(Parte 2 di 2) Il VAR, ecco perché il rigore di De Sciglio a Torino non avrebbe potuto essere oggetto di review

In primo luogo mi tiro le orecchie da solo: per mesi, prima di ieri, ho implorato di utilizzare l’articolo giusto per il nuovo sistema tecnologico. Poi, smentendo me stesso, ho utilizzato l’articolo femminile che non c’azzecca nulla dato che sia referees che assistant sono traducibili con termini maschili. Diverso se al posto di “assistant” avessimo dovuto tradurre il termine “assistance“.

Mea culpa, nessun problema ad ammetterlo: IL VAR rimane IL VAR.
Posta tal premessa, andiamo ad analizzare più nello specifico quando il VAR potrà essere utilizzato, soffermandoci sui vari casi previsti e con qualche esempio pratico.
Il protocollo è sintetizzato in questa sorta di locandina sul sito della FIFA:

Var document

Mistaken identity (errore di identificazione)

Si tratta, nella sostanza, di uno scambio di persona. In particolare il VAR verrà utilizzato nel caso in cui l’arbitro, intervenuto a livello disciplinare, dovesse estrarre il cartellino nei confronti del calciatore sbagliato.
Può sembrare una fattispecie marginale e, in concreto, lo é: capita raramente che un arbitro ammonisca il giocatore sbagliato, ancor più raro che espella un calciatore che non ha commesso l’infrazione sanzionata.

Ma non sono possibilità irreali: capita, infatti, che un’infrazione venga commessa da un calciatore su un avversario che si trova in mezzo a due o più difendenti. In circostanze come questa è possibile (anche se improbabile, come ci insegna la casistica) che l’arbitro punisca con un cartellino un calciatore mal identificato a gioco in svolgimento.

La linea di demarcazione indicata mira ad evitare che la gara possa essere decisa da un errore che concretizzi le seguenti possibilità:

  • ammonizione ad un calciatore differente rispetto a quello da sanzionare che potrebbe portare (in caso di precedente ammonizione o di ammonizione successiva) all’espulsione dello stesso, lasciando ingiustamente la squadra con un calciatore in meno;
  • espulsione di un calciatore differente da quello meritevole di cartellino rosso. E’ chiaro che espellere un giocatore od un altro possa incidere molto sulla gara: è vero che la squadra perderebbe in ogni caso un elemento ma sarebbe ben differente (per esporre un esempio pratico) espellere un calciatore di rincalzo od un titolare fisso. Soprattutto perché, in caso di espulsione, si aggiungerebbe automaticamente la squalifica per una o più gare.

Capita (seppur raramente) che venga ammonito un calciatore che non ha commesso infrazioni ma che si trovava nei pressi dell’episodio sanzionato, portando l’arbitro a commettere un errore nell’identificazione.

Questo caso è prettamente amministrativo dato che non incide su decisioni tecniche assunte in campo ma solo ed esclusivamente su sanzioni applicate a gioco fermo.

Per quanto concerne l’espulsione posso ipotizzare un caso di questo genere: un attaccante si dirige verso la porta avversaria in possesso del pallone, senza avversari davanti e ad una distanza tale da concretizzare la fattispecie della chiara occasione da rete. Il calciatore viene fermato in modo irregolare da un difendente che cerca di intervenire aiutato da un compagno. In velocità è ipotizzabile che l’arbitro punisca il comportamento gravemente sleale rimanendo col dubbio sull’identità di chi abbia commesso realmente l’infrazione. Ecco che, in un caso di questo genere, il VAR sarebbe fondamentale per chiarire il dubbio, portando ad estrarre il cartellino rosso nei confronti dell’effettivo autore del fallo.

Uno scambio di persona avvenne nel 2014, nell’incontro tra Chelsea ed Arsenal, vinto per 6-0 dalla squadra allora allenata da Mourinho. Al 15esimo minuto del primo tempo l’arbitro Marriner sanzionò con il calcio di rigore un chiaro fallo di mano sulla linea di porta da parte di Chamberlain. Espulsione automatica, senonché l’arbitro mostrò il cartellino rosso all’incolpevole Gibbs che fu costretto ad abbandonare il campo. Potete vedere l’episodio a questo link, dal minuto 0.50 circa:  https://www.youtube.com/watch?v=8FW2ImFuvOM

Dovrà l’arbitro, in una circostanza del genere, rivedere le immagini personalmente?
No, non sarà necessario.
La ratio di tale scelta è la seguente: non si tratta di una valutazione tecnica ma solo e semplicemente dell’identificazione di un calciatore che, in campo, non è stata possibile (per i più svariati motivi: lontananza dall’azione, mass confrontation [si pensi ad un pugno visto dall’arbitro ma senza comprensione del colpevole], copertura della visuale). Per tale motivo basterà il supporto dei colleghi davanti ai monitor che provvederanno all’identificazione ed alla comunicazione all’arbitro centrale che dovrà solo notificare il provvedimento. In caso di oggettivo errore, l’arbitro sarà tenuto a comunicare (anche al capitano della squadra avversaria) eventuali annullamenti di sanzioni già esposte e/o cambio del destinatario.

