Tra gialli, rossi e gol trovati in panca, passando per un’esultanza in tribuna…

Ne avrete anche già pieni i cocomeri di letture sulla gara di ieri sera. Normale, manca solo di conoscere i soprannomi degli spettatori e il loro numero di scarpe. Ciononostante non ho alcuna intenzione di levarmi lo sfizio di esprimere le mie idee in merito.

Sorteggio benevolo?
Certamente, solo un pazzo scatenato potrebbe sostenere che sarebbe stato meglio vedere la Juventus sorteggiata contro Real Madrid, Paris St. Germain o Manchester City. Pazzi (o malati di manie di protagonismo) come coloro che già pensano ai quarti e sperano di incontrare una big: se fossi tifoso della Juventus farei carte false per incontrare la vincente di Siviglia-Leicester o (al limite) di Borussia Dortmund-Benfica.

Sorteggio benevolo, però, non significa avere la qualificazione in tasca, una gara europea è molto differente da un’amichevole estiva contro la Rappresentativa dei Colli Storti: in campo scendono le migliori squadre europee, spesso dominanti nel proprio campionato. Insomma, contro squadre come il Porto la qualificazione si conquista sempre e comunque in campo, non certo nel bussolotto della UEFA. A maggior ragione quando la sfida di andata si gioca in uno stadio come il Dragao di Oporto, dal quale una squadra italiana non usciva con la vittoria da 22 anni, nonostante ci abbiano provato Milan, Lazio, Inter (2 volte), Napoli e Roma.

Stadio Oporto

Certo, ad agevolare il compito della Juventus ci ha messo lo zampino Telles. Anzi, per la precisione, ci ha messo due zampate assurde il terzino sinistro del Porto che ha trovato il modo di farsi mandare sotto la doccia con 65 minuti abbondanti di anticipo, prima tentando di azzoppare Cuadrado con un’entrata killer tra polpaccio e caviglia (ed il rosso diretto sarebbe stato tutt’altro che eccessivo), poi andando a travolgere Lichtsteiner, bravo a coprire il pallone dalla sciagurata idea di tackle del difensore. Sostenere che questa espulsione sia stata eccessiva è francamente da liquidare con un sorrisetto ironico. Ed anche un po’ compassionevole.

I temi che vorrei affrontare.

Felix Brych.

Non lo nego: non mi è mai piaciuto, non mi piace, non credo mi piacerà mai.

Brych
Detto ciò per onestà intellettuale, il giudizio su una prestazione, come ho sempre affermato, non dev’essere basata sulla simpatia personale altrimenti non solo si rischia di apparire poco credibili ma si trascende irrimediabilmente nel ridicolo. Un po’ come coloro che criticano a prescindere chi non appartiene alla propria idea politica, spesso cavalcando pseudo notizie diffuse da pseudo politici sotto il vessillo di uno pseudo partito.
Ieri sera Brych ha diretto bene, al netto di un paio di passaggi a vuoto (su tutti: fallo di mano totalmente inesistente fischiato contro Pjanic. Pjanic che protesta con troppa energia e non viene ammonito. Errore, il giallo non solo sarebbe stato giustificato, il giallo era d’obbligo): mobile, attento, preciso in gran parte dei suoi interventi, credibile.
Ciò non toglie che una critica non possa evitarla sulla gestione della doppia ammonizione dell’ineffabile Telles.
Passi per il giallo sul tentativo di omicidio preterintenzionale su Cuadrado: la decisione corretta, a mio parere, sarebbe stata il rosso diretto (se non si tratta di vigoria sproporzionata in questo caso, non so cosa si debba vedere per espellere un calciatore) ma il giallo si può anche giustificare sulla base di una gara fino a quel momento ruvida ma “onesta”.
Sul secondo giallo, invece, è inammissibile che Brych abbia avuto bisogno di attendere conferme da parte dei suoi collaboratori: fallo evidente, solare, facile. Ammonizione più scontata del giorno dopo la notte. Attendere conferme, in quella circostanza, significa o essere scadenti (e Brych, per quanto mi piaccia pochino o anche meno, scarso non è) oppure di voler preservare la parità numerica. La seconda ipotesi, inutile dirlo, è molto più grave della prima. La conseguenza di questa scarsa determinazione nel prendere l’unica decisione possibile (doppio giallo e rosso) porta ad una duplice protesta: prima dei calciatori della Juventus e poi di quelli del Porto. Il motivo è semplice: i primi chiedevano un giallo solare, i secondi protestavano contro la decisione a richiesta.

