La grande vetrina-occasione per Gianluca Rocchi e Daniele Orsato? Ah, no…

Ultima tra le confederazioni mondiali, anche l’UEFA ha pubblicato la lista degli arbitri preselezionati per il Mondiale del 2018, programmato in Russia.

Inutile negare la grande soddisfazione nel poter constatare la presenza di due arbitri italiani nell’elenco, unica nazione a poter vantare questo traguardo.

La grande occasione, la grande vetrina per Gianluca Rocchi e Daniele Orsato.

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Ah no…

Innegabile la sorpresa nel leggere, tra i nomi preselezionati, ancora una volta Nicola Rizzoli, classe 1971, che compirà 47 anni pochi mesi dopo la conclusione di Russia 2018. La presenza di Rizzoli, pertanto, di fatto elimina definitivamente dalla corsa alla competizione Daniele Orsato che, tra la sorpresa generale, è scomparso dalla lista.

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Iniziamo proprio da qui.

Daniele Orsato

Classe 1975, 41 anni da compiere a novembre, è certamente il grande deluso dalle scelte di Collina. Non dev’essere certo piacevole vedersi superare da un arbitro che dovrebbe chiudere la propria attività per raggiunti limiti di età il prossimo 30 giugno 2017 ma che, in realtà, è stato inserito nella corsa per una competizione che si svolgerà l’anno successivo.

Per quanto inspiegabile la decisione (ma neanche tanto: ci ritorno dopo), ammetto che non sono particolarmente sorpreso.

E’ vero, Daniele in Italia è da almeno 3 anni il numero uno: pochissimi errori, grande accettazione da parte di tutte le società, rispetto conquistato nel corso di tante stagioni ai massimi livelli e caratterizzate da prestazioni spesso sontuose.

Il discorso cambia, però, a livello internazionale.
Ho seguito Orsato anche in gare di Champions’, competizione a cui partecipa con continuità ormai da un paio d’anni e nella quale ha superato Tagliavento, ormai ai margini nella considerazione di Collina (il quale, per quieto vivere, lo ha mantenuto nella categoria Elite, ormai diventata una grande famiglia tra arbitri affidabili, vecchie glorie e nuove speranze inserite un po’ a caso).

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Sarebbe sciocco girarci attorno: in campo internazionale Orsato rende decisamente sotto gli standard a cui siamo abituati in Italia.
Se, nel nostro campionato, siamo abituati a non vederlo sbagliare mai (o quasi), in Europa il discorso cambia. E, purtroppo per Orsato, cambiano anche le valutazioni ricevute da osservatori ed organi tecnici. Trattandosi di due federazioni completamente slegate una dall’altra, non basta essere il migliore entro i confini per poter ambire a traguardi prestigiosi quali possono essere finali delle Coppe o competizioni per squadre nazionali.

Anche l’ultima apparizione in Champions’ (PSV Eindhoven – Atletico Madrid, ottavi di finale, gara di andata) è stata francamente mediocre, con tanti errori a cui non siamo abituati.

Non capisco il motivo per il quale le direzioni di Daniele siano di qualità così differente dentro e fuori i confini italiani ma, certamente, questo è un aspetto che andrebbe approfondito dall’ancor giovane veneto. Da parte mia non credo si tratti di fortuna/sfortuna, sarebbe sciocco semplificare in questo modo. Cadendo nel tranello fortuna/sfortuna Orsato rischia seriamente di non compiere mai il salto di qualità necessario per approdare ad Euro 2020, ultima possibilità di carriera.

In verità avevo qualche dubbio da tempo che Orsato potesse essere inserito nella lista dei preselezionati. Certo non mi aspettavo il depennamento a favore di Rizzoli.

Gianluca Rocchi

Su Rocchi, fiorentino classe 1973, potremmo ascoltare l’opinione di 100 persone per sentire 100 opinioni differenti. Criticato da alcuni, amato da altri, detestato da un paio di tifoserie. Normale conseguenza per un arbitro che regala pochissimi sorrisi in campo, non guarda mai in faccia nessuno e che ha saputo rialzarsi con determinazione da alcuni inciampi che avrebbero abbattuto un toro di sana e robusta costituzione.

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Rocchi è un arbitro che può piacere o meno ma è innegabile che, nelle ultime due stagioni, sono rarissimi gli episodi di cui si ricordino valutazioni errate.
Non cadiamo nella solita, stupida, mediocre abitudine di giudicare un arbitro (e, prima ancora, una persona) da una singola partita.
Certo, tutti ricordano ancora quel famoso Juventus-Roma che rimase sulle prime pagine dei giornali per mesi e che, ancor oggi, viene saltuariamente ricordata per rinfocolare polemiche di cui non si sente alcun bisogno se non per nutrire il tifoso più sciocco.

Nel momento in cui accadono episodi di quel genere, un arbitro si trova indiscutibilmente in difficoltà, non solo tecnica ma, soprattutto, psicologica.

A peggiorare il tutto ci pensò anche l’AIA che, a distanza di due settimane, lo mandò in televisione (sempre sulla RAI per motivi che mi sono [più o meno] misteriosi…) a rispondere ad una serie di domande totalmente senza senso che non affrontarono minimamente gli episodi in sé. Un’intervista che, a distanza di due anni, considero ancora come la più grande occasione persa per aprire il mondo degli arbitri alla stampa.

