Donnarumma, lo specchio del calcio moderno

Chi di noi non è stato un diciottenne?

Sono d’accordo con voi: nessuno di noi è stato un diciottenne con un contratto da 200mila (o 400mila, dipende dalle fonti) euro all’anno. Nessuno di noi si è trovato davanti alla possibilità di poter scegliere tra un contratto da 4 milioni od un altro da 8. Nessuno di noi ha mai avuto un procuratore: le trattative (in particolare quelle per contrattare coi genitori l’orario di rientro a casa il sabato sera) le abbiamo condotte sempre in prima persona.

Abbiamo promesso decine di volte di rientrare all’orario stabilito per poi tradire la fiducia dei genitori rincasando alle 4 del mattino. Loro facevano finta di dormire ma, in realtà, stavano aspettando terrorizzati che la chiave girasse nella serratura.

Ecco, ieri tanti tifosi erano nella condizione di genitori apprensivi: temevano che il loro figliol prodigo non tramutasse in fatti le parole.

E’ accaduto, dunque, che il ragazzo della porta abbia deciso di andare a giocare altrove, non per forza in quella accanto.

Donnarumma Italia

Paradosso? Esagerazione?
Assolutamente sì.
E’ un esempio senza capo né coda.
Non ha capo né coda perché nessuno (se non gli addetti ai lavori, i familiari e gli amici) conosce Donnarumma che è e rimane l’attuale portiere del Milan e, tra un mese, di chissà chi. Non è il ragazzo della porta accanto ma solo un ragazzo che difende la porta della squadra del cuore.

Un fenomeno? Può essere, chi lo sa. Probabile.
Certamente un ragazzo di enorme talento, giovanissimo, che tutti possiamo osservare da lontano, ben sapendo che non potremo mai avere le opportunità che sta vivendo lui oggi. Sì, anche quella di tradire il primo amore, quello che non si scorda mai, per un amore più effimero ma decisamente più appariscente. E più ricco.

Un ragazzo che si è affidato ad un ex pizzaiolo, diventato multimilionario, resosi “schifosamente” ricco grazie ad un’indubbia capacità di far fruttare al massimo i suoi assistiti. Una persona che se ne frega dei tifosi, a cui non importa un accidente del destino sportivo delle società, che pensa solo ed unicamente al proprio profitto personale, spesso spostando da una città all’altra giocatori, staff, famiglie e codazzi di leccaculo che non mancano mai. Perché i giocatori si affidano a lui? Semplice, perché sanno che otterranno più di quanto potrebbero ottenere con un qualsiasi altro procuratore, perché Raiola è in grado di far crescere a dismisura le quotazione dei propri assistiti, con una geniale capacità di sfruttare la comunicazione, l’esaltazione del singolo, privilegiando il proprio tornaconto anche rispetto alle reali volontà dei calciatori.

Raiola 2 Raiola 1

Criticatelo pure, insultatelo dicendogli che è grasso, che è ignorante, che è un ex piazzaiolo, che è la feccia del calcio. Lui, per contro, continuerà a fregarsene di questi giudizi ed a lavorare secondo il proprio metodo, strappando contratti faraonici e commissioni gigantesche, stappando bottiglie da 500 euro, arricchendosi ogni giorno di più. Il tutto col benestare delle società, le società per cui tifate che (una volta l’una, una volta l’altra) concludono affari con lui, portando via Ibrahimovic dall’Inter,  Pogba dalla Juventus ed oggi Donnarumma dal Milan.

Perché? Perché le società stesse ci guadagnano.
Al tempo di Ibrahimovic il Barcellona si svenò non solo economicamente (per accontentare le richieste personali del calciatore) ma anche tecnicamente, inserendo a (parziale!) contropartita Eto’o che poi fece la fortuna di Mourinho ed Inter. La Juventus, sebbene pagando decine di milioni di commissioni, ha stravenduto Pogba ad una cifra folle, lontanissima dal reale valore, realizzando una plusvalenza clamorosa, rivendendo al Manchester United un calciatore che gli aveva strappato a parametro zero grazie a Raiola.