Brych espulsione Telles
Inutile complicarsi la vita, cari amici arbitri, in queste circostanze: fischio, mano immediata al cartellino, individuazione del colpevole e “buona doccia”.

Squadra

La Juventus non ruba l’occhio, ammettiamolo serenamente. E’ una squadra spesso farraginosa a centrocampo, con una rosa costituita da tanti raccoglitori di legna (Khedira, Rincon, Sturaro, Marchisio) ed un elemento di gran qualità (Pjanic) spesso negativo in questi primi 7 mesi di permanenza a Torino ma ieri in grande spolvero. Quando Pjanic ingrana e fa girare la squadra come è capace, anche chi gli sta accanto (Khedira ieri sera) sale di due gradini nella scala di rendimento.
La Juventus non ruba l’occhio ma ha due qualità fondamentali:
Non prende mai gol (o quasi). E’ vero, obietterete che quest’anno ha già preso una ventina di reti. Verissimo ma ciò non toglie che si tratti di reti subite in giornate stortissime (leggasi: Genoa), ininfluenti (come quella banale subita col Palermo) o frutto di distrazioni abbastanza fisiologiche (ma quanto si incazza Allegri…). Ultimamente, però, non solo è quasi impossibile segnare alla Juventus ma anche arrivare a tirare in porta rasenta l’impresa: ieri sera Buffon ha sostanzialmente sonnecchiato nella sua area vedendo i suoi compagni arenare quasi tutti i tentativi avversari ben oltre i venti metri.
Prima o poi un gol lo segna. La sensazione, vedendo la squadra in campo, è che difficilmente vedremo calcio spettacolo ma l’osservatore ha sempre l’impressione che la rete possa arrivare da un momento all’altro. Higuain sarà un ciccione, sarà costato quanto un Van Gogh (benché le tele del pittore siano decisamente più belline e l’argentino sia decisamente più equilibrato dal punto di vista psichiatrico), sarà un rompipalle ma, quando c’è da buttare il pallone in porta, lo si trova (quasi) sempre nel tabellino; Dybala, in questo periodo, si accende ad intermittenza, sembra un motore con un paio di candele malfunzionanti ma, quando parte, diventa una gioia per gli occhi ed un incubo per le difese avversarie (anche ieri sera, nella mediocrità del primo tempo, ha sparato un tiro di controbalzo che ha rischiato di abbattere il palo di Casillas); Mandzukic è meno attaccante ma sempre più utile, anche coprendo la innata pigrizia difensiva di Higuain (che prova a pressare ma proprio gli va di traverso correre per recuperare il pallone), ciò che gli ha permesso di ritagliarsi uno spazio importante da titolare (quasi) inamovibile.

Certo, ieri sera il piano tattico è stato stravolto favorevolmente dalla follia di Telles ma è anche vero che in campo si scende in 11 contro 11, chi rimane in 10 uomini deve domandarsi perchè, non certo appellarsi all’arbitro. Ieri sera, se il Porto fosse rimasto in 11, si sarebbe giustamente parlato di ingiustizia disciplinare.