Passiamo, adesso, alle fattispecie più comuni.

Goals

Il protocollo di sperimentazione statuisce che il VAR verrà utilizzato per annullare le reti eventualmente realizzate con infrazioni al regolamento.

Una dizione molto generica che concerne tutte le reti realizzate. In caso di rete, infatti, i VAR potranno intervenire in qualsiasi momento successivo per segnalare all’arbitro eventuali criticità da approfondire.

A titolo puramente esemplificativo possiamo pensare ad un fuorigioco di partenza, ad un fallo commesso in precedenza (nel corso dell’azione, non per falli avvenuti un quarto d’ora prima, ovviamente), ad un pallone giocato nonostante fosse uscito interamente dal terreno di gioco.

Il protocollo, in questo caso come in tutti gli altri, non entra nello specifico delle fattispecie, di fatto lasciando amplissima oggettività interpretativa.
Non è certo un caso che, nel corso del recente raduno svoltosi a Sportilia, la direttiva impartita ai direttori di gara sia stata quella di rivedere TUTTE le azione che abbiano portato alla segnatura di una rete.

L’obiezione che già “immagino” appare abbastanza scontata (e comprensibile): “ma in questo modo si rischia di allungare all’infinito una gara. Inoltre i tifosi, prima di esultare, dovranno attendere la conferma del VAR”.

Non è esattamente così.
il 95% delle reti realizzate (più o meno) sono regolari. Solo una minima parte delle reti è stata convalidata nonostante infrazioni più o meno evidenti commesse nell’azione. Con tale percentuale è chiaro che la seconda obiezione non abbia valore specifico ma solo relativo: i tifosi esultano per una rete già oggi, e rumoreggiano se la stessa viene annullata. VAR o non VAR.

Per quanto concerne la durata della gara, anch’essa è obiezione comprensibile ma infondata. Dopo la segnatura di una rete si perde molto tempo: esultanza, ritorno nella propria metà campo, posizionamento del pallone, fischio d’inizio dell’arbitro. In questo lasso di tempo (mediamente attorno al minuto effettivo) i VAR avranno tutto il tempo di rivedere l’azione più volte, valutare l’episodio e, se del caso, comunicare all’arbitro la necessità di rivedere la decisione, eventualmente visionando il monitor a bordo campo.

Nel caso di segnalazione da parte del VAR, l’arbitro dovrà sempre rivedere l’azione?
No, non sarà sempre necessario. Un esempio di non necessaria visione dell’episodio riguarda il fuorigioco. Nel caso in cui una rete sia viziata da posizione di fuorigioco da parte di un calciatore che ha preso parte all’azione, tale infrazione non necessita di valutazione soggettiva ma solo di rilevazione. Una volta rilevata la posizione irregolare, risulta totalmente inutile per l’arbitro rivedere l’azione per confermare ciò che hanno già visto i colleghi in cabina, peraltro ausiliati dalle ormai famose linee immaginarie tracciate sul campo. E’ importante sottolineare che, nella cabina, i VAR vedranno linee molto più precise di quelle che possiamo vedere noi dalla televisione. Su questo aspetto vi consiglio un eccellente articolo di Giovanni Capuano (questo il link: http://www.panorama.it/sport/calcio/var-serie-a-produzione-immagini-moviola-arbitri/).

Nel caso, invece, l’eventuale infrazione al regolamento riguardi un contatto tra calciatori, un contatto pallone/braccio od anche un fuorigioco passivo, ecco che interviene l’imprescindibile soggettività di giudizio dell’arbitro: in casi del genere l’arbitro non potrà sottrarsi al ricorso al monitor per valutare (secondo il proprio metro) se tali fattispecie importino l’annullamento della rete o la convalida della stessa.

Cosa cambia per arbitri ed assistenti?
Per l’arbitro, concettualmente, non cambia nulla. Al limite posso ipotizzare una maggior serenità decisionale, dato che avranno certezza di poter rimediare ad eventuali errori ricorrendo alle immagini televisive.

