Insulti e minacce via web: diamoci un taglio…

Non ho alcuna intenzione di “andarci leggero”.

Anzi, ho la netta sensazione che molti si offenderanno perché riconosceranno indirettamente il proprio profilo nella descrizione dei protagonisti.

Gli argomenti condensati saranno molti: violenza, arbitri, eroi della tastiera, idioti, internet, calcio ed ossessioni.

Zufferli di Udine

L’arbitro si chiama Luca Zufferli, appartiene alla sezione di Udine.
No, non è conosciuto come Rizzoli di Bologna ma con il più famoso arbitro ha qualcosa in comune, oltre alla divisa: essere diventato il bersaglio di una certa moltitudine di idioti conclamati.

La vicenda è sconosciuta al grande pubblico perché il Como e la Racing Roma militano nel girone A della Lega Pro, società lontane dai palcoscenici più importanti. Così come lo stesso Zufferli, giovane di prospettiva e che ambisce (come è normale che sia) alle massime categorie nazionali.

Nell’ultimo turno di campionato, incappa (come capita a tutti gli arbitri nel corso di una “carriera”) in una giornata storta. Anzi no, diciamolo per bene: stortissima. Sbaglia parecchio, espelle un calciatore del Como per un fallo a centrocampo che meritava, al limite, un giallo; assegna un giusto calcio di rigore agli ospiti ma, nei minuti finali, ne nega un altro molto evidente, invertendo la decisione e punendo l’attaccante con un’ammonizione per simulazione. Poi, dato che la buona stella arbitrale ogni tanto viene oscurata dalle nubi, fischia (correttamente) un rigore alla società di casa negli ultimi minuti. E apriti cielo: il Como perde una partita, partono le contestazioni all’arbitro.

Pazienza, si dirà, capita spesso.

Già.

Ma, al di là del fatto che limitarsi alla constatazione che “capiti spesso” di contestare l’arbitro è discretamente imbarazzante, segno che ci si è abituati ad un costume incivile da parte di tesserati e non, il vero problema è che la vicenda andrà peggiorando ulteriormente non nell’immediatezza ma nei due giorni successivi sui social.

Sono comasco, ho amato il Como, amo il Como, amerò sempre il Como, squadra della mia città. Non posso, però, avallare i comportamenti imbarazzanti di ALCUNI pseudo tifosi nei giorni successivi.

Accade, dunque, che alcuni pseudo tifosi del Como prendano d’assalto la pagina facebook della sezione di Udine, inondando i post pubblicati di VERGOGNOSI epiteti nei confronti di Zufferli e della sezione tutta. Non solo: anche in privato vengono inoltrati decine di messaggi con contenuti irripetibili e che, in ogni caso, non accenno per ovvi motivi. No, non per motivi di riservatezza ma perchè spero, auspico, mi auguro che queste porcherie vengano salvate, stampate ed utilizzate per querelare le persone (facilmente individuabili) autori di ignobili ingiurie, schifose diffamazioni, oscene minacce.

Fosse finita qui!
Addirittura viene pubblicato il curriculum vitae di Zufferli. Viene sbeffeggiato per i suoi studi (curioso che chi lo critica spesso abbia sì e no la terza elementare) fino ad arrivare ad incredibili analisi della personalità sulla base della firma. Evito di soffermarmi su quest’ultima follia, soprattutto perchè preferisco stendere un velo pietosissimo sull’autore di tale assurdità…

Mi spiace, mi dissocio. Anzi, non mi spiace per niente in generale, mi spiace per alcuni ragazzi, persone per bene che vengono nascoste dai comportamenti di poche teste vuote.
Sono comasco e sarò sempre comasco. Ma se essere comasco significa avallare questa MERDA, allora scelgo sempre e comunque la civiltà. Civiltà che è caratteristica della (quasi) totalità dei miei conterranei.