Piccolo inciso: avete più sentito parlare o programmare il metodo per poter far parlare gli arbitri dopo le partite?
No?
Strano…
Toglietevelo dalla testa: gli arbitri continueranno a non parlare e dell’argomento non si parlerà più dopo le elezioni associative.

Torniamo a Gianluca.
Il suo grande merito è stato di risollevarsi immediatamente, di non abbattersi, di riprendere ad arbitrare con il solito piglio. Da quella famosa gara (più mediaticamente gonfiata di errori di quanti in realtà commessi) le prestazioni negative si contano sulle dita di una singola mano.

Una continuità che ha mantenuto anche in campo europeo tanto da essere stato vicinissimo alla convocazione per i recenti campionati europei. Opportunità negata in conseguenza della scelta di Collina che, alla fine, ha optato per i due inglesi.
Per quale motivo abbia voluto due inglesi (di cui uno, Atkinson, in fase calante da anni e reduce da una quantità di errori impressionante nelle ultime due stagioni) non è dato sapere. Se poi, a ciò, aggiungiamo il fatto che gli siano stati preferiti arbitri imbarazzanti come Collum, Moen o Turpin… beh, diciamo che la preselezione per i mondiali 2018, oltre che meritata, è anche doverosa.

Nicola Rizzoli

Eliminiamo subito qualsiasi tipo di fraintendimento: Nicola è un eccellente arbitro, la sua carriera è stata ed è straordinaria, agli Europei è stato il migliore e probabilmente avrebbe meritato la finale (affidata a Clattenburg e da quest’ultimo diretta in modo pessimo).

Scrivo questa premessa anche per rispondere indirettamente agli admin (?) della pagina social di Rizzoli che, probabilmente mal interpretando il concetto di “opinione”, hanno sollevato una polemica discretamente indecente attaccando il vostro modesto scribacchino sul piano personale, facendo allusioni poco intelligenti a contrasti con l’AIA e con Collina stesso.
Dato che mi vanto di essere una persona corretta, ritengo sia giusto che valutiate direttamente:

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Ora, la critica che ho rivolto non è certo di merito tecnico: non riconoscere le qualità di Rizzoli sarebbe veramente ridicolo, allo stesso modo di quanto potrebbe essere stupido ribattere a delle osservazioni con attacchi personali.
Anzi, più che stupido lo definirei riprovevole, squallido, di cattivo gusto, degno di persone di mediocre intelligenza. Perciò sono convinto che Nicola stesso, quando e se leggerà l’intervento del suo collaboratore, non esiterà a scusarsi…

Torniamo al motivo di questo articolo.
Rizzoli non se lo aspettava nessuno.
Il motivo? Molto semplice, Nicola dovrebbe essere alla sua ultima stagione dato che, secondo le norme di funzionamento degli organi tecnici italiani, dovrebbe essere dismesso per raggiungi limiti di età (45 anni, li compirà nel prossimo autunno). Oltre a ciò l’AIA non sembra propensa a concedere deroghe (ricordiamo che la deroga per gli arbitri Elite è solo una possibilità, NON un obbligo in capo all’associazione) ma, con questa decisione unilaterale della UEFA (e, pertanto, di Collina) si vede quasi imposto da ente terzo a concedere non una ma ben due deroghe al bolognese.

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Perchè due?
Molto semplice.
Per arrivare all’inizio dei mondiali di Russia, Rizzoli dovrà godere di una deroga per la stagione 2017/2018.
Ma non finisce qui.

Il mondiale stesso si concluderà il 15 luglio, perciò ben dopo la conferenza stampa sugli organici italiani che, da decenni, si svolge a cavallo dell’1/2 luglio.

Lo immaginate un arbitro impegnato in un campionato del mondo che venga dismesso dalla propria associazione nel bel mezzo dello svolgimento della competizione?

Suvvia, non scherziamo, la seconda deroga non sarebbe solo necessaria ma praticamente obbligata.
In sostanza mi pare evidente che Collina sia determinato solo ed esclusivamente (e come al solito) a pensare a sé, senza porsi nemmeno il problema di quel che dovrebbe accadere nella sua associazione. Sua… Forse ho esagerato nello scrivere che si senta parte di un’associazione…

Ciò che mi auguro è che l’AIA non si trovi costretta ad abbassare la testa di fronte a decisioni di organi terzi, non credo sarebbe un bel biglietto da visita per Nicchi presentarsi davanti a Collina abbassando la testa, sostanzialmente accettando l’input ricevuto e senza poter far nulla per imporre il diritto/dovere dell’associazione da lui presieduta di mettere davanti al beneficio del singolo le necessità dei tanti.

Il ricambio generazionale, infatti, non è solo un diritto ma è soprattutto un dovere. Se l’AIA cominciasse a farsi imporre dall’esterno decisioni su dismissioni/deroghe, ciò significherebbe perdere anche l’autonomia tecnica.

Da parte mia lo trovo inaccettabile, non so se altri giudichino accoglibile farsi imporre decisioni del genere che, giova ribadirlo, non dipendono dal nome ma dalle prestazioni offerte.