La stagione degli arbitri (2019/2020): seconda parte

Prima di affrontare il rendimento degli altri undici arbitri in organico CAN A, un breve aggiornamento sulla questione CAN A/B.
Come accennato ieri, l’idea di riunificare le commissioni di Serie A e B è sicuramente all’ordine del giorno.
Non sono stupito e, inoltre, ne sono assolutamente contento: è la strada giusta da seguire per tornare a formare arbitri di buon livello consentendo ai singoli di crescere con calma, senza forzati inserimenti in un organico che presuppone una formazione completa.
E’ una posizione che sostengo da anni e che, finalmente, ha capito anche il presidente uscente dell’AIA Nicchi che, dieci anni dopo aver diviso la commissione CAN A/B, pare pronto ad ammettere il clamoroso errore commesso nel 2010.

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Ne è una conferma l’articolo apparso ieri sul Corriere dello Sport, contenente un’intervista al presidente uscente: dichiarazioni piuttosto chiare di Nicchi che, implicitamente, ha ammesso il fallimento tecnico della sua scelta e la decisione (certamente non banale per una persona orgogliosa come lui) di tornare sui propri passi per evitare ulteriori danni all’associazione.
Bene così: dopo aver ammesso questo clamoroso errore, il prossimo passo è di far spazio a qualcun altro per il ruolo di Presidente: undici anni sono già troppi, l’associazione ha bisogno di aria nuova e di una spinta innovativa completamente perduta da quasi un decennio.

Federico La Penna (sezione di Roma 1), secondo anno
Un altro dei miei “pallini”.
Ci si aspettava molto da La Penna, giunto in Serie A piuttosto tardi (compirà 37 anni tra tre giorni: auguri) e non sta deludendo le attese. Percorso molto diverso da quello di Chiffi (promosso in A assieme a lui) ma si sapeva che il romano era decisamente più maturo (naturalmente a livello arbitrale, non certo a livello personale: non li conosco e non mi permetto giudizi soggettivi).
Campionato con tanta qualità ed un rendimento costante ad alti livelli. Lo si attendeva proposto per un big match fin da inizio stagione ma l’appuntamento è tardato non poco.
Spesso impiegato con le big in trasferta (gare per definizione di prima fascia) ha offerto prove sempre in linea con le attese: SPAL-Napoli (al netto dell’abbaglio sul rigore concesso e poi revocato), Bologna-Inter sono stati buoni banchi di prova.
Il primo appuntamento importante a dicembre con Atalanta-Milan che si è rivelato molto meno impegnativo di quanto previsto per la larghissima vittoria dei bergamaschi.
Napoli-Milan nel post lockdown è stato un altro test importante sebbene sia stata forse la peggior prestazione della stagione: va bene avere un “debole” per un direttore di gara ma non sarò mai eccessivamente accomodante di fronte ad una prestazione discutibile.
Anche su La Penna, peraltro, è da rilevare un intervento del presidente uscente Nicchi (ancora…) in un’intervista (la milionesima) sulle pagine del Messaggero del 28 dicembre 2019, nella quale ha previsto con un anno di anticipo il ruolo di internazionale per La Penna, di fatto scavalcando la decisione di chi ha la delega per queste scelte, cioè Rizzoli.
Nulla di nuovo, ormai nell’AIA ci si è abituati a questi scivoloni mediatici.
Si potrà essere anche contenti per una tale prospettiva ma vorrei capire quanto possa essere felice (per esempio) Valeri che, con questa intervista, ha saputo dal suo presidente di essere in scadenza a livello internazionale. La conseguenza sarebbe la dismissione a giugno 2021 per limiti di permanenza.
Tornando a La Penna, ha un difetto da limare (e non è di poco conto): troppi, decisamente troppi 12 rigori fischiati in una stagione, alcuni dei quali molto discutibili. E’ vero che è stato un problema diffuso quello dei “rigorini” ma il numero concesso da La Penna è decisamente esagerato.
Una curiosità, peraltro: quest’anno ha fischiato ben 12 rigori, nella scorsa stagione nessuno.

