La vicenda di Elena Proietti spiegata bene, senza informazione a pezzi… Il modello giudiziario AIA.

Se volessimo utilizzare il metodo descrittivo di Wikipedia, Elena Proietti era un arbitro di calcio appartenente alla sezione di Terni. Era, perché un mese fa la Commissione Disciplinare dell’Umbria ha deciso di ritirarle la tessera AIA alla fine di un (veloce) procedimento a suo carico.

Un passo indietro.
Come spesso capita in un periodo come questo, nel quale l’informazione è a pezzi (cioè di imbarazzante mediocrità e sovente incompleta per motivi vari), ci si concentra sul fatto che ha più rilevanza mediatica, tralasciando i particolari che risultano decisivi per valutare con equilibrio una vicenda.

Il 7 dicembre 2014, durante una gara di Prima Categoria Umbra (Real Quadrelli-Trevana), Elena Proietti venne colpita da un pugno sferrato da un calciatore. La Proietti si diresse verso gli spogliatoi per poi essere sottoposta a controlli medici.
La diagnosi fu tremenda: perdita parziale dell’uso dell’orecchio e dell’occhio destri.

La fine della carriera arbitrale è solo una parte marginale di quel che accadrà dopo.
Ospedale, richiesta al Presidente dell’AIA di ricorrere alla giustizia ordinaria, autorizzazione ricevuta in breve tempo, denuncia alle autorità di quanto accaduto (in realtà ridondante perché, in caso di lesioni gravissime, il procedimento penale viene aperto d’ufficio, a prescindere da denuncia e richieste di autorizzazione).

Elena Proietti viene nominata arbitro associativo: ciò significa che, in deroga alle norme di funzionamento dell’AIA, poteva far parte dell’Associazione senza scendere in campo per motivi legati a questioni di salute.

Due anni e mezzo dopo (gennaio 2017) il GIP incaricato decide di chiedere l’archiviazione del procedimento poiché, nel corso delle indagini, è emerso che il colpo ricevuto dalla Proietti fu accidentale:

Secondo le testimonianze raccolte dal GIP (forze dell’Ordine, tesserati ed anche semplici spettatori) non emerse la volontarietà del pugno e, soprattutto, non risultò chiaro nemmeno da chi la Proietti sia stata colpita.
Non scriverò il nome del calciatore accusato: è stato squalificato per cinque anni sulla base del referto arbitrale ma è stato scagionato dalla richiesta di archiviazione del GIP. Archiviazione chiesta nel mese di dicembre 2016 e accolta a gennaio 2017.
La Proietti si oppose ma il procedimento venne ugualmente archiviato.

Il resto è cronaca degli ultimi giorni: la Procura Arbitrale dell’AIA ha aperto un procedimento nei confronti della Proietti nel mese di luglio 2019 ed il 15 ottobre ha deliberato il ritiro della tessera.

Prima osservazione.
Per quale motivo questa vicenda “esplode” solo martedì scorso, nonostante sia passato un mese?
Per quale motivo la stessa ex associata pubblica sul suo profilo social la delibera in merito al ritiro tessera il 10 novembre, quasi un mese dopo?

Non mi interessa, in tutta franchezza, un processo alle intenzioni: se Elena Proietti vorrà precisare qualche passaggio che mi è sfuggito, sarò ben lieto di “ospitarla”.

Passiamo, dunque, al tema centrale di questo approfondimento, cioè il non detto che, però, ha grande importanza.

Come funziona l’AIA alla voce “ordinamento disciplinare domestico”?
Gli Organi di Disciplina sono i seguenti (art. 28 Regolamento AIA):

In sostanza esiste una Commissione di Disciplina Nazionale, una commissione di Disciplina Regionale, una commissione di Disciplina di Appello (competente sia per i ricorsi Nazionali e Regionali).
Oltre a questi esiste una Procura Arbitrale che possiamo definire come l’organo inquirente dell’AIA.