Pjaca

Non lo nego, ho una sorta di venerazione per questo giocatore. Me ne sono più o meno invaghito (sportivamente, sia chiaro) durante gli Europei della scorsa estate: un giocatore di tecnica sopraffina, giovane e già leader nella sua squadra di club (la Dinamo Zagabria non è il Real Madrid ma non stiamo certo parlando della Rappresentativa del Valmontone). Un ragazzo che ha saputo essere protagonista nella nazionale più altalenante che si possa immaginare, capace di vincere con chiunque e, nelle giornate di luna storta, capace di far fatica anche contro Gibilterra.
Si dirà che venti milioni sono un investimento esagerato. Sarà, ma per quanto mi concerne ho negli occhi taluni numeri da circo agli Europei e, soprattutto, i preliminari di Champions’. Portare la Dinamo Zagabria, in campo già a luglio nei preliminari, alla fase a gironi non era obiettivo propriamente banale. Pjaca, con la preziosa compartecipazione di Rog, ha letteralmente trascinato la Dinamo al sorteggio di Nyon prima di prendere la via dell’Italia, assieme al suo compagno di reparto e di nazionale.
In sintesi la Dinamo ha incassato venti milioni dalla cessione di Pjaca, 7/8 milioni dalla qualificazione ai gironi di Champions’ e altri 12/13 milioni dalla cessione di Rog. In totale 40 milioni che, da soli, basteranno per i prossimi anni, cifre che il campionato croato può generalmente solo sognare.
Venti milioni sborsati dalla Juventus che, sulla base di quanto visto, sono un investimento e che, tra massimo due anni, potrebbero essere già pari ad un terzo del valore di un calciatore che ha potenzialità gigantesche.
Ieri sera ha timbrato il suo primo gol europeo con la Juventus.
“Eh, ma ha avuto un rimpallo, il pallone glielo ha passato un portoghese!!1!1!!”. Sarà anche vero ma quel pallone, una volta deviato, deve essere calciato di controbalzo nel giro di un nanosecondo e deve essere indirizzato in porta.
Bravo Allegri (tanto per cambiare) a gestirlo con oculatezza (con il piccolo intoppo di un infortunio piuttosto serio che lo ha tenuto fuori per tre mesi), da un lato descrivendolo come un potenziale fenomeno, dall’altro utilizzandolo col contagocce onde evitargli la pressione di dover dimostrare tutto e subito.
Gestione oculata.
Tanto, fra pochi mesi, sarà titolare inamovibile. E lui lo sa…

Pjaca nazionale Pjaca Juventus

Bonucci

Argomento che lascio volutamente “in fondo”: se ne è parlato decisamente troppo ed è argomento che ho evitato come la peste, troppo scivoloso in epoca di urlatori del web.
Ne parlo (brevemente, giurin giuretta) oggi perchè, vedendolo ieri sera abbarbicato su un trespolo posticcio in mezzo alla tribuna, mi ha ricordato la scena di un famoso ragioniere costretto alla visione della “Corazzata Potemkin” inginocchiato sui ceci.

Fantozzi ceci

L’atteggiamento, poi, era proprio quello del bimbo bistrattato dal maestro e contro il quale si vendica imbronciandosi: prima la visita al campo con sbragata temporanea in panchina, poi il muso scuro in tribuna, poi l’indifferenza alla prima rete, finendo (finalmente) col liberarsi della maschera autoimposta, esultando come il primo dei tifosi sul raddoppio di Dani Alves. Bene così: Bonucci ha combinato una cazzata in campo, ha pagato e, domenica, tornerà al centro della difesa ma conscio che, in Coppa, non andranno avanti solo i compagni scesi in campo ma anche lui. La società ha punito entrambi, sia Bonucci che Allegri: se fosse stato possibile sono convinto che la Juventus avrebbe mandato in tribuna anche Allegri. Il quale ha rischiato pesantemente imponendo la punizione di Bonucci ma ne è uscito alla grande, oltretutto imbroccando tutti i cambi a partita in corso (sia Pjaca che Dani Alves erano partiti in panchina). Piccola postilla: che Allegri si sia automultato ci credo il giusto, cioè zerovirgolazeroperiodico. Credo più ad una multa taroccata da automulta per ottenere il nullaosta della società all’esclusione temporanea di Bonucci dalla rosa.

Esultanza Bonucci prima rete Esultanza Bonucci

Permettetemi, in conclusione, un amarcord.
La foto di Allegri, in questa occasione, è doverosa.
In ricordo dei vecchi tempi, una foto di quando era il mio capitano.
Nel fantacalcio. Quante gioie e quanti +3 mi ha regalato da centrocampista.
Santo cielo quanto son vecchio…

Allegri Pescara