Anticipi 14^ giornata: qualche sbavatura di Orsato a Firenze, bene Mazzoleni

Nel complesso una prestazione rivedibile per Orsato a Firenze, a causa di qualche errore qua e là: non è ancora l’arbitro delle scorse stagioni ma sta velocemente recuperando brillantezza. Molto bene, al netto dell’episodio specifico che vedremo, Mazzoleni a Ferrara.

SPAL – Empoli 2-2, arbitro Mazzoleni

Da quando ha ricominciato ad arbitrare, Mazzoleni è tornato ad essere l’arbitro della Serie C e dei primi anni di CAN: non è al massimo della forma (la panzetta si nota chiaramente sotto la divisa) ma tecnicamente sbaglia pochissimo e, a livello disciplinare, si può discutere su episodi non chiarissimi come l’ormai celeberrimo rigore in Milan-Juventus di due settimane fa.
Una certezza in più per Rizzoli fino alla conclusione della presente stagione, al termine della quale saluterà il gruppo per raggiunti limiti di età, sperando che si dedichi alla crescita dei giovani arbitri.

Un solo episodio da approfondire.
Al minuto 48 la SPAL rimane in inferiorità numerica per l’espulsione di Cionek, reo di aver commesso un’infrazione sull’attaccante dell’Empoli La Gumina:

Per quanto, rivedendolo da varie angolazioni, il cartellino rosso possa apparire eccessivo per questo episodio, ritengo corretta la scelta di Mazzoleni:

Da qualunque angolazione la si guardi, Cionek non ha alcuna possibilità di giocare il pallone. Potremmo ipotizzare una SPA (interruzione irregolare di un’azione potenzialmente pericolosa) ma, per quanto mi concerne, questa fattispecie rientra pienamente nel concetto di eccessiva vigoria. Ciò perché La Gumina non ha alcuna possibilità di “difendersi” da un tackle da tergo e le conseguenze avrebbero potuto essere di non poco conto se la gamba fosse rimasta sotto il corpo dell’avversario.
Dal mio punto di vista e nello spirito del gioco, questi sono falli che andrebbero sempre puniti col cartellino rosso perché rappresentano l’opposto di quel che dovrebbe essere il calcio: Cionek non effettua il tackle per provocare danni all’avversario ma avrebbe ottenuto lo stesso scopo trattenendo per la maglia La Gumina. Se si decide, al contrario, di fermare un’azione offensiva avversaria in questo modo, il cartellino rosso deve essere la scelta del campo.

Sampdoria – Bologna 4-1, arbitro Abisso

Per quanto la gara di Marassi non abbia offerto grandi spunti, Abisso ha confermato di attraversare un eccellente periodo di forma. Per ora sta ripetendo il medesimo percorso della scorsa stagione, periodo nel quale offrì una serie di ottime prestazioni per poi crollare (soprattutto tecnicamente) nella seconda parte del campionato.
Ieri sera ha confermato quanto di buono si dica sul suo conto: ineccepibile sul piano tecnico, perfetto dal lato disciplinare, mobilità di grande qualità, controllo naturale della contesa senza mai necessità di alzare il tono colloquiale coi giocatori.
L’obiettivo deve essere ambizioso: sostituire Rocchi. Naturalmente non parliamo (almeno per ora) di arrivare alla qualità del fiorentino (al momento non si intravvede nessuno in grado di avvicinarsi) ma di sostituirlo nelle liste internazionali. Rocchi, con ogni probabilità, avrà una deroga fino al 31 dicembre 2019 a livello FIFA e per Abisso deve essere un traguardo quello di prendere le consegne dal collega per il 1 gennaio 2020.
Ne ha tutte le capacità.