Chi li nomina?
Per quanto concerne le Commissioni di Disciplina (sia nazionali che regionali, sia di primo che di secondo grado) esse sono nominate dal Comitato Nazionale, su proposta del Presidente Nazionale.
Pertanto si potrebbe pensare, da questa definizione, che il Comitato Nazionale ed il Presidente dell’AIA siano organi separati, completamente indipendenti.
Non è esattamente così:

L’articolo 8 del Regolamento AIA (comma 1 lettera a) ci informa che il Presidente dell’AIA presiede il Comitato Nazionale.
E come vengono “scelti” i membri del Comitato Nazionale?
Il primo punto da tener presente è che il Comitato Nazionale è composto dal Presidente (che lo presiede), dal Vice Presidente, dai tre membri eletti nella lista collegata al Presidente e da altri tre membri eletti nelle liste delle macroregioni Nord, Centro e Sud.
Inutile sottolineare che, anche nel caso (mai accaduto) che i tre membri eletti nelle macroregioni fossero estrazione di una corrente contraria alla lista del Presidente, nel Comitato Nazionale sarebbero sempre in minoranza:

Oltre a questi membri ci sono altri soggetti che partecipano ma senza diritto di voto:
– il rappresentante degli arbitri in attività (nominato dal Presidente dell’AIA, sentito il parere degli arbitri internazionali, articolo 8, comma 6, lettera c)


– i Responsabili degli Organi Tecnici Nazionali (nominati dal Comitato Nazionale, su proposta del Presidente dell’AIA, articolo 26 comma 8)


– il Responsabile del Settore Tecnico (nominato dal Comitato Nazionale su proposta del Presidente dell’AIA, articolo 11, comma 6, lettera f)

Torniamo, dunque, all’inizio: il Comitato Nazionale ed il Presidente dell’AIA nominano (direttamente od indirettamente) tutti i componenti delle commissioni di disciplina.
Poi c’è l’organo “inquirente” (termine improprio ma che utilizzo per sintesi) che agisce contro gli arbitri che si siano resi responsabili di violazioni del regolamento.
Da chi è composta la Procura Arbitrale?
La risposta nell’articolo 32, comma 1, del Regolamento AIA:

Il Procuratore, i due vice Procuratori ed i sostituti sono tutti nominati dal Comitato Nazionale su proposta del Presidente dell’AIA.
In pratica la giustizia domestica funziona così: tutti sono nominati, organi inquirenti e giudicanti sono tutti nominati dal Comitato Nazionale su proposta del Presidente dell’AIA, il quale propone i suoi nomi ad un Comitato Nazionale composto da persone che, di fatto, sono state elette nella sua lista oppure in sostegno esterno come candidati nelle macroregioni, con la partecipazione di altre persone (senza diritto di voto) nominate dal Comitato Nazionale su proposta del Presidente dell’AIA.

Tirate voi le conclusioni…

Tutta colpa dell’AIA, perciò?
No, sarebbe disonesto sostenere una tesi di questo genere: mi porrei al livello di chi, cercando facili consensi basati su perbenismo e clickbaiting, espone solo la parte strumentalmente utile a mettere in cattiva luce l’associazione.

Anche in questo caso è necessario approfondire la questione, dividendola in due parti: le colpe della Proietti e quelle dell’AIA.

Le colpe di Elena Proietti.

Non è esente da responsabilità.
Il riferimento all’art. 21 della Costituzione (libertà di espressione) è ovviamente una sciocchezza.
Libertà di espressione non significa fare e dire quel che ci passa per la testa. Questa non sarebbe libertà di espressione ma anarchia totale, assenza di regole, mancanza assoluta di limiti.
Evidentemente chi sostiene la libertà di comportarsi come gli pare in qualsiasi ambito non ha capito nulla dell’art. 21 della Costituzione che viene spesso citato a sproposito. E forse sarebbe il caso di studiarlo…

Il regolamento dell’AIA, in questo senso, è vincolante per tutti gli associati, a prescindere dai fatti per i quali si decida consciamente di violarlo. In particolare, per quanto concerne la vicenda di cui ci stiamo occupando, assume importanza fondamentale l’articolo 40, comma 4, lettere d) ed e):

Gli arbitri, tutti gli arbitri, non possono rilasciare interviste o fare dichiarazioni pubbliche senza espressa autorizzazione del Presidente dell’AIA.
Vale per tutti, indistintamente: Collina, dopo Inter-Juventus del 9 marzo 1997, venne autorizzato dal Presidente AIA a presentarsi davanti alle telecamere per spiegare quanto accaduto, per esempio. Più recentemente, Damato (Responsabile CAN PRO) è stato autorizzato dal Presidente dell’AIA a presenziare alla Domenica Sportiva. Rocchi è stato autorizzato dal Presidente dell’AIA per l’intervista post Juventus-Roma del 2014. E gli esempi potrebbero moltiplicarsi.