E, purtroppo, non si pensi che sia un caso isolato.
Forse non tutti sanno che l’ira dell’idiota medio del social non si è riversato, successivamente a Juventus-Inter, solo sulle pagine di facebook o twitter ma anche sulle pagine dedicate, da quella dei fan di Rizzoli fino a quella della sezione di Bologna. Ebbene, nei giorni successivi alla gara di Torino, la sezione di Bologna è stata letteralmente sommersa di messaggi di ogni tipo, naturalmente nella quasi totalità di tono non esattamente amichevole nei confronti di Nicola Rizzoli.

Che fare, dunque?
Parliamoci chiaro: agire contro comunità intere di imbecilli è quasi impossibile ma fare spallucce è decisamente peggio.
E’ inutile andare in televisione per giudicare il rigore assegnato o meno (peraltro sarebbe compito del designatore, non del presidente dell’associazione), la televisione va usata per denunciare questi comportamenti, per chiedere con decisione di limitare le polemiche ma, soprattutto, come mezzo per chiarire che questi comportamenti, lesivi della reputazione non solo del singolo arbitro ma SOPRATTUTTO dell’intera categoria, verranno valutati e, se del caso, perseguiti in sede penale.

L’aspetto paradossale di queste vicende è che, schierandomi senza alcuna remora ed in totale coerenza con il mio modo d’essere, io stesso sono stato oggetto di insulti, ingiurie e diffamazioni.
Capisco che qualcuno sia pure contento del fatto che venga trattato in questo modo ma siamo arrivati al punto che taluni IDIOTI, evidentemente con coraggio da vendere, abbiano scritto anche a persone a me vicine per il sol fatto di conoscermi!

Direi che la misura appare decisamente colma: se non si reagisce presto, con decisione e, soprattutto, facendo emergere le azioni giudiziarie intraprese, questi comportamenti tenderanno inevitabilmente ad aumentare. E ciò è fisiologico: se un reato non viene mai perseguito (e, di conseguenza, mai sanzionato), per quale motivi astenersi da comportamenti del genere? Si dirà: “motivi etici lo impediranno”. Certo, forse nel mondo dei sogni. Nel mondo reale l’etica è diventata merce rara, come e forse più del cervello: nella gran parte dei casi chi agisce in questo modo ha una cultura elementare ed una intelligenza pari a quella di una capra perciò aggrapparsi all’etica appare assurdo quanto chiedere ad un asino di imitare la corsa di un levriero…

Per quanto mi riguarda ho le spalle larghe, non mi spaventano di certo questi 4 imbecilli che minacciano (sempre e solo in privato, dimostrazione del coraggio miagolante…). Mi spaventa, al contrario, la deriva pericolosa che sta assumendo il fenomeno social.

Inutile negarlo: i social sono pieni di teste vuote, gente che non sa scrivere in italiano e che condivide di tutto, in particolare stupidaggini colossali. Oltre a ciò i social assomigliano sempre più a luoghi franchi, luoghi nei quali chiunque pensa di poter scrivere ed esprimere quel che vuole, senza conseguenze. Beh, non è esattamente così. A meno che non si lasci fare…

P.S.: chi, a distanza di giorni, ancora parla degli stessi episodi, forse sarebbe il caso che provveda ad un esame di coscienza, le ossessioni si curano…

7 commenti
  1. Andrea
    Andrea dice:

    Vedete, leggendo questo blog inviato da un amico (non sono mai nemmeno su fb) mi viene spontaneo dire la mia. Tutti possono sbagliare, ci mancherebbe. Ma uno poi deve avere anche il coraggio di ammettere l’errore. O gli errori. Perche qui si tratta di errori multipli, non uno solo. Non ha ammesso gli errori (e qui uno potrebbe pensare alla malefede) perché non ha fatto nulla per almeno porre rimedio. Anzi ci e’ andato giu’ pesante come niente fosse a giudicare dal rapporto redatto dopo l’incontro che ha indotto il giudice sportivo (!!!) alle severe pene inflitte agli sventurati protagonisti.
    Saluti