Cambierà parecchio, al contrario, per gli assistenti. Già oggi gli assistenti sono tenuti ad osservare il principio secondo cui, nel dubbio, non si debba alzare la bandierina in caso di posizioni al limite. Con l’introduzione del VAR gli assistenti tenderanno a lasciar proseguire l’azione per poi essere corretti, IN CASO DI REALIZZAZIONE DI UNA RETE, dallo strumento tecnologico.
Perchè ho scritto in maiuscolo? Perché, ovviamente, il VAR non verrà utilizzato per sanzionare un fuorigioco nel caso in cui l’azione si concluda senza la segnatura di una rete: sarebbe assurdo, infatti, pensare di interrompere il gioco solo per assegnare un calcio di punizione indiretto alla squadra difendente.

Che accadrà se, per esempio, da un fuorigioco non segnalato, dovesse scaturire un calcio d’angolo od una punizione per la squadra attaccante?
Ecco, questo punto potrebbe essere critico, soprattutto nella comprensione massmediatica. La risposta è semplice: nulla, il fuorigioco non segnalato rimarrebbe un errore dell’assistente.
Il concetto basilare da cui prendere le mosse è il seguente: il fuorigioco non sarà MAI oggetto di VAR (con l’eccezione del caso di segnatura di una rete, come precedentemente evidenziato, e di un altro caso che illustrerò successivamente). Pertanto il VAR non annullerà falli sanzionati successivamente all’errata non segnalazione, così come non porrà nel nulla eventuali altri fattispecie favorevoli alla squadra attaccante.
Dovremo ricordare, prima di tutto a noi stessi, che l’errore arbitrale non verrà annullato del tutto. Il VAR servirà solo ed esclusivamente ad evitare errori evidenti. Il fuorigioco da cui scaturisca una qualsiasi azione non verrà mai rivisitato a meno che non sia immediatamente precedente alla segnatura di una rete.

Cosa accadrà nel caso in cui l’arbitro dovesse punire col calcio di rigore un fallo successivo alla mancata segnalazione di fuorigioco?
Questa rappresenta la seconda eccezione alla regola secondo cui i fuorigioco non dovranno mai essere rivisti. La ratio, anche in questo caso, è chiara: il rigore è espressamente parte del protocollo di sperimentazione, è ovvio che un eventuale fuorigioco avvantaggerebbe la squadra attaccante, di fatto falsando (perlomeno parzialmente) l’esito dell’incontro. In tal caso, dunque, il VAR potrà intervenire per segnalare la posizione irregolare, annullando ogni effetto successivo. Anche in questo caso l’arbitro non sarà tenuto a rivedere personalmente le immagini: il fuorigioco è una rilevazione, non un’interpretazione. Ed il rigore, per quanto possa essere dubbio, non verrà preso in considerazione dato che il fuorigioco avrà interrotto l’azione in un momento precedente.

Penalty decision

Potrebbe sembrare la fattispecie più semplice ma, al contrario, è decisamente la più complessa.
Ciò non tanto per il fatto che le più grandi polemiche siano sempre nate dalla concessione o meno di un calcio di rigore ma per il fatto che il VAR potrà intervenire solo ed esclusivamente in circostanze “CHIARE”. Perciò dovrà essere un rigore assegnato chiaramente inesistente oppure un calcio di rigore negato chiaramente evidente.

A differenza di quanto accadrà per la realizzazione di una rete, dunque, non tutti i calci di rigore assegnati o negati verranno rivisti.

Poche le difficoltà in caso di episodi chiari: un abbaglio dell’arbitro potrà essere corretto dal VAR, sia con la cancellazione che con l’assegnazione di un calcio di rigore.

Molto più complesso spiegare cosa si intenda per chiaro errore, così come espressamente indicato dal protocollo VAR (no clearly wrong decision).

Per tentare di chiarire il concetto, prendiamo come base di discussione il tanto chiacchierato rigore di Juventus-Milan per fallo di mano di De Sciglio che, di fatto, consegnò la vittoria alla Juventus e centinaia di ore di polemiche ai vari mass media.
Secondo l’interpretazione del protocollo, quell’episodio NON avrebbe potuto essere preso in considerazione.
Perché?
Perché non si trattò di un chiaro errore.
La dimostrazione implicita di questa asserzione la troviamo nell’osservazione oggettiva delle opinioni: ancora oggi, a distanza di mesi, le fazioni sono profondamente divise tra “rigore” e “non rigore”. E’ perciò immediato comprendere che si sia trattato di un caso limite (borderline, come si dice in gergo arbitrale), come tale non identificabile come chiaro errore. Per alcuni si trattò di un errore, per altri si trattò di una decisione corretta.