Elena Proietti, nel 2018, non ha chiesto alcuna autorizzazione per presentarsi prima a La7 (L’Arena), poi alla Rai (Uno Mattina) ed infine a Mediaset (Matrix), oltre a rilasciare interviste a vari organi di stampa. Semplicemente ha deciso di accettare gli inviti, ben consapevole delle possibili conseguenze (e se non ne fosse stata consapevole, ciò rappresenta un suo problema, dato che il regolamento dell’AIA deve essere conosciuto dai tesserati).
Nel corso di queste trasmissioni (che ho seguito personalmente, tutte) la Proietti rilasciò delle dichiarazioni oggettivamente gravi nei confronti dell’Associazione, riportate dalla Commissione Disciplinare dell’Umbria (le potete leggere voi stessi poco oltre).
Apriamo una parentesi.
Qualcuno di voi ha letto le motivazioni? Oppure ha trovato, nella stampa, il riferimento alle motivazioni?
Rispondo io: NO.
Semplicemente perché non interessava citare l’iter del procedimento ma solo puntare il dito contro qualcuno o qualcosa, come sempre.
Ecco il testo completo della delibera:

Emerge un quadro un po’ differente da quanto dichiarato dalla Proietti.

In particolare mi ha incuriosito una parte della motivazione.
A pagina 2 leggiamo:
L’associata oggi non è comparsa e non ha prodotto memorie difensive“.
Insomma, è abbastanza strano che un arbitro, che in questi giorni sta rilasciando interviste a varie testate lamentandosi di un comportamento inadeguato dell’AIA (tirando fuori, sulla Gazzetta dello Sport, argomenti come l’essere donna che, obiettivamente, non c’entra assolutamente nulla) non solo non si sia presentata davanti alla Commissione Disciplinare ma non abbia nemmeno presentato una memoria difensiva.
Oggettivamente, per quanto possa essere contrario alle norme relative alla nomina di “laqualunque” in capo al Comitato Nazionale ed al Presidente AIA, non posso sostenere la tesi secondo la quale il procedimento fosse infondato oppure determinato dalla “scomodità” della presenza della Proietti nell’organigramma dell’associazione.
Io stesso, nel 2010, venni deferito per una frase mai proferita e mi presentai a Roma (competente era la Commissione di Disciplina Nazionale in quanto dirigente): personalmente e con una memoria difensiva di oltre 150 pagine.
C’è un però…

Le colpe dell’AIA

Il regolamento dell’AIA prevede, all’art. 54, le varie sanzioni disciplinari ipotizzabili per le violazioni:

Si tratta, pertanto, di due sanzioni sostanzialmente verbali (rimprovero e censura), di una sospensione temporanea e del ritiro tessera.
Ovviamente si tratta di provvedimenti con valenza disciplinare crescente, motivo per cui è chiaro che il ritiro tessera ha natura estrema e residuale.

Ma il punto è un altro.
In quali circostanze si può decidere per il ritiro della tessera?
Questo è il vero vulnus del regolamento.

A fronte delle varie infrazioni, disciplinate ad esempio dal già citato articolo 40

non sono previste sanzioni minime o massime.
In sostanza le Commissioni Disciplinari possono decidere qualsiasi sanzione per qualsiasi infrazione.
Ovviamente, trattandosi di professionisti del diritto, hanno essi stessi una sorta di prontuario per poter determinare la sanzione adeguata ma ciò non elimina il problema: su quali basi è fondata un’eventuale guida alle sanzioni? E perché non sono pubbliche? Come può un associato sapere a cosa potrebbe andare incontro violando il Regolamento?

