Euroleague 2017/2018 – Emergenti, vecchie volpi e consacrazioni definitive. A cura di Marco Arcari

Come ben sapete, sono appassionato di basket e tifoso malato dell’Olimpia Milano. Nonostante ritenga di conoscere piuttosto bene la “palla al cesto”, cedo volentieri il passo a chi conosce questo sport infinitamente più del sottoscritto.
Spazio dunque a Marco Arcari, blogger e storico dello sport. A tal proposito non escludo di organizzarmi per andare ad ascoltare il suo intervento come relatore su “sport e rivoluzione nel Brasile dittatoriale”, all’interno dell’evento in programma a Vercelli il 10 e l’11 novembre prossimo organizzato dalla SISS (Società Italiana di Storia dello Sport)

Dopo un anno di sperimentazione quanto a format e numero di squadre partecipanti, la massima competizione europea per club è pronta a riaprire i battenti; se replicare lo spettacolo della scorsa stagione dovrebbe essere impresa ardua, migliorarlo è l’obiettivo prefissato da un sistema a 360° che incolla sempre più appassionati davanti alla tv e porta sempre più numeri nei palazzetti di tutta Europa. O, forse, non proprio tutta considerando che saranno ben 5 le squadre spagnole partecipanti, e 2, rispettivamente, quelle turche, greche e russe.

Sarei ipocrita se scrivessi un pensiero del tipo “per quel che ci riguarda, Milano è l’unica squadra italiana impegnata“, perchè di questa EuroLeague ci deve riguardare tutto: dal talento dei singoli, passando per la coralità di collettivi allenati da veri e propri geni di questi sport, per arrivare a considerazioni che, a volte, esulano dal semplice mondo sportivo per abbracciare materie come la storia, la geopolitica e le relazioni internazionali (il caso della polisportiva Barcelona è, in tal senso, esempio lampante).

Le squadre che fanno un altro sport

Impensabile non citarne almeno tre: Fenerbahce Istanbul, Real Madrid, CSKA Mosca. I campioni in carica hanno cambiato molto, decidendo però di non sostituire tecnicamente i due giocatori fondamentali per la conquista del trofeo la scorsa annata: Bogdanovic (passato ai Kings col pesante fardello di rookie dal contratto più remunerativo di sempre) e Udoh (firmato dai Jazz) sono insostituibili tatticamente e tecnicamente, perciò Obradovic e Gherardini hanno deciso di firmare i giocatori più funzionali per una pallacanestro che, almeno in EuroLeague, non può prescindere da due guardie di assoluto livello e da lunghi capaci di fare tutto. Ecco allora gli arrivi di Wanamaker, Guduric e Melli, probabilmente i migliori interpreti dei rispetti ruoli, per caratteristiche tecniche, futuribilità e talento. Melli l’anno scorso è stato il miglior 4 della competizione ma potrebbe giostrare anche da 5; Guduric si è consacrato alla Stella Rossa prima di accumulare altra esperienza con la Serbia all’ultimo Eurobasket; Wanamaker ha guidato a lungo il Darussafaka di coach Blatt, infrangendosi unicamente contro un Madrid decisamente più attrezzato e profondo in termini di roster. Il Fenerbahce rimane la squadra da battere, ma nell’era ECA solamente due squadre hanno completato un back-to-back europeo (Maccabi e Olympiacos): il fatto che le Final Four si terranno nella terra natale di coach Obradovic (la città sarà Belgrado, nel maggio 2018) sarà sicuramente uno stimolo in più, mentre il fosforo di Sloukas potrebbe essere ancora più fondamentale (e l’anno scorso lo fu già molto).

Sloukas Fenerbahce

I Blancos, dal canto loro, proseguono nel solco della continuità avendo rinnovato il contratto di coach Laso fino al 2020, ma dovranno fare i conti con l’infortunio che ha colpito Llull durante la preparazione all’EuroBasket appena conclusosi. Sostituire il funambolo spagnolo – out ancora per molti mesi – potrebbe essere molto complicato, ma il Real potrà contare su nuovi innesti di assoluto spessore e su quel fenomeno di Doncic, ormai pronto a prendere anche le redini di un club tanto importante.