A fronte di tali posizioni risulta difficile da comprendere concettualmente come sia possibile non utilizzare il VAR per decidere. Allo stesso tempo, però, ci si rende conto che (stanti le diverse opinioni a distanza di mesi) qualsiasi decisione avrebbe incontrato critiche ed approvazioni. Perciò risulta facile comprendere concretamente che un episodio di questo genere non debba mai essere deciso dal VAR, dovendo far fede solo ed unicamente l’interpretazione dell’arbitro.

Chiaro che, al di là della spiegazione concettuale, è facile immaginare che l’arbitro di quella partita, se ne avesse avuta la possibilità, avrebbe chiesto egli stesso il supporto delle immagini per assumere una decisione ponderata e non basata unicamente sulla propria sensibilità.

Tornando per un momento alla concettualità del fallo di mano, permettetemi un breve excursus sulla base della personale esperienza. Tutti gli arbitri con un minimo di esperienza sono consci che, in campo, i falli di mano rappresentano la fattispecie più complessa in assoluto. Il motivo di tale difficoltà dipende da 3 fattori principali:

  • il fallo di mano è episodio inatteso. Un bravo arbitro è in grado di prevedere un secondo prima se ci sarà o meno uno sgambetto (non sempre, in talune circostanze). Il miglior arbitro del pianeta non sarà MAI in grado di ipotizzare un fallo di mano perché lo stesso non fa parte del gioco. Di falli, durante una gara, ce ne sono una trentina in media. Di falli di mano forse non arriviamo ad uno di media. La difficoltà è identica (tranne alcune eccezioni) a centrocampo come in area di rigore, con la differenza che in area di rigore il fallo viene punito col rigore.
  • il fallo di mano si concretizza in meno di un decimo di secondo. L’arbitro, pertanto, dovrà decidere in un istante su un episodio che può sfuggire anche solo sbattendo le palpebre.
  • il discrimine tra fallo di mano e tocco involontario è talmente sottile da sfiorare l’assoluta soggettività. Non è un caso che, nel corso degli anni, siano stati inseriti una serie di concetti tali da rendere più oggettiva la punibilità (si pensi al volume corporeo, al movimento del braccio verso il pallone, ecc.) proprio per l’enorme difficoltà interpretativa.

Ciò significa che le polemiche su episodi di questo genere rimarranno.
Anzi, è facile prevedere che episodi del genere scateneranno polemiche ancora più aspre proprio perché qualsiasi decisione verrà criticata da una parte ed apprezzata dall’altra. Ma sarà difficile far comprendere che una decisione verrà assunta non sulla base della malafede ma solo fondando la valutazione sulla sensibilità tecnica dell’arbitro.

Red card incident

La fattispecie più semplice: punta ad evitare decisioni non corrette relativamente ad espulsioni comminate o “risparmiate”.

I casi ipotizzabili più frequenti sono due:

  • violenze consumate da parte di calciatori non sotto il diretto controllo dell’arbitro (si pensi ad un calciatore che, a pallone lontano, scalci, colpisca con una gomitata o sputi addosso ad un avversario)
  • calciatori espulsi erroneamente per comportamento gravemente sleale oppure non espulsi nonostante si siano resi colpevoli di comportamento gravemente sleale.

La ratio di questa fattispecie è chiara: impedire che una delle due squadre venga avvantaggiata/sfavorita sulla base di una errata interpretazione del regolamento o di un episodio violento sfuggito all’attenzione della squadra arbitrale.

Su questo punto rimane un dubbio.
Per quanto appaia evidente che lo sputo di Totti a Poulsen durante gli europei di qualche anno fa avrebbe portato all’espulsione per condotta violenta (nessun dubbio in proposito) che cosa accadrebbe se le immagini televisive mostrassero il labiale di un calciatore mentre insulta palesemente un arbitro? Potrebbe intervenire il VAR?

In linea teorica la risposta è sì dato che si tratta di comportamento ingiurioso che il regolamento punisce con l’espulsione.

Chiudo con una chiosa.
Questa “spiegazione” non può essere esaustiva. NON VUOLE essere esaustiva.
Si sono scritte milioni di pagine su testi molto più brevi. Considerate che il protocollo completo VAR si compone di oltre 80 pagine che, ovviamente, non possono essere spiegate minuziosamente in poche righe.
Questa guida serve solo come base di riflessione su quello che vedremo sicuramente nel prossimo campionato e (con ogni probabilità) nel futuro del calcio.