Per tornare alla questione che ci interessa, c’erano i presupposti per il ritiro della tessera?

Un piccolo passaggio ulteriore.
A pagina 3 della decisione si legge questa frase:
“(…) il comportamento tenuto nell’intera vicenda dall’associata appare alquanto strumentale, dettato da fini personali e politici, approfittando, nella circostanza, della discussione in atto relativamente ad un grave episodio di violenza accaduto, pochi giorni prima, nel corso di una gara del campionato di Promozione laziale“.
Questa affermazione, a mio parere, è molto grave perché sostiene una tesi per nulla afferente alla questione in oggetto ma presuppone un giudizio personale sulle motivazioni, di fatto accusando l’associata di aver voluto “lucrare” sulla vicenda.
E’ falso?
Non lo so ma, soprattutto, non mi interessa.
Non mi interessa perché l’oggetto del giudizio non era il motivo secondario per cui la Proietti ha deciso di partecipare a varie trasmissioni ma la violazione o meno del Regolamento.
Per utilizzare una terminologia ben conosciuta in epoca VAR, quel che doveva interessare la Commissione di Disciplina era l’elemento oggettivo (la violazione), non una questione soggettiva (i motivi).

Detto ciò, il ritiro tessera mi pare una decisione abnorme.
E’ vero: la Proietti si è lasciata andare ad affermazioni non del tutto corrette (come riportato nel testo della delibera), ha anche riportato i fatti in modo diverso da quanto accertato dal GIP incaricato (ma è argomento non conferente con l’oggetto del deferimento), soprattutto ha deciso scientemente di violare il Regolamento.
Una sospensione non solo era necessaria ma doverosa, onde evitare la totale anarchia: lasciar correre una palese violazione avrebbe potuto essere un precedente pericolosissimo per l’associazione.
Ritirare la tessera ad un arbitro che ha comunque subito una menomazione permanente durante una partita di calcio la ritengo fuori luogo: sarebbe bastata una sospensione di dieci/dodici mesi, eventualmente lasciando alla stessa Proietti la scelta se continuare la permanenza nel ruolo oppure decidere di abbandonare l’AIA.

Detto ciò, pare chiaro un aspetto: la struttura dell’AIA, basata su nomine a tutti i livelli, non ha una grande credibilità e ciò a prescindere dalla qualità, dall’etica e dalla serietà delle persone nominate, tutte caratteristiche indubitabili.

Quel che non funziona non sono le persone scelte dal Comitato Nazionale.
Quel che non funziona è, secondo me, il fatto che siano tutti scelti.

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33 commenti
  1. Giovanni Lovecchio
    Giovanni Lovecchio dice:

    Luca buon pomeriggio,
    volevo chiedere il tuo parere su una idea che mi frulla da tempo. Sottrarre tutti gli arbitri degli sport maggiori, calcio/basket/volley/pallanuoto etc etc, dalle attuali federazioni e raggrupparli in una unica federazione o lega che li gestisca autonomamente dal potere “sportivo/politico” in modo da stroncare qualsiasi idea stupida di sudditanza. Ovviamente una federazione suddivisa x sezioni con meccanismi, anche gli attuali fatti salvo quelli della giustizia interna, più trasparente nelle nomine. Che ne pensi?

    • Luca Marelli
      Luca Marelli dice:

      Ciò significherebbe ammettere implicitamente una sorta di sudditanza.
      Magari ci si arriverà ma non è una questione di importanza capitale: chi vuol credere a queste teorie è libero di farlo ma non possiamo andar dietro a tutte le chiacchiere.

  2. Fabio
    Fabio dice:

    Buonasera, ho letto alcune cose in merito alla riunione di oggi tra Rizzoli e le squadre di serie a. Di primo acchito mi sembra che la nebbia sul regolamento non si sia diradata ma infittita. Potrebbe darci una mano lei perchè Rizzoli mi sembra si sia ingarbugliato.

    • Luca Marelli
      Luca Marelli dice:

      Secondo me no.
      A mio parere oggi è andato un po’ lungo ma ha chiarito molto.
      Però devo essere onesto: per quanto mi riguarda non c’è stato nulla di nuovo.

