L’Europeo degli scarponi che si sono scoperti squadra

Sono passati quasi due giorni dai rigori di Germania-Italia. E, dopo due giorni, ancora sto rosicando. No, non mi vergogno a scriverlo, alla faccia di coloro che confondono la vita reale con l’emozione sportiva.

In questi due giorni abbiamo letto di tutto. Inutile soffermarsi su più o meno condivisibili letture del “nostro” cammino europeo, preferisco concentrarmi sui temi più inutili che mi sono capitati sotto gli occhi:
1 – “come si fa a scrivere chilometri di parole mentre gli italiani muoiono a Dacca?”
2 – “come si fa a parlare ancora di milionari che, domani, si godranno il sole in spiaggia?”
3 – “Buffon ha dichiarato il sì al referendum e, perciò, ha fatto vincere la Germania per fare un favore alla Merkel” (giuro, vera, letta su un gruppo social che si chiama più meno “Club Di Maio” od una roba del genere).

Va bene, vi risparmio il punto 3 perchè avete ragione: inutile perdere tempo su una cretinata del genere.

Velocemente affronto anche gli altri due punti.
E’ assolutamente corretto ricordarsi che 9 connazionali sono morti in circostanze agghiaccianti a Dacca, nel lontanissimo Bangladesh. E’ totalmente ridicolo collegare i due avvenimenti, come se tifare per la propria squadra sia un atteggiamento di cui vergognarsi.
Ciò che questi geni del qualunquismo non comprendono è che gran parte degli italiani ha sofferto per la tragedia che ha colpito la nostra comunità ma che non è nemmeno corretto farsi dettare l’agenda del buon umore da un gruppo di coglioni armati di Corano e machete. Cosa avremmo dovuto fare? Mandare una lettera all’UEFA annunciando che non saremmo scesi in campo? Dimostrare sui social di essere depressi per un commando di coglioni che ha deciso di porre fine alla vita di 9 italiani? Ah, dimenticavo: c’erano anche una dozzina di persone di altre nazionalità ma di quelle chi se ne frega, non sarebbero state strumentali al qualunquismo da tastiera.

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Il secondo punto è fors’anche più qualunquista del primo.
E’ vero, sono milionari dei quali tutti (o quasi) invidiamo il tenore di vita: soldi, fama, successi, nessuna necessità di lavorare per tutto il resto della loro esistenza. Ma lo sport è anche questo: unirsi per incitare la maglia, il simbolo della nostra nazione. E pazienza se, qua e là per l’Italia, qualche gruppuscolo di diversamente intelligenti tifa contro la propria terra. Pazienza se qualche pseudo intellettualoide tifa prima per la Spagna e poi per la Germania giusto per sfogare la necessità di proporsi sempre come (patetico) bastian contrario. 

Domani, di Buffon e di Pellè, mi interesserà il giusto, cioè zerovirgolapochissimo. Sabato, fino all’ultimo rigore di Darmian, mi sono semplicemente sentito parte del mio popolo, il popolo degli italiani che, per un paio d’ore, dimenticano appartenenze politiche, difficoltà economiche, diseguaglianze sociali per abbracciarsi virtualmente in un’unica bandiera bianco, rosso, verde ed azzurra.
E con una fascia nera sul braccio a ricordare 9 connazionali che, probabilmente, avrebbero sofferto sportivamente assieme a tutti gli altri italiani.

Italiani, quelli veri. Non quelli che tifano per Spagna e Germania ma poi si fanno pagare lo stipendio da italiani che comprano il loro quotidiano…

Quel che avrebbe dovuto essere ma non è stato

Non ho mai nascosto di essere partito virtualmente per la Francia con la certezza di avere la miglior difesa del torneo ma con gli altri reparti troppo mediocri per poter aspirare a grandi risultati.
Motivo per cui l’esordio col Belgio, per quanto sofferto, ha regalato la risposta ad una domanda che è girata per la testa dei tifosi per due anni: Conte sarà riuscito a creare un minimo di gioco? Sarà riuscito a portare la sua grinta in un gruppo che vede ogni tre mesi? E sì, chiamiamola grinta, evitiamo di farci prestare dagli spagnoli un termine che esiste anche nella nostra lingua (tanto stuprata ma altrettanto meravigliosamente completa, musicale, unica, priva di suoni gutturali simili a chiodate sulla carrozzeria).

Ebbene, l’esordio contro i belgi è stata sorprendente: squadra compatta, cortissima, tecnica limitata ma grande corsa, poche idee geniali ma tanta abnegazione, attenzione a livelli inimmaginabili e sfruttamento delle pochissime azioni costruite.

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La gara con la Svezia (meno brillante, per la verità) ha confermato le indicazioni della prima gara, sebbene risolta in extremis da un’invenzione di Eder, un altro di quei giocatori tanto criticati ma che, alla fine, si son dimostrati fondamentali per l’equilibrio dell’intera squadra. Insignificante la sconfitta con l’Irlanda, occorsa a primo posto acquisito con un turno d’anticipo.

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Insomma, tanti si ponevano dubbi sulla possibilità di superare il primo turno (e sono parte di questa vasta platea) e ci ritroviamo con una nazionale vincente, con una difesa ferrea, con poco gioco ma tanto cuore, con un primo posto nel girone completamente inaspettato.

Ma, come sempre, non tutte le ciambelle ecc. ecc.

Uno scherzo del calendario trasforma il primo posto in una sorta di condanna, relegando la nostra rappresentativa nella parte più complessa del tabellone, in mezzo a tutte le superpotenze calcistiche, con un cammino che definire impervio è limitativo.

