non ero della sezione di Milano, ma è l’esempio più lampante di quanto detto. Un presidente dedito 24/7 all’ambiente arbitrale, che aveva ottenuto grandi risultati, destituito con modalità poco raccomandabili. Altro esempio, seppur superfluo: alle sezioni che avevano dichiaratamente votato o avrebbero votato a favore del candidato opposto (mi scappa il nome, perdonami) sono stati mandati per la consueta riunione tecnica con ospite nazionale, arbitri di categoria di molto inferiore e in alcuni casi OT di CAN Dsconosciuti alla maggior parte degli associati. Inutile dire che i vari banti, rocchi etc siano andati alle sezioni da sempre favorevoli, se non in qualche eccezionalissimo caso.
    Partendo da ciò inviterei a riflettere sulla trasparenza e l’anonimato del voto, anche nelle stesse sezioni, dal momento che i presidenti presentano una lista di firme di gente che li sosterebbe: anche questo metodo lo trovo assolutamente poco rassicurante per gli associati. Se è vero che il voto viene fatto in cabine chiuse, spesso si subiscono pressioni intollerabili (telefonate, messaggi, promesse) che francamente mi sembrano tutt’altro che sostenibili. Ricordo nelle elezioni della mia sezione, chiamate a partire da novembre dell’anno prima, inconcepibile. Prima di una riforma dell’AIA dal punto di vista tecnico e operativo, è per me necessario rivedere il regolamento associativo, partendo da rendere le elezioni del presidente di sezione e dell’AIA più trasparenti, e cambiare anche il metodo di elezione del presidente dei CRA. Mi sarebbe piaciuto essere più diretto ma ho come obbiettivo rientrare nell’associazione a breve, sperando in un’associazione diversa..

    • Luca Marelli
      Luca Marelli dice:

      Piano piano viene a galla tutto.
      Alcuni fatti che hai citato li conoscevo, alcuni no (e credo si giustificabile, ormai sono 9 anni che piango figurativamente per quella tessera che non ho più e non certo per scelta personale).
      Forza e coraggio, non siamo lontani da un’era nuova nell’associazione.

  9. Francesco Greco
    Francesco Greco dice:

    Come al solito, esauriente ed esaustivo al massimo livello! La alta competenza e la immensa preparazione sono la componenti di un grande! A Napoli direbbero: e’ ‘o massimo! Ovviamente non può mancare il mio più scrosciante plauso ed applauso!

  10. HUMMEL
    HUMMEL dice:

    Il problema maggiore per Gavilucci è che, guistamente tornato nel organico C.A.N A, rischia ni mai fare il salto di categoria e di essere designiato soltanto per gare di 4a fascia . A meno che Rizzoli vada contro Nicchi

    • Luca Marelli
      Luca Marelli dice:

      Oppure che Nicchi se ne vada.
      Oppure non conosci Rizzoli.
      In Rizzoli ho enorme fiducia e credo che emerga in ogni occasione, anche quando lo critico.

I commenti sono chiusi.