Doncic Real Madrid

Gli arrivi di Causeur, Campazzo, Kuzmic e la firma per la prossima stagione di Prepelic dimostrano come la squadra castigliana sappia lavorare benissimo durante il mercato estivo. Da non sottovalutare anche l’impatto di giovanissimi aggregati già alla prima squadra, quali Radoncic, ala montenegrina che potrebbe diventare point-forward di spessore, e Yusta, spagnolo classe 1997 finalmente pronto per dominare anche al “piano superiore”. Questo Real saprà rispondere alla cocente delusione dello scorso anno – solo un quarto posto finale, dopo una Regular Season dominata – a patto che i nuovi innesti si integrino al meglio e riescano a non far pesare troppo l’assenza di Llull, giocatore che non ha eguali nel vecchio continente. Permane sempre il fattore “doncicismo”, poiché lo sloveno classe 1999 è un qualcosa di mai visto su un parquet, con buona pace di chi sostiene il contrario ricorrendo a paragoni tanto inutili quanto insensati.

Nel nome – e nel talento – di Sergio Rodriguez si apre invece il post-Teodosic in quel di Mosca: pensandola in termini pornografici, è come passare da Briana Banks a Nina Elle, con la prima più visionaria, la seconda a volte più concreta. El Chaco torna in Europa dopo la sua seconda esperienza in NBA (lo scorso anno in maglia 76ers), firmando un biennale con opzione per la terza stagione e andando a formare il backcourt più devastante d’Europa insieme a Nando De Colo e Leo Westermann; triple, assistenze e magie, per farla breve. Lo spagnolo non è l’unico innesto, poiché in estate sono arrivati anche Will Clyburn e Othello Hunter: il primo ha disputato una buona prima annata in EuroLeague con il Darussafaka, mentre il centro si è rivelato sempre utile anche in quel di Madrid, dopo i due anni all’Olympiacos.

De Colo CSKA

Il gruppone delle sognatrici di un posto nei Playoffs

Non sono poche le squadre che hanno ambizioni di superare la prima frase e di andare a giocarsi una sfida al meglio delle 5 partite per raggiungere Belgrado. La differenza, come sempre, la faranno i dettagli, ma si può già intuire quali potrebbero essere le squadre che più facilmente potrebbero raggiungere i Playoffs. Tra queste, da annoverare anzitutto le due greche.

Il Panathinaikos si affida ancora alla guida di coach Pascual e all’estro di un backcourt in cui al già presente Nick Calathes si aggiungono Matt Lojeski (reduce da 4 annate consecutive tra le fila degli acerrimi rivali cittadini del Pireo) e Marcus Denmon, realizzatore di spicco visto anche in Italia, con la maglia di Brindisi. Sotto le plance, invece, ritorna Ian Vougioukas e arriva Zach Auguste, classe 1993 prodotto di Notre Dame che potrebbe essere una delle sorprese della stagione, perché proprio in Europa potrebbe sfruttare al meglio caratteristiche tecniche combinate a un fisico che magari in NBA non gli permetterebbe di giocare da centro. La permanenza di KC. Rivers, uno dei migliori 3&D dell’intera competizione, garantisce rotazioni ampie così come sarà fondamentale l’innesto di Lukas Lekavicius, approdato in Grecia dopo cinque stagioni allo Zalgiris. Le conferme di Chris Singleton e James Gist mantengono un frontcourt di sostanza e solidità, in cui troverà spazio anche Konstantinos Mitoglou, classe 1996 che ha trascorso tre stagioni a Wake Forest University. Coach Pascual è sempre bersaglio di critiche dai tempi di Barcellona, eppure sono certo che anche quest’anno porterà risultati sulla sponda Green di Atene.