Fiorentina – Juventus 0-3, arbitro Orsato

Non è ancora l’Orsato brillante delle scorse stagioni. E’ e rimane un grande arbitro che dovrà lavorare molto per tornare ad essere (quasi) infallibile come nel passato.
La gara di Firenze è nata sotto cattivi auspici, con le solite (e pretestuose) polemiche pregiudiziali. Ormai ci stiamo abituando a queste discussioni senza senso ma è anche vero che le persone meno sensibili a questioni di tal fatta hanno compreso che, nella gran parte dei casi, tali argomentazioni servono più per fini personali e per clickbaiting. Legittimo, sia chiaro, ognuno è libero di far informazione come meglio crede sebbene tale tecnica non incontrerà mai la mia simpatia.
La serata di Orsato è stata molto positiva nel primo tempo, un po’ meno nella seconda frazione. Interessante anche la linea del VAR Massa, su cui dovremo giocoforza tornare tra poco. E mi soffermerò su un concetto sul quale si dovrà forzatamente discutere nel futuro, soprattutto in vista di una doverosa (e naturale) modifica del protocollo (che mi auguro arrivi nel volgere di poco tempo).

Il primo episodio al minuto 16.
La Juventus conquista un calcio di punizione (giusto) dal limite dell’area che viene battuto da Dybala. Il pallone viene respinto dalla barriera e Ronaldo ferma Simeone commettendo un’infrazione a pochi metri da Orsato:

La sensazione, rivendendo le immagini, è che Ronaldo avesse tutta l’intenzione di contrastare l’avversario ma, resosi conto di non poter arrivare sul pallone, abbia cercato di evitare il contatto. Ciò, naturalmente, non lo giustifica: come sappiamo i falli di gioco non vengono puniti per la volontarietà o meno dell’infrazione ma per l’irregolarità in sé.
La fattispecie di cui discutiamo è senza dubbio da classificare tra i falli imprudenti: il pestone è da casistica, il cartellino giallo la conseguenza. Ronaldo meritava l’ammonizione e nulla conta che Simeone sia stato atterrato nei pressi della sua area.

Al minuto 24 la Juventus reclama per un tocco di mano di Biraghi in area di rigore su un cross al centro tentato da De Sciglio:

Per quanto sia diverso per dinamica e per posizione di campo, questo episodio assomiglia molto a quanto accaduto lo scorso anno in Juventus-Inter, per il tocco di mano di Benatia su un tentativo di tiro in porta di Icardi:

Orsato lascia correre ma, prima di autorizzare la ripresa di gioco, attende correttamente la review del VAR Massa. Dopo pochi secondi accoglie l’invito del collega e si reca a bordo campo per controllare l’azione.
Il consulto è effettuato con grande intelligenza da Orsato: pochissimi secondi davanti al monitor e conferma della decisione assunta in campo.
La sensazione è che l’arbitro avesse perfettamente intuito la dinamica ed abbia effettuato la review velocemente proprio per evitare qualsiasi recriminazione. Operazione perfettamente riuscita: al rientro in campo nessuno ha messo in dubbio la scelta.
Ieri come in Juventus-Inter della scorsa stagione, la decisione è del tutto corretta:

Per quanto la distanza tra i giocatori non sia minima, è certamente innegabile che il braccio di Biraghi sia decisamente in posizione congrua rispetto al gesto atletico. E’ naturale che, cercando di intercettare il pallone in tackle, il braccio di richiamo sia appoggiato al terreno: è impossibile pensare che un difendente possa avere quel braccio in altra posizione. Oltre a ciò è importante notare la direzione in cui Biraghi rivolge lo sguardo: verso De Sciglio, segnale che non si rende nemmeno conto di dove si trovi il braccio sinistro, proprio per la sua posizione naturale. Diverso il discorso se il pallone fosse stato deviato con l’altro braccio, troppo alto rispetto al corpo. Non mi soffermo nemmeno sul precedente tocco con la schiena: è un altro elemento a discolpa di Biraghi ma ininfluente ai fini della decisione.

