Juventus, scudetto, mass media, tesi complottare e futuro

Il quinto scudetto consecutivo, ancora una volta conquistato con largo anticipo e con divari che stanno divenendo nuovamente imbarazzanti (dodici punti a tre giornate dalla fine), certifica la supremazia assoluta di una società prima ancora che di una squadra.

Sono tanti i fattori che hanno contribuito alla costruzione di questo dominio (quasi) incontrastato e che sono la base per altre stagioni (temo) identiche (tradotto: discretamente noiose): da uno stadio di proprietà (che assicura comodità per i tifosi e, soprattutto, utili in ascesa) ad una programmazione pluriennale, da una solida base tecnica alla costruzione del futuro con l’acquisizione dei giovani più interessanti (Rugani, Dybala e, dal prossimo anno, anche Berardi, Mandragola, Lapadula).

Non mi piace girare tanto attorno all’argomento e non nego che risulterò duro e, con ogni probabilità, antipatico ai cultori del sospetto, a quegli pseudo tifosi per i quali gli insuccessi della propria squadra non siano dovuti alla forza degli avversari od a demeriti interni ma sempre e comunque di qualcun altro: complotti, favoritismi, stupidate psicologiche, teorie campate per aria di vario genere.

Screenshot_48

E’ probabilmente questa mancanza di obiettività critica che mi ha allontanato molto dal calcio (sono 15 anni circa che non entro in uno stadio, per precisa scelta personale) sebbene sia stato e rimanga il mio passatempo preferito (assieme al basket, ovviamente). Alla lunga è deprimente cercare un confronto costruttivo anche su un argomento marginale come lo sport e doversi scontrare in continuazione con teorie al confine tra idiozia e psicosi.

Ieri, nel giorno del quinto scudetto conquistato infilando 24 vittorie in 25 partite, con una superiorità su tutta la concorrenza indiscutibile, è stato deprimente dover leggere ed ascoltare commenti deliranti.

Mi spiace per i tifosi delle altre squadre, siano essi romanisti, napoletani, milanisti, interisti ecc. ma lo sport con “S” maiuscola dovrebbe in primo luogo essere riconoscimento dei meriti altrui.

Gli scudetti della Juventus, questi 5 scudetti consecutivi, sono assolutamente legittimi, frutto di una superiorità schiacciante mostrata anche quest’anno nonostante una partenza traballante (e che, di fatto, ha avuto ripercussioni anche in Champions’ dato che il secondo posto nel girone è, sostanzialmente, stato punito con l’accoppiamento peggiore possibile) ed un handicap di partenza che pareva incolmabile.

Ma riconoscere la superiorità della Juventus non significa avallare anche tutte le scelte della società.
Sembrerà un argomento marginale ma non lo è: per quale motivo deve essere festeggiato lo scudetto numero 34?
Piaccia o meno, la Juventus ha vinto lo scudetto numero 32 perchè le sentenze non vanno solo accettate ma, soprattutto, rispettate.

Ciò che infastidisce lo spettatore imparziale (quale penso di essere) è che ogni santo giorno ascoltiamo e leggiamo lamentele infinite sul funzionamento dello Stato, sulle regole della vita civile, sui politici che non compiono il proprio dovere per poi doversi scontrare con dirigenti per festeggiano uno scudetto che, se tutto andrà come logica suggerisce, arriverà nel 2018.
Posso capire il tifoso che, proprio perchè tifoso, può cadere in eccessi dialettici senza particolari ripercussioni, non capisco affatto un’intera dirigenza che sostiene ciò che la storia nega.

Calciopoli è stata un’inchiesta iniqua? Può essere, rimango dell’idea che quegli anni non siano stati un punto di svolta ma una grande occasione persa per far chiarezza, tra incredibili omissioni ed eccessi ingiustificabili, tra persone massacrate ed altre miracolosamente immuni. Un’indagine condotta malissimo, però, non giustifica la negazione delle conseguenze che quell’inchiesta ha portato con sé, tra le quali proprio la revoca di due scudetti.
Altro discorso l’ASSURDA assegnazione di uno dei due titoli all’Inter, in quella stagione giunta addirittura terza con 15 punti di distacco.

D’altro canto ritengo molto vicino al ridicolo pensare che il dominio di questi anni sia riconducibile a fattori esterni.