Gianluca Manganiello (sezione di Pinerolo), terzo anno

Altra stagione in chiaroscuro per il piemontese che, purtroppo, non riesce a coniugare qualità e costanza.
Lo ripeto fino alla noia: è molto meno scarso di quanto non si pensi ma la sensazione è che manchi sempre qualcosa a livello di convinzione personale per l’auspicato salto di qualità.
Rizzoli ci prova da due anni, nonostante gli inciampi concede a Manganiello sempre una prova d’appello perché anche il designatore è consapevole che delle qualità ci sono.
Difficile immaginare cosa ci si possa attendere dalla prossima stagione. Di sicuro, con la probabile riunificazione delle commissioni di A e B, è scontato che sarà uno dei più penalizzati e che lo vedremo spesso impegnato in gare da alto coefficiente nella serie cadetta.
Chissà che scendere per qualche tempo in Serie B non sia la strada migliore per compiere quel passetto in avanti…

Fabio Maresca (sezione di Napoli), quarto anno

La più grande rivelazione della stagione, un’esplosione di qualità attesa da tre anni dagli “addetti ai lavori” e che non ha sorpreso: non è un mistero che mi sono personalmente schiantato più volte contro chi mi definiva un visionario nel ritenerlo uno dei più promettenti a livello potenziale ma mai rivelatosi tale nelle prime due stagioni e mezzo di carriera nella massima categoria.
Il periodo peggiore è stato nel primo semestre della stagione 2018/2019: in attesa di sapere se sarebbe stato proposto come internazionale, infilò una serie di prestazioni oggettivamente inguardabili fino a gennaio 2019, probabilmente condizionato da un traguardo che avrebbe potuto sfuggirgli definitivamente. Una volta scrollatosi dalla spalla “la scimmia”, con la bocciatura a favore di altri, ha iniziato quel percorso di crescita che lo ha portato ad ottenere quel che auspicavo da tempo: una consacrazione ai massimi livelli di affidabilità. Il primo gennaio 2020 è stato promosso internazionale, un obiettivo raggiunto con un anno di ritardo ma che non cambia nulla nella sostanza.
Una stagione in crescendo, culminata con alcune direzioni straordinarie come Juventus-Milan ed il derby di Milano, il primo in carriera. Ad oggi è certamente nel ristrettissimo novero di direttori di gara a cui è possibile affidarsi per qualsiasi tipo di partita.
Nella prossima stagione sarà chiamato al compito più complesso: confermarsi. Non sarà facile ma ha tutte le capacità per riuscirci.
Diverso il discorso per il percorso internazionale: promosso in Serie A non giovanissimo, a 39 anni non sarà facile imporsi fuori dai confini, il tempo è poco anche se, dalla sua, ha la fortuna di non avere grande concorrenza italiana, considerando che si troverà di fatto alla pari con quasi tutti i colleghi (eccezion fatta per Massa e Guida).
Probabile che il designatore UEFA Rosetti lo testerà subito nei preliminari (ovviamente partendo dall’Europa League) per valutare le prospettive nel breve-medio periodo. Altro non è possibile, considerando che ha davanti solo sei stagioni piene.
Curioso di vedere come Rosetti deciderà di impiegarlo quest’estate, sarà già un segnale della programmazione per gli anni a venire.

Maurizio Mariani (sezione di Aprilia), quinta stagione

L’arbitro col maggior numero di presenze in serie A (20), dopo Maresca (a mio parere) l’arbitro che ha mostrato i migliori progressi sotto tutti i punti di vista. Tecnicamente ha affinato non poco la capacità valutativa, pochi rigori assegnati (solo sei, di cui quattro tra Genoa-Milan e Lecce-Cagliari), una media decisamente in linea con l’atteso (non certo come quella spropositata del campionato appena concluso), ha smussato taluni spigoli nel rapporto coi calciatori, scegliendo adeguatamente il momento della reprimenda e quello del dialogo pacato, ha visto crescere la propria autorevolezza nei confronti dei tesserati.
Bene anche sul disciplinare: una sola espulsione nelle ultime 13 gare disputate possono essere anche casuali ma, in realtà, mostrano un ascendente determinato da una credibilità conquistata sul campo.
Della sua stagione si ricordano pochissime polemiche e, in un ambiente avvelenato da opinionisti spesso alla ricerca del consenso meno ragionato, è un merito di non poco conto.
Manca ancora il vero big match ma, se continuerà ad offrire un rendimento in linea con la stagione appena conclusa, arriverà velocemente all’inizio del prossimo campionato.
Internazionale da un anno e mezzo, vale più o meno lo stesso discorso di Maresca: la carta d’identità dice 38, tempo a disposizione non ne ha tantissimo, l’anno scorso solo due presenze nei preliminari di Europa League, vedremo a breve cos’ha in testa Rosetti per il suo futuro oltre confine. Mi aspetto l’esordio nei preliminari di Champions ma, in realtà, è più un auspicio che altro.