Calathes Panathinaikos

I rivali cittadini dell’Olympiacos, invece, potranno ancora contare sulla leadership di Kill-Bill Spanoulis e di “mister risolvo problemi” Printezis, ma i cambiamenti non sono stati pochi nel roster che dovrà essere gestito da coach Sfairopoulos. Innanzitutto, un reparto lunghi che saluta Birch per abbracciare Jamel McLean, talento ammirato in quel di Milano ma forse atipico per la pallacanestro contemporanea poiché né centro né ala, e Kim Tillie, francese classe 1988 reduce dall’ottima stagione con il Baskonia e giocatore molto versatile. Brian Roberts e Janis Strelnieks vanno a rinforzare un reparto esterni in cui, comunque, l’ago della bilancia rimane sempre lo sconfinato talento di Spanoulis. Roberts è playmaker con una dignitosa carriera NBA alle spalle dopo i successi maturati in Germania col Bamberg, mentre Strelnieks è chiamato a ripetere quanto di buono fatto finora in Europa ma con una squadra che ha decisamente più ambizioni dei club in cui ha militato precedentemente.

Printzesis Olympiakos

Oltre alle due greche, sono almeno altre tre le squadre che hanno buone possibilità di accedere ai Playoffs, perciò analizziamole in ordine alfabetico giusto per non creare inconsapevolmente classifiche di sorta.

Il Barcelona è chiamato al pronto riscatto dopo la pessima scorsa stagione e, per ottenerlo, non ha badato a spese nel mercato estivo. Arrivi eccellenti e conferme importanti fanno dei catalani una delle possibili outsider, anche perché la guida tecnica di coach Alonso sembra essere una garanzia di rendimento. Finalmente i blaugrana hanno ragionato in termini di playmaking puro e si sono assicurati le prestazioni di Thomas Heurtel, uno dei migliori interpreti nel ruolo in circolazione in Europa, affiancandogli Phil Pressey come backup di sostanza e potendo contare ancora sul talento di Petteri Koponen e su un Pau Ribas finalmente a disposizione dopo un’annata stregata che lo aveva visto lesionarsi i legamenti del ginocchio due volte in meno di 10 mesi. Le firme di Adam Hanga e Rakim Sanders, poi, vanno a infoltire un reparto che potrebbe essere devastante se lo statunitense riuscisse a giocare con intensità e attitudine per tutta l’annata e non come fatto a Milano lo scorso anno.

Vezenkos Barcellona

Inoltre, gli innesti di Adrien Moerman e Kevin Seraphin allungano le rotazioni tra i lunghi, permettendo così di non dover dipendere unicamente da Ante Tomic – giocatore tecnicamente clamoroso, ma mentalmente troppo ondivago per una competizione così selettiva – e di avere più soluzioni tattiche. Il problema rimane quello dello scorso anno: trovare la chimica in un gruppo stellare per nomi e talento individuale. Coach Alonso, però, in questo senso potrebbe compiere un altro miracolo.

Il Baskonia ha cambiato praticamente tutto di quella squadra che l’anno scorso fece sudare il CSKA più di quanto non dica il 3-0 della Serie Playoffs. In panchina è arrivato Pablo Prigioni e la colonia argentina può contare anche su Patricio Garino, ala versatile e dinamica, e su Luca Vildoza, guardia classe 1995 da seguire con molto interesse per margini di crescita e potenziale. Gli innesti di Jayson Granger e Marcelinho Huertas compongono, insieme a Rodrigue Beaubois, un reparto esterni che è impreziosito anche dalla firma di Matt Janning (visto a Siena qualche stagione fa e poi all’Efes). I baschi puntano sul bilanciamento e non dimenticano di strutturare anche un frontcourt di spessore, specie grazie alla fima di Janis Timma, lettone che prenderà il posto di Hanga come all-around player di sistema, alle conferme di Tornike Shengelia – uno dei migliori interpreti nel ruolo a livello europeo – e di Johannes Voigtmann, 5 atipico come pochi ma giocatore di sostanza e duttilità. Da osservare con attenzione anche l’arrivo di Vincent Poirier, centro francese classe 1993 che potrebbe rivelarsi una delle sorprese nel ruolo grazie a un fisico notevole, buona tecnica e mobilità. Il ruolo di Prigioni come coach sarà fondamentale, poiché nelle ultime due stagioni i risultati dei baschi – inattesi, specie le F4 del 2016 con coach Perasovic – sono maturati anche e soprattutto per la presenza di allenatori funzionali e visionari.

