Un po’ di chiarezza sugli emolumenti agli arbitri

Come accade praticamente ogni anno, anche all’inizio di questa stagione non poteva mancare la solita discussione sul denaro incassato dagli arbitri di serie A.

La solita baraonda di numeri, spesso sparati a caso, descrivendo un gruppuscolo di ricchi faccendieri strapagati ben oltre i propri meriti.

Mettiamo subito in chiaro un concetto: è puramente esercizio demagogico paragonare gli emolumenti degli arbitri di vertice con gli stipendi di un onesto lavoratore, sia esso un operaio od un impiegato (termini generici per indicare categorie che rispetto profondamente, anche per me i soldi necessari per vivere costano fatica ed impegno).

I guadagni degli arbitri devono essere parametrati non alla categoria generica del lavoratore ma all’ambito in cui operano, all’impegno che importa un’attività, al tempo da dedicare.

Ebbene, è fin troppo semplice ricordare che gli arbitri di Serie A operano nel mondo della serie A, una sorta di industria all’interno del quale circolano miliardi di euro ogni anno, tra diritti televisivi, ricavi totali, ingaggi di calciatori, tecnici e dirigenti.

Partiamo da un dato: gli arbitri, per quanto soggetti non protagonisti (cioè che non partecipano attivamente al gioco ma si limitano al proprio compito: far rispettare le regole del gioco), sono comunque imprescindibili per il campionato. Senza di loro, la domenica si potrebbe giocare giusto a frisbee (per l’esattezza il termine tecnico è Ultimate), unico sport nel quale non è prevista la presenza di un giudice di gara.

Quali sono le cifre incassate dagli arbitri di vertice?

Fino alla stagione 2005/2006 (la mia prima ed ultima con le vecchie tabelle) una gara di serie A veniva retribuita con la somma di 5.164,57 euro, conversione fedele dei 10 milioni di lire, somma riconosciuta da fine anni ’90.

Dopo la tristemente famosa pagina di Calciopoli, l’allora commissario dell’AIA Luigi Agnolin decise di ridurre di parecchio le diarie, non solo per la serie A ma anche per la serie B. Dalla stagione 2006/2007, infatti, tale somma venne ridotta a 3.400 euro per ogni gara (1.700 per la Serie B).

Negli anni la cifra venne ritoccata verso l’alto a partire dalla gestione Collina che ridusse la diaria per la serie B alzando quella per la serie A (nel solco di uno strano concetto di meritocrazia). Nel 2011, infine, anche le gare di Coppa Italia subirono una modifica dato che, fino a quella stagione, anche la finale prevedeva una diaria di 1.200 euro circa.

Cifre tutte al lordo, sulle quali bisogna ragionare sulla base di una aliquota del 43% dato che tutti gli arbitri superano abbondantemente i 70.000 euro annui.

Oggi le cifre non sono cambiate un granché. Anzi, per essere precisi, sono rimaste assolutamente invariate. Gli arbitri guadagnano 3.800 euro per ogni gara di Serie A (che, al netto, si riducono a circa 2.100), oltre ad una parte fissa che varia a seconda di ruolo internazionale e numero di gare.
In sostanza, gli arbitri hanno un contratto con uno stipendio fisso di 30.000 euro per le prime due stagioni (nessun neo immesso, infatti, riesce a raggiungere le 25 presenze in A nel corso della prima stagione e, al raggiungimento dell’obiettivo, l’adeguamento diventa effettivo dalla stagione successiva), 40.000 per tutti i non internazionali con almeno 25 presenze ed 80.000 per gli internazionali.

Giusto per fare i conti in tasca ai nostri, un arbitro al primo anno può contare su un introito lordo di circa 120mila euro (che, al netto delle tasse, si riducono a circa 70mila).

Come avviene il pagamento?

Le procedure di remunerazione seguono un doppio binario.
La somma fissa (quella relativa al contratto) viene liquidata in tre tranche, con fattura emessa dall’arbitro. Arbitri che sono costretti ad aprire partita IVA fin dalla stagione 2006/2007, anno della già citata riforma Agnolin.

E non crediate che siano stati pochi i problemi se solo pensate che alcuni associati a disposizione della CAN non potevano (per legge) essere titolari di partita IVA (ricordo il caso di alcuni assistenti / dipendenti pubblici).

La parte relativa alle gare arbitrate, al contrario, viene liquidata (spesso con mesi e mesi di ritardo, consuetudine che non si è persa dai miei tempi ad oggi) con una sorta di “busta paga” su base mensile, con tutte le trattenute fiscali previste per ogni lavoratore dipendente (ovviamente).

Insomma, un sistema misto non proprio semplicissimo da decifrare ma che consente di comprendere che siamo lontanissimi dalle remunerazioni riconosciute non solo ai giocatori delle società più blasonate ma inferiori (e di parecchio) agli ingaggi delle cosiddette “piccole”.