Davide Massa (sezione di Imperia), ottava stagione

A mio parere l’arbitro potenzialmente più talentuoso in assoluto dell’intero panorama italiano (ad eccezione di Orsato che appartiene alla categoria dei fuoriclasse).
Il problema, però, è che questa potenzialità non è mai emersa pienamente ed anche la stagione appena conclusa non è stata altro che la continuazione delle precedenti.
Stagione iniziata malissimo con la pessima direzione di Fiorentina-Napoli alla prima giornata, con una scia di polemiche infinite (oggettivamente non campate per aria come in altre circostanze) ed uno stop prolungatosi per tre turni.
Piano piano ha trovato continuità chiudendo un campionato non certo indimenticabile ma con una serie di prestazioni che hanno favorevolmente impressionato.
L’obiettivo della prossima stagione è lo stesso delle ultime: riuscire ad esprimere pienamente un potenziale straordinario. Il motore (leggasi: talento) è quello di una Mercedes (usare la Ferrari in questo periodo potrebbe apparire ironico…), il telaio è, per ora, quello di una berlina elegante ma anonima.
Stesso discorso in campo europeo.
Due anni fa ha esordito (bene) in Champions League, quest’anno non l’ha nemmeno vista in cartolina. Quattro presenze in Europa League (tra le quali spicca il ritorno dei sedicesimi Arsenal-Olympiakos), siamo al giro di volta: o trova spazio costante nella massima competizione internazionale oppure addio ai sogni di gloria. Già pare sfumato il mondiale 2022 (potrebbe andarci Orsato se gli verrà concesso un secondo anno in deroga), a 39 anni non c’è più tempo per i “sarà per l’anno prossimo”.

Daniele Orsato (sezione di Schio), quattordicesima stagione

Un fuoriclasse.
Si può discutere all’infinito per un singolo episodio (giudicato male) in una singola partita (arbitrata come peggio non si poteva) ma mettere in dubbio che si tratti di un elemento unico è impossibile.
Non brilla per correttezza, in tante circostanze mi ha criticato indirettamente ed una persona meno corretta potrebbe cavalcare l’onda lunga di quell’Inter-Juventus.
Però, nel momento in cui si decide di occuparsi di arbitri e con una divisa sempre in bella vista nella propria abitazione, bisogna lasciare da parte le questioni personali e concentrarsi sull’oggetto specifico di approfondimento.
Orsato è un arbitro straordinario.
Anche in questa stagione il percorso è stato praticamente “netto”: qualche fisiologico errore (come è normale che sia) ma una serie di prestazioni di incredibile qualità.
Manca un tassello: non esiste che, dopo due anni, non sia stato ancora riproposto con l’Inter.
Il paradosso è che quella partita del 2018 fu fonte di enormi polemiche perché incise sulla lotta scudetto tra Juventus e Napoli. Orsato è tornato a dirigere sia la Juventus che il Napoli ma non l’Inter: francamente inspiegabile il motivo per cui, da due anni, il veneto ne venga tenuto lontano. Oppure voglia rimanerne lontano, non so…
Mi aspettavo che le porte chiuse fossero un perfetto viatico per questo scopo, evidentemente mi sono sbagliato.
In campo internazionale vale lo stesso discorso anche se ha faticato più che in patria ma per una questione numerica: stretto tra Rizzoli, Tagliavento e Rocchi non era facile emergere.
Ha dovuto aspettare il suo turno ma è adesso il momento: tra pochi giorni inizia la fase finale delle Coppe Europee e l’obiettivo è a portata di mano.
Quale?
Il sogno ci dice finale di Champions League (per la quale è certamente uno dei candidati più credibili assieme a Lahoz, Makkelie e fors’anche Turpin) ma ci accontentiamo anche dell’Europa League (non sarebbe male una doppietta italiana dopo Rocchi l’anno scorso).
Attenzione, però, al fattore “Italia”: mai come quest’anno c’è la possibilità che le squadre italiane possano arrivare in fondo alle competizioni. Sarebbe una beffa per Orsato ma, in tutta franchezza, personalmente tiferò per le nostre squadre (tutte, senza eccezioni).
E poi, l’anno prossimo, gli Europei, con un sguardo (per ora timido) al Mondiale 2022…