    • LUCA MARELLI
      LUCA MARELLI dice:

      Perdonami, Andrea, ma il tuo discorso non sta in piedi.
      Cosa avrebbe dovuto fare l’arbitro? Non riportare nel rapporto i provvedimenti disciplinari? Non segnalare al giudice sportivo dell’allontanamento del mister? Se avesse agito in questo modo, cioè evitando di segnalare quanto accaduto (peraltro in diretta televisiva dato che tutte le gare di Lega PRO sono riprese da sportube), non solo non avrebbe adempiuto al suo dovere di arbitro ma sarebbe stato anche deferito per violazione dei doveri di un associato.
      Che abbia sbagliato (e tanto) in campo è fuor di dubbio, lo sa lui e lo sa perfettamente anche chi lo sta accompagnando nel percorso di crescita. Ma sbagliare non dev’essere il presupposto per non compiere il proprio dovere. Dovere che, oltre alla gara, consiste anche nel riportare fedelmente quanto accaduto in campo.

      Ciò che non volete capire è che la partita è finita, con parecchi errori ma è finita. La rabbia del momento è tutto sommato giustificabile (come pure quella dell’allenatore che, però, ha voltato pagina già lunedì), ciò che non è scusabile in alcun modo sono i comportamenti sui social: dopo tre giorni ci sono ancora persone che mandano messaggi minatori ed insulti alla sezione di appartenenza del giovane arbitro.

      Ed è DOVERE di ogni arbitro, sia esso all’interno od all’esterno dell’associazione, condannare fermamente questi atteggiamenti perché la violenza non solo verbale ma di fatto è uno dei più grandi problemi del calcio italiano. Far finta di nulla vorrebbe dire diventare complici. Ed io, complice, non lo sarò mai.

      Sulla malafede preferisco soprassedere. Francamente mi risulta difficile immaginare un complotto per favorire il Racing Roma…

      Ciao.

  2. Filippo Ghisetti
    Filippo Ghisetti dice:

    Bisogna fare qualche passo indietro. Oggi il discorso arbitrale è un grosso problema di mancanza di cultura sportiva dove è palese che noi italiani siamo carenti, ed abili nel gestire in modo pessimo l’attività dei direttori di gara. In italia esiste un’atmosfera truccata intorno al processo arbitrale. una distonia dei movimenti mediatici dove gli arbitri sono inequivocabilmente il paravento ideale per giustificare critiche, sconfitte, errori grossolani di calciatori e società. E come tale vanno giudicati: sempre colpevoli. Riflettiamo: gli stadi non sono mai pieni di gente ma le trasmissioni che sembrano veri processi urlanti alle prestazioni arbitrali a questo o quel fischietto, quelle si. Mi dispiace ammetterlo ma la violenza oggi è soprattutto mediatica. Questa brutta piega va estirpata subito in tutti i modi. Si deve insieme partire con il semplice gusto di commentare i veri protagonisti della domenica, i giocatori, i loro gesti atletici, il Fair play. Lo dobbiamo ai nostri figli questo enorme sforzo . Il primo punto deve essere il depotenziamento dell’errore arbitrale . Consideriamo che l’intero mondo dilettantistico è a traino ed è succube del calcio professionistico. Vi è talmente tanta distanza che sembrano due sport. Non per gli arbitri però maltrattati e bistrattati anche in questo caso. Spesso con pugni calci e sputi. A chi va data la responsabilità? Difficile articolare una risposta. L’errore di un arbitro deve essere equiparato all’errore di un calciatore. Punto. Sbaglia il primo sbaglia il secondo ma il metro di giudizio deve essere lo stesso . Non devono sussistere differenze. Insegniamo ed urliamo a voce alta questo semplice concetto culturale. In fatto di arbitri non si quanto tempo ci vorrà al calcio italiano per maturare una nuova mentalità. Dobbiamo ancora iniziare. È doveroso capire se davvero vogliamo intraprendere tutti questo percorso.
    Secondo Hermann Bausinger il binomio sport-cultura esiste. Ma probabilmente non ha mai fatto l’arbitro.

