Tutto ha inizio con la deroga concessa da Collina a Rizzoli a gennaio 2017 ma, in realtà, conosciuta dall’AIA già in precedenza.

Andiamo con ordine, ricostruendo non certo con informazioni segrete giunte alle mie orecchie ma per semplice logica:
– la lista degli internazionali viene proposta dal Presidente dell’AIA al presidente della FIGC nel mese di ottobre/novembre (settimana più, settimana meno);
– il presidente della FIGC inoltra alla commissione UEFA/FIFA le proposte relative agli arbitri internazionali. Per le nazioni più importanti queste liste vengono (di fatto) concordate tra presidente nazionale e responsabile degli arbitri internazionali (nel nostro caso tra Nicchi e Collina);
– Collina, per la prima volta, concede a Rizzoli di arbitrare oltre i termini, cioè oltre i 45 anni;
– l’AIA, dunque, propone un solo nuovo arbitro internazionale (Irrati) sapendo che verrà dismesso dal ruolo Damato (per scelta tecnica un anno prima della naturale scadenza) e che Rizzoli, al contrario, verrà confermato (ed inserito nella lista dei selezionabili per Russia 2018, assieme a Rocchi ed Orsato);
– Nicchi, durante un’intervista a Sky e dietro precisa domanda del sempre impeccabile Fontani, non scioglie i dubbi sulla permanenza di Rizzoli nell’elenco degli arbitri della CAN A. Giustamente, aggiungo, per far passare il principio che gli arbitri debbano guadagnarsi la permanenza ed aggiungendo che nell’AIA esistono delle regole da rispettare. Una di queste regole è che, a 45 anni, si raggiunge il limite di permanenza per motivi anagrafici;
– per poter partecipare ai prossimi Mondiali (giugno/luglio 2018), Rizzoli avrebbe avuto necessità di ottenere due deroghe in Italia, una quest’anno ed una il prossimo anno (dato che sarebbe abbastanza surreale credere alla tesi che un arbitro possa dirigere in un Mondiale mentre viene dismesso nella propria federazione). In Italia nessuno ha mai avuto due deroghe, persino due mostri sacri come Farina e Collina ne hanno ottenuta una sola. Farina chiuse la sua carriera in campo, Collina in un albergo di Viareggio con dimissioni anticipate.

Rizzoli è stato un arbitro fantastico.
Rizzoli, oggi, è ancora un grande arbitro. Negarlo significa essere in malafede oppure far parte dell’ampia schiera di persone che non capiscono un accidente di arbitri ma pretendono di essere esperti della materia. E sì, è pieno di ciarlatani del genere.

La scelta di Rizzoli è una scelta condivisa. Condivisa da Rizzoli e dall’AIA che hanno voluto, in questo modo, evitare un problema che avrebbe potuto avere conseguenze molto negative per tutto il movimento.

Lettera Rizzoli

A cosa mi riferisco?
Semplice, al ricambio generazionale.
Rizzoli al Mondiale 2018 avrebbe significato la chiusura della carriera nel mese di giugno 2019, a 48 anni.
Un’età certamente non più considerabile avanzata, a maggior ragione per un uomo come Rizzoli che, ancora oggi, mostra una qualità atletica che centinaia di ragazzi men che ventenni possono solo sognare, frutto di impegni, serietà, dedizione, programmazione e vita senza alcun eccesso. Una vita da atleta vero, a 360 gradi. Ma pur sempre ben 3 anni oltre il limite concesso dal regolamento AIA.

Una tale procrastinazione della fine della carriera avrebbe aperto un grave problema all’interno dell’associazione. La preselezione al Mondiale 2018 avrebbe imposto all’AIA una decisione che, al contrario, deve dipendere solo ed esclusivamente dall’ambito interno. E’ evidente che Collina, con l’inserimento di Rizzoli nella lista dei preselezionati per i mondiali di Russia, ha volutamente forzato la mano alla “sua” stessa federazione, imponendo una deroga. Non una novità, per Collina forzare la mano (e le graduatorie) è abbastanza normale, il rispetto delle regole vale solo per gli altri.

Non sono mai stato tenero con Nicchi e mai lo sarò quando non agirà per il bene dell’associazione. Ma, in questo caso, non posso che essere felice della soluzione trovata che, in un solo atto, garantisce un’uscita signorile dell’arbitro, mantiene l’autonomia dell’associazione da forzature esterne, assicura il rispetto del regolamento e, soprattutto, “comunica” indirettamente a Collina che le decisioni di competenza dell’AIA vengono prese e verranno prese dall’AIA.

Cosa accadrà adesso?
Nessuno spiffero dei corridoi romani, semplici e razionali riflessioni.

Rizzoli non è più l’arbitro “dominante” ammirato fino al mondiale brasiliano ma rimane un elemento di sicuro affidamento. Così come Damato che, dismesso dal ruolo internazionale, dovrebbe essere escluso dalla CAN A per raggiunto limite di permanenza (fa parte della categoria da oltre dieci stagioni) sebbene abbia compiuto da poco i 44 anni.
A giugno, con ogni probabilità, sia Damato che Rizzoli avranno una deroga per continuare a scendere in campo per la stagione 2017/2018. Per il bolognese ciò significherà anche la possibilità di continuare a dirigere gare internazionali fino a dicembre, sia nelle Coppe Europee che nelle altre competizioni essendo ancora in possesso, come detto precedentemente, del badge da internazionale.
Va da sé che il Mondiale 2018 in Russia sarà la vetrina di una carriera per Gianluca Rocchi (favorito) e Daniele Orsato (leggermente indietro nelle gerarchie UEFA/FIFA). La mia speranza è che i posti per gli italiani possano essere due, non rinunciando a nessuno dei nostri talenti. D’altronde, ai recenti Europei, sono stati selezionati due inglesi piuttosto mediocri come Atkinson e Clattenburg, non vedo per quale motivo non possano essere presenti due arbitri eccezionali come i nostri.

Orsato Rocchi

E poi? Che farà Rizzoli dopo la conclusione della stagione 2017/2018?
Abbastanza prevedibile.
A giugno 2018 scadrà il mandato quadriennale di Domenico Messina, attuale designatore della CAN A. Facile pensare che l’erede naturale possa essere proprio Nicola Rizzoli, uomo di grande talento ma non solo: elevata cultura, capacità dialettica, competenza tecnica, curriculum inarrivabile, stima nell’ambiente. Il profilo perfetto per la categoria che, mi auguro, non sarà riservata agli arbitri di serie A ma torni ad essere la vecchia e rimpianta CAN A/B, riunendo le due categorie separate nel 2010 per una sciagurata decisione della FIGC e dell’immancabile Collina.

Ultima postilla.
Nelle prossime settimane verranno diffuse sciocchezze a piene mani che metteranno in correlazione la decisione ufficializzata ieri con la prestazione di Torino. Nulla di più falso (anche perchè, nel complesso, non è stata AFFATTO una brutta prestazione, anzi…), scelte del genere non si prendono in una mattinata e nemmeno in una settimana, è una scelta che ha origini lontane e che è maturata lentamente. E, soprattutto, dopo tanti colloqui tra arbitro e presidente dell’associazione.

Personalmente ringrazio Nicola che, negli anni precedenti alla promozione nelle massime categorie, ho ammirato e copiato apertamente, prendendo spunto dalla sua capacità di relazionarsi con calciatori e dirigenti. Abbiamo condiviso tanti raduni, ci siamo scontrati apertamente ma, da parte mia, rimane una assoluta ammirazione per quel che ha rappresentato per tutta l’associazione. Nella speranza che, da dirigente, possa essere un talento come in campo.