Luca Pairetto (sezione di Nichelino), quarta stagione

Credo che molti rimarranno sorpresi da quel che leggeranno.
A mio parere ha compiuto enormi passi in avanti.
Non sto affermando che sia diventato un arbitro a cui affidare partite di prima fascia ma negare che abbia smussato a livello caratteriale taluni spigoli che lo hanno reso inviso a gran parte dell’opinione pubblica sarebbe quantomeno ingeneroso.
Il più grande difetto che chiunque notava era l’atteggiamento indisponente di Pairetto nei confronti dei calciatori, ciò che trasformava anche un’amichevole in una sorta di guerra civile sul terreno di gioco: urla, richiami eccessivi, atteggiamenti dittatoriali che lo hanno relegato a comparsa della categoria, spesso difficilmente designabile e dirottato a partite di terza fascia.
Nel corso della stagione, evidentemente comprendendo che in questo modo non avrebbe ottenuto nulla se non una marginalizzazione costante, ha lavorato (e parecchio) su questo aspetto, ottenendo dei risultati di non poco conto.
E’ suo destino essere sempre accostato al padre: purtroppo ritorniamo al solito discorso sullo stato del “giornalismo” e dell’opinione pubblica attuale, più legata al sensazionalismo che alla cronaca pura e semplice.
Imbarazzanti (davvero imbarazzanti) talune polemiche preventive sulla designazione per questa o quella partita. Non ci torno nemmeno, sono stati momenti di basso livello sui quali è inutile soffermarsi.
Difficile ipotizzare quale potrà essere il suo futuro.
Nel caso di riunificazione delle CAN è facile prevedere che sarà uno degli arbitri più penalizzati perché, oggettivamente, non è facile immaginare un futuro particolarmente brillante nonostante si tratti di un elemento relativamente giovane (ha da poco compiuto 36 anni).
La strada è quella giusta, vedremo se i progressi continueranno.
Di certo sappiamo che sarà sempre accompagnato da una (triste) alea di sospetto solo per il cognome che porta sulla divisa.

Fabrizio Pasqua (sezione di Tivoli), terza stagione

Il più grande punto interrogativo dell’organico CAN A.
E’ dotato di tecnica sopraffina, potenzialmente un autentico crack del mondo arbitrale italiano ma anche in questa stagione è mancata la continuità.
Alterna da sempre prestazioni da incorniciare a giornate nelle quali c’è da mettersi le mani nei capelli. A peggiorare il tutto l’ennesimo infortunio accusato nel post lockdown che lo ha tenuto lontano dai campi dalla 27esima alla 36esima giornata, tre sole presenze nella seconda fase della stagione.
Aveva trovato anche qualche buona designazione (su tutte Juventus-Fiorentina) ma la sensazione è di un elemento molto fragile fisicamente e che, proprio per questo motivo, non riesce a trovare quella continuità di cui avrebbe bisogno per figurare sempre ad alti livelli.
Purtroppo l’età non è più verdissima (38 anni a novembre), aveva tutte le carte in regola per poter ambire al ruolo di internazionale ma il treno sta passando (in questo momento è nettamente indietro rispetto a La Penna, se dovesse liberarsi un posto a dicembre).
Le potenzialità sono sempre di primissimo livello ma il futuro è davvero un rebus.

Marco Piccinini (sezione di Forlì), primo anno

Ci si aspettava molto dal neoimmesso Piccinini dopo una stagione esaltante in Serie B, durante la quale non era mai stata in dubbio la sua promozione.
Non ha deluso le attese.
Sicuramente l’età lo ha aiutato (compirà 37 anni a settembre) ma l’inserimento in Serie A è stato molto meno traumatico rispetto ad altri esempi precedenti o contemporanei (per esempio Giua ha faticato enormemente).
E’ arrivato nella massima categoria ben consapevole che sarebbe stato il suo traguardo ultimo (quasi inverosimile ipotizzare un futuro internazionale), si è calato nel giusto modo nel nuovo ambiente, quel che stupisce è la capacità di essere accettato da chiunque ed in qualunque situazione.
Designazioni in crescendo, qualche discreta partita in seconda fascia, la sensazione che possa ricalcare le tracce di arbitri come Calvarese e Giacomelli, probabilmente con qualche qualità in più.
L’anno prossimo, anche in caso di riunificazione delle CAN, troverà parecchio spazio in A.

