Conferenza stampa Nicchi: cari arbitri, vi voglio bene ma datevi una svegliata…

Niente preamboli, entriamo nel merito subito.

La conferenza stampa di ieri è giunta un po’ a sorpresa, come risultato di un Comitato Nazionale convocato in via straordinaria, come da comunicazione ufficiale dell’AIA sul sito istituzionale (purtroppo non posso mostrare il link poiché la pagina è sparita dal sito).

Una conferenza stampa a sorpresa ma dagli esiti abbastanza scontati, come io stesso ho scritto ieri mattina su un profilo social:

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Che ci sia maretta tra l’AIA e la FIGC non è certo un mistero.
Non mi interessa, in questa sede, indagare sui motivi di tale malessere sebbene sia chiaro che tutto nasca dalle recente elezioni-flop della Federazioni, seguite dal commissariamento nella persona di Roberto Fabbricini.

Affronterò gli argomenti trattati con ordine, partendo dal meno importante (a livello arbitrale, ovviamente) ma che, come prevedibile, ha occupato le pagine dei giornali e dei siti online.

Le minacce agli arbitri

Sia chiaro da subito: non ho alcuna intenzione di sottovalutare quanto accaduto. Inviare delle pallottole a persone ben determinate non può essere e non deve essere qualificato come una goliardata ma per quel che è: un atto delinquenziale di persone da individuare e condannare. Su questo aspetto non c’è nemmeno da discutere: chi difende o comprende un gesto di tal fatta, deve essere emarginato dalla discussione senza alcuna eccezione e/o distinguo.
La critica è legittima, l’intimidazione no. Mai.

Detto ciò e chiarito una volta per sempre il mio pensiero, la divulgazione di questo avvenimento durante una conferenza stampa che, a detta del presidente Nicchi, era stata convocata per motivi istituzionali, è stata una mossa studiata. Intelligentemente, aggiungo.

Ma c’è un problema: non tutti sono ingenui. E forse l’ingenuo è chi pensa di poter agire come gli pare preoccupandosi solo di non doversi voltare per vedere il codazzo delle claque.

La questione dei proiettili inviati a Rizzoli, Nicchi e Pisacreta non è nuova. In realtà, nell’ambiente, quanto accaduto era noto da parecchi giorni.
Il sottoscritto, in particolare, ha ricevuto notizia delle missive intimidatorie già nella giornata di sabato 31 marzo, come dimostra il seguente screenshot (che ho, ovviamente, “ripulito” dall’identità dell’interlocutore):

Proiettili

Perché, dunque, parlarne in una conferenza stampa?
Mi pare evidente: tornare al centro della scena, strappare solidarietà.
E non mi si dica che non potevano parlarne prima!
Se non potevano parlarne (per motivi investigativi, per esempio) il 31 marzo, non credo sia cambiato molto 5 giorni dopo.
In realtà, come prevedibile e come potrebbero testimoniare parecchie persone con cui ho parlato prima della conferenza stampa, era scontato che Nicchi avrebbe “tirato fuori” questa storia, ben conscio egli stesso che questa vicenda avrebbe occupato i titoli dei giornali e le cronache dei vari servizi.

Nulla di più scontato:

Corriere dello Sport Nicchi Gazzetta Nicchi Mediaset Nicchi Repubblica

Nell’ordine i titoli in merito di Gazzetta.it, Corrieredellosport.it, Mediaset.it e Repubblica.it

Leggendo questi titoli, cosa ne trae il lettore?
Secondo voi, cari ed amati arbitri, Nicchi non sapeva che tale argomento avrebbe occupato tutto lo spazio disponibile per la conferenza stampa?

Nicchi non è uno sciocco. Al contrario, in ambito comunicativo, difficilmente ha sbagliato una mossa.
Ma ultimamente sta deragliando: non so se mal consigliato oppure per semplice perdita di orientamento.
Ciò non tanto nei confronti degli associati fedeli al loro presidente (la mail ad inizio articolo non l’ho scritta io ma un Presidente di un Comitato Regionale, nominato da Nicchi) ma nei confronti delle istituzioni, come vedremo oltre.

Chiudo questa parte dell’approfondimento con una considerazione: evitate di pensare che stia sottovalutando il problema. Siate intelligenti e riflettete: se davvero Nicchi avesse voluto puntare l’attenzione sugli arbitri, soprattutto su quelli delle categorie inferiori (più avanti ne parlerò diffusamente), avrebbe pubblicamente parlato di questo argomento?
Ovviamente no.
Ed ovviamente sapeva perfettamente che questo episodio avrebbe (di fatto) cancellato dalle cronache tutto il resto. Come regolarmente accaduto.

Causa civile contro Giacomelli e Di Bello

Atto gravissimo.
Procedimento totalmente infondato ma che rimane molto pericoloso non solo per gli arbitri italiani ma, soprattutto, per lo sport in generale.

