Donnarumma, Rizzoli, Vettel, il mio Como: di tutto, un po’…

Meglio evitare lunghe e variegate opinioni con una serie infinita di scritti.
Provo ad applicare il concetto di sintesi di cui, ne convengo, non sono gran esperto.

Rizzoli, Morganti ed altri accordi

Che Nicola Rizzoli potesse abbandonare il campo ne avevo già accennato la scorsa settimana, non escludendo sorprese dell’ultimo minuto.
Sorpresa che c’è stata anche se non posso, in tutta franchezza, affermare di essere rimasto stupefatto. Che Rizzoli potesse essere nominato designatore era nell’aria sebbene con contorni non chiarissimi. Mettere assieme i vari pezzi del puzzle non era facile soprattutto perché questa “rivoluzione” non era in programma fino ad un paio di mesi fa.
Come spesso capita, i grandi cambiamenti sono il frutto di eventi inattesi.
L’evento inatteso, in questo caso, è stato rappresentato da una circostanza tragica come la perdita di Stefano Farina.

Farina
Il programma dell’AIA, non è un mistero, prevedeva la conclusione del quadriennio sia di Farina alla CAN B che di Messina alla CAN A, con Rizzoli in campo fino al 30 giugno 2018 per poi prendere le redini della cadetteria (o, più probabilmente, della CAN A/B riunita).
La tragedia di Stefano ha, al contrario, costretto a ribaltare il tavolo e sistemare tutte le pedine con una nuova logica.
Nicchi, fino all’ultimo momento, ha tentato di convincere Rizzoli a prendere in mano la CAN B, in una sorta di stand by attivo prima di essere nominato come organo tecnico della CAN A (o, più probabilmente, della CAN A/B) il prossimo anno.
Giustamente, a mio parere, Rizzoli ha insistito per una scelta più ristretta: o un’altra stagione come arbitro effettivo oppure direttamente la CAN A.
Braccio di ferro diplomatico che, dal mio punto di vista, non giudico negativamente. Per due motivi:
1 – Non avrebbe avuto logica guidare per una sola stagione una categoria come la CAN B. Ciò non perché la serie B sia una categoria di ripiego ma per un semplice aspetto pratico: che senso avrebbe avuto dover conoscere circa 100 associati a disposizione per poi abbandonarli dopo un solo campionato?
2 – Al di là delle dichiarazioni di facciata di Nicchi (“la riunificazione di A e B non è all’ordine del giorno”) che fanno il paio con quelle relative all’organico (“la CAN A viene aumentata di un elemento”), il ritorno al passato con una sola commissione per serie A e serie B sarà realtà. Al limite, per questioni organizzative, posso pensare ad un rinvio alla stagione 2019/2020, ma la fusione ci sarà.
Per tal motivo la prossima stagione della CAN B non dovrà decidere sostanzialmente nulla se non la permanenza nel ruolo di arbitri ed assistenti. Un Organo Tecnico che non deve promuovere nessuno ha poco senso ma è (solo) necessario.

Alla fine si è scelta la strada meno complicata: Rizzoli subito alla CAN A al posto di Messina e Morganti (ben voluto da tutti e grande amico personale di Rizzoli) alla CAN B, la miglior scelta per formare i ragazzi ereditati da Farina verso la visione del ruolo di Nicola, completamente differente. Morganti, come già affermato in precedenza, è la scelta più intelligente oltre ad essere un uomo di straordinario carisma, eccellente preparazione tecnica ed indiscutibile umanità.

Rizzoli e Morganti

Due brevi note a chiusura.
– Mi spiace per Messina, umanamente. L’ho conosciuto personalmente nei miei esordi alla CAN ed ho potuto rendermi conto che si tratta, senza alcun dubbio, di un uomo di valore. Innegabile, però, che i suoi anni come capo commissione verranno ricordati come quelli in cui si è appiattito il valore medio su 4/5 arbitri, lasciando macerie dietro ai vari Rocchi, Tagliavento, Orsato e Banti: non è stato costruito nulla, i giovani sono stati lasciati a marcire in gare di terza/quarta fascia, in alcuni casi anche umiliando tecnicamente alcuni elementi certamente non eccelsi (penso a Pairetto, per esempio) ma ben oltre i propri (de)meriti.
– Non ho mai creduto fino in fondo alla possibilità di Trentalange designatore alla CAN B. Al di là del fatto che il torinese non ha mai ricoperto un tale ruolo, sarebbe stato paradossale che abbandonasse proprio adesso il Settore Tecnico per imbarcarsi in un’avventura certamente affascinante ma che avrebbe potuto lasciarlo “a piedi” ed in mezzo al nulla tra soli 12 mesi. Al di là delle considerazioni puramente tecniche, è questo il motivo per cui ho sempre puntato su Morganti dopo la scomparsa di Farina. E lo dico senza alcuna remora: sono contento.

Rizzoli Morganti

Donnarumma

Che il giovanotto avrebbe rinnovato il contratto lo affermo da settimane. Non si tratta, nemmeno in questo caso, di preveggenza o di chissà quale capacità precognitiva: non sono Nostradamus e nemmeno Wanna Marchi.
Basta solo fermarsi un attimo, ragionare, rivivere il passato, considerare i vari fattori e procedere alla sintesi.

Donnarumma

Che le sorti del contratto fossero in mano a Raiola, era chiaro fin da subito. Che Donnarumma stia soffrendo la presenza del suo procuratore anche. Che il Milan sia stato messo nell’angolo, pure.