  3. Gennaro
    Gennaro dice:

    Luca scusa l’off topic, ma ti prego commentami lo scambio Ancelotti-Rizzoli?
    Please,
    Grazie.
    Gennaro

  4. Riccardo
    Riccardo dice:

    Buongiorno Luca. Parlando di polemiche e regolamenti, scriverai qualcosa in merito al dialogo tra Ancelotti e Rizzoli?
    Grazie per il servizio che offri

  5. Spencer
    Spencer dice:

    Non ero a conoscenza di questa vicenda, l’ho appresa leggendo questo articolo.
    A mio avviso, è la palese dimostrazione di quanto, con intelligenza e buon senso, si sarebbe potuto fare per raggiungere una soluzione positiva per tutti.
    A me sembrano sanzioni che vanno oltre il caso specifico e che dovrebbero fungere da monito per gli altri arbitri tesserati.
    Ovviamente, il mio ragionamento è il ragionamento di un profano e ho voluto farlo “ad alta voce”, senza alcuna pretesa.
    Buona giornata.

  6. Max
    Max dice:

    Bell articolo. La procura e i presidenti e componenti delle due commissioni disciplinari AiA DEVONO ESSERE ORGANI TERZI E MAI NOMINATI! Se l arbitra vuole, pero ora può rivolgersi facendo regolare ricorso (dopo l’appello di 2 grado dell Aia), al collegio garanzia Coni di Roma.Li può scegliere e farsi difendere da un suo legale ( per es. MARELLi) e potrà anche arrivare ad ottenere il rientro immediato nell’ ‘Aia…Ma credo cmq che il 2° grado Aia le ridurra la pena a mesi di sospensione

    • Luca Marelli
      Luca Marelli dice:

      Credo che molto si capirà anche solo dal ricordo in appello: se ci sarà, significherà che la Proietti tiene all’associazione.
      Se non farà ricorso, capiremo tutti molto di più.
      Aspettiamo gli sviluppi, se ce ne saranno.

    • Luca Marelli
      Luca Marelli dice:

      Capisco perfettamente la delusione per questi dieci anni ma impariamo tutti ad utilizzare un linguaggio meno colorito perché, altrimenti, si fa il gioco di chi ha il comando.
      Nicchi non deve essere criticato personalmente ma sui fatti, altrimenti lo si rafforza nella sua posizione.

  7. Giulio Ongaro
    Giulio Ongaro dice:

    Grazie per la bellissima spiegazione (si vede che Lei fa l’avvocato!) con dovizia di particolari. L’ho letta tutta e devo dire che Le do ragione su tutto il fronte. La ringrazio per aver dato tutto il tempo che ha dovuto passare ad approfondire. Magari i giornalisti dovrebbero imparare da Lei.

  8. grigio
    grigio dice:

    Che tristezza vedere sotto questo articolo solo 10 commenti, mentre quando si parla di possibili errori arbitrali si supera facilmente il centinaio nello stesso lasso di tempo!
    Questa è la dimostrazione ulteriore, se ancora ce ne fosse bisogno, che l’Italia non è un paese di sportivi ma un paese di tifosi, a cui interessa solo il proprio orticello (e guai a minarlo dicendo che l’arbitro ha sbagliato a favore della propria squadra!) e se ne frega dei problemi del mondo sportivo in generale.
    Come sta avvenendo ad esempio con la rivoluzione epocale in corso di ridimensionamento del Coni, per anni padre-padrone dello sport italiano, a cui al popolo dei tifosi non importa una beata mazza.

    • Alessandro
      Alessandro dice:

      Non concordo con Lei: se ci sono pochi commenti è perché la spiegazione di Marelli è stata chiara ed esaustiva e riesce difficile aggiungere qualcosa. Quando si parla di episodi, molti interagiscono per chiedere chiarimenti, approfondimenti o per porre domande che esulano dal tema specifico dell’articolo (commenti che, in questo caso, sarebbero decisamente fuori luogo). Sicuramente questo non sarà l’articolo più letto del blog, ma credo che la sua visione sia un po’ troppo tetra.