5 commenti
  1. Clesippo Geganio
    Clesippo Geganio dice:

    comunque con la VAR o senza, il gioco del Calcio avrebbe necessità di aggiornare le regole, renderle più semplici ed applicabili per gli arbitri.
    Dalle origini ad oggi sono avvenuti cambiamenti radicali che il Calcio non ha saputo cogliere per aggiornarsi, due cose su tutte, l’ingresso massiccio della finanza senza limiti, e la maggiore preparazione atletica e tecnica che ha reso il gioco molto più veloce e difficile da interpretare per gli arbitri.
    Due esempi pratici sono club ricchi che non lasciano spazio ai piccoli che non vinceranno mai nulla, oltre a venir “depredati” dei loro giovani gioielli, e riguardo alle regole in campo il fuorigioco dovrebbe essere eliminata la regola per dare spazio ampiezza al gioco eliminando il problema guardalinee impossibilitati fisicamente/visivamente di giudicare l’infrazione o meno, veder partire una palla a 100Km da un punto ad un altro coprendo un ampiezza di 40 70 metri è praticamente impossibile per un essere umano percepire quegli istanti.

    • LUCA MARELLI
      LUCA MARELLI dice:

      La finanza, con le regole del gioco, non c’entra nulla. Sono d’accordo che si debba intervenire per porre un argine allo strapotere di chi detiene immense ricchezze personali.
      Sulla preparazione atletica: è vero, è cambiata. Ma il calcio rimane uno sport che si disputa su 90 minuti, così come il record mondiale del 100 metri è stato abbassato tante volte ma rimane una gare sui 100 metri.
      Sul fatto che gli episodi siano più complessi da interpretare, nulla da obiettare: infatti stiamo introducendo il VAR proprio per evitare errori incomprensibili.

  2. Alessandro
    Alessandro dice:

    Ottima spiegazione, ti ringrazio. Ho alcune domande:

    1 – Perché il VAR interviene solo nel caso di cartellini rossi “erronei”? Potrebbe esserci anche un cartellino giallo dato erroneamente (proprio il fallo di mano potrebbe essere un esempio) ed essere ugualmente pesante nell’economia di una partita.

    2 – Cosa vuol dire “il VAR potrà intervenire solo ed esclusivamente in circostanze “CHIARE””? Non dovrebbe essere proprio l’opposto, ovvero intervenire in circostanze non chiare, per permettere all’arbitro di rivedere un’azione? Se fossi un arbitro, di fronte a un episodio poco chiaro o comunque molto importante (come il caso De Sciglio) avrei piacere a rivedere l’azione; da tifoso, avrei l’anima più in pace se sapessi che l’arbitro ha preso una decisione su un episodio dubbio dopo aver rivisto l’azione. Da come è scritto invece sembra che di fronte a un episodio non chiaro l’arbitro non può chiedere l’ausilio del VAR.

    3 – Se da una punizione assegnata ingiustamente scaturisce un gol, il gol viene assegnato regolarmente? Dopo aver letto questo articolo mi viene da rispondere di sì, ma mi piacerebbe avere una conferma.

    • LUCA MARELLI
      LUCA MARELLI dice:

      1 – Perché il VAR non è e non deve essere una moviola in campo. Se si dovesse rivedere tutto, le gare durerebbero tra le 7 e le 9 ore. Oltre a ciò dovremmo pensare di rivedere anche solo una rimessa laterale. Pensa, per esempio, ad una rete segnata a seguito di una rimessa laterale invertita: diventerebbe un videogame infinito. Il VAR serve per evitare errori evidenti, per punire gesti violenti non rilevati o mal valutati, ripristinare la verità del campo. Le ammonizioni, correttamente, rimarranno nell’alveo delle decisioni soggettive dell’arbitro e, soprattutto, nello spirito del gioco.

      2 – E’ certamente la parte più complessa dell’innovazione, sia da comprendere che da spiegare.
      Per sintetizzare: durante una singola gara gli episodi dubbi sono tanti: un fuorigioco dubbio, un angolo dubbio, un fallo dubbio. Come precedentemente affermato, il calcio deve rimanere quello che è. Il VAR servirà per non convalidare rete irregolari, per decidere su un calcio di rigore o per evitare che comportamenti passibili di espulsione vengano mal giudicati.

      3 – Hai ben interpretato. Il motivo lo trovi nelle risposte precedenti.

      Ciao.

    • Clesippo Geganio
      Clesippo Geganio dice:

      sarebbe più facile concordare due o tre regole per l’utilizzo della VAR, le reti possono essere assegnate o meno in quanto la partita è ferma, dopo aver visionato la regolarità del gol.
      Si potrebbe concedere due possibilità una per tempo agli allenatori di richiedere la VAR in casi dubbi.
      I casi in cui utilizzare la VAR dovrebbero essere limitati a situazioni particolari come l’espulsione e gols realizzati su azioni dubbie.

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