Granger Baskonia

Il Khimki riparte dallo sconfinato talento di Alexey Shved ma si affida alla guida tecnica di coach Bartzokas, santone greco reduce da una pessima stagione in Catalogna.

Bartzokas Kimki

Per quanto sembri scontato dire che il cammino europeo dipenda soprattutto dal talento di Shved – potenziale MVP della competizione, se lo vorrà essere, specie dopo quanto visto ad EuroBasket – altri giocatori potrebbero risultare fondamentali. Innanzitutto quel Tyler Honeycutt, ammirato lo scorso anno all’Efes Istanbul, capace di essere un ottimo rimbalzista e una minaccia offensiva in ogni situazione: dovesse instaurarsi una connection redditizia con Shved, allora sarebbero grossi problemi per tutti. A seguire, Anthony Gill, big-man versatile che potrebbe essere un’altra sorpresa stagionale essendo in grado di alternare gioco interno e rimbalzi in quantità a ottimi risultati in soluzioni da fuori: classe 1992, troverà minuti anche da “5” quando Todorovic e Sokolov potrebbero pagare in termini di mobilità ed esplosività vicino al ferro. Infine Charles Jenkins, visto a Milano due stagioni fa, l’anno scorso elemento importante in quel di Belgrado, sponda Stella Rossa; difesa, passaggi ed exploit in termini di realizzazione personale lo rendono un giocatore duttile e di perfetto completamento nei casi di one-man-show da parte di Shved. La fase difensiva sarà l’ago della bilancia tra la gloria e la dannazione: sono certo, però, che Bartzokas non fallirà due stagioni di fila.

Le possibili sorprese

Detto delle squadre che fanno un altro sport, di quelle che necessariamente – per investimenti e qualità/quantità nel roster – devono puntare a un posto nelle prime otto, potrebbe non mancare qualche exploit. Le sorprese, in una competizione come l’EuroLeague e, particolarmente, con questo nuovo format non sono mai mancate e quest’annata non dovrebbe rappresentare l’eccezione.

In questo gruppo sarebbe un reato non annoverare il Valencia, campione in carica nella Liga e fresco vincitore anche della Supercoppa spagnola. La stagione è cominciata con qualche problema alla tibia per il nuovo centro, Latavious Williams, visto l’anno scorso a Kazan e alla quinta stagione in Spagna: gli andalusi (edit: i valenciani) sono così vigili sul mercato poiché lo statunitense potrebbe rientrare solamente a dicembre. Nonostante ciò, la squadra di coach Vidorreta è già partita a razzo, anche grazie alla conferma di un gruppo importante (Diot, Van Rossom, Dubljevic, Vives, San Emeterio).

Dublijevic Valencia

Gli innesti di Erick Green (guardia, l’anno scorso all’Olympiacos) e di Tibor Pleiss (centro, visto al Galatasaray nel 2016/2017) apportano qualità in due ruoli chiave, ma sembra mancare qualcosa a un roster molto incentrato su backcourt e centri. Nonostante ciò, Valencia ha già dimostrato di poter sorprendere anche senza i favori del pronostico e la spinta derivante dall’essere una delle migliori società – a tal proposito, si pensi che in 18 mesi è stata costruita la nuova casa del basket, struttura di allenamento all’avanguardia – potrà essere un fattore chiave anche in EuroLeague. Lo scotto di un format completamente nuovo per Diot e compagni potrebbe essere compensato da una tradizione europea di spicco, con Valencia che si è piazzata sul podio in EuroCup in 5 delle ultime otto edizioni (2 vittorie).