    • Luca Marelli
      Luca Marelli dice:

      Alessandro, invece io credo che abbia ragione.
      Le visite a questo approfondimento (secondo me il più importante che abbia scritto negli ultimi due anni) sono state un decimo della media, perché sono argomenti di cui non frega niente a nessuno: quel che interessava era mettere in cattiva luce l’AIA, capire il problema non genera audience o vendite.

      La situazione è tristissima.
      Se volessi guadagnare tanto potrei scrivere titoli acchiappaclick, tanto ne avrei migliaia da proporre.
      Purtroppo non sono il tipo ma, ogni tanto, mi chiedo se valga la pena tentare di informare: la realtà è che molta gente non vuole essere informata ma solo avere argomenti per strepitare.

    • Alessandro
      Alessandro dice:

      Che l’articolo non fosse tra i più letti lo avevo supposto (anche se non pensavo che il numero di visualizzazioni fosse così basso), ma penso che la ragione sia semplice: credo che una notizia simile, al di là delle facili reazioni di pancia iniziali, non desti grande interesse ad un “profano” : un conto è parlare di regole, episodi e arbitri, un altro della strutturazione della giustizia all’interno dell’Aia e delle colpe di un’associata praticamente sconosciuta (al netto della vicenda specifica). Le stesse polemiche iniziali, a differenza di quanto avvenga dopo errori (anche non gravi) commessi durante il campionato, sono già quasi scomparse, segno che la questione sarà presto dimenticata. Per fare un esempio, la vicenda Gavilucci (che riguardava un arbitro molto più noto) è tuttora decisamente meno discussa di un rigore non dato in una partita a caso di dieci fa: credo siano proprio argomenti poco attritivi, in quanto riguardanti dinamiche interne all’associazione che da fuori si ha poco interesse a conoscere. Riassumendo: non si ha interesse a fare polemiche, non si ha interesse e basta. Che questo non sia bello è un altro discorso, e mi rendo conto che, per chi spende il proprio tempo per fare ricostruzioni accurate e imparziali come questa, possa essere fastidioso questo generale disinteresse; tuttavia, immagino che anche Lei abbia contezza del fatto che tematiche così specifiche difficilmente possano piacere a chi non fa parte di quel mondo (non a caso altri commenti qui sotto sono di arbitri). Non concordo con quanto affermato da Grigio, perché anche chi viene sul blog per imparare e tenta di interagire in modo costruttivo, trova per forza di cose più semplice seguire discorsi meno tecnici. Oltretutto, come dicevo nel commento precedente, è difficile avere qualcosa da scrivere dopo aver letto l’articolo, il che suppongo incida anche sul numero di visualizzazioni (se scrivo un commento torno poi  a vedere se ci sia stata risposta e, eventualmente, rispondo a mia volta con un altro commento; in caso contrario ovviamente non ritorno sul blog).

    • grigio
      grigio dice:

      Devo dire di essere d’accordo con Alessandro quando scrive “… perché anche chi viene sul blog per imparare e tenta di interagire in modo costruttivo, trova per forza di cose più semplice seguire discorsi meno tecnici.”, la cosa è abbastanza evidente, anche perchè il livello culturale dei tifosi di calcio (ho scritto tifosi, non sportivi) è in massima parte molto basso e i ragionamenti di questo articolo sono per loro troppo complicati da capire. Non sono ancora riusciti a capire la differenza che fa un braccio aderente al corpo da un braccio largo …..!

    • Luca Marelli
      Luca Marelli dice:

      Hai ragione.
      Ed il mio obiettivo è creare una nicchia all’interno della quale discutere per poi allargare il numero di persone in grado di maneggiare con competenza il regolamento.
      Ovviamente ciò dipende anche da tutti voi che, con grande pazienza, mi onorate della vostra attenzione…