  3. Cristian Crippa
    Cristian Crippa dice:

    Sentendomi chiamato in causa mi permetto di rispondere;
    1.Il curriculum da me pubblicato, è facilmente raggiungibile da google.
    2. Il signor Levrini ha fatto una analisi grafologica della firma e ne ha tratto le sue conclusioni.
    3.Il signor Marelli dimostra lo stesso delirio di onnipotenza dell’innominabile suo collega, come può dare giudizi sul livello culturale dei tifosi del Como?
    È forse un docente universitario e ha accesso ai curriculum scolastici delle persone chiamate in causa?
    Secondo me non ha il coraggio di ammettere che la classe arbitrale è marcia dalla testa alla coda, qualche anno fa un ex arbitro mi confidò che la prassi, per arrivare ad arbitrare partite di cartello, era assecondare le indicazioni “particolari”del designatore. Comunque stia sereno il sig. Marelli, io tifo Como e sono abituato da decenni a subire torti arbitrali; da Paparesta a Zuffoli passando per Redini e Saccani. Buona giornata

    • LUCA MARELLI
      LUCA MARELLI dice:

      Gentile Cristian, togliamoci subito il dubbio: non ho la minima idea di chi tu sia. Perciò no, non devi sentirti tirato in mezzo, avevo in mente ben altre persone.

      Ti chiederai: perchè ho pubblicato questo commento? Perché non l’ho eliminato senza pubblicare?
      Risposta facile facile: perché non ho nulla da nascondere.

      E ti rispondo, punto per punto.
      1 – che il curriculum sia pubblico nessuno lo ha mai messo in dubbio. Altro è il fatto che il curriculum, con la gara, c’entri come la marmellata sulla carbonara: un accidente.
      2 – Il nome lo hai fatto tu. Mi sono informato, non mi pare che sia un perito calligrafico. Da parte mia non mi permetto di cavare un dente ad un amico che soffre per una carie… In ogni caso mi riporto al punto precedente: che diavolo c’azzecca una perizia calligrafica con una partita di calcio?
      3 – Non ho giudicato il livello culturale dei tifosi del Como, molti dei quali li conosco personalmente. Credo che tu sappia leggere e scrivere però temo che abbia capito ben poco di quel che ho pubblicato. Generalizzare in questo modo è discretamente scorretto. Non una novità, peraltro. L’innominabile si chiama Zufferli, sezione di Udine, essere umano, italiano, abitante del pianeta Terra. Come te. Questo modo di discutere dimostra che alla voce “rispetto” hai ancora parecchia strada da percorrere.

      Per quanto mi concerne, essendo stato estromesso da un personaggio che stimo zerovirgola, mi sarebbe FACILISSIMO sputare sull’AIA. Non lo faccio per un semplice motivo: non sono un uomo di merda. Quello che mi ha dato l’AIA NON lo dimentico.
      Che la classe arbitrale sia marcia è la solita triste, stupida, mediocremente inutile teoria da bar, perchè certamente i poteri forti vogliono che il Como non possa competere con le migliori… E’ veramente patetico cavalcare idee del genere.

      Per quanto concerne l’ex arbitro che ti ha raccontato questa sciocchezza, due possibilità:
      – si è inventato il colloquio
      – quell’ex arbitro è un povero cristo.

      Saluti a te.

  4. Alberto
    Alberto dice:

    Bravo Luca, bell’articolo. Si sa che, purtroppo, l’uso improprio dei social, mixato alla scarsa intelligenza di alcuni, porta a queste cose, e non puoi farci nulla se non, appunto, cercare poi di farli ragionare.

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