Oggi tocca a Donnarumma.
Sento dire, da più parti, che il portiere verrà ceduto a prezzi da discount.
Non è vero. Chi pensa che Donnarumma lascerà il Milan per pochi milioni di euro non ha ancora capito niente. Pensa di conoscere come funzioni il mercato ma, in realtà, non ne sa nulla o quasi.
Neymar, nel 2013, venne acquistato dal Barcellona per una cifra reale di 100 milioni (centesimo più, centesimo meno) nonostante avesse il contratto in scadenza col Santos nel 2014. La cifra (assurda ai tempi per un ragazzo di talento ma che non aveva ancora dimostrato nulla) salì vertiginosamente per la concorrenza del Real Madrid che voleva portarlo al Bernabeu.
Quest’anno lo stesso Milan ha pagato la bella sommetta di 18 milioni di euro per Musacchio, difensore del Villareal, anch’egli con contratto in scadenza nel 2018. Con tutto il rispetto… Musacchio.

Per Donnarumma non ci sono 11 top team in fila. Raiola, come al suo solito, ha sparato un numero a caso per aumentare l’attenzione attorno ad un proprio assistito. Se non sono 11 i top team in coda per il portiere, senza dubbio sono almeno 3 o 4 le società che farebbero carte false per portare un diciottenne con quelle potenzialità nel proprio club. Club che sono ben consapevoli del fatto che dovranno battere la concorrenza per assicurarsi il cartellino (che, piaccia o meno a Raiola, appartiene al Milan fino al 30 giugno 2018) e non potranno attendere fino a gennaio per portarlo via a parametro zero.

Fassone

Fassone non è un pirla, anzi.
Fassone, soprattutto, sa bene come funziona il mercato.
Fassone è un manager capace ed è perfettamente consapevole che l’offerta cresce in presenza di concorrenza. Chi oggi offrirà 20, domani salirà a 30, per poi desistere quando la cifra sarà attorno a 60/70. Tra un mese, un mese e mezzo, vedremo a quanto sarà stato ceduto il cartellino di Donnarumma ed a quanto ammonterà il compenso netto del ragazzo.

Rapporti tesi tra Milan e Raiola? Tutto può essere nella vita ma ci credo poco.
Con la cessione del portiere l’affare lo fanno tutti: Raiola incasserà milioni per il trasferimento (sia sul cartellino che sull’ingaggio), Donnarumma diventerà il diciottenne più ricco del pianeta (e giocherà in un grande club), il Milan incasserà un metro cubo di banconote con una plusvalenza gigantesca.

Nota a margine: come spesso accade per questi “avvenimenti”, si scatenano le “tifoserie”. Ricordiamoci sempre che stiamo parlando di calcio, di milionari che non ci offrirebbero nemmeno un caffé, di gente che ci ignorerebbe passandoci accanto. Sono eroi di cartone (rectius: di euro) di cui possiamo discutere con disincanto per il gusto di scambiarci opinioni ma che non meritano certo insulti, sangue marcio e post disperati.

Tanto, stasera, i diciottenni tifosi dovranno contrattare per l’orario di rientro dalla serata in discoteca, i genitori tifosi dovranno scendere a patti coi propri figli tifosi, gli anziani tifosi andranno a ballare il liscio con la moglie tifosa…

Il calcio è divertimento per gli appassionati, lavoro per alcuni frequentatori degli stadi, business per tesserati e procuratori. E solo le ultime due categorie ci guadagnano…

4 commenti
  1. Clesippo Geganio
    Clesippo Geganio dice:

    OT
    ma tra centinaia di ex giocatori di seria A c’era disponibile solo Di Biagio per allenare la nazionale U21?

  2. Clesippo Geganio
    Clesippo Geganio dice:

    più che “calcio moderno” direi CALCIO MALATO, come è malata gravemente la nostra società civile, politica, economica e culturale.

  3. Clesippo Geganio
    Clesippo Geganio dice:

    intermediari…. nel Calcio, nella politica, nel commercio in tutto o quasi i settori produttivi della nostra società civile esistono personaggi e figuri che trattano la “merce” al miglior offerente, non di rado costruiscono presupposti e condizioni artificiose per trattare la merce il prezzo tra venditore e acquirente; chi vuol capire capisca.

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