  9. Emanuele
    Emanuele dice:

    Salve,
    grazie per l’impegno di valore in più articoli dimostrato. In questo caso pare che nel tentativo di dettagliare meticolsamente i fatti si perda di vista la visione d’insieme: a una persona, che in veste di arbitro ha subito danni fisici irreversibili e gravissimi, viene tolta l’appartenenza all’associazione che rappresentava al momento dei fatti e con essa le viene tolta la dignità di quanto vissuto e negata la legittima, ancorché non autorizzata, possibilità di esprimere tutta la propria rabbia, perché no, emotivamente sbilanciata. Lo Stato difende i propri invalidi di guerra senza stare a sindacare se durante la guerra siano stati o meno ineccepibili, senza cioè spulciare la forma rispetto al contenuto. E lo Stato fa questo da un lato per rigraziarli perpetuamente per aver rimesso parte di sè in un servizio piu grande di sè, dall’altro perché se non lo difendesse crollerebbe il senso stesso di appartenenza patrio di ogni cittadino verso uno Stato irriconoscente al sacrificio personale e allora sì che sarebbe l’anarchia! Il problema è proprio questo (che emerge nella seconda parte dell’articolo): l’Associazione Italiana Arbitri, per la fragilità delle proprie regolamentazioni, non è in grado di esprimere una capacità di custodia per se stessa e quindi per i propri associati, ma esprime soltanto il “modus” di chi la governa e la sua visione del momento. Non è capace cioè di esistere come istituzione in quanto indipendente anche dai propri stessi componenti, come è una nazione matura ad esempio. Al contrario è in balia della direzione data da chi la governa, come accade nelle nazioni assolutistiche.
    Questa vicenda quindi evidenzia tristemente una sola cosa e null’altro: l’AIA è un’Associazione che non è al servizio dei propri associati, e che anzi pretende che questi siano al proprio cieco servizio fino alla morte…associativa. La giravolta è evidentemente autodistruttiva. Con buona pace di chi ne fa parte.

    • Luca Marelli
      Luca Marelli dice:

      E’ una tua opinione di cui prendo atto.
      Ma non sono d’accordo su quasi nulla, soprattutto per un parallelismo molto, molto forzato.
      Capisco il concetto ma non lo condivido.

  10. Gabriele
    Gabriele dice:

    Per me, e per quello che sto vivendo io la giustizia è solo ed esclusivamente a senso unico. Se un presidente di Sezione non ti designa, non ci sono rifiuti e ci sono delle indisponibilità e per caso non hai raggiunto il numero minimo di gare il provvedimento è il Non Rinnovo Tessera. Appurato poi che le responsabilità sono del presidente si Sezione annullano il provvedimento ma non tornano al vero colpevole che con dolo non ti ha designato. Anzi permettono a lui di continuare sulla strada tracciata finché non riuscirà a cacciarti dall’associazione. Io non so come si chiama questo comportamento ma non penso sia degno di una associazione. Tutte le associazioni fanno di tutto per avere associati, qui, mi pare, si stia facendo la gara per averne sempre meno.

    • Luca Marelli
      Luca Marelli dice:

      Prendo atto di quel che hai scritto, non sapevo che ci fossero stati provvedimenti di questo genere.
      Segno anche questa e mi informo.

      Grazie di aver condiviso questa esperienza.

    • Domenico
      Domenico dice:

      Purtroppo posso confermare in parte quello che ha detto Gabriele. Sono stato arbitro OTS, e ho assistito a casi molto simili, di arbitri mandati via, con comportamenti spesso poco limpidi (osservatori che venivano nello spogliatoio dicendoti che avevi fatto una gara solo lievemente insufficiente, per poi stroncarti successivamente con una sospensione di due mesi -e chi ha arbitrato sa che cosa ciò significhi-, per poi, anche passati i due mesi, non designarti per un altro mese intero, e venirti a rivedere, come Organo Tecnico, alla prima partita dopo tre mesi lontano dai campi, un altro 8.20 e a casa; arbitri che cominciavano ad arbitrare a metà novembre e vedevano i loro colleghi in campo già da settembre; mi fermo qui, ma potrei andare avanti…). Il problema principale, al di là del protagonismo di taluni, è che manca la trasparenza: che io sappia nessuno degli arbitri in questione ha mai avuto modo di accedere ai rapporti degli OA e degli OT sulle sue prestazioni. E questo, nel 2019, non va molto bene, almeno a mio modesto avviso. E infatti ora il conto sta arrivando: nella sezione in questione, dopo un vero e proprio boom di iscrizioni che si è avuto qualche anno fa, adesso sono in pochissimi quelli che vogliono entrare a far parte dell’Associazione…