Tra le possibili sorprese inserisco anche Milano, non tanto per una scelta da tifoso quanto per una chiarezza di progetto tecnico che forse mancava dagli anni di Scariolo. L’arrivo di coach Pianigiani porta esperienza e risultati – la sua Siena è stata l’ultima squadra italiana a disputare le F4 – mentre la scelta di puntare su due guardie di livello è finalmente in linea con quanto richiesto dalla manifestazione. Il problema rimane l’amalgama: il roster biancorosso presenta individualità importanti (su tutti, Andrew Goudelock), quantità in ogni reparto ma anche qualche lacuna. Infatti, il pieno recupero di Patrick Young (centro, la scorsa stagione ad Atene, sponda Pireo) potrebbe essere ancora lontano e la firme di Arturas Gudaitis e di Marco Cusin potrebbero non bastare in un livello così alto come quello dell’EuroLeague. Sul lituano, classe 1993, però scommetterei ad occhi chiusi: gran rimbalzista, abilissimo nel tagliafuori e in post. Non sottovaluterei, poi, l’importanza di un giocatore come Dairis Bertans (lo scorso anno al Darussafaka), poiché il lettone si è conformato anche all’EuroBasket come un giocatore in grado di fare tutto con ottimi risultati per la squadra, non solo in termini individuali.

Goudelock Olimpia Milano

A ruota troviamo anche l’Unicaja Malaga di quel genio di coach Plaza, che l’hanno scorso si è aggiudicata l’EuroCup nel derby spagnolo contro Valencia in Finale. Rispetto alla scorsa stagione non troveremo a roster Oliver Lafayette (finito alla Virtus Bologna), Kyle Fogg, Jamar Smith e Alen Omic, ma gli andalusi hanno operato bene sul mercato e potrebbero fare molto bene. Tra gli esterni sono arrivati Sasu Salin, gran tiratore da tre punti ed ex-colonna di Gran Canaria, Dragan Milosavljevic, guardia serba capace di accendersi ad intermittenza ma di trovare prestazioni balistiche incredibili, e Ray McCallum, playmaker ex-NBA (con presenze vere a Sacramento e Memphis) che potrebbe rivelarsi sorpresa stagionale per gli spagnoli.

Plaza Coach Malaga

La partenza di Omic è stata compensata con le firme di Giorgi Shermadini, centro georgiano rinato ad Andorra e che torna in EuroLeague dopo 4 anni (2013/2014 con la maglia dell’Olympiacos), e di James Augustine, in uscita dal CSKA ma giocatore versatile e con percentuali incredibili vicino al ferro. Sarà poi interessante valutare l’impatto di Daniel Diez, ala classe 1993 ormai a una delle ultime chiamate per diventare un gran giocatore anche tra i pro dopo i numeri mostrati con le giovanili del Real Madrid. Malaga torna in EuroLeague non per fare la comparsa ma per portare avanti un progetto che, con coach Plaza, dura ormai da 5 anni e sta maturando completamente. Le potenzialità per una buona stagione ci sono tutte anche perché Nedovic e Brooks sono rimasti in qualità di leader, mentre Plaza può insegnare ancora tanto a molti.