Una riflessione sul VAR.
Nelle ultime giornate abbiamo notato un aumento esponenziale di “on field review” su episodi di questo genere. Anche ieri sera la review era oggettivamente inutile poiché, a livello arbitrale, si trattava di una fattispecie abbastanza evidente. Nonostante ciò Massa ha deciso di consigliare al collega di rivedere le immagini.
Sovvengono due domande. La prima: si tratta di un “chiaro ed evidente errore”?
La risposta è decisamente negativa. E tale risposta porta alla “domanda-corollario”: è da preferirsi questo utilizzo del VAR oppure un overrule per fattispecie più dubbie?
A mio parere questa è la via corretta, sebbene si tratti di casistica ben lontana dalla lettera del protocollo. Eppure sta diventando una consuetudine quella di consigliare una review in questi casi.
Questa indicazione (perché di indicazione si tratta, ormai non ci sono dubbi) rappresenta quel che, a mio parere, sarà l’evoluzione dell’utilizzo della tecnologia. Come abbiamo notato, sono bastati pochissimi secondi per quietare qualsiasi recriminazione, sia in campo che sulla panchina. Perché, dunque, non consentire l’utilizzo delle immagini anche nel caso in cui si sia concretizzato un “possibile errore”, lasciando nella piena discrezionalità dell’arbitro di decidere dopo aver rivisto quanto accaduto?
Sono pronto a scommettere che arriveremo a breve a questa soluzione, superando le “resistenze” più ideologiche che di sostanza dell’IFAB.

Al minuto 28 la Juventus chiede nuovamente il calcio di rigore per un contatto in area tra Ronaldo e Pezzella:

Perfetta la posizione di Orsato: campo visivo del tutto libero, posizione quasi statica, distanza di circa 5/6 metri (ideale per poter valutare l’accaduto).
L’arbitro non ha alcun dubbio e lascia proseguire:

La scelta di Orsato è corretta, non ci sono gli estremi per un calcio di rigore.
Allo stesso tempo, però, è del tutto fuori luogo addirittura chiedere una sanzione disciplinare per simulazione. La simulazione, come sappiamo, si concretizza nel momento in cui un calciatore finga di aver subito un’infrazione, in mancanza di contatto con l’avversario. In questo caso il contatto c’è tutto, non è sufficiente per portare ad un calcio di rigore ma nemmeno per pensare ad un possibile cartellino giallo. Giusto, pertanto, limitarsi all’occhiataccia che Orsato ha destinato all’attaccante della Juventus nell’immediatezza.

Al 43esimo minuto altro episodio al limite dell’area di rigore della Fiorentina: Dybala controlla il pallone e viene atterrato al limite:

Fondamentale, in questo caso, capire chi commetta il primo fallo tra Fernandes e Milenkovic, non solo ai fini disciplinari ma, soprattutto, per la decisione tecnica: calcio di punizione dal limite o calcio di rigore?

Il primo fallo è sicuramente di Fernandes ed avviene fuori area: giusta, dunque, la scelta di Orsato che interrompe il gioco sul primo contatto, avvenuto mezzo metro circa dalla linea. Il fallo di Milenkovic avviene successivamente e, di fatto, a gioco fermo. Scontato il cartellino giallo: SPA plateale.

Al minuto 63 Cancelo viene affrontato da Milenkovic al limite dell’area di rigore della Fiorentina.
L’arbitro interrompe il gioco per assegnare un calcio di punizione alla Juventus ed ammonisce il difensore:

Nulla da eccepire sul fallo, qualche osservazione in più merita la scelta di ammonire Milenkovic.
Ricordiamo che, per valutare un’eventuale DOGSO (infrazione commessa interrompendo una chiara occasione da rete), dobbiamo tenere in considerazione il possesso del pallone, la direzione generale dell’azione, la distanza dalla porta, la possibilità di altri difendenti di intervenire sul pallone.
La seconda immagine è indicativa: Cancelo, una volta saltato Milenkovic, avrebbe avuto facilmente il controllo del pallone, si sarebbe trovato solo davanti al portiere, in posizione centrale e con l’impossibilità degli altri difensori di poter recuperare.
Per quanto mi riguarda pochi sono i dubbi: espulsione del difendente per aver impedito il concretizzarsi di una chiara occasione da rete.