Pensiamo a questo scenario: il Giudice di Pace adito decide di condannare Di Bello e Giacomelli (a seguito di un errore commesso in campo) alla rifusione del danno subito da alcuni tifosi.
La prima ed immediata conseguenza sarebbe il rifiuto di qualsiasi persona (ripeto: persona prima che arbitro) di scendere in un qualsiasi campo sportivo con il rischio di dover pagare migliaia di euro per un proprio errore, magari a fronte di rimborsi che coprono a malapena le spese di trasferta.

Domanda: chi glielo farebbe fare di rischiare di rovinarsi la vita per una partita in Prima Categoria il cui risultato importa magari a cento persone?
La risposta più ovvia sarebbe la seguente: nessuno. E non ci sarebbe passione che tenga di fronte all’ipotesi che un errore commesso in buona fede (e per mille motivi plausibili) possa condurre ad una condanna risarcitoria, con ulteriori spese per avvocati e pratiche giudiziarie.

Nel caso in cui un giudice dovesse decidere di condannare un arbitro per un errore, lo sport morirebbe il giorno dopo. Non per mancanza di passione ma per mancanza di arbitri, a meno che gli stessi non vengano tutelati con assicurazioni a copertura di spese legali e con rimborsi infinitamente maggiori che giustifichino il rischio.

Due ipotesi, dunque, nel caso di un accoglimento:

  • nessun arbitro più disponibile a dirigere con una spada di Damocle del genere sulla testa. Conseguenza: fine dello sport
  • arbitri tutelati con assicurazioni legali e con rimborsi infinitamente superiori. Conseguenza: impossibilità del 90% delle società di proseguire la propria attività. Fine dello sport.

Naturalmente sono eventualità non solo remote ma al confine con la realtà.
La causa intentata davanti al Giudice di Pace nei confronti di Giacomelli e Di Bello (arbitro e VAR della gara Lazio-Torino, che trovate approfondita qui) è più o meno surreale, infondata nell’oggetto e si concluderà, con ogni probabilità, senza nemmeno una fase istruttoria, inutile per l’improcedibilità della domanda. Al contrario mi auguro che il collegio difensivo dei due ragazzi chieda al Giudice una condanna ex art. 96 c.p.c.: che si tratti di una lite temeraria mi pare evidente.
Sinceramente mi spiace per quegli undici tifosi che hanno voluto agire: oltre a non ottenere nulla, probabilmente si ritroveranno a pagare, oltre alle spese legali per sé e per i resistenti, anche un risarcimento danni in favore dei due arbitri.

Detto ciò, apprezzo che Nicchi ne abbia parlato: è effettivamente grave che, a fronte di un’azione del genere, l’intero mondo del calcio (sia istituzionale che massmediatico) sia stato in assoluto silenzio, come se fosse normale un’azione civile nei confronti di un arbitro che ha sbagliato una decisione.

Passiamo, ora, ai temi più importanti della conferenza stampa, oscurati (come sappiamo) dal tema delle pallottole e delle minacce.

Su questa parte della conferenza sarebbe il caso di stendere un velo ma non lo farò. Non posso farlo.
Non posso farlo perché, amando l’AIA molto più di chi la rappresenta, detesto vedere i ragazzi trattati come dei burattini, utilizzati per fini che non hanno nulla a spartire con i loro interessi.

Rimborsi spese

Che i rimborsi spese siano in ritardo, non è una novità. Che siano rimborsi da terzo mondo, nemmeno. Tanto per fare un esempio: gli arbitri hanno diritto ad una indennità di 0.21 euro al chilometri. Le tabelle ACI 2018 (la trovate qui) prevedono un minimo di 0,41 euro al chilometri, con picchi oltre 1,30 euro per vetture di grossa cilindrata.
Ciò non significa che, avendone parlato quest’anno sia sui miei profili social che su Radio24 durante la trasmissione “Tutticonvocati” (potete ascoltare qui, dal minuto 83 in poi del podcast), l’argomento fosse già conosciuto.

Ciò significa, al contrario, che i rimborsi spese arrivano in ritardo da decenni, è un problema atavico che non è mai stato del tutto risolto. Certo, quest’anno i ritardi stanno diventando (per alcune categorie) insopportabili (basti pensare a CAND, CAI e CAN 5, fermi ad ottobre nei casi più positivi) ma non si pensi che si tratti di un problema di questa stagione. Già ai miei tempi (non proprio ieri, ahimé) ricordo stagioni in cui “avanzavo” in rimborsi somme ben superiori ai settemila euro (solo di spese, diarie escluse).

