Caso Muntari, alla fine (IN)giustizia è fatta.

Non voglio discutere di razzismo.

Il razzismo mi fa schifo. I razzisti sono la peggior feccia della società.
Il razzismo mi fa schifo. I razzisti mi provocano nausea, tanto per chiarire senza mezze misure il pensiero personale.

La questione Muntari va affrontata in punta di diritto perché c’è qualcosa che non quadra. Più di qualcosa.

I tempi.
Il comunicato della Corte d’Appello Federale è datato 5 maggio 2017. Fin qui nulla di strano.

Appello Muntari

Fonte: http://www.figc.it/Assets/contentresources_2/ContenutoGenerico/36.$plit/C_2_ContenutoGenerico_2537526_StrilloComunicatoUfficiale_lstAllegati_0_upfAllegato.pdf

Più strano che la Corte d’Appello Federale si sia riunita già ieri 4 maggio 2017 per discutere il ricorso d’urgenza presentato dalla Roma in merito alla questione Strootman, squalificato per due turni per simulazione (vicenda relativa al derby svoltosi domenica 30 aprile).

Appello Strootman

Fonte: http://www.figc.it/Assets/contentresources_2/ContenutoGenerico/4.$plit/C_2_ContenutoGenerico_2537496_StrilloComunicatoUfficiale_lstAllegati_0_upfAllegato.pdf

Per quale motivo due ricorsi vengono discussi in due giorni differenti? Mi sfugge, francamente, il motivo dato che entrambe le gare si sono disputate domenica 30 aprile e considerando che, leggendo i dispositivi delle decisioni assunte in data 4 maggio 2017 (giorni della discussione relativa alla vicenda Strootman), sono stati solo 4 i reclami presi in esame.

comunicati 4 maggio

Fonte: http://www.figc.it/it/215/ListLastComunicati/ComunicatoUfficiale.shtml

In diritto

Il codice di giustizia sportiva (lo trovate qui: http://www.figc.it/Assets/contentresources_2/ContenutoGenerico/78.$plit/C_2_ContenutoGenerico_3815_Sezioni_lstSezioni_0_lstCapitoli_3_upfFileUpload_it.pdf) prevede tempi stretti ma, in ogni caso, piuttosto ampi per presentare reclami in Appello. In particolare l’articolo 36/bis, intitolato “Procedimenti di seconda istanza innanzi alla Corte sportiva di appello a livello nazionale” testualmente recita:

(comma) 2. Il reclamo deve essere motivato e proposto entro i sette giorni successivi alla data di pubblicazione del comunicato ufficiale in cui è riportata la decisione del Giudice sportivo a livello nazionale che si intende impugnare. Le parti hanno diritto di ottenere, a loro spese, copia dei documenti ufficiali“.

Sostanzialmente i reclami, non connotati da urgenza, possono essere presentati entro i sette giorni successivi, con la conseguenza che le discussioni in merito si svolgono, di regola, almeno la settimana successiva al giudizio di primo grado. Per esperienza e per approfondimento, non mi risulta che procedimenti d’appello ordinari siano stati discussi nella medesima settimana in cui è stato pubblicato il giudizio di primo grado. Potrei sbagliarmi, pronto ad ammetterlo. Dubito che dovrò ammettere l’errore.

Un particolare fondamentale.
Sempre l’art. 36/bis citato, al comma 8, secondo periodo, statuisce che il procedimento d’urgenza “non può essere altresì richiesto nel caso di squalifica per una gara, salvo che si tratti di procedimenti nei quali è ammissibile l’uso di immagini televisive come fonte di prova”. La prova video, ovviamente, si riferisce a fatti di gioco, non certo ad effetti sonori (che, peraltro, confermano quanto scritto da arbitro, assistenti, addizionali, quarto ufficiale e Procura Federale, e cioè solo qualche isolato urlo incivile peraltro udibile con notevole sforzo di concentrazione).

Immagino la vostra obiezione: “nel dispositivo non c’è scritto che si tratti di procedimento d’urgenza”. Verissimo, pertanto concedo il beneficio del dubbio: per quale motivo, allora, è stato discusso con questa solerzia un reclamo ordinario? E, soprattutto, in casi simili altri calciatori squalificati per una sola giornata dovranno sperare che i giudici decidano, trovandosi ancora riuniti, di discutere reclami ordinari nella medesima settimana del giudizio di primo grado? Dovranno cioè sperare in una casualità per veder discusso il reclamo in tempi strettissimi?

Onestamente non mi pare particolarmente equo.

Regolamento

Questa è la questione più grave, la questione attorno alla quale ruota tutta la vicenda che non solo rischia ma, di fatto, E’ già un precedente pericoloso: è stata modificata una decisione presa sul campo dall’arbitro. E non si tratta di una decisione tecnica sbagliata (esempi: condotta violenta erroneamente sanzionata; simulazione sanzionata con prova video in primo grado ecc.) ma di una valutazione disciplinare assunta sul terreno di gioco.