Infine, tra le possibili sorprese inserisco anche il Maccabi Tel Aviv, poiché se è vero che gli israeliani hanno rivoluzionato completamente il roster in estate, è altrettanto vero che il talento abbonda in ogni ruolo e la guida tecnica di coach Spahija è una certezza. Gli arrivi di Norris Cole, playmaker campione NBA con Miami, e Pierre Jackson, talento devastante che in Europa potrebbe anche essere un candidato all’MVP stagionale, confermano quanto ormai in EuroLeague servano due guardie di livello per andare avanti nella competizione. Completano il reparto DeAndre Kane, l’anno scorso dominante al Nizhny Novgorod in EuroCup e da tenere sott’occhio per atletismo e statistiche personali, e John DiBartolomeo, combo talentuosa, MVP dell’ultimo campionato israeliano e pronto a consacrarsi definitivamente a livello europeo. Anche sotto canestro, però, il Maccabi ha puntato in grande, firmando due tra i migliori interpreti nel ruolo presenti nel vecchio continente: Alex Tyus, che ritorna dove si è consacrato con la vittoria europea del maggio 2014, e Artsiom Parakhouski, centro molto solido, buon difensore e rimbalzista, visto a Kazan nelle ultime due annate. Gli innesti di Micheal Roll e Deshaun Thomas completano un roster che non sembra avere molti punti deboli; la missione di coach Spahija è quella di unire così tanto talento individuale per uno scopo comune, ma questo Maccabi ha tutto per essere una delle possibili sorprese in ottica F4.

Tyus Maccabi

Le squadre oggettivamente meno attrezzate

Non si tratta di antipatia o mancanza di rispetto, ma in una competizione così selettiva e con un format che non permette di fare molti aggiustamenti in corso d’opera – essendo praticamente impossibile lavorare giorno per giorno in palestra – alcune squadre hanno davvero pochissime speranze di azzeccare la stagione perfetta per poter accedere alla seconda fase.

Tra queste, anzitutto, lo Zalgiris Kaunas di coach Jasikevicius che ha rilevato dal Monaco il centro Brandon Davies (visto a Varese due anni fa) e Dee Bost, playmaker eclettico da anni in giro per l’Europa. In Lituania è rimasto Kevin Pangos, giocatore che incredibilmente ha ottime percentuali da oltre l’arco ma pessime da 2 punti nelle sue apparizioni in competizioni continentali; il canadese classe 1993 rimane comunque uno degli elementi di punta, anche se nel ruolo c’è la nuova presenza di Vasilije Micic, giocatore che fino a qualche anno fa era considerato come il nuovo talento del basket serbo e che ora deve sfruttare una delle ultime occasioni per emergere definitivamente anche tra i pro. Interessante la firma dell’ala grande Aaron White, la scorsa stagione allo Zenit S. Pietroburgo, poiché il prodotto di Iowa potrebbe tenere medie importanti nonostante la concorrenza nello spot di 4. Da seguire anche il giovanissimo Martynas Arlauskas (classe 2000) che sotto le direttive di una leggenda come coach Jasi potrebbe crescere a dismisura anche come semplice aggregato alla prima squadra. Difficile dire cosa potrà fare questa versione dello Zalgiris, ma competere per un posto nelle otto che andranno a giocarsi i Playoffs sarebbe un’impresa a tutto tondo.

Zalgiris Kaunas

A seguire – non per stilare una sorta di ranking – la Stella Rossa di Belgrado, che ha sostituito coach Radonjic con il giovanissimo Dusan Alimpijevic (31 anni), ex FMP Belgrado, con un triennale importante. A livello di roster, la firma di Taylor Rochestie (visto a Biella e Siena 5 anni fa) è importante ma piena di incognite: se la versione dello statunitense dovesse essere quella vista col Nizhny Novgorod allora i serbi avrebbero fatto centro; in caso contrario, non mancherebbero le gatte da pelare. Ritorno a Belgrado, poi, per un Pero Antic ormai sul viale del tramonto, ma con un ruolo di esperienza e collegamento tra parquet e società che potrebbe giovare anche ai più giovani (da tenere sott’occhio, particolarmente, Stefan Lazarevic, guardia serba classe 1996). Un nuovo innesto è anche Mathias Lessort, centro francese classe 1995 che ha tutto per emergere definitivamente anche in EuroLeague dopo la buona stagione col Nanterre: buon rimbalzista, dinamico e veloce, ma spesso troppo falloso e altalenante, se dovesse trovare continuità rappresenterebbe un bel colpo per i serbi. Interessante la firma di James Feldeine, arrivato in Serbia dopo due anni al Panathinaikos e visto anche in Italia (a Cantù): guardia atletica, con ottime percentuali da oltre l’arco e buone medie assist, sarà probabilmente lui a completare il backcourt con Rochestie. Attenzione anche a Stefan Jankovic, centro classe 1993: gli ultimi centri della Stella Rossa hanno dominato la manifestazione (Marjanovic e Kuzmic), anche se Jankovic non sembra avere la loro stazza e il loro talento.