Gianluca Rocchi (sezione di Firenze), diciassettesima stagione

Ha chiuso la carriera con un’inattesa passerella riservatagli da Roma e Juventus, disposte parallelamente per concedergli il meritato tributo per una carriera straordinaria.
Un Mondiale in Russia, una finale di Europa League (il derby Arsenal-Chelsea), un Mondiale per Club, una Confederation Cup, l’Olimpiade di Londra 2012, una serie infinita di big match italiani ed europei, 263 presenze in Serie A sono sufficienti per descrivere un percorso a cui è mancata solo la ciliegina sulla torta, una finale di Champions League che avrebbe ampiamente meritato.
Non rovinerà la serata di Torino lo spregevole tentativo di taluni piccoli personaggi che, di fronte ad un gesto spontaneo, hanno puntato sull’effetto scandalistico per portare su se stessi un minimo di interesse che domani sarà già svanito.
Queste porcherie strumentali verranno dimenticate come i loro autori, Rocchi rimarrà nella storia dell’attività arbitrale italiana, europea e mondiale con un palmares da invidia (e sì, lo invidio, ci mancherebbe!).
Non è stata la sua migliore stagione ma non sono affatto stupito: sempre difficile trovare gli stimoli giusti per scendere in campo dopo 17 anni e sapendo di avere lo striscione finale visibile con dodici mesi di anticipo. Era accaduto anche in passato ed accadrà di nuovo, è fisiologico.
Io stesso, nella mia pur modesta carriera, nell’ultimo anno facevo enormemente fatica a trovare gli stimoli per allenamenti, trasferte, gare: sapevo che Collina aveva deciso ancor prima del raduno di Sportilia e non era certo banale continuare sapendo quel che mi aspettava.
Del futuro di Rocchi non chiedetemi nulla: non lo so e non mi interessa nemmeno saperlo.
Deciderà lui che fare, sperando che rimanga nell’associazione e che Nicchi non commetta l’ennesimo errore della sua gestione perdendo un elemento che potrebbe essere una delle risorse più importanti per ricostruzione l’AIA, oggi in uno stato di distruzione mai visto prima.
Non posso che augurargli la miglior scelta possibile, prima di tutto per la sua vita, ringraziandolo per questi 17 anni ai massimi livelli.

Paolo Valeri (sezione di Roma 2), tredicesima stagione

Da uno dei veterani della categoria ci si aspettava una stagione di alto livello, quantomeno per giustificare la permanenza nei ranghi internazionali ai quali appartiene senza partecipare.
Ormai in ambito UEFA si sono perse le tracce dopo aver esordito nella fase a gironi di Europa League otto anni fa a Basilea, non a caso è molto probabile che a dicembre dovrà cedere il posto a La Penna.
Una tale decisione non è di poco conto: nel caso in cui dovesse essere privato del “passaporto” verrebbe automaticamente inserito nella lista dei dismessi per limiti di permanenza il prossimo 30 giugno 2021.
In tutta franchezza non riesco a trovare un singolo motivo per il quale si dovrebbe confermare lo status attuale: ormai da anni è stato marginalizzato anche in Italia, non è certo un caso che la designazione più importante sia stata Inter-Napoli della 37esima giornata che, al di là della corsa al secondo posto, non contava assolutamente nulla.
D’altronde non è certo storia di questa stagione: ormai da anni non viene preso in considerazione per i veri big match e non ha avuto chance nemmeno per la finale di Coppa Italia di quest’anno, occasione unica in mancanza delle squadre romane.
Evidente, pertanto, che occupare ancora un posto in Europa senza alcuna prospettiva risulterebbe bizzarro e la sorpresa non sarebbe l’esclusione bensì la conferma.
Per il prossimo anno non mi aspetto nulla di diverso rispetto a quanto osservato nelle ultime stagioni: qualche rara gara di prima fascia (come Sassuolo-Juventus della 33esima giornata), qualche big match in Serie B (se ci sarà riunificazione), qualche apparizione come VAR in Champions League per chiudere l’esperienza nelle coppe.

Qui trovate la prima parte sulla stagione degli arbitri

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