La massima secondo cui “la Juventus ruba” è, semplicemente, un’idiozia, seconda solo alla splendida domanda “perchè vince in Italia e non in Europa?”. Un po’ come chiedere il motivo per cui l’Olimpia Milano vinca la regular season nel campionato italiano e poi perda gran parte delle gare in Eurolega: non ci vuole esattamente un genio per arrivare a comprendere la risposta mentre è necessario essere discretamente dementi per porre una questione di questo tipo. La Juventus vince, soprattutto in questi anni, perchè è nettamente migliore della concorrenza in Italia. In Europa non vince perchè ci sono squadre più forti e società più solide economicamente. Non sarà certo un caso che sia stata eliminata dal Bayern quest’anno e battuta in finale dal Barcellona la scorsa stagione.
Talmente palese che non si dovrebbe nemmeno perdere tempo ad approfondire. Eppure pare necessario…

La verità è sotto gli occhi di tutti ma bisogna essere onesti per rendersene conto: gli arbitri sbagliano per tutti e fischiano quel che vedono. Stop.

Non è necessario andare indietro di troppo tempo, tornare alle guerre puniche od a filmati in bianco e nero trasmessi su televisori che sono esposti nei musei, basta guardare le gare di domenica: la Fiorentina vede annullato un gol regolare ma si trova un bel regalo all’ultimo minuto con un rigore assolutamente inesistente. Episodi decisivi? Può essere ma si tratta comunque della dimostrazione implicita che le scelte non sono dettate da ridicoli (ripeto: RIDICOLI) favoritismi ma, semplicemente, da errori. Se davvero esistesse una volontà di favorire la Juventus, quanto sarebbe stato facile ammonire Kalinic per una goffa, ignobile simulazione…
Eppure, al contrario, la Fiorentina si è trovato servito da Tagliavento il classico regalo natalizio fuori stagione trovando sulla sua strada un fenomeno di 38 anni con la reattività di un 20enne.

Questo clima di sospetti, di risibili teorie complottare, di deliranti disegni di palazzo è ulteriormente accentuato da pseudo giornalisti, pseudo commentatori, pseudo analisti che hanno più interesse a fidelizzare una parte della tifoseria più che ad offrire il meglio del proprio lavoro.

Screenshot_47

Il tutto ben mescolato con qualche ex arbitro ben felice di vuotare un po’ di benzina sul fuoco, una serie infinita di trasmissioni locali piene di tifosi pescati a caso nel territorio, qualche coscia accompagnata da generosi top (e chi se ne frega se, dalla bocca, escono solo epiche cretinate) ed una buona dose di superficialità per generare trasmissioni obiettivamente imbarazzanti per lo spettatore pensante ma gradevoli per il tifoso pecoreccio sempre pronto ad attaccare l’avversario sul piano della moralità.

Il futuro?

Purtroppo ho l’assoluta convinzione che, nell’immediato futuro,assisteremo ad un peggioramento ulteriore di questa tifo scellerato, tra gente che strepita in diretta senza mai dire nulla di intellegibile e gambe che parlano di… di cosa?, tra pseudo giornalisti impegnati a svelare complotti che manco Killuminati Soldiers potrebbero ipotizzare ed urlatori seriali che tanto divertono lo spettatore medio di Ciao Darwin, sbavante davanti al video per vedere un perizoma ed un balcone fiorito, tra opinionisti che discutono di “ultimo uomo” (sic…) e giornalisti che di calcio non capiscono un accidente ma fanno audience grazie allo spazio conquistato (in qualche modo) su social e mass media. Perchè? Semplice, perchè il dibattito annoia, la rissa fa audience.

Insomma, il calcio mi piace ma, oggettivamente, fa schifo da qualsiasi parte lo si guardi: dirigenti che festeggiano un numero di scudetti a caso, tifosi che inseguono strani disegni complottari, televisioni che offrono spettacoli indecenti ed approfondimenti sempre più relegati a nicchie di persone che scrivono con competenza ma che ottengono poco seguito.
Il motivo? Non urlano, non strepitano, non si presentano in video vestiti come clown, non si atteggiano ad onniscenti conoscitori del globo terracqueo, non portano avanti teorie al confine con l’idiozia.

La conseguenza?

Basta aprire un social per rendersene conto.
Anche io, per una volta, voglio chiudere con una banalità.
Prima dell’era social esisteva il dubbio che la comunità non brillasse per intelligenza media. I social hanno tolto ogni dubbio e, probabilmente, hanno mostrato una realtà ancor peggiore di quanto si temesse…