Che i rimborsi spese, inoltre, fossero quest’anno in grande ritardo, si sapeva da mesi: per quale motivo, dunque, non denunciare prima il problema?
Eppure abbiamo visto il presidente nazionale degli arbitri intervistato decine di volte, soprattutto in occasione delle elezioni-flop della FIGC (per le quali aveva dichiarato espresso supporto al candidato Gravina della Lega PRO). Nonostante ciò e nonostante conoscesse i gravi ritardi, non una parola. Perché? Forse perché non aveva interesse a sollevare il problema?
E per quale motivo Nicchi, dopo 9 (NOVE!) anni di presidenza, dopo aver apportato modifiche pro domo sua alle regole di elezione, dopo centinaia di interviste e comparse in televisione, si ricorda adesso dei rimborsi degli arbitri? Dove ha vissuto fino ad oggi? Su Marte?

A stretto giro comunicativo, però, è arrivata la piccata risposta del Commissario della FIGC Roberto Fabbricini che, di fatto, ha rispedito al mittente le accuse di “inefficienza” nascoste tra le affermazioni di Nicchi. E non lo ha fatto con una dichiarazione volante all’uscita della sede ma con un comunicato pubblicato sul sito ufficiale della Federazione (lo trovate qui), in sintesi affermando che la responsabilità dei mancati pagamenti nei termini previsti non è addebitabile alla FIGC ma alla ritardata spedizione delle note spese da parte dell’AIA:

Fabbricini

Fabbricini, dunque, ribalta completamente le responsabilità in merito. Una risposta che, francamente, non mi aspettavo, né per tempistica (replica immediata) né per mezzi. Chiara dimostrazione del fatto che il Commissario non ha inteso affatto la conferenza stampa come una richiesta di chiarimenti ma come un vero e proprio attacco frontale.

Che poi di questo si tratta: dato che l’incontro con il Commissario della Federazione è in programma per il prossimo 11 aprile, che bisogno c’era di una conferenza stampa straordinaria? Non bastava aspettare sei giorni?
Prendersi la prima pagina dei giornali? Non lo so, è un’ipotesi…

Questione violenza

Non lo nego: questo argomento, a me molto caro e che ho trattato in tante occasioni, mi ha fatto letteralmente imbestialire mentre ascoltavo la conferenza stampa.

Sono anni (e dico ANNI!) che denuncio pubblicamente atti di violenza, sia sui canali social che su questo stesso blog.
Sono state URLA NEL SILENZIO.
Da parte AIA un silenzio assordante.

Ricordo ancora l’assemblea elettiva del 2012 durante la quale un trionfante Nicchi disse: “gli episodi di violenza si sono ridotti a meno di 100” suscitando, da un lato, il plauso di taluni associati appena atterrati dalla galassia Andromeda e, dall’altro, lo stupore di tanti di fronte ad un dato totalmente privo di basi. In realtà, come si scoprì a fine stagione con un tweet pubblicato sul profilo ufficiale (2 luglio 2013) nell’anno 2011/2012 gli episodi di violenza furono quasi 700 (altro che meno di 100…).

Nel totale silenzio dell’AIA in merito, ci abbiamo provato in tanti a sensibilizzare l’opinione pubblica sulle aggressioni ai danni dei giovani arbitri.
Ci ha provato Giulio Mola, con un libro dedicato agli arbitri (non ricordo un ringraziamento dell’AIA):

gli arbitri viaggiano da soli

libro splendido nei contenuti ed al quale mi onoro di aver contribuito con una decina di pagine.

Ci ha provato e ci prova tuttora il sito arbitri.com, con un’intera sezione dedicata e che, DA ANNI, viene settimanalmente (ripeto: settimanalmente!) aggiornata:

pagina arbitr.com

Oltre 500 episodi di violenza (e sono solo i più gravi!) segnalati sul forum.

Ci ho provato più volte io stesso:
Arbitro colpito, campionato sospeso: 12 aprile 2016
Violenza tra maleducazione e silenzio istituzionale, 2 maggio 2016
Squalifiche “natalizie”, l’AIA si muova, 25 maggio 2016
Insulti e minacce via web, diamoci un taglio, 21 febbraio 2017
Ancora sulla violenza, 21 marzo 2017

Reazioni?
NIENTE DI NIENTE!
I ragazzi hanno continuato ad essere menati, l’AIA ha continuato a starsene in silenzio.
Tutto fermo fino ad un tiepido pomeriggio del 5 aprile, durante il quale Nicchi, presidente da 9 anni, ha deciso di denunciare un problema che conosciamo perfettamente da DECENNI!
Eppure è strano: una pubblica denuncia in una settimana in cui non è successo nulla di particolarmente grave, a parte i soliti due/tre schiaffi volanti che siamo costretti a registrare con frequenza ormai divenuta abituale.