Citare in questo lotto il Brose Bamberg di coach Trinchieri potrebbe rivelarsi un azzardo, poiché la scorsa annata i tedeschi hanno dato filo da torcere in ben più di un’occasione; le perdite di Melli, Theis, Strelnieks e Causeur pesano però moltissimo e ricostruire non sarà facile, specie per l’assenza di un’ala all-around come piace al coach milanese. Tale ruolo potrebbe essere ricoperto da Luka Mitrovic, arrivato dopo 5 stagioni alla Stella Rossa di Belgrado, più che da Augustine Rubit, texano classe 1989 già da tre anni in Bundesliga. La rivoluzione tra i “piccoli” ha portato a Bamberga Daniel Hackett e Ricky Hickman: il primo ha disputato un EuroBasket convincente e potrebbe rivelarsi sorpresa stagionale; il secondo viene da un’annata di alti e bassi in quel di Milano ma ha il talento per riscattarsi in brevissimo tempo e prendere le redini di questa squadra. A loro si aggiungono la conferma di Nikos Zisis, mente pensante che l’anno scorso ha smazzato 4.5 assist a partita, e l’arrivo dal Bayern di Bryce Taylor. La stagione dei tedeschi ruoterà anche intorno alla condizioni di Quincy Miller, giocatore che due anni fa aveva stregato l’Europa vestendo la maglia della Stella Rossa, ma che nel luglio 2016 si è infortunato al ginocchio e attualmente sembra in odore di taglio dopo prestazioni non convincenti (probabile un ritorno a Belgrado). Coach Trinchieri ci ha già abituati a miracoli sportivi e aumenti esponenziali di rendimento per molti giocatori che ha allenato, ma quest’anno si tratterebbe di un miracolo arrivare tra le prime 8.

Zisis Bamberg

Infine, oggettivamente meno attrezzato pare anche l’Anadolu Efes Istanbul di coach Perasovic, specialmente se si raffronta l’attuale roster con quello della passata stagione. Sono rimasti il totem difensivo Bryant Dunston, fresco di rinnovo milionario, e Derrick Brown, giocatore potenzialmente devastante e all-around come pochi altri nella competizione; ma sono andati via giocatori del calibro di Heurtel, Granger, Osman e Honeycutt. Gli arrivi di Krunoslav Simon (visto a Milano con alti e bassi e qualche problema fisico di troppo) e di Josh Adams portano fantasia e punti, ma non sostituiscono la leadership e la visione di Heurtel. Errick Mccollum (guardia classe 1988) è un realizzatore sopraffino che torna in Europa dopo la sua seconda esperienza in Cina e che a Istanbul potrà mettere in mostra tutto il suo talento: anche qui, però, siamo lontani dalla pallacanestro vista la scorsa stagione all’Efes. Coach Perasovic rimane uno dei migliori sulla piazza, ma la sensazione è che i turchi abbiano un po’ ridimensionato le proprie aspettative e vogliano puntare su un roster meno appariscente a livello di nomi ma più funzionale: scelta che, in EuroLeague, paga solamente se tutti gli elementi del puzzle si incastrano alla perfezione.

Dunston Efes

(Le foto sono tratte dal sito www.euroleague.net)