Ma anche la Spagna…

… la grande Spagna, la squadra che non battevamo dal 1994, quella che ci aveva massacrato nell’ultima finale europea, insomma anche l’invincibile Spagna deve lasciarci spazio, tramortita dall’atteggiamento speculare, ubriacata dal tik… no… dal possesso palla all’italiana, da mille passaggi per trovare lo spazio per colpire l’avversario, di contro concedendo pochissimo all’avversario.

Due a zero e andiamo, come al solito, a trovare la Germania. La sfida infinita contro chi non ci ha mai eliminato da una competizione internazionale.

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Capolinea

Inatteso? No, oggettivamente pronosticabile, alla luce dei fatti non certo scandaloso (anzi…) ma pur sempre un ritorno a casa amarognolo. Perché, ammettiamolo serenamente, perdere ci sta ma perdere coi tedeschi fa malissimo. Ancor peggio il dover ammettere che la sentenza sia arrivata dal dischetto premiando la nazionale che ha meritato di più durante i tempi regolamentari, che ha mantenuto il possesso del pallone per il 68% del tempo e per oltre il 40% nella nostra metà campo.

Un fallimento?

Assolutamente no. E non sono nemmeno tra coloro che si sono schierati o si schiereranno come un plotone di esecuzione contro Zaza, Darmian, Bonucci (già, ha sbagliato anche lui) o Pellé, i 4 alfieri che sono stati ipnotizzati da Neuer, portiere fenomenale ma un po’ meno fenomeno sui rigori.

Di questo Europeo non voglio ricordare lo sguardo terrorizzato di Darmian (primo rigore calciato in carriera), la battuta fiacca di Bonucci (ma grazie per averci portato fino ai rigori), il balletto colmo di paura di Zaza che ha sperato, per 7/8 secondi, che quella statua in porta muovesse un muscolo. E nemmeno la magra figura raccolta da Pellé che mima lo scavetto a Neuer ma che, nella lettura dell’espressione del volto, lascia trasparire la paura fottuta di una responsabilità mai assunta prima, lo sguardo di un calciatore che, fino a ieri, ha dovuto sempre lottare per non retrocedere, sempre lontanissimo da grandi squadri, grandi traguardi, grandi sogni.

Cosa resterà…

… di questa nazionale? Se lo sapessi, probabilmente sarei al posto di Ventura, con un bel contrattino a sei zeri e con la prospettiva di doversi qualificare al mondiale con un solo posto a disposizione nel girone della Spagna. Già, perchè la testa di serie nel girone di qualificazione mondiale sono loro, non noi. Noi che non avremo più Conte, non avremo più il carisma di un allenatore oggettivamente non simpaticissimo ma che trasmette una voglia, una grinta, una carica agonistica che non ricordo in altri suoi colleghi. Forse il primo Capello. Ma il primo Capello non aveva a disposizione questi calciatori, aveva atleti di spessore ben differente.

Resterà una linea difensiva che cercherà di arrivare fino alla Russia (con l’eccezione di Barzagli, probabilmente, ma con buoni ricambi); tornerà un centrocampo con Marchisio e Verratti, con Jorginho e Bonaventura, con Soriano e Caprari (scommettiamo?); ci si dovrà inventare un attacco che, oggi, non esiste o che, perlomeno, non è lontanamente competitivo.

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Rimarranno i ricordi social del balletto di Zaza, non un atteggiamento di arroganza ma una titubanza di puro terrore sportivo. Rimarranno le immagini di Pellé che cerca di innervosire Neuer, un po’ come se un gattino cercasse di spaventare un puma. Rimarranno le emozioni di una squadra da cui non ci aspettava nulla ma che ci ha regalato due settimane per sperare in un altro miracolo. Rimarranno le frasi stupide di chi confonde la passione con la vita reale, di chi tifa per altre nazioni pur di apparire sempre come il bastian contrario. Ma state tranquilli, qualunquisti e diversamente italiani torneranno, come sempre, a strapazzarci l’apparato riproduttivo anche nelle prossime competizioni per squadre nazionali.

Tifare azzurro…

… non significa per forza essere (solo) tifosi di calcio.
Tra poche ore un’altra nazionale, la nazionale dei talenti NBA passati (Bargnani e Datome), presenti (Gallinari e Belinelli) e futuri (Gentile), tenterà di qualificarsi alle prossime Olimpiadi di Rio, cercherà sostegno nel pubblico torinese per superare gli ostacoli rappresentati da Grecia e Croazia.

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Da questa nazionale ci aspettiamo tanto, inutile negarlo. L’impresa non è per nulla facile ma, anche in questo caso, l’allenatore scelto è il migliore possibile: Messina ha lo stesso carisma di Conte ma, al contrario del collega, giocatori con tonnellate di talento.
Il suo compito sarà quello di compattare il gruppo, trovare le giuste alchimie, far diventare le individualità una squadra.

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Non dimenticando quel che disse Danilo lo scorso anno alla fine degli Europei: “Mi sono rotto le palle di perdere“. Ecco, questo è lo spirito che mi aspetto già da stasera: 12 ragazzi che ne hanno le palle piene di lasciare occasioni per strada.

L’Italia del calcio ha perso un’occasione che si è costruita dal nulla, l’Italbasket ha tutte le qualità per raggiungere il risultato.

Non facile ma alla portata.

E, perciò, ieri come oggi, forza azzurri!

1 commento
  1. Ilaria
    Ilaria dice:

    La prima dell’Italbasket è andata! Domani il vero test.
    Quelli che scrivono con superficialità, per ignoranza e superficialità purtroppo ci sono e ci saranno sempre. Noi abbiamo visto un’Italia del calcio combattiva, che c’ha creduto e che ci ha fatto vivere dei bellissimi momenti. Questo x me è sufficiente. Bell’articolo Luca.

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