Inutile, a mio parere, riflettere ulteriormente su questo aspetto, molto meglio limitarsi a riportare il commento di Fabrizio Durante, ex bravissimo assistente fino ad una decina di anni fa che ha così commentato la dichiarazione di Nicchi:

commento Durante

Credo sia inutile sottolineare che questo commento (come tutti i commenti anche sol minimamente critici) è stato cancellato. Il sottoscritto, inoltre, è stato bannato dalla pagina per aver chiesto dove fosse finito il commento sopra riportato.
A proposito di democrazia…

L’ultima questione è quella delle tessere.
Nel corso della conferenza stampa Nicchi ha detto che “gli stadi sono vuoti, ma gli arbitri possono entrare solo in numero limitato, la tessera non vale più niente“.

Adesso vi fornisco un documento molto interessante, la MIA tessera di Tribuna d’Onore (privilegio riservato agli arbitri di CAN A e B) del 2006 (dodici anni fa…):

20180405_202820 20180405_202831

Perché la pubblico?
Semplice: per dimostrare che questo problema delle tessere AIA non è certo sorto quest’anno e tanto meno negli ultimi due mesi.

Con la tessera AIA NON si ha più diritto di ingresso gratuito negli stadi da oltre 12 anni: già nel 2006 (come potete leggere) la tessera PERMETTEVA l’accesso agli impianti italiani. In realtà già nel 2006 la dizione era stata modificata perché, in precedenza, la tessera dava IL DIRITTO di entrare gratuitamente negli stadi.

Perchè, dunque, Nicchi si è ricordato IERI di un problema conosciuto da ALMENO 15 (QUINDICI!) ANNI?

Chiedetevelo.
E datevi una risposta.

E poi datevi una svegliata.

Mi spiace essere antipatico, utilizzare termini così poco concilianti ma è necessario per svegliare dal sonno talune menti obnubilate da fattori che poco hanno a che fare con l’obiettività.

Quella di ieri è stata una conferenza stampa pensata per l’incontro con Fabbricini del prossimo 11 aprile ed alla ventilata esclusione dell’AIA dal Consiglio Federale, con la distribuzione alle altre componenti del 2% attualmente in possesso dell’Associazione.

Ma questa volta è andata male.
Da un lato ci auguriamo tutti che le eccellenti forze dell’ordine possano velocemente scoprire i mittenti delle buste, dall’altra mi auspico che gli arbitri italiani aprano gli occhi, osservino e (soprattutto!) riflettano.

Ieri l’AIA è stata disintegrata nell’immagine. Nicchi, per usare un eufemismo, pensava di tirare una potente picconata alla FIGC per difendere il suo 2% in Consiglio Federale. La risposta in serata di Fabbricini, invece, ha mostrato un’altra verità: a Berlino non c’è una mascherina, c’è un commissario con le idee chiare.

E con nessuna intenzione di farsi tirare per la giacchetta con giochini mediatici…

5 commenti
  1. riccardo
    riccardo dice:

    Gentile Luca,
    la Sua dettagliata analisi poteva essere fatta anche 43 anni fa, e non avrebbe sbagliato di un millimetro.
    Però allora l’arbitro voleva essere indipendente dalla FIGC, esattamente come la magistratura nei confronti dello Stato.
    Grazie del Suo impegno.

    • LUCA MARELLI
      LUCA MARELLI dice:

      Per il bar dello sport esci di casa, gira l’angolo e trovane uno.
      Commenti del genere, a casa mia, non verranno MAI pubblicati.
      E ringrazia il cielo che non abbia girato le diffamazioni contenute ai diretti interessati.

  2. Gabriele
    Gabriele dice:

    Sono sempre stato piuttosto lontano alla politica, mentre ho sempre amato l’essere arbitro, nella vita ancor prima che nei campi di calcio di competizioni regionali. Purtroppo anche qui vedo troppa voglia di restare aggrappati con le unghie alla “poltrona”. Se si mette in moto anche solo in parte il cervello, non si può che convenire con te. L’AIA, come il movimento calcistico nazionale, avrebbe bisogno di un “anno zero”, in cui ripartire fin dalle basi per arrivare ai vertici.

    Ormai ti seguo da un po’ di tempo, e credo di non essermi mai trovato in disaccordo con le tue argomentazioni, complimenti e grazie per quello che fai

  3. Alberto
    Alberto dice:

    Ottima analisi, pienamente condivisibile.
    A mio modesto parere l’Aia, per cio’ che si e’ visto negli ultimi 9 anni, non merita l’autonomia di cui gode, regole cambiate “ad personam”, tanta gente sbattuta fuori solamente perché fuori dal coro, il tutto nel totale disinteresse anche della “base” se guardiamo ai risultati delle Assemblee elettive. Mah, l’Aia che ricordo io da giovane era associativamente tutt’altra cosa …

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