Al minuto 67 la Juventus trova la rete del raddoppio con Chiellini, al termine di un’azione piuttosto confusa in area di rigore e con un tiro che ha assunto una parabola molto particolare.
Due le considerazioni:

E’ chiaramente regolare la posizione di Chiellini al momento del passaggio in sua direzione con un colpo di testa di Cuadrado.
Sul successivo tiro in porta, è regolare la posizione di Ronaldo che, come vediamo, si trova dietro alla linea del pallone.
Nel caso in cui Ronaldo fosse stato in fuorigioco, la sua posizione avrebbe dovuto essere punita in quanto, pur non toccando il pallone, ha successivamente partecipato attivamente all’azione, impattando sulla capacità di giocare il pallone di Gerson.
Il problema non si pone così come non esistono dubbi sulla regolarità della rete.

Al minuto 77 la Juventus conquista un calcio di rigore per un tocco di mano di E. Fernandes su cross di Mandzukic:

Colpo con il braccio destro coperto dal corpo di Edmilson Fernardes, Orsato non può aver visto il tocco di mano ma, al limite, lo ha intuito. Non è un caso che abbia fischiato qualche secondo dopo, probabilmente ricostruendo mentalmente la dinamica.
Per comprendere la punibilità o meno della fattispecie, dobbiamo rifarci ai parametri che già conosciamo abbondantemente: posizione congrua o meno, distanza, velocità del tiro:

Il braccio appare leggermente staccato dal corpo ma non esageratamente largo. Anzi, per dirla tutta direi che possiamo definirlo più che legittimamente posizionato.
Oltre a ciò dobbiamo valutare un altro elemento:

La distanza tra i calciatori è molto limitata, nell’ordine di un metro e mezzo circa. Oltre a ciò il linguaggio del corpo di Fernandes (si osservi la spalla destra) comunica la volontà dello stesso di portare a sé il braccio, non certo di andare a cercare il contatto col pallone.
A mio parere questo non è mai calcio di rigore, soprattutto per la distanza molto limitata tra i due calciatori. Marginale il fatto che il pallone sfiori il ginocchio del centrocampista della Fiorentina: non modifica minimamente la direzione del pallone, pertanto diventa un elemento da non tenere in considerazione. E nulla cambia nella valutazione complessiva.
Interessante comprendere il comportamento del VAR.
Poniamo, per ipotesi, che questo calcio di rigore possa essere ritenuto “sostenibile”: per quale motivo, dunque, Massa ha richiamato Orsato nel primo tempo per un episodio ancor più chiaro rispetto a questo? Per quale motivo, anche in questa circostanza, Massa non ha richiamato Orsato alla “on field review“?
Dispiace sottolineare queste discrasie ma è evidente che qualcosa non quadri, soprattutto alla voce “coerenza” della procedura decisionale.
Una precisazione: se dovessero essere approvate le indicazioni emerse dalla riunione dell’IFAB, l’anno prossimo non cambierà assolutamente nulla in merito a questa tipologia di episodi: verrà eliminata la parola “volontarietà” per il semplice motivo che, ormai da tempo, la valutazione si basa più sulla colposità ma rimarranno immutati i parametri utilizzati oggi. Su questo argomento c’è già parecchia confusione, come se dovesse diventare la norma la punibilità di qualsiasi tocco di mano, anche casuale. Non è così: cambierà (se cambierà) la forma ma non la sostanza.

Un ultimo, doloroso, capitolo.
Non voglio nemmeno proporre quella oscene scritte che abbiamo visto tutti.
Preferisco pubblicare due foto:

Il volto felice di Scirea con la Coppa del Mondo 1982 al Bernabeu e una delle lapidi su cui sono riportati i nomi delle 39 vittime dell’Heysel.

Coloro che infangano la memoria di persone che non sono più tra noi (e comprendo nel discorso anche le porcate viste su Superga ed altri avvenimenti fatali) non son degni della minima attenzione ma solo di un’affermazione: fanno schifo.

Credo che non sia nemmeno necessario evidenziare un concetto che dev’essere ben chiaro a tutti: chi si rende colpevole di questi atti di imbecillità non è un tifoso ma solo un disadattato che non ha la minima idea di cosa significhi la parola “rispetto”, a prescindere dai colori.