Per fare un esempio, e considerando tutti i costi relativi al gruppo degli arbitri di Serie A, la CAN A costa circa 8 milioni di euro per arbitri, assistenti, osservatori, organi tecnici, addizionali, quarti ufficiali. Il Crotone, la squadra col monte ingaggi più basso dell’intera serie A, spende alla voce stipendi la somma di 14 milioni di euro (sempre al lordo, è giusto evidenziarlo).

La tabella di seguito riportata (e pubblicata da Libero) è fedele alla realtà. Piccola nota: dopo anni ed anni di cifre più o meno inventate, questa tabella è corretta.

Manca solo una voce, la partecipazione a competizioni internazionali per nazionali. Ogni manifestazione di questo genere (Europei, Mondiali) viene remunerata con un compenso fisso uguale per tutti gli arbitri convocati. Una somma che si avvicina ai 50mila euro (lordi, come sempre).

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E passiamo alla domanda che più volte mi è stata rivolta: ti pare corretto che un arbitro guadagni quanto (e spesso più) di un dirigente?

La mia risposta è sempre la stessa: assolutamente sì, sia per il ruolo di grande responsabilità sia per l’impegno profuso sia per il tempo che si è obbligati a dedicare.

Come sempre accade, il giochino più facile è quello di scandalizzarsi sui numeri assoluti sorvolando allegramente sui numeri relativi.

Cosa significa tutto ciò?
Significa che una somma media di 150mila euro lordi all’anno è decisamente elevata in termini assoluti (cioè parametrandoli sulla retribuzione media del lavoratore italiano) ma è tutto sommato sottodimensionata in termini relativi (cioè parametrandoli sulla retribuzione media del lavoratore nel mondo del calcio di serie A).

Certo, l’arbitro non porta ricavi alle società e, pertanto, sarebbe assurdo pensare a remunerazioni simili a quelle dei giocatori delle maggior società italiane e/o straniere. Anche nel dorato mondo del professionismo americano, un arbitro NBA non supera i 500mila dollari all’anno (sebbene le carriere durino decenni in più. Non anni, decenni, tanto che ci sono arbitri NBA in attività che hanno superato di gran lunga i 65 anni).
Ma ciò non vuol dire che debbano essere pagati pochi euro per la gloria. La professionalità imposta agli arbitri non è esattamente uno scherzetto.

Vediamo, nello specifico, quale sia l’impegno degli arbitri (specificando che anche gli assistenti hanno carichi minori ma non così distanti, tanto da pensare [da sempre] che la forbice arbitri/assistenti debba essere rivista):

  • Allenamenti: non sono certo lasciati alla “voglia” del singolo. Ogni allenamento è programmato, deve svolgersi in una fascia oraria ben determinata, in un luogo determinato (il famoso “polo di allenamento”), con un preparatore atletico e con carichi atletici personalizzati. Oltre a ciò la commissione arbitrale (cioè il gruppo dei designatori) controlla i dati che vengono raccolti con cardiofrequenzimetro (ed inviati settimanalmente via mail al responsabile atletico), la frequenza degli allenamenti, la descrizione dei lavori (tramite relazione settimanale del preparatore atletico del polo di riferimento).
  • Raduni. Oltre ai raduni estivi (solitamente nell’ultima settimana di luglio o nella prima di agosto), gli arbitri di serie A partecipano a circa 25/27 raduni infrasettimanali dal giovedì al sabato a Firenze, presso il centro tecnico federale di Coverciano. Raduni nei quali il tempo si passa tra riunioni, allenamenti, test, confronti. E qualche partitina di poker durante le serate: sì, non ero l’unico ad aver quella passione. Sia chiaro: ci si trovava in stanza a giocare torneini da 1/2 euro online.
  • Partite. Oltre alle 38 gare di campionato (per le quali, tra ruolo di arbitro e ruolo di addizionale, si viene designati sempre) gli arbitri sono spesso impegnati in competizioni che si svolgono durante la settimana: turni infrasettimanali, coppe Europee, qualificazioni per squadre nazionali, Coppa Italia. Proprio per non farsi mancare nulla, molti arbitri vengono utilizzati all’estero su richiesta di federazioni straniere (abbiamo avuto centinaia di gare dirette in mezzo pianeta, dalla Romania alla Bulgaria, dalla Russia all’Ucraina, dal Qatar all’Egitto, dalla Libia agli Emirati Arabi).
  • Impegni vari: per sintesi raggruppo in questa voce le riunioni tecniche in altre sezioni, incontri arbitri/società, incontri arbitri/capitani e dirigenti, raduni per arbitri internazionali ecc.

Insomma, per gli arbitri è chiaramente una vita passata più in aereo che a casa propria.

Per poi giungere alla valutazione più banale: le cifre indicate non sono state imposte, sono il frutto di una trattativa tra Lega ed AIA, l’incontro tra domanda ed offerta. E se la Lega ha ritenuto equa la richiesta, risulta francamente imbarazzante pensare che queste somme siano scandalose. Al limite sono cifre che suscitano un po’ di invidia…

P.S.: magari, in futuro, vi racconterò quanto ho guadagnato per la finale di playoff del campionato di C/1 tra Avellino e Napoli.
Anzi no, ve lo dico subito: la cifra fu di euro 92,96. Lordi…