    • Gabriele
      Gabriele dice:

      Approfitto per una domanda (premetto che vengo dal mondo arbitrale, ma del volley). Che senso ha una sospensione di un arbitro per uno/due mesi anche a fronte di errori colossali? Posso capire ai massimi livelli (serie A/champions league) dove ci si aspetta che gli arbitro siano già sufficientemente maturi, ma a livelli inferiori questo non rischia solo di fermare bruscamente la crescita di un giovane arbitro?

    • Luca Marelli
      Luca Marelli dice:

      Personalmente sono contrario alle sospensioni in qualsiasi categoria (anche in Serie A, perché mina la fiducia, fondamentale in un’attività come quella arbitrale). In ogni caso non conosco decisioni di questo genere nelle categorie giovanili, perlomeno non è mai capitato nella mia sezione a meno di clamorosi errori comportamentali.

  11. Marco
    Marco dice:

    Ottima disamina dei fatti! Credo tuttavia che l’AIA abbia delle riserve anche sulla veridicità della menomazione subita dalla sig.ra Proietti. Ci sono ombre (che con il tempo verranno alla luce) anche in tal senso e precedenti che probabilmente hanno portato ad una decisione così netta.

    Saluti

    • Luca Marelli
      Luca Marelli dice:

      Non credo proprio: ci sono certificati medici sulla base dei quali si è proceduto alla rifusione dei danni da parte dell’assicurazione.
      Non voglio credere che l’AIA abbia dubbi su certificati medici.

      Ciao.

  12. Roberta
    Roberta dice:

    Caro Luca non so se aveva notato quante voci indignate si erano levate contro l’AIA appena la notizia era circolata. Ora la notizia è vecchia, non importa come la vicenda si sia svolta, dove stiano le ragioni dell’una e dell’altra parte, conta aver fatto passare l’idea che l’AIA abbia maltrattato una povera donna che rappresentando l’AIA stessa ha subito un danno permanente. Le sue precisazioni, la sua meticolosità e la sua equidistanza saranno perse in un mare di altre notizie “nuove” : di questa vicenda resterà l’idea che l’AIA sia stata cattiva e la signora Proietti una vittima (magari per qualcuno, ma ne dubito, anche il contrario). Ed è davvero un peccato che l’informazione faccia meno audience della disinformazione, o dell’informazione parziale (che trovo anche peggiore). Complimenti come sempre (anche per l’ultima fatica su YouTube).

    • Luca Marelli
      Luca Marelli dice:

      Grazie a te per l’attenzione.

      In questa vicenda hanno perso tutti ma, mediaticamente, temo che solo l’AIA come associazione ne esca con le ossa rotte.
      E se tutti approfittano di una notizia per mettere in cattiva luce l’associazione, forse sarebbe il caso di farsi un paio di domande.
      Soprattutto dovrebbe farsele chi la guida da dieci anni…

  13. andrea
    andrea dice:

    Analisi molto chiara anche per un profano dell’argomento quale sono io.
    Anche nel mondo arbitrale esecutivo e giudiziario dovrebbero appartengono a sfere diverse e dovrebbero essere indipendenti l’uno dall’altro (tralascio il legislativo perché le regole vengono decise a livello internazionale)
    Le chiedo: si arriverà mai a una “separazione dei poteri” in casa AIA? E’ tecnicamente possibile secondo lei? E’ politicamente possibile?
    Grazie!

    • Luca Marelli
      Luca Marelli dice:

      Deve essere così.
      Le elezioni ci sono ogni quattro anni, il mandato della giustizia domestica dura quattro anni, è necessario che siano eletti, quantomeno i ruoli apicali delle disciplinari di primo e secondo grado e della Procura.
      Non tanto perché le persone attualmente a capo degli uffici non siano rispettabili (non mi permetterai mai di dirlo) ma per evitare qualsiasi retropensiero.

      Grazie a te.

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