E’ anche vero, però, che tutti sono felici e contenti, oggi:

  • E’ felice Raiola che ha strappato le migliori condizioni possibili: 6 milioni netti per un diciottenne sul quale guadagnerà decine di milioni in futuro, una clausola rescissoria adeguata (sulla quale guadagnerà in percentuale), la certezza di non perdere la porta d’ingresso col Milan (e chiunque sia la vera proprietà, sulla quale non v’è certezza);
  • E’ felice Donnarumma che, da domani, sarà un diciottenne con milioni di euro in tasca, comunque prosegua la sua carriera. Con 30 milioni (NETTI) assicurati nei prossimi cinque anni non avrà paura di incidenti od imprevisti: è un uomo ricco che, con i suoi averi, potrà far campare di rendita le prossime due generazioni;
  • E’ contento il Milan che ha dovuto cedere alle condizioni imposte dal monegasco che parla male sette lingue ma che si ritrova in casa una plusvalenza (mal che vada) di 50 milioni di euro. Certo, è una scommessa pensare di rivedere il Donnarumma ammirato fino a marzo ma, oggettivamente, anche un cieco non può non intravvedere un progetto di fuoriclasse nel portiere rossonero.
    E poi parliamoci chiaro: se il Real Madrid era pronto a spendere 60 milioni per De Gea, veramente qualcuno pensa che non ne spenderebbe 50 per Donnarumma? Suvvia, il mercato sarà pure impazzito ma, di fronte a certe valutazioni, 50 milioni sono un sacrificio ben più che ipotizzabile e sostenibile;
  • Infine c’è il più contento di tutti. Chi non sogna di guadagnare una cifra enorme senza aver dimostrato nulla? Pensate, per esempio, che un capoufficio di una s.n.c. con 5 dipendenti non farebbe salti di gioia se, sostanzialmente a caso, venisse chiamato da una multinazionale con stipendio decuplicato?
    Il più contento di tutti si chiama Antonio Donnarumma, professione portiere. Anzi, da oggi la sua professione sarà quella di “fratello del Donnarumma famoso”, il terzo portiere con lo stipendio più alto di sempre. Un milione di euro come riconoscimento del cognome, con la speranza che possa essere ALMENO utile per tenere il fratello coi piedi per terra, per fargli capire che, nonostante 6 milioni di ingaggio, ha necessità di “magnare” un bel po’ di pagnotte per dimostrarsi all’altezza di un ingaggio del genere.

Ed i 14 milioni di euro offerti dal Paris Saint Germain? Le tre ville con piscina? Il parco auto a disposizione della famiglia?
Veramente qualcuno ci ha creduto?
Beh, se qualcuno avesse abboccato a queste scemenze (indovinate un po’ chi le ha diffuse…) forse dovrebbe cominciare a riflettere sulla propria capacità di scindere tra vere informazioni e sciocchezze sparse ad arte tra varie fonti (siano esse social o giornalistiche).
La verità è che, in Europa e nel mondo e nel sistema solare, nessuno aveva avanzato offerte del genere. Anche perché il Paris Saint Germain, se avesse voluto Donnarumma, lo avrebbe avuto. Eventualmente pagando anche 30/40 milioni di euro al Milan: a Parigi manca programmazione, ma certamente non mancano i soldi.

Ma non si affermi che ha vinto il Milan. Al limite, se proprio vogliamo essere magnanimi, possiamo affermare che abbia limitato i danni…

Vettel

Nessuna sanzione ulteriore.
Ha chiesto scusa per l’episodio di Baku, ammettendo le proprie responsabilità. Giusto così, l’errore l’ha commesso e, come affermato più volte, avrebbe dovuto essere squalificato. Come Hamilton, ormai un habitué delle scorrettezze in pista, dalle frenate in uscita curva ai giri a ritmo di Formula 2 per provocare un tamponamento al rivale per il titolo.

In sintesi.
Non voglio entrare in questioni tecniche, non ne ho le competenze.
Mi limito ad osservare come la Formula 1 sia diventata DI NOME E DI FATTO un autentico circo, all’interno del quale la legge è più uguale per qualcuno.

formula 1

In pista, da due anni, Verstappen ed Hamilton possono fare quel che vogliono e continueranno a fare quel che vogliono, perlomeno fino a quando non rischieranno seriamente di accoppare un collega.

Il mio Como

Non posso esimermi.
L’acquisizione dal fallimento della parte sportiva per 240mila euro circa mi aveva lasciato stupefatto. Per quale motivo una sconosciuta “moglie di” poteva/voleva comprare una gloriosa società come il Como? Non ne ho la minima idea. E non ne avevo la minima idea nemmeno il giorno in cui, ad aprile, ricevetti una telefonata da una persona presentatasi come “emissaria della FC Como” e che voleva incontrarmi da lì a qualche giorno. Rifiutai l’incontro: non ho mai amato le avventure a scatola chiusa, senza sapere almeno un minimo di dettagli su ruoli, organigramma, programmi, prospettive. Non ho mai più saputo che cosa volesse questo “emissario di” da me e non ne sono pentito.

Resta il fatto che, ad oggi, il Como non esiste più.
Grazie a qualche equilibrata norma in merito, un domani il marchio sportivo potrà tornare da un tribunale nelle mani di qualche buon’anima (preferibilmente comasca) con un progetto serio, un organigramma serio, un’idea seria di società. Si ripartirà dalla serie D od anche dall’Eccellenza, l’importante è che alla guida non ci siano avventurieri, nani da giardino o saltimbanco senza certa dimora.

stadio di como

Perché Como ed il Como non meritano quest’ulteriore umiliazione ma devono affrontarla. La si affronti con decisione, anche andando a giocare in sperduti campetti della periferia lecchese o varesotta. Con dignità…