Scendiamo (nuovamente) nel particolare.
Partiamo dalla seconda ammonizione: A PRESCINDERE dalla motivazione per la quale Muntari abbia deciso di abbandonare il campo, l’ammonizione è automatica. Ciò significa che l’arbitro non ha un margine valutativo ma il regolamento prevede espressamente che un calciatore che abbandoni il campo volontariamente senza il consenso dell’arbitro debba essere ammonito:

Amminizione automatica

Il regolamento statuisce (regola 12, pagina 95) che un calciatore DEVE essere ammonito (DEVE, non “può”!) se “entra, rientra o esce intenzionalmente dal terreno di gioco senza la preventiva autorizzazione dell’arbitro“. Non c’è alcun margine interpretativo, l’ammonizione è automatica.

Per quanto concerne la prima ammonizione, la stessa è stata decisa sulla base di proteste eccessive del calciatore che Minelli, da buon arbitro qual è, ha tentato in ogni modo di evitare cercando di instaurare un dialogo. Essendo evidente, dalle immagini che tutti abbiamo visto, che un dialogo fosse impossibile e le proteste decisamente oltre i limiti, il cartellino giallo non solo è apparso adeguato ma la mancata sanzione disciplinare sarebbe stata un PALESE errore.

Dato che la seconda ammonizione appare icto oculi inattaccabile (a prescindere, lo ripeto per la centesima volta, dai motivi), è evidente che i giudici abbiano valutato come eccessiva l’ammonizione comminata in campo. E su quali basi giuridiche i giudici possono entrare nel merito di un’ammonizione per proteste? Ovviamente nessuna, a maggior ragione in questo caso dato che le immagini televisive (se proprio ad esse vogliamo far riferimento) evidenziano un comportamento ampiamente fuori dalle righe da parte del calciatore.
Anche il dispositivo appare molto poco chiaro.
Elenco i punti principali:
1 – “sentito l’arbitro”: bene, avete sentito l’arbitro. E dunque? Che vuol dire?
2 – “considerata la particolare delicatezza del tema”: in che senso? State dicendo che, da domani, chiunque può dare i numeri in campo per un insulto sentito solo da lui? State dicendo che vi fidate del calciatore mentre ritenete poco credibili i rapporti di gara compilati da arbitro, assistenti, addizionali, quarto ufficiale, procura federale e commissari di campo? Tutti sordi?
3 – “annulla la squalifica”: e per quale motivo? Annullate le prima ammonizione? E su quale base? Annullate la seconda? Perciò state, di fatto, ponendo nel nulla una sanzione prevista dalla regola 12? State dichiarando nulla una regola? Perciò, da domani, qualsiasi calciatore potrà abbandonare il terreno di gioco e rientrare quando gli pare?

Un’ultima domanda: ma il Crotone, teoricamente in lotta per non retrocedere, non ha proprio alcun motivo per sentirsi penalizzato dalla presenza in campo di un calciatore titolare espulso nella giornata precedente?

La vicenda è grave perché apre un pericoloso precedente. Anzi, come detto, lo ha GIA’ aperto.
Poniamo che, domenica, un calciatore di etnia slava si avvicini all’arbitro sbraitando ed affermando che, in uno stadio con 40mila spettatori, abbia sentito delle persone urlare “zingaro di mxxxa”: l’arbitro che cosa dovrà fare? Credergli e basta? Far diffondere l’annuncio relativo alle discriminazioni? E se dovesse, dopo 5 minuti, lamentarsi di nuovo? L’arbitro che dovrà fare? Sospendere la gara sulla base dell’affermazione di un calciatore? E se il calciatore si rifiutasse di giocare? Sospendere la gara e, di conseguenza, portare il giudice sportivo ad assegnare la vittoria a tavolino?

Lascio volutamente queste domande aperte, senza una risposta.

Ma qualcosa voglia dirla.
Non ha vinto Muntari perché questo NON è il modo per combattere e sconfiggere il razzismo.
Non ha vinto lo sport perchè le regole non sono state rispettate. E le regole sono uguali per tutti, bianchi, gialli, neri, verdi, arancioni.
Non ha vinto la Giustizia Sportiva che ha calpestato tutti i regolamenti e tutti i codici per una decisione perfetta. Perfetta per gli ipocriti.
Non ha vinto certo giornalismo, quello che chiedeva l’annullamento della squalifica. Non ha vinto perché, nella sostanza, ha chiesto che venissero ignorate le norme. Quelle stesse norme di cui chiedono il rispetto.
Non ha vinto Minelli, perché gli arbitri non vincono mai, ma certamente è stato, è e rimane L’UNICO ad aver rispettato lo sport e le regole dello sport.